« Mio buon padre [Pinho] ... Tutti i giorni e più volte al giorno
proponevo di scriverle, ma le mie povere forze non mi aiutavano. Non
voglio tuttavia lasciar passare il mese di Gesù [giugno] senza farlo.
Mio buon padre, che distanza ci separa! Non è di certo distanza
spirituale perché l'unione delle nostre anime continua ad essere salda
come roccia. Se Gesù ci ha uniti, chi mai potrà separarci? ... Quando
arriverà il giorno in cui potrò vederla qui a svolgere la missione
affidatale da Gesù di guidare ed incamminare a Lui la mia anima?
Povera me, se non avessi fiducia in Dio! Padre mio, quanto mi sento
abbandonata! Ho molto bisogno di chi mi guidi. La mia vita fugge, come
il sole al cader della notte; intendo dire la vita del corpo, perché
quella dell'anima, da molto tempo sento di non averla. Mi pare di non
progredire nel cammino della perfezione e di non possedere l'amore di
Gesù. Vedo tutto perduto. Ho iniziato il ventiduesimo anno di letto e
non vedo i frutti delle mie sofferenze. Sto rivivendo ciò che tre anni
fa soffersi a "Foce". Il ricordo di quei dolori mi porta ancora tante
amarezze nell'anima. Tre cose mi portarono là: l'amore di Gesù, la
salvezza delle anime, il buon nome del mio padre, del medico e di
alcune persone care. Mi pare che la mia permanenza a "Foce" non abbia
giovato; ma non voglio pensarci: sono nelle braccia di Gesù per tutto
ciò che vorrà.
Il demonio mi tormenta molto. Ho tanto timore di peccare... Mio buon
padre, in questo mondo provo gioia soltanto nella volontà di Gesù e
nella sofferenza; null'altro mi rallegra. Per me tutto è morte e
dolore. Il mio cuore ha una ferita tanto profonda che in questa vita
non potrà mai cicatrizzarsiMa anche Gesù soffre sempre, sempre...
Io sono assetata di maggiori sofferenze per fare contento Gesù e
salvare il mondo. Petrò io allietarlo, tanto triste come è? Sorrido a
tutti, ma il mio sorriso è ingannatore: è per nascondere le grandi
angustie dell'anima. Ma ho e sento costantemente un sorriso molto
diverso da quello delle mie labbra: è un sorriso verso l'interno di me
stessa, sorriso interiore, sorriso dolce, soave, che bacia e abbraccia
la volontà del Signore; sorriso che mi lega per sempre alla croce con
tutti i dolori. È Gesù che me la offre. Questo sorriso è reale, non è
ingannatore: è il sorriso alla croce e alla volontà di Colui che me
l'ha data. Mio padre, l'anima mia vorrebbe dirle molte cose, ma non so
dire nulla! Resta per quando verrà da me. E in quel felice giorno saprò
dirle qualcosa?
... Ci siamo rallegrate per la buona accoglienza da lei avuta da parte
dei sacerdoti brasiliani... Non mi dimentico di raccomandare a Gesù e a
Mammina le sue intenzioni perché sorgano costi molte vocazioni... »
(lettera a p. Pinho, 18-6-1946).
« Mio buon padre [Umberto] ... Mi pare proprio di essere morta, ma non
lo sono. Le mie molte sofferenze, la mancanza di forze mi hanno fatto
rimandare di scriverle. Mi perdona? Sembra dimenticanza e anche
ingratitudine da parte mia, ma non è così. Non voglio pagare il bene
con il male. Questa oscurità, questo abbandono, questa solitudine e
morte totale di me stessa non mi aiutano in nulla. Sono tanto sola e
tanto timida che mi pare di dubitare di tutti, di aver perduto la
fiducia e la stima verso tutti. Ma non l'ho perduta; sono la stessa
verso tutti e spero di esserla sempre, anche se tutti mi disprezzassero
e mi abbandonassero. Se lo facessero, lo farebbe anche Gesù? Oh, no!
