Nella mattinata di oggi, per causa del mio dolore, non potevo fare le
mie orazioni, né prepararmi, come dovevo, a ricevere la Comunione.
L'anima si lacerava come uno straccio logoro, filo per filo, si
polverizzava, si dissolveva... Neppure la venuta di Gesù mi diede
sollievo e gioia. Rimasi nello stesso stato d'animo. Lo ringraziai
come meglio potei. Mi posi poi a leggere la corrispondenza che mi
avevano consegnato. La seconda lettera che lessi fece brillare un
piccolo raggio di luce nella mia anima. Si sollevò da me il peso
schiacciante che opprimeva tutto il mio essere: senza venire meno alla
santa obbedienza, d. Umberto può scrivermi per alleggerire così un
poco il mio dolore e darmi luce fra tante tenebre Non so come, in un
impulso di amore, potei inginocchiarmi sul letto, alzare le mani,
recitare il « Magnificat »: prehiera che faccio sempre quando ricevo da
Gesù una attenzione, sia che venga a ferirmi, sia che venga ad
addolcire la mia sofferenza... Con mia sorella e le mie cugine cantammo
lodi a Gesù sacramentato e a Mammina. Dopo, caddi sul mio letto e
ritornai sulla mia croce amata. La gioia morì subito. Accetto tutto
come Gesù vuole. Non sono solita abbandonarmi alla gioia, ma se lo
facessi, mi sentirei sollevata per poco tempo: improvvisamente nasce,
improvvisamente muore. Le stesse estasi muoiono come cose che non mi
riguardino.
Trascorsi il resto della giornata immersa nella sofferenza, sentendo
nella mia anima l'umiliazione per cui passarono i padri salesiani per
colpa mia. Per avere fatto del bene e sollevato una povera anima, hanno
pure sofferto. Ma come è dolce soffrire per amore di Gesù e delle
anime!... (diario, 9-12-1944)... Grazie a Gesù e a Mammina, oggi posso
respirare; e anche mia sorella e la mia famiglia. Sia benedetto il
Signore!... Non le ho scritto, come desideravo, perché non potevo.
Creda, mio buon padre, che non fu per dimenticanza. Quante volte pensai
di farlo, ma non fui capace! Si impossessava un tale timore di essere
causa di maggior sofferenza per lei, cosa che non voglio affatto, che,
per quanto mi sforzassi, non ero capace di dettare qualche parola. Però
continuai a pregare e a soffrire per tutti. Questa dolorosissima prova
non mi strappò dal cuore la grande e santa stima che ho per loro; anzi,
la aumentò. Il Signore mi fece sentire che la colpa non era del suo
superiore; al contrario, mi affermò spesso che egli è innocente. Ma
anche se non lo fosse, non dovevano, per causa mia, soffrirne gli
altri: io sarei stata sempre la stessa e non avrei tralasciato di
pregare per lui. Ieri, quante volte guardai la foto della vostra
cappella per "vedere" se vi era Gesù esposto e se vi "vedevo" in
adorazione. Non "vidi" nulla`. Vi accompagnai in ispirito; pregai e
soffersi per tutti. Vi affidai alla Madonna durante l'estasi del
pomeriggio ed in particolare coloro che fecero la vestizione e presero
la medaglia: - Mammina, fa' che essi siano puri e che d'ora in avanti
non macchino le loro anime neppure con un solo peccato veniale
deliberato...» (lettera a d. Umberto, 9-12-1944).