O mio Dio, non sono più sola!
« Reverendi padri salesiani: per tutti loro l'amore più bruciante di Gesù, di Mammina e tutte le ricchezze del cielo. Ho presenti tutte le intenzioni che mi avete raccomandato e vi faccio partecipi delle mie povere preghiere e sofferenze. È un dovere di gratitudine da parte mia, non faccio nulla di più. Mi sento tanto felice e tanto ricca con l'appoggio che ho in loro. O mio Dio, già non sono più sola! Ho chi mi aiuta a salire il mio tanto penoso calvario! Con tutto il cuore e l'anima mia dico: - Gesù e Mammina li ripaghino e diano loro tutte le ricchezze del cielo: ricchezze di virtù, di grazie per attrarre con esse le anime al Cuore divino di Gesù. Non ne posso più. Sempre uniti in terra e in cielo. Beneditemi e perdonate questa che implora preghiere, molte preghiere. Miei cari novizi e salesiani di così santa casa: vorrei scrivere ad ognuno ma non posso; mi mancano le forze. Siccome ho il dovere di ringraziarvi per le sante preghiere che avete fatto per me, lo faccio a tutti insieme. Gesù e la Mamma del cielo vi paghino tanta carità. Imploro per tutti le benedizioni e le grazie del Signore. Desidero solo che occupiate nel Cuore divino di Gesù il posto che occupate nel mio perché così potrete ricevere tutto; vi ho tutti molto dentro del mio cuore. È per questo che vi voglio così in quello di Gesù e di Maria.
Un grande grazie a tutti coloro che mi hanno scritto. Potete essere certi che Gesù vi concederà quanto desiderate per la vostra santificazione e per la salvezza delle anime. Confidate, confidate; Gesù sarà sempre con voi. Contate sempre su di me sulla terra e, dopo, in cielo dove vi aspetto » (lettera, 30-10-1944).
Lotte indescrivibili
Il demonio è bugiardo, ma questa volta non lo fu. Ieri, con parole sporche, mi ordinava di prepararmi per la notte. E fu di parola. Non so con precisione, ma forse tra le 22 e le 23, venne con tutta la furia e la malizia infernali. Non ci posso ripensare. Che orrore! Lottai per molto tempo. Il mio tormento fu che mi pareva ottenesse da me che dicessi: - Non voglio Gesù; non voglio Maria; non voglio il Cielo. Li odio! Volto loro le spalle! Voglio il piacere, voglio godere. - Io non lo posso giurare, ma mi pare di non aver detto nulla di questo. Solo di tanto in tanto potevo chiamare Gesù e Mammina, offrendomi vittima. Nei momenti in cui mi pareva di peccare senza altra possibilità, stringevo come potevo nella mia mano il Crocifisso e la Madonnina, dicendo loro: - Amare, sì! Peccare, no! - Fu tale l'afflizione del mio cuore che per molto tempo credetti di morire.
Mi ricordavo poi delle promesse di Gesù e mi rianimavo. Io voglio il Cielo, ma voglio una morte di amore. Non voglio morire nelle mani di satana. Mi vedevo su un abisso orribile. Tra le tenebre dell'abisso spuntavano ganci uncinati, ben visibili. Spaventatissima perché mi pareva di cader li dentro senza via di scampo, rimasi svenuta. Il cuore arrancava afflitto con rumorose palpitazioni: mi pareva imminente la morte. Solo mentalmente dicevo: - O Gesù mio, se almeno non peccassi, non mi importerebbe questa sofferenza. - Rimasi in tale prostrazione e triste agonia: il peccato, il peccato, che preoccupazione!... Ma venne Gesù e mi parlò: - Non pecchi, non pecchi, figlia mia! Confida, abbi coraggio! Esigo da te questa riparazione. Hai visto quell'abisso? Con la tua sofferenza eviti a molte anime di cadervi. In quei ganci uncinati rimarrebbero prigioniere per sempre... -
Giorno di tutti i santi. Nel prepararmi al mattino presto a ricevere Gesù, li ho incaricati di amare per me Gesù, Mammina e la Trinità santissima. Nel dubbio di avere offeso il mio Gesù, gli ho chiesto perdono dei miei peccati ed ho pregato Mammina di chiederlo per me. Volevo fare una Comunione molto fervorosa e santa.
Venne Gesù, ravvivò in me i desideri di un amore sempre più grande. Assai vergognata della mia miseria, non osavo fissare in Lui il mio sguardo né parlargli... Bramavo nascondermi sotto tutte le montagne; e lo feci: corsi verso di esse e tutte caddero su di me. Allora potei esclamare: - Gesù, il mio amore non ha altro fine se non di amarti. Voglio amarti non allo scopo di apparire né di piacere alle creature. -
Continuai a chiedere l'amore di Gesù, sotto il peso schiacciante delle tremende montagne. Volevo vivere la vita del cielo, nel pensiero di quanto avveniva lassù in quel giorno. Volevo festeggiare i santi e lodare il Signore con loro, ma non lo potevo. Gridavo solamente: - Voglio amarti, Gesù! - Ma il mio grido non si faceva udire: non echeggiava fuori, si perdeva soffocato sotto le rocce Che fare, Dio mio?
Accetto con gioia tutto quanto viene dalle tue mani benedette. Sono tua e tutto è per Te. - Di tanto in tanto si intromettevano tra questi desideri di amore le minacce del demonio, finché a notte arrivò furioso. Usò tutti i mezzi e nomi brutti; trovò modo di farmi sentire nell'anima desideri di peccare. Sono cose sue perché io non voglio peccare. Preferisco milioni di inferni alla più lieve colpa... (diario, 1-11-1944).
La mia anima avverte fragori di tempeste
... Sono varie le mie sofferenze. In alcune ore il mio spirito vaga per gli spazi sempre immerso in tenebre spaventose, senza incontrare luogo alcuno in cui riposare un po'. Voglio salire, voglio salire, giungere al Cielo; ma non lo vedo, non lo incontro: ora non esiste. Non vi sono là né Gesù né Mammina; non sentono il grido che Li chiama, non vedono le ansie ed il martirio di questo povero spirito. O mio Dio, tutto perduto.
