« ... Le scrivo qualcuna delle molte cose che ho nell'anima. Da vari
giorni mi faceva tanto soffrire la seguente impressione: mi pareva che
lei avesse ricevuta la proibizione di venire qui. Che tempesta sentivo
lontano! Soffersi sola per non rattristare mia sorella;... Ora che
tutto si è saputo, le chiedo la carità di dirmi il vero, perché in
questo stato soffro di più. Mi sia franco, per amore di Gesù e di
Mammina, nella certezza che non cesserò di avere per codesta Casa
salesiana la più grande e santa affezione. Non pensi, mio buon padre,
che tralasci di pregare e di soffrire per tutti. Oh, no! Sarei una
ingrata e preferirei morire. Riconosco di essere debitrice di molto:
soltanto in cielo conoscerà il bene che è venuto a fare alla mia povera
anima. Non ho mai avuto, con continuità, nella mia vita spirituale
sostegno e luce necessari per percorrere i miei sentieri tanto spinosi.
Poveri uomini che mi rubano le guide datemi dal Cielo!... I miei voti
sono che il Signore non castighi e non chieda conto a quelle persone
che mi fanno tanto male... Non capiscono di più... Se io non darò a
Gesù quanto esige da me, la colpa sarà loro, perché mi hanno rubato chi
mi insegnava ad amare Colui che non è amato e mi aiutava a salire il
mio così doloroso calvario. Posso appoggiarmi solo a Gesù, solo a Lui e
a nulla di quanto è nel mondo... Alzo lo sguardo al Cielo, lo fisso in
Gesù e in Mammina e mi sento forte per ricevere il secondo colpo della
separazione da chi comprendeva così bene la mia anima.
Che altro avverrà ora? Venga ciò che deve avvenire: confido nelle forze del Cielo.
Se le proibiranno di scrivermi e di ricevere le mie lettere, la prego,
per i dolori di Mammina, di non affliggersi: non soffra per causa
mia`. Obbediamo ciecamente. Gesù supplirà e mi userà misericordia. Non
mi dimentichi per carità: Nessuno può proibirci di pregare l'uno per
l'altro, né di amare il Signore. Mi resta questo: nessuno può rubarmi
Gesù. Soltanto il peccato espellerebbe dal mio cuore le tre Persone
divine... » (lettera a d. Umberto, 17-11-1944). ... Un timore si
impossessò di me. Con i presentimenti avuti e realizzati che tanto mi
facevano soffrire, attesi con ansietà il parroco per vedere se mi
diceva di avere avuto ordine di non darmi più Gesù. Venne; non mi disse
nulla, ma il timore continua. Avverrà anche questo? Mi rubano tutto,
eccetto Te, o Gesù. Tenteranno di farlo? - O mio Dio, io merito tutto
per le mie cattiverie e miserie. Sono sicura, mio Gesù, che se
procederanno così, Tu supplirai in altro modo: lo sai bene, vivo solo
per Te. - È arrivato un sacerdote di Mogofores s' con una famiglia. Mi
costò molto! Nuove spine mi hanno ferita perché non è venuto colui che
capiva tanto bene la mia anima. Cercai di nascondere il mio dolore con
il sorriso. Manifestai i miei presentimenti; risposero celando il più
possibile la verità, ma io compresi tutto. Nel congedarli non so dire
il dolore profondo che provai. Sentii sante nostalgie per tutto quello
che la cattiveria degli uomini mi aveva rubato. Consegnai tutto a
Gesù, per tutti chiesi perdono e il suo divino amore. Volontà del mio
Dio, quanto ti desidero e ti amo!
Mi sentii più forte e così potei coprire con il sorriso il dolore che mi spezzava l'anima... (diario, 16-11-1944).
II mio nome percorre il mondo come foglia che tempesta trascina
Detterò ciò che mi avviene nell'anima per ubbidire, non per soddisfare i miei desideri'.
Ho sempre davanti a me l'enormità delle mie miserie passate e temo
sempre nuove cadute. Che orrore, vedere sempre quello che sono stata!
Come posso io, che sono solo miseria, dire qualcosa di buono? Sono ben
tristi questi pensieri e timori! La mia confusione aumenta nel vedermi
a mani vuote... Vado alla presenza di Gesù senza niente, niente. Mio
Dio... senza vita per praticare il bene, e senza amore per amarti!
