MaM
Messaggio del 26 dicembre 1985:Cari figli, desidero ringraziare tutti coloro che hanno ascoltato i miei messaggi e che nel giorno di Natale hanno vissuto ciò che vi ho detto. Adesso, purificati dai vostri peccati, voglio guidarvi avanti nell'amore. Abbandonate i vostri cuori a me. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - Lettere ai due direttori


« Mio buon padre [Pinho] ... Tutti i giorni e più volte al giorno proponevo di scriverle, ma le mie povere forze non mi aiutavano. Non voglio tuttavia lasciar passare il mese di Gesù [giugno] senza farlo. Mio buon padre, che distanza ci separa! Non è di certo distanza spirituale perché l'unione delle nostre anime continua ad essere salda come roccia. Se Gesù ci ha uniti, chi mai potrà separarci? ... Quando arriverà il giorno in cui potrò vederla qui a svolgere la missione affidatale da Gesù di guidare ed incam­minare a Lui la mia anima? Povera me, se non avessi fiducia in Dio! Padre mio, quanto mi sento abbandonata! Ho molto bisogno di chi mi guidi. La mia vita fugge, come il sole al cader della notte; intendo dire la vita del corpo, perché quella dell'anima, da molto tem­po sento di non averla. Mi pare di non progredire nel cam­mino della perfezione e di non possedere l'amore di Gesù. Vedo tutto perduto. Ho iniziato il ventiduesimo anno di letto e non vedo i frutti delle mie sofferenze. Sto rivivendo ciò che tre anni fa soffersi a "Foce". Il ricordo di quei dolori mi porta ancora tante amarezze nell'anima. Tre cose mi portarono là: l'amore di Gesù, la salvezza delle anime, il buon nome del mio padre, del medico e di alcune persone care. Mi pare che la mia permanenza a "Foce" non abbia giovato; ma non voglio pensarci: sono nelle braccia di Gesù per tutto ciò che vorrà.

Il demonio mi tormenta molto. Ho tanto timore di peccare... Mio buon padre, in questo mondo provo gioia soltanto nel­la volontà di Gesù e nella sofferenza; null'altro mi rallegra. Per me tutto è morte e dolore. Il mio cuore ha una ferita tanto profonda che in questa vita non potrà mai cicatrizzarsi­Ma anche Gesù soffre sempre, sempre...

Io sono assetata di maggiori sofferenze per fare contento Gesù e salvare il mondo. Petrò io allietarlo, tanto triste come è? Sorrido a tutti, ma il mio sorriso è ingannatore: è per nascondere le grandi angustie dell'anima. Ma ho e sento co­stantemente un sorriso molto diverso da quello delle mie lab­bra: è un sorriso verso l'interno di me stessa, sorriso interiore, sorriso dolce, soave, che bacia e abbraccia la volontà del Si­gnore; sorriso che mi lega per sempre alla croce con tutti i dolori. È Gesù che me la offre. Questo sorriso è reale, non è ingannatore: è il sorriso alla croce e alla volontà di Colui che me l'ha data. Mio padre, l'anima mia vorrebbe dirle molte cose, ma non so dire nulla! Resta per quando verrà da me. E in quel felice giorno saprò dirle qualcosa?

... Ci siamo rallegrate per la buona accoglienza da lei avuta da parte dei sacerdoti brasiliani... Non mi dimentico di raccomandare a Gesù e a Mammina le sue intenzioni perché sorgano costi molte vocazioni... » (let­tera a p. Pinho, 18-6-1946).