- O Gesù, perché tanto soffrire? Non vi è il Cielo, non vi sono anime da salvare; tutto cessò di esistere. O Gesù, sono sempre la tua vittima, credo nella tua esistenza; credo nel Cielo ove Tu stai e che mi aspetta per amarti e goderti. - ... Tristi ore, tristi giorni del mio vivere... Ore terribili di grande confusione... La mia anima avverte fragori di tempeste... ... Mio Dio, che distruzione! Davanti a me una spaventosa montagna: non posso salire lassù, né posso retrocedere nemmeno di un passo. Di colpo mi sentii in ginocchio, con gli occhi rivolti verso l'alto e invocai i nomi di Gesù e di Mammina. Gridai forte dall'intimo della mia anima ma il mio grido non salì lassù: si disperdeva tra le rocce della montagna, si inzuppava nel mio sangue e nelle mie carni lacerate dalle spine, per morire lì con me. ... II demonio non mi tormenta con i suoi assalti, ma con raggiri e parole scandalose. Viene presso di me come per aggredirmi, ma non mi tocca. Mi minaccia dicendomi: - Devo distruggere il tuo corpo. - E aggiunge molti atteggiamenti turpi. - Pecchi come vuoi e quando vuoi. - Fingendosi molto soddisfatto, batte le mani, danza e sghignazza. - Guarda: d. Umberto ed il medico non ritornano più qui; ti hanno abbandonata; ti credevano una innocente e invece sei... - (e mi dice ciò che vi è di peggiore). Con altre sghignazzate aggiunge: - Hanno proibito ad essi di venire qui. - Mio Gesù, il padre della menzogna non mi abbandona. È nemico mio, ma anche tuo. Ho bisogno di chi mi sostenga. Dammi coraggio. Non mi lasciar peccare. Sono poverissima, dammi la tua ricchezza; sono all'oscuro, dammi la tua luce. Sono tua, Gesù, sono delle anime. - (diario, 14-11-1944).
Nuovi assalti del demonio: questa notte venne con tutto il furore... - Distruggerò il tuo corpo. Puoi vivere di piacere come vivi di amore. Peccare è molto meglio. Ti trascinerò al piacere. - E poi, sghignazzando: - Vedi? D. Umberto ed il medico non ritornano più qui: ne hanno avuto la proibizione. - E aggiungeva titoli sporchi.
Il demonio, qualche volta, dice la verità. Già da alcuni giorni avevo avuto il presentimento che a d. Umberto era stato proibito di venire da me...
La lotta contro il maledetto si protrasse per molto tempo... Rimasi sfinita per tanto lottare. ... Il mattino seguente, alcune ore dopo la Comunione, nel vedere i miei a consumare cibi che mi piacevano sentii nostalgie quasi insopportabili di alimentarmi. Ma restai in silenzio offrendo a Gesù il sacrificio e le nostalgie per il cibo per coloro che hanno soltanto brame per il peccato e si alimentano di cose che offendono Gesù.
Un doloroso taglio
Era sera quando ebbi notizie che mi confermarono i presentimenti. Mio Dio, quale profondo colpo nel mio cuore! Non me lo dissero, ma arrivai a credere che a d. Umberto era stato proibito di venire qui. Fra me dicevo: - Sia fatta la volontà del Signore! Sia benedetta la mia croce! - Potei innalzare le mie mani e recitare il « Magnificat » come ringraziamento. - Accetta, o mio Gesù, anche questa offerta. - Una forza inspiegabile invase il mio cuore: volevo cantare inni di lode e di ringraziamento. Recitai le orazioni della notte con tutto l'entusiasmo e tutta l'energia. Ci furono lacrime, molte lacrime intorno a me. Io dissi alcune parole di conforto ma non valsero a nulla. Al mio fianco vedevo una sepoltura aperta per mia sorella e mi pareva di essere stata io a scavarla. - Sono io, o Gesù, che sto seppellendo Deolinda, ma involontariamente. -
Il mio cuore sanguinava nel profondo. - O Gesù, o Mammina, sia tutto per vostro amore e per le anime. Che io rimanga sola, che tutti mi abbandonino; ma Voi non abbandonatemi! Confido, confido. - (diario, 15-11-44).
Mi rubano le guide datemi dal Cielo
« ... Le scrivo qualcuna delle molte cose che ho nell'anima. Da vari giorni mi faceva tanto soffrire la seguente impressione: mi pareva che lei avesse ricevuta la proibizione di venire qui. Che tempesta sentivo lontano! Soffersi sola per non rattristare mia sorella;... Ora che tutto si è saputo, le chiedo la carità di dirmi il vero, perché in questo stato soffro di più. Mi sia franco, per amore di Gesù e di Mammina, nella certezza che non cesserò di avere per codesta Casa salesiana la più grande e santa affezione.
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« ... Le scrivo qualcuna delle molte cose che ho nell'anima. Da vari giorni mi faceva tanto soffrire la seguente impressione: mi pareva che lei avesse ricevuta la proibizione di venire qui. Che tempesta sentivo lontano! Soffersi sola per non rattristare mia sorella;... Ora che tutto si è saputo, le chiedo la carità di dirmi il vero, perché in questo stato soffro di più. Mi sia franco, per amore di Gesù e di Mammina, nella certezza che non cesserò di avere per codesta Casa salesiana la più grande e santa affezione. Non pensi, mio buon padre, che tralasci di pregare e di soffrire per tutti. Oh, no! Sarei una ingrata e preferirei morire. Riconosco di essere debitrice di molto: soltanto in cielo conoscerà il bene che è venuto a fare alla mia povera anima. Non ho mai avuto, con continuità, nella mia vita spirituale sostegno e luce necessari per percorrere i miei sentieri tanto spinosi. Poveri uomini che mi rubano le guide datemi dal Cielo!... I miei voti sono che il Signore non castighi e non chieda conto a quelle persone che mi fanno tanto male... Non capiscono di più... Se io non darò a Gesù quanto esige da me, la colpa sarà loro, perché mi hanno rubato chi mi insegnava ad amare Colui che non è amato e mi aiutava a salire il mio così doloroso calvario. Posso appoggiarmi solo a Gesù, solo a Lui e a nulla di quanto è nel mondo... Alzo lo sguardo al Cielo, lo fisso in Gesù e in Mammina e mi sento forte per ricevere il secondo colpo della separazione da chi comprendeva così bene la mia anima.