Solo per amare e praticare il bene la vita è breve e non la sento e non
l'ho. Invece, nell'attesa di venire a Te, o Gesù, per amarti e lodarti
eternamente, anche un'ora è una eternità. Come posso star qui? La mia
vita che appartiene a non so chi è fuggita lassù e di là contempla il
luogo ove ha lasciato questo povero corpo... che lotta e soffre come
non so esprimere. Dal di dentro vengono onde di fuoco, fuoco che brucia
persino la mia lingua. Sovente chiedo un po' di acqua per le mie
labbra, per vedere di saziare la mia sete. Impossibile! Gli ardori non
cessano e dico di portar via l'acqua senza poterla inghiottire. Quanto
soffrono i dannati!... Continuo a sentire lontano orrori di tempesta.
Sento cuori rivoltati contro di me: tentano annullare il mio nome,
tentano, soffocare quanto esiste in me, mentre fra queste povere pareti
soffro fino all'impossibile.
Il mio nome percorre il mondo come foglia che la tempesta trascina.
Sono perseguitata e calunniata. - Per chi, Gesù mio? Tu lo sai! Per Te
e per le anime. - Sento questo mio corpo in una massa di sangue; lo
sento fra due montagne che lo schiacciano fino a farlo sparire,
ri,dotto al nulla... Mio Dio, tutto morto, tutto perduto! E io sola,
senza nessuno! Fra quelle due montagne, luogo di supplizio, non entra
un raggio di luce. Chi potrà soccorrermi? Non vi è nessuno. Se vi fosse
e io lo potessi, andrei in ginocchio a chiedere aiuto perché
liberassero colui che tanto soffre e di cui sento tanto la mancanza.
Quanta luce avrei ricevuto e quanto amore in più da me riceverebbe
Gesù! Se potessi andrei in ginocchio da chi mi fa soffrire per
domandare: - In che cosa vi offesi e come? Se vi offesi, perdonatemi.
Se non vi offesi, perché mi trattate così? - ... (diario, 21-11-1944).
... Oggi, dopo la Comunione, mi sfogai con il mio Gesù a sollievo della
mia sofferenza, ma senza pensare ad una risposta. Gesù dapprima
incendiò il mio cuore con fiamme vive... Poi cominciò a parlarmi
dolcemente: - Mia figlia, il tuo dolore è la mia consolazione; le tue
lacrime sono per Me sorrisi, per la riparazione che mi dai. Coraggio!
Non temere! Coraggio per tutte le prove passate e quelle che possono
ancora venire. Hai il tuo Gesù. Cosa puoi temere? Hai la grazia e la
forza per combattere e vincere migliaia di mondi. La vittoria è mia,
soltanto mia. La gloria è mia e di coloro che si prendono cura di ciò
che è mio. - Acquistai nuova forza e stimolo nella mia anima. Durò poco
e ritornai alla solita sofferenza... (diario, 26-11-1944). Rimani Tu, o
Gesù: questo mi basta...
- Ahi, arrivano il venerdì ed il primo sabato: due giorni in cui Tu mi
parli. O Gesù, vi sono tante anime che non conoscono nulla di tutto
questo e Ti amano e sono sante. Anch'io potrei amarti senza queste
cose. Avessi volontà mia! Ma non l'ho e non la voglio. È sempre un
tormento quando mi dici cose da trasmettere al altre persone. Qualche
volta l'ho fatto, ma a poche. Non sono capace di farlo se non per
scritto e se per qualche motivo ne sono obbligata; mi costa un
sacrificio enorme. Se non è necessario, non dico mai « Guarda che Gesù
ha detto... », neppure con mia sorella mi prenda questa libertà; non ci
riesco, ho vergogna. - Se il Signore si lamenta di persone in generale,
senza nominarle, quando detto mi sento intimidita, vorrei occultarle
dicendo di meno; la stessa cosa quando dice a me parole di lode:
soltanto Gesù sa la mia vergogna e il mio soffrire. Erano le 14,30
quando sentii dei passi. Capii subito che era il parroco. Quando lo
vidi da solo senza che altri lo accompagnassero, pensai subito che era
giunta l'ora per nuove prove. Entrò, si sedette al mio fianco e mi
domandò subito chi era il mio direttore, aggiungendo: - Faccio questo
perché obbligato. Mi costa. Ma abbi pazienza: bisogna fare così fino a
nuovi ordini, fino a che si chiariscano le cose. Non puoi confessarti
a d. Umberto. Non posso consentirgli di celebrare in chiesa né di
portarti la Comunione se egli non mi presenterà un permesso scritto
dell'arcivescovo. - Gli risposi: - Obbediamo, signor parroco! Benedetto
e lodato il Signore! - Mi domandò se io sapevo perché d. Umberto era
venuto qui. Risposi che lo ignoravo. - Ma lui è il tuo direttore? -
- Mi sono confessata a lui due o tre volte. Non sono solita farlo. Ma
avevo visto che egli comprendeva la mia anima. Il mio confessore è p.