« Mio buon padre [Umberto] ... Mi pare proprio di essere morta, ma non lo sono. Le mie molte sofferenze, la mancanza di forze mi hanno fatto rimandare di scriverle. Mi perdona? Sembra dimenticanza e anche ingratitudine da parte mia, ma non è così. Non voglio pagare il bene con il male. Questa oscurità, questo abbandono, questa solitudine e mor­te totale di me stessa non mi aiutano in nulla. Sono tanto sola e tanto timida che mi pare di dubitare di tutti, di aver per­duto la fiducia e la stima verso tutti. Ma non l'ho perduta; sono la stessa verso tutti e spero di esserla sempre, anche se tutti mi disprezzassero e mi abbandonassero. Se lo facessero, lo farebbe anche Gesù? Oh, no! Gesù non mi abbandona. Sono certa che la mia grande miseria attirerà la compassione del suo Cuore divino. È tanto buono e pieno di amore per i pec­catori! Come non confidare in Lui? Molte volte mi manca il coraggio di confidarmi con Lui. Mi sento presa da vergogna nel vedermi tanto piena di difetti; nella mia grande afflizione ripeto sovente: "Gesù! Gesù! Gesù!". Grazie per le lettere scritte con tanta bontà. Non sa an­cora quando verrà? O non ritorna più qui? Il 30 maggio, con la sua, ho ricevuto una lettera di p. Pinho. Manda saluti anche a lei e chiede al medico e a lei notizie particolareggiate... » (lettera a d. Umberto, 18-6-1946). Vengo al venerdì per ricordare la mia Passione » (Momenti della Passione)

... Mi è stato dato l'ordine di dire a Gesù di andare via da me e di non tornare a parlarmi. Non ho inteso bene se solo al venerdì o per sempre. Questo ordine ha dato luogo a dubbi e a maggiori sofferenze. Ho ubbidito subito, poiché, se io avessi volere e dipendesse da me, già da molto tempo non avrei i colloqui di Gesù; meglio, non li avrei mai avuti.

Subito, martedì e anche ieri, giorno del Corpus Domini, più di una volta Gli ho detto: - Mio Gesù, mi hanno ordi­nato di dirti di andare via da me, di non tornare a parlarmi; non so se al venerdì soltanto o per sempre. Ma Tu che tutto sai, accetta di fare ciò che mi hanno comandato. Obbedisci, o mio Gesù, obbedisci: io sono sempre la Tua vittima. -

Per quanto io mi sforzassi di soffocare e dimenticare ciò che sentivo per l'agonia dell'Orto, non ne fui capace'. Parevo un ramo di salice che si torceva or da una parte ora dall'altra per le sofferenze dell'agonia dell'anima. In altri momenti mi veniva pugnalato il cuore con tale frequenza che il pugnale, appena ritirato, mi era subito nuovamente conficcato: l'anima piangeva molto, come se avesse occhi. Sentivo un cuore che era come il mondo, ma più duro del­la roccia. L'anima piangeva e gridava sempre invocando l'eterno Padre. Questo grido e queste lacrime sono continuate oggi, nel viaggio al Calvario. Ma quale tormento! Volevo espellere tutti i sentimenti dell'anima; non volevo pensare né alla croce né al Calvario; era tale lo sforzo che facevo che mi pareva cam­minare verso terre lontane. - Gesù, non voglio questi sentimenti; ricordati di ciò che mi hanno ordinato di dirti. - Ma quanto più cercavo di non dare retta e dimenticare, quei sentimenti diventavano più vivi. Nell'intimo del cuore una voce molto addolorata mi diceva ­- Non v'è dolore uguale al mio dolore. - Più volte mi sono sentita trascinata per lunghi tratti da rudi corde e battevo il volto sulle pietre; ma più doloroso an­cora era il grido della mia anima. Se da una parte sentivo sollievo al pensiero che Gesù non sarebbe venuto a parlarmi, dall'altra mi tormentava il timore che ritornasse. Mio Dio, se potessi fuggire a Gesù e nascondermi a Lui! Che triste agonia! Nuovi sentimenti dell'anima: il Capo sacrosanto di Gesù si reclinava sul mio petto come se fosse la croce. Da tutti i suoi capelli scorrevano copiose gocce di sangue: era un bagno di sangue per la terra. Ho udito Gesù chiamarmi, L'ho sentito venirmi attorno; mi sono sforzata di fuggire e di farmi sorda alla sua Voce divina. Egli ha bussato, ha bussato al mio cuore e ha chiamato: - Figlia mia, figlia mia, vieni, vieni qui, sono il tuo Gesù. - - Gesù, Gesù, non vengo; va' via; lasciami in pace, ricor­dati di quanto Ti ho detto: voglio obbedire. Vedi quanto soffro, vedi la dolorosa agonia del mio cuore! - Ma subito si è impossessato di me un forte rimorso per aver detto a Gesù di lasciarmi in pace. La colomba, che di tanto in tanto si faceva sentire nel mio cuore, ha disteso molto molto le sue ali, fino ad avvolgermi tutto il cuore, mi ha legata con lacci dorati, trascinandomi ver­so Gesù, mentre gli fuggivo. - Mia figlia, vieni e ascoltami. Il tuo dolore è per salvare le anime. Chi ti lega a Me con i suoi raggi d'amore è lo Spi­rito Santo e con lo stesso amore Mi attira a te. Riempiti di Lui, del suo fuoco e amore divino per portare Me alle anime. Ascolta, figlia mia; tu hai obbedito; la tua obbedienza ti ha fatto crescere molto nella virtù ed ha aumentato assai la mia gloria. Io ubbidirò, ma non ora. Nella mia sapienza infinita vedo che non devo ubbidire ora; ubbidirò, tralascerò di par­larti come già ti ho detto, ma allora ti preavviserò. Fin d'ora però diminuirò sempre più il tempo ed il numero dei miei colloqui. - Il cuore mi bruciava come avesse vive fiamme di fuoco, ma non ero tranquilla per avere osato tanto verso Gesù. - Perdonami, Gesù; sei triste perché Ti ho detto di la­sciarmi in pace? Non ho pensato a quanto dicevo: perdonami, perdonami! - Gesù sorrideva amorosamente e, stringendomi a Sé, ha con­tinuato:

- Al contrario, la tua semplicità mi ha rallegrato e con­solato, figlia mia, angelo di purezza, angelo di luce... Non pensare che, quando non ti parlerò più, diminuiranno le tue sofferenze; no: la tua crocifissione continuerà fino al­l'ultimo istante della tua vita. Non saprai neppure esprimere i sentimenti della tua anima, né il dolore che ti consuma. - Sì, Gesù mio, tutto ciò che vuoi, a patto che Tu sia con me. Dimmi, devo scrivere queste cose che mi hai detto? Disobbedisco con ciò agli ordini avuti? Gesù mio, povera me! Potessi fuggirti! Solo così ubbidirei. - Gesù ha sorriso di nuovo e poi: - Non puoi fuggirmi; solo il peccato può separarmi da te e scacciarmi dal tuo cuore. Detta tutto; se nulla voglio che rimanga occulto, tanto meno questo: è di grande vantaggio per le anime e di gloria per la mia divina causa. Io vedo tutto. Sai perché vengo a parlarti al venerdì e a quest'ora, l'ora in cui ho reso lo Spirito al Padre mio? È per rinnovare in te e ricordare la mia divina Passione. E come lo ho aperto il cielo alle anime, così tu le conduci al paradiso per lo stesso cammino: il Calvario, l'agonia, non di tre ore, non di alcuni giorni, ma di lunghi anni. Soffri contenta, va' in pace; sta' tranquilla: tu non hai disob­bedito; sono stato Io a chiamarti e lo Spirito Santo a legarti. - Grazie, Gesù; non lasciarmi; fa' che io Ti sia fedele sino alla morte. - (diario, 21-6-1946).

« Mio buon padre [Umberto] ... Grazie di gran cuore per i crocifissi e per la lettera che con carità mi ha mandato. Gesù e Mammina la ripaghino perché io non posso.

Avrei voluto scriverle, ma la malattia ed il caldo mi por­tarono talvolta alle soglie della morte. Mi perdoni se non mi sono comportata meglio. Avevo già fatto scrivere in un quaderno come meglio sa­pevo quello che avvenne con il Signore, circa l'ordine che lei mi aveva dato. Aspetto il medico per consegnarglielo [da re­capitare a lei]. Verranno agli esercizi spirituali mia madre, Massimina e una nostra amica. Dio voglia che ne approfittino bene! Chiedo la carità di illuminare Massimina e incoraggiarla: tormenta se stessa e gli altri. Sono al punto di non poter vivere in questo mondo. La sofferenza del corpo e dell'anima è orribile. Non mi dimentica, nevvero? Ricorda che le ho detto che lei è il mio secondo padre? Mi aiuti ad amare Gesù e Mam­mina, mi aiuti nel mio triste Calvario... » (lettera a d. Umberto, 16-7-1946).