Che altro avverrà ora? Venga ciò che deve avvenire: confido nelle forze del Cielo.
Se le proibiranno di scrivermi e di ricevere le mie lettere, la prego, per i dolori di Mammina, di non affliggersi: non soffra per causa mia`. Obbediamo ciecamente. Gesù supplirà e mi userà misericordia. Non mi dimentichi per carità: Nessuno può proibirci di pregare l'uno per l'altro, né di amare il Signore. Mi resta questo: nessuno può rubarmi Gesù. Soltanto il peccato espellerebbe dal mio cuore le tre Persone divine... » (lettera a d. Umberto, 17-11-1944). ... Un timore si impossessò di me. Con i presentimenti avuti e realizzati che tanto mi facevano soffrire, attesi con ansietà il parroco per vedere se mi diceva di avere avuto ordine di non darmi più Gesù. Venne; non mi disse nulla, ma il timore continua. Avverrà anche questo? Mi rubano tutto, eccetto Te, o Gesù. Tenteranno di farlo? - O mio Dio, io merito tutto per le mie cattiverie e miserie. Sono sicura, mio Gesù, che se procederanno così, Tu supplirai in altro modo: lo sai bene, vivo solo per Te. - È arrivato un sacerdote di Mogofores s' con una famiglia. Mi costò molto! Nuove spine mi hanno ferita perché non è venuto colui che capiva tanto bene la mia anima. Cercai di nascondere il mio dolore con il sorriso. Manifestai i miei presentimenti; risposero celando il più possibile la verità, ma io compresi tutto. Nel congedarli non so dire il dolore profondo che provai. Sentii sante nostalgie per tutto quello che la cattiveria degli uomini mi aveva rubato. Consegnai tutto a Gesù, per tutti chiesi perdono e il suo divino amore. Volontà del mio Dio, quanto ti desidero e ti amo!
Mi sentii più forte e così potei coprire con il sorriso il dolore che mi spezzava l'anima... (diario, 16-11-1944).
II mio nome percorre il mondo come foglia che tempesta trascina
Detterò ciò che mi avviene nell'anima per ubbidire, non per soddisfare i miei desideri'.
Ho sempre davanti a me l'enormità delle mie miserie passate e temo sempre nuove cadute. Che orrore, vedere sempre quello che sono stata! Come posso io, che sono solo miseria, dire qualcosa di buono? Sono ben tristi questi pensieri e timori! La mia confusione aumenta nel vedermi a mani vuote... Vado alla presenza di Gesù senza niente, niente. Mio Dio... senza vita per praticare il bene, e senza amore per amarti!
Solo per amare e praticare il bene la vita è breve e non la sento e non l'ho. Invece, nell'attesa di venire a Te, o Gesù, per amarti e lodarti eternamente, anche un'ora è una eternità. Come posso star qui? La mia vita che appartiene a non so chi è fuggita lassù e di là contempla il luogo ove ha lasciato questo povero corpo... che lotta e soffre come non so esprimere. Dal di dentro vengono onde di fuoco, fuoco che brucia persino la mia lingua. Sovente chiedo un po' di acqua per le mie labbra, per vedere di saziare la mia sete. Impossibile! Gli ardori non cessano e dico di portar via l'acqua senza poterla inghiottire. Quanto soffrono i dannati!... Continuo a sentire lontano orrori di tempesta. Sento cuori rivoltati contro di me: tentano annullare il mio nome, tentano, soffocare quanto esiste in me, mentre fra queste povere pareti soffro fino all'impossibile.
Il mio nome percorre il mondo come foglia che la tempesta trascina. Sono perseguitata e calunniata. - Per chi, Gesù mio? Tu lo sai! Per Te e per le anime. - Sento questo mio corpo in una massa di sangue; lo sento fra due montagne che lo schiacciano fino a farlo sparire, ri,dotto al nulla... Mio Dio, tutto morto, tutto perduto! E io sola, senza nessuno! Fra quelle due montagne, luogo di supplizio, non entra un raggio di luce. Chi potrà soccorrermi? Non vi è nessuno. Se vi fosse e io lo potessi, andrei in ginocchio a chiedere aiuto perché liberassero colui che tanto soffre e di cui sento tanto la mancanza. Quanta luce avrei ricevuto e quanto amore in più da me riceverebbe Gesù! Se potessi andrei in ginocchio da chi mi fa soffrire per domandare: - In che cosa vi offesi e come? Se vi offesi, perdonatemi. Se non vi offesi, perché mi trattate così? - ... (diario, 21-11-1944).
... Oggi, dopo la Comunione, mi sfogai con il mio Gesù a sollievo della mia sofferenza, ma senza pensare ad una risposta. Gesù dapprima incendiò il mio cuore con fiamme vive... Poi cominciò a parlarmi dolcemente: - Mia figlia, il tuo dolore è la mia consolazione; le tue lacrime sono per Me sorrisi, per la riparazione che mi dai. Coraggio! Non temere! Coraggio per tutte le prove passate e quelle che possono ancora venire. Hai il tuo Gesù. Cosa puoi temere? Hai la grazia e la forza per combattere e vincere migliaia di mondi. La vittoria è mia, soltanto mia. La gloria è mia e di coloro che si prendono cura di ciò che è mio. - Acquistai nuova forza e stimolo nella mia anima. Durò poco e ritornai alla solita sofferenza... (diario, 26-11-1944). Rimani Tu, o Gesù: questo mi basta...