Gesù non mi abbandona. Sono certa che la mia grande miseria attirerà la
compassione del suo Cuore divino. È tanto buono e pieno di amore per i
peccatori! Come non confidare in Lui? Molte volte mi manca il coraggio
di confidarmi con Lui. Mi sento presa da vergogna nel vedermi tanto
piena di difetti; nella mia grande afflizione ripeto sovente: "Gesù!
Gesù! Gesù!". Grazie per le lettere scritte con tanta bontà. Non sa
ancora quando verrà? O non ritorna più qui? Il 30 maggio, con la sua,
ho ricevuto una lettera di p. Pinho. Manda saluti anche a lei e chiede
al medico e a lei notizie particolareggiate... » (lettera a d. Umberto,
18-6-1946). Vengo al venerdì per ricordare la mia Passione » (Momenti
della Passione)
... Mi è stato dato l'ordine di dire a Gesù di andare via da me e di
non tornare a parlarmi. Non ho inteso bene se solo al venerdì o per
sempre. Questo ordine ha dato luogo a dubbi e a maggiori sofferenze. Ho
ubbidito subito, poiché, se io avessi volere e dipendesse da me, già da
molto tempo non avrei i colloqui di Gesù; meglio, non li avrei mai
avuti.
Subito, martedì e anche ieri, giorno del Corpus Domini, più di una
volta Gli ho detto: - Mio Gesù, mi hanno ordinato di dirti di andare
via da me, di non tornare a parlarmi; non so se al venerdì soltanto o
per sempre. Ma Tu che tutto sai, accetta di fare ciò che mi hanno
comandato. Obbedisci, o mio Gesù, obbedisci: io sono sempre la Tua
vittima. -
Per quanto io mi sforzassi di soffocare e dimenticare ciò che sentivo
per l'agonia dell'Orto, non ne fui capace'. Parevo un ramo di salice
che si torceva or da una parte ora dall'altra per le sofferenze
dell'agonia dell'anima. In altri momenti mi veniva pugnalato il cuore
con tale frequenza che il pugnale, appena ritirato, mi era subito
nuovamente conficcato: l'anima piangeva molto, come se avesse occhi.
Sentivo un cuore che era come il mondo, ma più duro della roccia.
L'anima piangeva e gridava sempre invocando l'eterno Padre. Questo
grido e queste lacrime sono continuate oggi, nel viaggio al Calvario.
Ma quale tormento! Volevo espellere tutti i sentimenti dell'anima; non
volevo pensare né alla croce né al Calvario; era tale lo sforzo che
facevo che mi pareva camminare verso terre lontane. - Gesù, non voglio
questi sentimenti; ricordati di ciò che mi hanno ordinato di dirti. -
Ma quanto più cercavo di non dare retta e dimenticare, quei sentimenti
diventavano più vivi. Nell'intimo del cuore una voce molto addolorata
mi diceva - Non v'è dolore uguale al mio dolore. - Più volte mi sono
sentita trascinata per lunghi tratti da rudi corde e battevo il volto
sulle pietre; ma più doloroso ancora era il grido della mia anima. Se
da una parte sentivo sollievo al pensiero che Gesù non sarebbe venuto a
parlarmi, dall'altra mi tormentava il timore che ritornasse. Mio Dio,
se potessi fuggire a Gesù e nascondermi a Lui! Che triste agonia! Nuovi
sentimenti dell'anima: il Capo sacrosanto di Gesù si reclinava sul mio
petto come se fosse la croce. Da tutti i suoi capelli scorrevano
copiose gocce di sangue: era un bagno di sangue per la terra. Ho udito
Gesù chiamarmi, L'ho sentito venirmi attorno; mi sono sforzata di
fuggire e di farmi sorda alla sua Voce divina. Egli ha bussato, ha
bussato al mio cuore e ha chiamato: - Figlia mia, figlia mia, vieni,
vieni qui, sono il tuo Gesù. - - Gesù, Gesù, non vengo; va' via;
lasciami in pace, ricordati di quanto Ti ho detto: voglio obbedire.
