MaM
Messaggio del 2 settembre 2015:Cari figli cari miei apostoli dell’amore, miei portatori di verità, vi invito nuovamente e vi raduno attorno a me affinché mi aiutiate, affinché aiutiate tutti i miei figli assetati d’amore e di verità, assetati di mio Figlio. Io sono una grazia del Padre Celeste, mandata per aiutarvi a vivere la parola di mio Figlio. Amatevi gli uni gli altri. Ho vissuto la vostra vita terrena. So che non è sempre facile ma, se vi amerete gli uni gli altri, pregherete col cuore, raggiungerete le altezze spirituali e vi si aprirà la via verso il paradiso. Là vi attendo io, vostra Madre, perché io sono là. Siate fedeli a mio Figlio ed insegnate agli altri la fedeltà. Sono con voi e vi aiuterò. Vi insegnerò la fede, perché sappiate trasmetterla agli altri nel modo giusto. Vi insegnerò la verità, perché sappiate discernere. Vi insegnerò l’amore, perché sappiate cos’è il vero amore. Figli miei, mio Figlio farà in modo di parlare attraverso le vostre parole e le vostre opere. Vi ringrazio.

Messaggi di altre apparizioni

Maria Valtorta

4 giugno 1953 Corpus Domini

Maria Ss.:
   «Troppo poco mi si ricorda in questa Festa alla quale io sono tanto congiunta, perché, se io non fossi stata, non avreste avuto il Corpo del Verbo Divino Gesù Cristo, Signore, Re, Redentore e Salvatore vostro in eterno. I mari non potrebbero essere se l'acqua non fosse. Il firmamento non brillerebbe se non ci fossero gli astri. La terra non darebbe frutto se non ci fossero semi. Ma più ancora l'Eucarestia, che si moltiplica infinitamente da secoli e millenni, non ci sarebbe se io non avessi generato Gesù.
   Vorrei che mi si rappresentasse come mi ti mostro ora. Col mio Immacolato Cuore splendente di luce paradisiaca nel quale appare l'Ostia Ss., con entro raffigurato il Divin Pargolo, e sotto la scritta:

   "Dal Sangue e dal Cuore
   Verginal di Maria
   il dono supremo d'Amore:
   Gesù-Eucarestia"».
   
   La Madonna stava seduta su un trono luminosissimo, vestita di lino candidissimo, con le mani che, alzate verso le spalle, tenevano socchiuso il manto di un azzurro delicatissimo che le velava anche il capo. Al centro del petto appariva il suo Cuore tra raggi splendidissimi con visibile come fosse stato quel Cuore un ciborio di cristallo, l'Ostia grande e, in essa, con luce d'oro, il bel visino di Gesù Infante.

12 giugno 1953 Festa del S. Cuore

   «L'ho già detto, in questa stessa festa, or sono tre anni, quando stava per scoppiare la guerra in Corea, come la Giustizia Divina sia fortemente turbata e inquieta verso l'Umanità tutta per il suo modo d'agire, e ti ho annunciato che terribili castighi sarebbero scesi sulla Terra, per questa causa. I fatti: alluvioni, cicloni, terremoti con vittime e disastri per ogni dove hanno confermato il mio dire. Ma oggi ti ripeto che la Divina Giustizia è al limite della sopportazione.
   Non date colpa, di quanto avviene, altro che al cumulo di peccati d'ogni specie che sempre più si compiono sulla Terra. Peccati orribili contro la fede, la Chiesa, i buoni costumi, vizi innominabili, rispetto ai quali un adulterio è ancora poca cosa, odio e desiderio di morte contro la Chiesa e il Sacerdozio, delitti, sacrilegi di atti e di parole, e potrei continuare all'infinito. Queste cose, e non altro, son la causa delle sventure sin qui accadute, e delle future, sempre più gravi, perché sempre più gravi si fanno le colpe, che si abbatteranno sulla Terra e sull'Umanità.
   Se potrai ritrovare quanto ho detto nel 1950, ricopialo qui. E prega e sprona a pregare perché cessi questa corruzione dell'Umanità, se si vuole evitare delle catastrofi spaventose. Io sono Sapienza e Verità e so ciò che è da farsi».