- Ahi, arrivano il venerdì ed il primo sabato: due giorni in cui Tu mi parli. O Gesù, vi sono tante anime che non conoscono nulla di tutto questo e Ti amano e sono sante. Anch'io potrei amarti senza queste cose. Avessi volontà mia! Ma non l'ho e non la voglio. È sempre un tormento quando mi dici cose da trasmettere al altre persone. Qualche volta l'ho fatto, ma a poche. Non sono capace di farlo se non per scritto e se per qualche motivo ne sono obbligata; mi costa un sacrificio enorme. Se non è necessario, non dico mai « Guarda che Gesù ha detto... », neppure con mia sorella mi prenda questa libertà; non ci riesco, ho vergogna. - Se il Signore si lamenta di persone in generale, senza nominarle, quando detto mi sento intimidita, vorrei occultarle dicendo di meno; la stessa cosa quando dice a me parole di lode: soltanto Gesù sa la mia vergogna e il mio soffrire. Erano le 14,30 quando sentii dei passi. Capii subito che era il parroco. Quando lo vidi da solo senza che altri lo accompagnassero, pensai subito che era giunta l'ora per nuove prove. Entrò, si sedette al mio fianco e mi domandò subito chi era il mio direttore, aggiungendo: - Faccio questo perché obbligato. Mi costa. Ma abbi pazienza: bisogna fare così fino a nuovi ordini, fino a che si chiariscano le cose. Non puoi confessarti a d. Umberto. Non posso consentirgli di celebrare in chiesa né di portarti la Comunione se egli non mi presenterà un permesso scritto dell'arcivescovo. - Gli risposi: - Obbediamo, signor parroco! Benedetto e lodato il Signore! - Mi domandò se io sapevo perché d. Umberto era venuto qui. Risposi che lo ignoravo. - Ma lui è il tuo direttore? -
- Mi sono confessata a lui due o tre volte. Non sono solita farlo. Ma avevo visto che egli comprendeva la mia anima. Il mio confessore è p. Alberto, lo sa. -
- Ma è il tuo direttore? - Mi ha diretta. Però disse che non intendeva intromettersi e accantonare altri: cioè p. Pinho e il confessore p. Alberto. Aggiunse essere anzi opportuno che p. Alberto sapesse che io mi ero confessata da lui. -
Il parroco, con molta carità, mi disse: - D. Umberto può, venire qui a visitarti e può anche consigliarti per scritto. - Terminato l'interrogatorio, se ne andò.
Appena uscito, entrò in camera mia una persona di famiglia a domandarmi cosa c'era di nuovo. Sorridendo risposi: - Sono carezze di Gesù. - Continuai a sorridere durante tutta la conversazione. Avevo in me una forza così grande che potei ricevere tutto con rassegnazione e gioia. Ma questa forza doveva durare poco. Potei ancora dire a mia sorella alcune parole di conforto: - Non rattristarti! Se Dio è con noi, chi contro di noi? Gesù è degno di tutto il nostro amore. Sia tutto per le anime! - A poco a poco venni meno sotto il peso schiacciante del dolore: mi si fermò il cuore due volte e mi parve di perdere la vita. Mi sfuggirono alcune lacrime che offersi a Gesù come atti di amore.
- Mio Dio, per tua grazia non ho nessun attaccamento al mondo, neppure alle creature. Ciò che io voglio è ricevere Te, e non mi importa che sia da questo o da quell'altro sacerdote. Sei sempre lo stesso, Gesù; sei sempre il Desiderato della mia anima. Necessito di luce e di chi mi comprenda e sono privata di tutto. Sia fatta la tua Volontà. Rimani Tu, o Gesù, e questo mi basta. - Arrivò il mio medico e mi sfogai con lui. Mi incoraggiò come sempre. Nel congedarsi aggiunse: - Allora, sente coraggio? - Lo sento, ma, signor dottore, ho anche un cuore per soffrire! Lo avessi pure per amare!... - A sera recitai per due volte il « Magnificat »... - Sento, o mio Gesù, che non finiscono qui le mie prove. Venga ciò che deve venire: Tu sii sempre con me. Confido, confido, spero in Te. - (diario, 27-11-1944).
« ... Sono timida e dubbiosa; molto incerta se devo dettarequeste poche parole. È da giorni che penso di farlo, ma mi mancano le forze ed il coraggio. Oggi non posso più farne a meno. Se lei avesse ordini in contrario e non potesse leggere questa mia la butti nel fuoco, così scomparirà per sempre. Non voglio, padre mio, essere strumento di sofferenza per nessuno. Soffra io, giacché Gesù mi ha destinata al dolore; soffra io, che per le mie grandi miserie debbo soffrire per riparare; soffra io i più grandi dolori e amarezze per consolare il mio Gesù e dargli anime; soffra io tutto, muoia sotto il peso delle più grandi umiliazioni, ma non soffra Gesù per causa mia; non sia Lui offeso per colpa mia, né coloro cui devo molto e che hanno fatto tanto per me. Non voglio esser ingrata né verso Gesù né verso alcuna creatura; mio buon padre, Gesù le paghi ciò che fece per me e tutta la cura avuta per la mia povera anima. Sapesse quanto necessito di luce! Sapesse in quale mare immenso di dolore sono immersa! Oh, se il mondo conoscesse il dolore! Se gli uomini comprendessero la mancanza di un direttore santo e sapiente al timone di un'anima! Poveretti! Ignorano queste verità e necessità e quindi continuano a comportarsi in modo da rubarmi tutto. Gesù perdoni loro; anche da me sono perdonati... Il signor p. Antonio non è venuto La proibizione è anche per altri? Che avverrà ancora?... » (lettera a d. Umberto,. 27-11-1944).
Non chiedo vendette per chi mi fa soffrire, ma abbondanza di grazie
Passa un giorno, passa un anno, ne passa un altro ed ogni volta mi trovo con sofferenze sempre maggiori. Non so come si possa soffrire così, come si possa resistere a tanto. Non voglio dirlo, che soffro, perché non sono io a soffrire: è Gesù che soffre in me. La mia anima lasciò la terra, ma continua a sentire il dolore: si sente dilacerata, distrutta...
Mio Dio, quanto costa questa separazione dell'anima dal corpo! Quanto costa non aver vita e sentire il dolore! Tutto fugge da me: non sento
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Passa un giorno, passa un anno, ne passa un altro ed ogni volta mi trovo con sofferenze sempre maggiori. Non so come si possa soffrire così, come si possa resistere a tanto. Non voglio dirlo, che soffro, perché non sono io a soffrire: è Gesù che soffre in me. La mia anima lasciò la terra, ma continua a sentire il dolore: si sente dilacerata, distrutta...