Alberto, lo sa. -
- Ma è il tuo direttore? - Mi ha diretta. Però disse che non intendeva
intromettersi e accantonare altri: cioè p. Pinho e il confessore p.
Alberto. Aggiunse essere anzi opportuno che p. Alberto sapesse che io
mi ero confessata da lui. -
Il parroco, con molta carità, mi disse: - D. Umberto può, venire qui a
visitarti e può anche consigliarti per scritto. - Terminato
l'interrogatorio, se ne andò.
Appena uscito, entrò in camera mia una persona di famiglia a
domandarmi cosa c'era di nuovo. Sorridendo risposi: - Sono carezze di
Gesù. - Continuai a sorridere durante tutta la conversazione. Avevo in
me una forza così grande che potei ricevere tutto con rassegnazione e
gioia. Ma questa forza doveva durare poco. Potei ancora dire a mia
sorella alcune parole di conforto: - Non rattristarti! Se Dio è con
noi, chi contro di noi? Gesù è degno di tutto il nostro amore. Sia
tutto per le anime! - A poco a poco venni meno sotto il peso
schiacciante del dolore: mi si fermò il cuore due volte e mi parve di
perdere la vita. Mi sfuggirono alcune lacrime che offersi a Gesù come
atti di amore.
- Mio Dio, per tua grazia non ho nessun attaccamento al mondo, neppure
alle creature. Ciò che io voglio è ricevere Te, e non mi importa che
sia da questo o da quell'altro sacerdote. Sei sempre lo stesso, Gesù;
sei sempre il Desiderato della mia anima. Necessito di luce e di chi mi
comprenda e sono privata di tutto. Sia fatta la tua Volontà. Rimani Tu,
o Gesù, e questo mi basta. - Arrivò il mio medico e mi sfogai con lui.
Mi incoraggiò come sempre. Nel congedarsi aggiunse: - Allora, sente
coraggio? - Lo sento, ma, signor dottore, ho anche un cuore per
soffrire! Lo avessi pure per amare!... - A sera recitai per due volte
il « Magnificat »... - Sento, o mio Gesù, che non finiscono qui le mie
prove. Venga ciò che deve venire: Tu sii sempre con me. Confido,
confido, spero in Te. - (diario, 27-11-1944).
« ... Sono timida e dubbiosa; molto incerta se devo dettarequeste
poche parole. È da giorni che penso di farlo, ma mi mancano le forze ed
il coraggio. Oggi non posso più farne a meno. Se lei avesse ordini in
contrario e non potesse leggere questa mia la butti nel fuoco, così
scomparirà per sempre. Non voglio, padre mio, essere strumento di
sofferenza per nessuno. Soffra io, giacché Gesù mi ha destinata al
dolore; soffra io, che per le mie grandi miserie debbo soffrire per
riparare; soffra io i più grandi dolori e amarezze per consolare il
mio Gesù e dargli anime; soffra io tutto, muoia sotto il peso delle più
grandi umiliazioni, ma non soffra Gesù per causa mia; non sia Lui
offeso per colpa mia, né coloro cui devo molto e che hanno fatto tanto
per me. Non voglio esser ingrata né verso Gesù né verso alcuna
creatura; mio buon padre, Gesù le paghi ciò che fece per me e tutta la
cura avuta per la mia povera anima. Sapesse quanto necessito di luce!
Sapesse in quale mare immenso di dolore sono immersa! Oh, se il mondo
conoscesse il dolore! Se gli uomini comprendessero la mancanza di un
direttore santo e sapiente al timone di un'anima! Poveretti! Ignorano
queste verità e necessità e quindi continuano a comportarsi in modo da
rubarmi tutto. Gesù perdoni loro; anche da me sono perdonati... Il
signor p. Antonio non è venuto La proibizione è anche per altri? Che
avverrà ancora?... » (lettera a d. Umberto,. 27-11-1944).