Vedi quanto soffro, vedi la dolorosa agonia del mio cuore! - Ma subito
si è impossessato di me un forte rimorso per aver detto a Gesù di
lasciarmi in pace. La colomba, che di tanto in tanto si faceva sentire
nel mio cuore, ha disteso molto molto le sue ali, fino ad avvolgermi
tutto il cuore, mi ha legata con lacci dorati, trascinandomi verso
Gesù, mentre gli fuggivo. - Mia figlia, vieni e ascoltami. Il tuo
dolore è per salvare le anime. Chi ti lega a Me con i suoi raggi
d'amore è lo Spirito Santo e con lo stesso amore Mi attira a te.
Riempiti di Lui, del suo fuoco e amore divino per portare Me alle
anime. Ascolta, figlia mia; tu hai obbedito; la tua obbedienza ti ha
fatto crescere molto nella virtù ed ha aumentato assai la mia gloria.
Io ubbidirò, ma non ora. Nella mia sapienza infinita vedo che non devo
ubbidire ora; ubbidirò, tralascerò di parlarti come già ti ho detto,
ma allora ti preavviserò. Fin d'ora però diminuirò sempre più il tempo
ed il numero dei miei colloqui. - Il cuore mi bruciava come avesse vive
fiamme di fuoco, ma non ero tranquilla per avere osato tanto verso
Gesù. - Perdonami, Gesù; sei triste perché Ti ho detto di lasciarmi in
pace? Non ho pensato a quanto dicevo: perdonami, perdonami! - Gesù
sorrideva amorosamente e, stringendomi a Sé, ha continuato:
- Al contrario, la tua semplicità mi ha rallegrato e consolato, figlia
mia, angelo di purezza, angelo di luce... Non pensare che, quando non
ti parlerò più, diminuiranno le tue sofferenze; no: la tua
crocifissione continuerà fino all'ultimo istante della tua vita. Non
saprai neppure esprimere i sentimenti della tua anima, né il dolore che
ti consuma. - Sì, Gesù mio, tutto ciò che vuoi, a patto che Tu sia con
me. Dimmi, devo scrivere queste cose che mi hai detto? Disobbedisco con
ciò agli ordini avuti? Gesù mio, povera me! Potessi fuggirti! Solo così
ubbidirei. - Gesù ha sorriso di nuovo e poi: - Non puoi fuggirmi; solo
il peccato può separarmi da te e scacciarmi dal tuo cuore. Detta tutto;
se nulla voglio che rimanga occulto, tanto meno questo: è di grande
vantaggio per le anime e di gloria per la mia divina causa. Io vedo
tutto. Sai perché vengo a parlarti al venerdì e a quest'ora, l'ora in
cui ho reso lo Spirito al Padre mio? È per rinnovare in te e ricordare
la mia divina Passione. E come lo ho aperto il cielo alle anime, così
tu le conduci al paradiso per lo stesso cammino: il Calvario, l'agonia,
non di tre ore, non di alcuni giorni, ma di lunghi anni. Soffri
contenta, va' in pace; sta' tranquilla: tu non hai disobbedito; sono
stato Io a chiamarti e lo Spirito Santo a legarti. - Grazie, Gesù; non
lasciarmi; fa' che io Ti sia fedele sino alla morte. - (diario,
21-6-1946).
« Mio buon padre [Umberto] ... Grazie di gran cuore per i crocifissi e
per la lettera che con carità mi ha mandato. Gesù e Mammina la
ripaghino perché io non posso.
Avrei voluto scriverle, ma la malattia ed il caldo mi portarono
talvolta alle soglie della morte. Mi perdoni se non mi sono comportata
meglio. Avevo già fatto scrivere in un quaderno come meglio sapevo
quello che avvenne con il Signore, circa l'ordine che lei mi aveva
dato. Aspetto il medico per consegnarglielo [da recapitare a lei].
Verranno agli esercizi spirituali mia madre, Massimina e una nostra
amica. Dio voglia che ne approfittino bene! Chiedo la carità di
illuminare Massimina e incoraggiarla: tormenta se stessa e gli altri.
Sono al punto di non poter vivere in questo mondo. La sofferenza del
corpo e dell'anima è orribile. Non mi dimentica, nevvero? Ricorda che
le ho detto che lei è il mio secondo padre? Mi aiuti ad amare Gesù e
Mammina, mi aiuti nel mio triste Calvario... » (lettera a d. Umberto,
16-7-1946).