Mio Dio, quanto costa questa separazione dell'anima dal corpo! Quanto costa non aver vita e sentire il dolore! Tutto fugge da me: non sento la presenza dello Spirito Santo; non sento amore per Gesù. Di tanto in tanto ho nostalgie di amarlo: sono ansie; è un amore che nasce per morire subito, è un fuoco che distrugge, ma è smorzato: non si vede segno di fiamme. O dolore che uccidi l'amore! O dolore, di chi sei tu e per chi soffri?
- Gesù, sono sulla cima del calvario, inchiodata sulla croce. Non cessano il mio terrore ed il mio grido. Povera me! Ma non è udito: è soffocato dal fischio dei venti, dalla furia delle tempeste che non cessano, che continuano sempre. È soffocato dalle urla della umanità rivoltata contro di me. Dall'alto della croce non posso alzare gli occhi a Te, o Gesù. Ho vergogna, mi pare di non essere neppure udita da Te... - Nello scoramento giunsi a chiedere al mio medico se potevo fuggire ove nulla più si sapesse di me.
- Mio Gesù, vorrei andarmene, ma non per fuggire al dolore, Tu lo sai bene, ma per essere dimenticata, per non essere di inciampo alle anime, per non causare turbamenti, come afferma qualcuno. Non chiedo vendetta per chi mi fa soffrire. Desidero per loro quello che desidero per me: abbondanza di grazie e l'Amore sommo. Non sono parole uscite solo dalle mie labbra, ma mi escono dal cuore e dell'anima... O Gesù, non ho mai cercato di ingannare qualcuno. Né mi passò per la mente di fare il bene per riuscire gradita alle creature e passare per buona. Mai ebbi la tentazione di ingannare Te, mio Gesù. So che sarebbe impossibile; ma Tu lo sai che io non l'ho pensato, che non voglio figurare per ciò che non sono. Per tua grazia conosco la mia miseria; sono cattiva per colpa mia, solo per mia colpa; e per tua misericordia confesso umilmente di esserlo. Neppure ho pensato di servirmi di Te per rimediare ai miei mali, né a quelli dei miei ma soltanto per implorare il tuo soccorso e confidare sempre nel tuo rimedio...
Potessi, o Gesù, scendere dal mio letto, passare la notte sul duro pavimento per fare penitenza ed implorare le tue divine grazie per tutti quelli che soffrono per causa mia! Soffrissi almeno sola! Mi costa tanto che soffrano coloro che mi sono cari, e coloro cui tanto devo per quanto hanno fatto per me... - (diario, 30-11-1944)
Da Me scelta per ricordare ai mondo ciò che Cristo ha sofferto (Momenti della Passione)
... All'aurora mi sentivo in prigione: triste, stanca, piena di paura e di vergogna.
Più tardi, mani legate e testa sofferente e sanguinante perle ferite delle spine, mi pareva di essere condotta a percorrere strade. Una moltitudine di curiosi mi guardava: gli uni con compassione, gli altri con disprezzo. Udivo il tumulto del popolo: chiasso enorme! Mi sentivo sola. Guardai a Gesù crocifisso: mi pensai abbracciata alla croce e gli dissi: - Mio Gesù, che importa se tutti mi abbandonano, se mi resti Tu? Se Ti possiedo e Tu stai con me, non sono sola. - Nel pomeriggio mi sentivo sulla croce: l'anima inchiodata con il corpo, ambedue nello stesso dolore. L'anima elevava lo sguardo al cielo: nulla vedeva se non dolore e morte, nulla poteva dire a Gesù. Venne Lui, venne pieno d'amore: - Vieni, figlia mia, pazza di dolore e di amore, vieni verso di Me. È dolore che salva le anime, è pazzia di amore per Me. Se il mondo conoscesse questa vita di amore, questa unione coniugale di Gesù con l'anima vergine, con l'anima che sceglie per sua sposa! La ignora e, siccome la ignora, la calunnia, la disprezza, la perseguita. O mia colomba bella, tu sei sposa e sei madre; madre che non cessa di essere vergine. Sei madre dei peccatori: sono figli del tuo dolore, figli del tuo sangue che stai perdendo goccia a goccia, figli del tuo amore. Dal cielo, figlia mia, udirai sovente molti peccatori chiamarti dalla terra ed acclamarti col dolce nome di madre. Ti acclameranno così coloro che si vedranno liberi dalle mani del demonio e riconosceranno di essere stati liberati da te, avvicinandosi così al mio Cuore divino. Grande amore, beato dolore!... - Mio Gesù, mio Gesù, quanto resto vergognosa e confusa! Se io potessi occultare tutto questo! Se fosse solo fra Te e me! Mi confonde sentire questo e vedere la mia miseria! - Già lo sai che ho bisogno della tua miseria per nascondere in te le mie grandezze. Scrivi tutto, scrivi, figlia mia. Se ciò che dico rimanesse occulto, nulla gioverebbe per il mondo. Madre dei peccatori, nuova corredentrice, salvali. Non vi fu mai né tornerà ad esserci una vittima immolata sotto questa forma, perché mai vi fu tanta necessità come oggi; mai il mondo ha peccato così. Diciannove secoli sono trascorsi da quando lo venni sulla terra e dovetti ancora oggi suscitare una nuova anima corredentrice scelta da Me per ricordare al mondo ciò che Cristo ha sofferto, ciò che è il dolore, cioè che è l'amore e la pazzia per le anime. Sei la nuova corredentrice che vieni a salvarle, sei la nuova corredentrice che incendia nella umanità l'amore di Gesù. Nuova corredentrice che sarà ricordata fino a quando il mondo esisterà. Figlia mia, sei libro nel quale sono scritte con dolore e con sangue, a lettere d'oro, tutte le scienze divine! Coraggio, amata, non temere le tempeste, non temere il rimbombo del tuono annunziatore della nube che fa piovere grazie, amore e manna celeste. Saziati, figlia mia: è di amore e di manna che tu vivi. Saziati per distribuire alle anime. - Grazie, o mio Gesù! - Mi sentii immersa nell'amore di Gesù con tale intensità che, terminato il colloquio, pensavo di non sopportare il fuoco che mi divorava il cuore... (diario, 1-12-1944, venerdì).
