... Mi costa ricordare la scena dolorosa del giorno 20. Alle 13,30
entrò nella mia camera un caro figliolo del mio medico con la notizia
che la sua mamma si trovava in punto di morte. Non so come rimasi:
volli farmi forte; desideravo confortarlo e non sapevo in che modo.
Avendogli domandato se poteva attendere un po' e avutane risposta
affermativa, chiesi di accendere lampada e candele: tutti i presenti
si inginocchiarono. Offersi a Nostro Signore il mio corpo e la mia
anima come, vittima per l'ammalata; misi in moto tutto il Cielo. Negli
intervalli in cui rispondevano alle mie preghiere, io dicevo
mentalmente al Signore: - O Gesù, lasciala ancora qui, perché possa
allevare i suoi figli. Dammi la prova del tuo amore! - -
Tranquillizzati, figlia mia! Non muore. Confida in Me! Te lo affermo.
Non ti nego ciò che mi chiedi. Confida nell'amore misericordioso del
mio Divin Cuore... Dammi prova della tua fiducia! - La mia anima fu
illuminata da chiarissima luce; ogni volta che io insistevo, udivo la
voce tenerissima di Gesù che mi confermava: - Non muore. Te lo dice il
tuo Gesù. - Terminata la preghiera, dissi al ragazzo desolato che la
mamma non sarebbe morta, che confortasse tutti.
Continuai a pregare. Passarono le ore; volevo dire le giaculatorie
abituali ma non potevo. Gesù mi ripeteva le parole che ho riportato
sopra. Incominciò la lotta con il demonio: egli mi mostrava la
desolazione di quella casa e la ribellione di tutti contro di me; mi
presentava alla immaginazione che il figlio giunto a casa aveva trovato
la mamma morta, che tutte le mie preghiere erano state inutili. Il
maledetto sghignazzava facendo smorfie. La mia anima si sentiva forte;
perdurava in essa quella luce che Gesù le aveva dato; questo durò
soltanto per tutto il pomeriggio e parte della notte; poi rimasi nella
più grande desolazione ed oscurità (diario, 24-12-1948).