MaM
Messaggio del 1 marzo 1985:Figli cari! Quando siete raccolti voi riuscite pregare ad alta voce. Ma quando i vostri pensieri si mettono a volare lontano, allora subito la vostra preghiera diventa silenziosa. Questo è il segno che il vostro corpo prende il sopravvento sullo spirito. Perciò, cari figli, pensate sempre a ciò per cui pregate. Impegnatevi di tanto in tanto a sottomettere il vostro corpo, così diventerete forti e coraggiosi, e potrete pregare e amare anche quello che prima non riuscivate ad amare. Se non vi sentite di pregare, lottate con voi stessi per riuscire a pregare. Se non amate una persona, se non potete sopportarla, se non riuscite ad andare d’accordo con lei, voi in fondo non fate altro che ciò che la vostra volontà preferisce. Ma quello che è secondo la volontà di Dio, pure se a voi non piace, fatelo anche sforzandovi, anche con violenza su di voi, perché così troverete la pace.

Beata Alexandrina Maria da Costa - Lotte indescrivibili


Il demonio è bugiardo, ma questa volta non lo fu. Ieri, con parole sporche, mi ordinava di prepararmi per la notte. E fu di parola. Non so con precisione, ma forse tra le 22 e le 23, venne con tutta la furia e la malizia infernali. Non ci posso ripensare. Che orrore! Lottai per molto tempo. Il mio tormento fu che mi pareva ottenesse da me che di­cessi: - Non voglio Gesù; non voglio Maria; non voglio il Cielo. Li odio! Volto loro le spalle! Voglio il piacere, voglio godere. - Io non lo posso giurare, ma mi pare di non aver detto nulla di questo. Solo di tanto in tanto potevo chiamare Gesù e Mammina, offrendomi vittima. Nei momenti in cui mi pareva di peccare senza altra pos­sibilità, stringevo come potevo nella mia mano il Crocifisso e la Madonnina, dicendo loro: - Amare, sì! Peccare, no! - Fu tale l'afflizione del mio cuore che per molto tempo cre­detti di morire.

Mi ricordavo poi delle promesse di Gesù e mi rianimavo. Io voglio il Cielo, ma voglio una morte di amore. Non voglio morire nelle mani di satana. Mi vedevo su un abisso orribile. Tra le tenebre dell'abisso spuntavano ganci uncinati, ben visibili. Spaventatissima perché mi pareva di cader li dentro senza via di scampo, rimasi svenuta. Il cuore arrancava afflitto con rumorose palpitazioni: mi pa­reva imminente la morte. Solo mentalmente dicevo: - O Gesù mio, se almeno non peccassi, non mi importerebbe questa sof­ferenza. - Rimasi in tale prostrazione e triste agonia: il peccato, il peccato, che preoccupazione!... Ma venne Gesù e mi parlò: - Non pecchi, non pecchi, figlia mia! Confida, abbi coraggio! Esigo da te questa ripara­zione. Hai visto quell'abisso? Con la tua sofferenza eviti a molte anime di cadervi. In quei ganci uncinati rimarrebbero prigio­niere per sempre... -

Giorno di tutti i santi. Nel prepararmi al mattino presto a ricevere Gesù, li ho incaricati di amare per me Gesù, Mam­mina e la Trinità santissima. Nel dubbio di avere offeso il mio Gesù, gli ho chiesto perdono dei miei peccati ed ho pre­gato Mammina di chiederlo per me. Volevo fare una Comu­nione molto fervorosa e santa.

Venne Gesù, ravvivò in me i desideri di un amore sempre più grande. Assai vergognata della mia miseria, non osavo fis­sare in Lui il mio sguardo né parlargli... Bramavo nascon­dermi sotto tutte le montagne; e lo feci: corsi verso di esse e tutte caddero su di me. Allora potei esclamare: - Gesù, il mio amore non ha altro fine se non di amarti. Voglio amarti non allo scopo di apparire né di piacere alle creature. -

Continuai a chiedere l'amore di Gesù, sotto il peso schiac­ciante delle tremende montagne. Volevo vivere la vita del cielo, nel pensiero di quanto av­veniva lassù in quel giorno. Volevo festeggiare i santi e lodare il Signore con loro, ma non lo potevo. Gridavo solamente: - Voglio amarti, Gesù! - Ma il mio grido non si faceva udire: non echeggiava fuori, si perdeva soffocato sotto le rocce Che fare, Dio mio?

Accetto con gioia tutto quanto viene dalle tue mani bene­dette. Sono tua e tutto è per Te. - Di tanto in tanto si intromettevano tra questi desideri di amore le minacce del demonio, finché a notte arrivò furioso. Usò tutti i mezzi e nomi brutti; trovò modo di farmi sentire nell'anima desideri di peccare. Sono cose sue perché io non voglio peccare. Preferisco mi­lioni di inferni alla più lieve colpa... (diario, 1-11-1944).