Notte di dolore, notte di tenebre. Venne il demonio... Mi apparve sotto forma di un serpente spaventoso: era della grossezza di una persona, coperto di squame lunghe e schifose. Si arrotolava in modo da sembrare non uno ma una montagna di serpenti. Ne restai sbigottita... - Sei condannata all'inferno: di' che vuoi il piacere, di' che vuoi peccare. O desisti dalla tua offerta di vittima o schiaccio questo tuo corpo e ti inghiotto. - Così dicendo faceva una mossa come per inghiottirmi. Nei momenti più disperati invocai l'aiuto del Cielo... Come Gesù vigila e difende chi non vuole offenderlo! Fui liberata... Nonostante la notte fosse luminosa, io rimasi nella più grande oscurità e in una tristezza di morte... Al mattino, dopo la Comunione, Gesù mi parlò con la sua consueta dolcezza: - Figlia mia, colomba amata, bianco giglio, vieni e ascoltami. Lo sposo che ama è fedele, confida alla sposa i suoi dolori e dispiaceri. Guardami, sono triste! È molto ferito il mio divin Cuore. I peccatori non desistono dai loro crimini. Mi offendono sempre più con disonestà ed impurità. Il piacere, la carne, la maledetta carne! Anche dai sacerdoti sono tanto offeso... Fanno strage, scandalizzano tanto! Coraggio! Dammi riparazione con i combattimenti contro il demonio... Il dolore è figlio dell'amore. È con dolore e amore che dai vita ai figli miei. Questo dolore e questo amore potevano essere partecipati soltanto da una vittima, cui fu dato di compiere sulla terra la missione più alta e sublime. Gli amici della mia causa portano nelle loro mani il labaro del trionfo e della regalità divina. Coraggio, figlia mia. E’ Gesù che te lo chiede: coraggio! Ti rendo simile a Me. Anch'io fui perseguitato. In tutti i tempi la mia Chiesa e ciò che è mio furono oggetto di persecuzione. Come non deve esserlo ora la mia causa più ricca, la missione più difficile? Coraggio, amata! È la rabbia di Satana. -
Venne poi alla mia destra Mammina. Mi chiese di aver coraggio in nome del suo Figlio divino: - Animo, animo, figlia mia! Te lo chiedo in nome del mio amore e in nome del tuo e mio Gesù! Accetta, soffri tutto. Consola il suo Cuore ferito dai peccati del mondo.
E ora vengo a confermare le parole del mio divin Figlio. Sei regina dei peccatori, sei regina del mondo. Accetta il mio santissimo manto, è tuo; rappresentami. Avvolgi in esso, colloca attorno a te coloro che ti sono più cari e che più da vicino partecipano al tuo dolore. Prendendosi cura della causa del mio Gesù, sono cari al tuo cuore, al mio e al Cuore del mio Figlio benedetto. Coloro che abbiamo associato alla tua sofferenza sono quelli che più da vicino vogliamo purificare e santificare. Colloca poi attorno a te tutti i peccatori. Puoi coprire con il mio manto il mondo intero. Basta per tutti. Accetta la mia corona. Sei incoronata da Me. Sei regina! - Mio Dio, che vergogna! Come ero piccola, meschina, di fronte a Mammina!... (diario, 2-12-1944).
Gesù mi consegnò l'umanità (Momenti della Passione)
... Come una colomba che nell'oscurità non vede la via, sto muovendo nell'aria le ali legate senza poter né scendere né salire, timorosa di cadere irrimediabilmente. O mio Dio, che sarà di me?... Stamane assai presto era grandissimo il dolore che sentivo in me: erano molto forti la ripugnanza e la vergogna che mi causava la vista di tutto il popolo che si preparava in attesa di nuovi avvenimenti. Mi pareva di vedere gruppi, qui e là, a fare commenti. Mio Dio, mi attende il venerdì! Che paura! Tutto questo che sento e
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... Come una colomba che nell'oscurità non vede la via, sto muovendo nell'aria le ali legate senza poter né scendere né salire, timorosa di cadere irrimediabilmente. O mio Dio, che sarà di me?... Stamane assai presto era grandissimo il dolore che sentivo in me: erano molto forti la ripugnanza e la vergogna che mi causava la vista di tutto il popolo che si preparava in attesa di nuovi avvenimenti. Mi pareva di vedere gruppi, qui e là, a fare commenti. Mio Dio, mi attende il venerdì! Che paura! Tutto questo che sento e vedo è avvenuto in Te, o Gesù! Sono sofferenze tue, che hai sopportato per amor mio!
Il mio sguardo mi pare che penetri nell'intimo di tutta la moltitudine che riempie le strade: la mia anima sente tutto. Sul fianco di una altura, presso l'entrata della città, la pianta di fico maledetta da Gesù; più in basso, qualcuno porta sul capo un'anfora di acqua; avvengono abboccamenti: parlano, si preparano a nuovi avvenimenti. Vedo tutto, sento tutto. Quanto soffro in silenzio! Quella pianta di fico ricordo di averla veduta verde; oggi è secca, come legna vecchia per il fuoco. Io non pensavo affatto a tutto questo; anzi, sentendo che iniziavo a rivivere queste scene, cercavo di distrarmi e di far conto di non sentire nulla. Sforzo inutile. Questi sentimenti si ravvivavano sempre più nella mia anima. Mi sforzavo di non voler sentire, non per sfuggire al dolore né alla volontà del mio Gesù, ma per il timore di confondermi e di illudermi. Mi sono però convinta che non erano illusioni. Gesù, nel vedere il mio timore dell'inganno, non poteva lasciarmi ingannare. Nessuno come Lui sa che non voglio ingannare alcuno... (diario, 7-12-1944).
