MaM
Messaggio del 25 marzo 1998: Cari figli, anche oggi vi invito al digiuno e alla rinuncia. Figlioli, rinunciate a ciò che vi impedisce ad essere più vicini a Gesù. In modo speciale vi invito: pregate, perché soltanto con la preghiera potrete vincere la vostra volontà e scoprire la volontà di Dio anche nelle più piccole cose. Con la vostra vita quotidiana, figlioli, voi diventerete di esempio e testimonierete che vivete per Gesù oppure contro di lui e contro la sua volontà. Figlioli, desidero che voi diventiate apostoli dell'amore. Dal vostro amore, figlioli, si riconoscerà che siete miei. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Beata Alexandrina Maria da Costa - Un piccolo raggio di luce


Nella mattinata di oggi, per causa del mio dolore, non potevo fare le mie orazioni, né prepararmi, come dovevo, a ricevere la Comunione. L'anima si lacerava come uno straccio logoro, filo per filo, si polverizzava, si dissolveva... Neppure la venuta di Gesù mi diede sollievo e gioia. Ri­masi nello stesso stato d'animo. Lo ringraziai come meglio potei. Mi posi poi a leggere la corrispondenza che mi avevano consegnato. La seconda lettera che lessi fece brillare un piccolo raggio di luce nella mia anima. Si sollevò da me il peso schiac­ciante che opprimeva tutto il mio essere: senza venire meno alla santa obbedienza, d. Umberto può scrivermi per allegge­rire così un poco il mio dolore e darmi luce fra tante tenebre Non so come, in un impulso di amore, potei inginocchiar­mi sul letto, alzare le mani, recitare il « Magnificat »: prehiera che faccio sempre quando ricevo da Gesù una atten­zione, sia che venga a ferirmi, sia che venga ad addolcire la mia sofferenza... Con mia sorella e le mie cugine cantammo lodi a Gesù sacramentato e a Mammina. Dopo, caddi sul mio letto e ritornai sulla mia croce amata. La gioia morì subito. Accetto tutto come Gesù vuole. Non sono solita abbandonarmi alla gioia, ma se lo facessi, mi sentirei sollevata per poco tempo: improvvisamente nasce, improvvisamente muore. Le stesse estasi muoiono come cose che non mi riguardino.

Trascorsi il resto della giornata immersa nella sofferenza, sentendo nella mia anima l'umiliazione per cui passarono i pa­dri salesiani per colpa mia. Per avere fatto del bene e sollevato una povera anima, hanno pure sofferto. Ma come è dolce sof­frire per amore di Gesù e delle anime!... (diario, 9-12-1944)... Grazie a Gesù e a Mammina, oggi posso respirare; e anche mia sorella e la mia famiglia. Sia benedetto il Signore!... Non le ho scritto, come desideravo, perché non potevo. Creda, mio buon padre, che non fu per dimenticanza. Quante volte pensai di farlo, ma non fui capace! Si impossessava un tale timore di essere causa di maggior sofferenza per lei, cosa che non voglio affatto, che, per quanto mi sforzassi, non ero capace di dettare qualche parola. Però continuai a pregare e a soffrire per tutti. Questa dolorosissima prova non mi strappò dal cuore la grande e santa stima che ho per loro; anzi, la aumentò. Il Signore mi fece sentire che la colpa non era del suo superiore; al contrario, mi affermò spesso che egli è innocente. Ma anche se non lo fosse, non dovevano, per causa mia, sof­frirne gli altri: io sarei stata sempre la stessa e non avrei tralasciato di pregare per lui. Ieri, quante volte guardai la foto della vostra cappella per "vedere" se vi era Gesù esposto e se vi "vedevo" in adorazione. Non "vidi" nulla`. Vi accompagnai in ispirito; pregai e sof­fersi per tutti. Vi affidai alla Madonna durante l'estasi del pomeriggio ed in particolare coloro che fecero la vestizione e presero la medaglia: - Mammina, fa' che essi siano puri e che d'ora in avanti non macchino le loro anime neppure con un solo peccato veniale deliberato...» (lettera a d. Um­berto, 9-12-1944).