... Venne Gesù, mi riscaldò con il calore del suo divino amore. Mi disse: - Il tuo dolore, figlia mia, è dolore di salvezza. Il mare immenso di sangue che sgorga dal tuo cuore è il luogo ove sono immersi i peccatori. E' nel sangue del tuo dolore che essi sono purificati. Sei una seconda arca di Noè. In te racchiudo i peccatori; in te, come in quell'arca, racchiudo tutto per la vita del nuovo mondo. Il tuo dolore, la tua immolazione sono dolore e immolazione di vita più per le anime che per i corpi. Coraggio, figliolina! Non temere nulla. La pioggia che cade sulla nuova arca non è di condanna, ma di salvezza: è pioggia di umiliazioni, disprezzi e sacrifici. L'arca non è in pericolo: naviga nelle altezze. Una volta abbassate le acque della persecuzione, il mondo vedrà la ricchezza di salvezza che l'arca conteneva. Figliolina mia, è con Me la mia Madre benedetta, ascolta ciò che ti dice. - - Figlia mia, eccomi con il mio divin Figlio a consegnarti l'umanità e a chiuderla nel tuo cuore. Le chiavi restano in mano a Gesù e alla tua cara Mammina. Ti ho dato il mio manto e la mia corona di regina: sei stata coronata da Me. Sei regina dei peccatori, del mondo, scelta da Gesù e da Maria. Oggi, giorno della mia concezione immacolata, ti consegniamo il tuo possedimento regale. Da oggi è tuo, guidalo, custodiscilo. Custodiscilo sulla terra così come dopo lo custodirai e guiderai dal cielo. Ho scelto questo giorno festivo in mio onore, perché in unione a me sia festeggiato il giorno di questa consegna della umanità... - Sentii come se mi aprissero il cuore. Depositato in esso qualcosa, lo rinchiusero a chiave. Gli diedero calore. Poi rimasi tra Gesù e Maria come in una pressa: talmente mi stringevano fra i loro Cuori divini che mi pareva non poter resistere a tanto amore... Mammina continuò: - Figliolina amata, ricevi la vita della quale vivi, ricevi la vita del cielo, ricevila e dàlla alle anime. - Gesù aggiunse: - Puro giglio, stella scintillante che brillerai notte e giorno, a luce e guida dei peccatori, a luce e guida di quanti mi vorranno seguire ed amare con amore molto puro e forte, coraggio, non temere la guerra del mondo... - ... O Concezione pura, o Madre di Gesù, custodisci il mio corpo inchiodato sulla croce, alla croce abbracciato... - Ricevetti nuove consolazioni da Gesù e da Mammina, feci loro la consegna di me stessa, di coloro che mi sono cari e infine del mondo intero, includendo quelli che più mi fanno soffrire. - Mammina, metto nelle tue mani l'umanità... Salvala, solo Tu lo puoi.
Mi sento tutta confusa e vergognosa per questa consegna del mondo. Che può mai questa mia miseria senza la vostra protezione? O Gesù, o Mammina, mi consegno a Voi, come il soldato che vuol combattere per difendere il vostro regno. Voglio lottare e obbedire: comandate! Io, con la vostra grazia, farò frutto; sarò forte. Con la grazia e la forza dall'Alto sarà salvo il mondo... - (diario, 8-12-1944).
Un piccolo raggio di luce
Nella mattinata di oggi, per causa del mio dolore, non potevo fare le mie orazioni, né prepararmi, come dovevo, a ricevere la Comunione. L'anima si lacerava come uno straccio logoro, filo per filo, si polverizzava, si dissolveva... Neppure la venuta di Gesù mi diede sollievo e gioia. Rimasi nello stesso stato d'animo. Lo ringraziai come meglio potei. Mi posi poi a leggere la corrispondenza che mi avevano consegnato. La seconda lettera che lessi fece brillare un piccolo raggio di luce nella mia anima. Si sollevò da me il peso schiacciante che opprimeva tutto il mio essere: senza venire meno alla santa obbedienza, d. Umberto può scrivermi per alleggerire così un poco il mio dolore e darmi luce fra tante tenebre Non so come, in un impulso di amore, potei inginocchiarmi sul letto, alzare le mani, recitare il « Magnificat »: prehiera che faccio sempre quando ricevo da Gesù una attenzione, sia che venga a ferirmi, sia che venga ad addolcire la mia sofferenza... Con mia sorella e le mie cugine cantammo lodi a Gesù sacramentato e a Mammina. Dopo, caddi sul mio letto e ritornai sulla mia croce amata. La gioia morì subito. Accetto tutto come Gesù vuole. Non sono solita abbandonarmi alla gioia, ma se lo facessi, mi sentirei sollevata per poco tempo: improvvisamente nasce, improvvisamente muore. Le stesse estasi muoiono come cose che non mi riguardino.
Trascorsi il resto della giornata immersa nella sofferenza, sentendo nella mia anima l'umiliazione per cui passarono i padri salesiani per colpa mia. Per avere fatto del bene e sollevato una povera anima, hanno pure sofferto. Ma come è dolce soffrire per amore di Gesù e delle anime!... (diario, 9-12-1944)... Grazie a Gesù e a Mammina, oggi posso respirare; e anche mia sorella e la mia famiglia. Sia benedetto il Signore!... Non le ho scritto, come desideravo, perché non potevo. Creda, mio buon padre, che non fu per dimenticanza. Quante volte pensai di farlo, ma non fui capace! Si impossessava un tale timore di essere causa di maggior sofferenza per lei, cosa che non voglio affatto, che, per quanto mi sforzassi, non ero capace di dettare qualche parola. Però continuai a pregare e a soffrire per tutti. Questa dolorosissima prova non mi strappò dal cuore la grande e santa stima che ho per loro; anzi, la aumentò. Il Signore mi fece sentire che la colpa non era del suo superiore; al contrario, mi affermò spesso che egli è innocente. Ma anche se non lo fosse, non dovevano, per causa mia, soffrirne gli altri: io sarei stata sempre la stessa e non avrei tralasciato di pregare per lui. Ieri, quante volte guardai la foto della vostra cappella per "vedere" se vi era Gesù esposto e se vi "vedevo" in adorazione. Non "vidi" nulla`. Vi accompagnai in ispirito; pregai e soffersi per tutti. Vi affidai alla Madonna durante l'estasi del pomeriggio ed in particolare coloro che fecero la vestizione e presero la medaglia: - Mammina, fa' che essi siano puri e che d'ora in avanti non macchino le loro anime neppure con un solo peccato veniale deliberato...» (lettera a d. Umberto, 9-12-1944).
Convertitevi, convertitevi, peccatori!
... Sono stanca per tanta sofferenza; il corpo vien meno, ma la volontà è pronta: brama e vuole solamente la volontà divina. In questi ultimi giorni cominciai a sentire più che mai, e oggi in modo quasi insopportabile, le ansie di salvare il mondo... Voglio tutto il sacrificio e di buona volontà mi lascio immolare per salvarlo. Vorrei avere in mano un pugnale per aprirmi nel cuore una piaga tanto profonda che mi desse sangue a sufficienza per scrivere su tutta la terra: « convertitevi, o peccatori, non offendete più Gesù! Il cielo è tanto bello! Ed Egli creò tutti per il cielo ». Vorrei andare in ginocchio, bocconi, in tutte le parti del mondo, per lasciare ben visibili, in ogni palmo di terra, scritte da me e con il mio sangue queste parole: « Peccatori, convertitevi, convertitevi! ».
Non so che cosa devo fare di più, mio Gesù, per Te e per le anime. Durante la notte subii gli assalti del demonio... Vidi abissi senza fine. In mezzo a sporchi detriti stavano grandi serpenti ed enormi coccodrilli che tormentavano e terrorizzavano una moltitudine che penso fossero le anime cadute laggiù. Stanca per la lotta, e timorosa di cadervi dentro, non potevo invocare Gesù. E il demonio mi diceva: - Invoca me, di' che vuoi me, che non vuoi Dio, che vuoi il peccato e il piacere. - ... Solo nei momenti più tremendi, verso la fine della lotta, potei invocare il Cielo... Nello stesso luogo dove erano gli abissi mi apparve un bel giardino pieno di fiori, di varie qualità. Che belli! Fra di essi cadevano raggi molto brillanti, più brillanti dell'oro. Contemplai tutto senza saperne il significato.
Nel medesimo istante, Gesù mi disse: - I fiori di questo bel giardino sono le tue eroiche virtù. I loro petali sono fini, delicati, il loro profumo è attraente; i raggi sono del mio divino amore. Non piangere, figliolina; la tua purezza non si macchia nei combattimenti contro il demonio; tu ne esci ogni volta più pura e piena di fascino. È la riparazione che Io esigo da te. Se non vi fosse questa riparazione, cadrebbero negli abissi che hai visto ora tante e tante anime, rimanendovi là eternamente... - (diario, 11-12-1944).
Un nuovo tormento per l'anima mia, che mi fa soffrire e non mi lascia tranquilla: vorrei nascondermi in uno scrigno, che nessuno sapesse né potesse aprire; vorrei stringermi le braccia sul cuore con una stretta che nessuno potesse svincolare, perché voglio difendere non so che cosa che mi è stato consegnato e che devo vegliare e custodire. - Mio Dio, non so come riuscire a difenderlo, conservarlo bene e conservarlo tutto. Mi rifugio, o Gesù, nel tuo divin Cuore; sia esso lo scrigno benedetto che conservi me per sempre e questa consegna che mi è stata fatta e mi dà tante preoccupazioni. Lì, starò bene, sarò sicura. Non correrò pericoli; né io né ciò che devo custodire. Custodiscimi per sempre. -
« Chi soffre con Me, con Me vince » (Momenti della Passione)
È giovedì, è già notte. Grande tormento. Ogni venerdì che si avvicina è per me una morte. Sento come se mi trovassi in un banchetto di gioia ed io parlassi con chi parla e sorridessi con chi sorride. E la mia anima, in grande agonia, lascia la terra, sale al cielo per esclamare: - O mio Dio, che cosa mi attende! - Mentre perdura quel banchetto di gioia, il cuore, là fuori è schiacciato, maltrattato, schernito e disprezzato. Tutti sorridono con sarcasmo in attesa di nuovi avvenimenti. - Gesù, sono la tua vittima e nulla più. - (diario, 14-12-1944).
Prima dell'aurora mi svegliai da un leggero sonno. Mio Dio, è venerdì. Cadde su di me una notte oscura. Ad ogni momento che passava mi pareva di camminare verso la morte; non come chi cammina con amore e gioia, ma come chi, per la morte, sente il più grande orrore e la maggiore ripugnanza. Immersa in questo dolore, giunse l'ora della Comunione. Feci le mie richieste a Gesù. Mi parlò. Ricevetti forza per resistere al dolore e sopportare gli spintoni, le beffe, gli scherni che ricevevo. Dovevo soffrire tutto in silenzio, senza aprire bocca. Sentivo il dolore di Qualcuno che piangeva nel vedere quanto io soffrivo. E questo Qualcuno era amore di Madre. In silenzio unii il mio dolore a quel dolore. Venne Gesù e con tenera e dolce voce mi disse: - Figlia mia, unisci il tuo dolore al mio; addolciscilo nell'amore del mio Cuore divino; Io addolcisco il mio nel tuo. Tu mi ami; da Me sei amata; sei scrigno di ricchezza, depositaria dei doni divini. Figlia mia, angelo caro, il tuo dolore servì per adornare il manto e la corona che la tua Mammina ti ha consegnato... È dolore di gloria, è dolore di salvezza. È un mare di martirio; è un mare di immolazione. Figlia mia, giardino celeste di fiori divini, prato verdeggiante che alimenti i peccatori; alimentali di grazia, di purezza e amore; custodiscili, guidali, pastorella divina, pastorella scelta da Gesù. Purificali per Me! Guidali, dirigili al mio divin Cuore. Figlia mia, maestra di scienze divine, conserva ciò che, otto giorni or sono, fu depositato nel tuo cuore da Me e dalla Madre mia benedetta: è il mondo, sono i peccatori... Mia figlia, in te è scritto tutto ciò che è divino. In te impareranno ad amare; in te impareranno a soffrire; in te apprenderanno a conoscere come Io mi comunico alle anime. Non lo sanno, non lo studiano e fanno, con ciò, soffrire tanto il mio divino Cuore. Coraggio! Chi soffre con Me, con Me vince. Piangeranno lacrime di pentimento nel vedere che il tuo nome, ora così macchiato, è glorificato con Me e con la mia Madre benedetta, sulla terra e nel cielo...
Quando, anni or sono, ti dicevo che sono Io il tuo direttore, mi riferivo a questi tempi. Non era per accantonare il tuo direttore. Sì, avevo bisogno di lui, unito a Me, per guidarti e portarti alle altezze che il mio divino amore esige. Io già vedevo la crudeltà e le persecuzioni degli uomini. Coraggio! Il tuo nome, che senti macchiato, tra poco sarà nominato con rispetto e con Me lodato. - ... (diario, 15-12-1944).