14 giugno 1953

 Ore 19,45, mentre passa la Processione del Corpus Domini sull'angolo.
   «Io non violo la libertà d'arbitrio che ho data all'uomo. Mi limito ad indicare con chiare parole e con spirituali consigli cosa è bene fare per meritare la mia benedizione sulla Terra e la gloria eterna in Cielo, oppure il mio castigo qui e oltre. Così fece il Padre mio con gli angeli e con Adamo ed Eva, perché così va fatto per confermare o no in grazia. Così faccio Io con tutti gli uomini di ogni classe e condizione sociale: dai re ai poveri, dai Sacerdoti ai laici, dai dotti agli ignoranti.
   Sottopongo tutti alla prova che li deve confermare in grazia o far cadere in disgrazia. Ma guai a coloro che, come i Progenitori, per spirito di superbia e invidia fanno mal uso della libertà d'arbitrio che Io ho loro data, onde saggiare le loro virtù così come l'orafo saggia la purezza del metallo nel crogiolo! A loro verrà data la stessa condanna di Adamo ed Eva, espulsi dal Paradiso terrestre, separati dalla vicinanza del Padre Creatore, decaduti dalla Grazia, condannati per anni al Limbo. Anche costoro, e non nel Limbo, ma nel Purgatorio, che è luogo ben più tormentoso, sino alla fine dei secoli espieranno le loro colpe di superbia, invidia, astio, ingiustizia e soprattutto mancanza di carità verso il prossimo, ossia te e tutte quelle anime che per l'Opera avrebbero ritrovato fede e quindi Vita e Salvezza eterna.
   Di tutte queste anime, che non poterono salvarsi l'anima per colpa loro, dovranno rendermi conto, ed espiare il mal uso che fecero della libertà d'arbitrio che Io ho loro lasciata. Non solo, ma illuminata, sostenuta, guidata coi carismi propri che il Sacerdozio conferisce ad ogni Ministro del Clero, tanto più ampi e potenti più il loro grado religioso e la loro coltura teologica è grande. Più grande la loro carica e coltura e più severo il castigo per la loro colpa. Io te lo dico. Ah! questi Pastori d'anime che vietano alle pecore e agli agnelli il pascolo sano e non si danno da fare per salvarle quando sono smarrite e in pericolo, quali colpe commettono, quale dolore mi danno!
   Vano sarà poi, nel giudizio particolare, invocare il mio perdono, la mia Misericordia, allora! Non potrò che rispondere loro: "Vi detti pane e acqua di vita per chi aveva fame e sete e avete respinto Me e il mio dono. Ora Io respingo voi. Andate ed espiate, ciascuno in proporzione della colpa che fece. Voi non m'avete voluto riconoscere nell'Opera. Ora Io non riconosco voi. Andate. Io sono Misericordia, è vero, sono Carità, è vero. Ma sono anche Giustizia perfetta. E ora faccio agire la Giustizia mia, questa sola, posto che finché aveste vita respingeste Me: Misericordia e Carità. Nulla giustifica la vostra azione e ostinazione verso l'Opera. Quindi nulla può far mutare il mio giudizio divino. Andate ed espiate!
   Altra cosa che non posso perdonarvi e che dovete espiare: la vostra mancanza di verità verso il mio strumento. Avete sempre mentito con lei e verso di lei, maestra a voi, lei, povera creatura, di verità. Espiate anche questo, che non è mai troppo l'espiare per chi ostinatamente mancò. Quale misericordia posso darvi, se voi mai misericordia aveste? Andate ed espiate».
   Gesù rispose a questo modo alla mia domanda, fatta mentre il Ss. Sacramento passava presso casa mia: «Perché, Signore, non forzi, con un atto di potenza, coloro che si oppongono da anni alla pubblicazione dell'Opera?». E terminò: «Sono sempre Colui che rimproverò i colpevoli del Tempio. Non muto. Espiate, come essi; poi, dopo la mia Morte, Risurrezione, Ascensione, espiarono, con la perdita di tutto: Tempio, potere, ricchezze, patria e anche vita materiale e spirituale».

26 giugno 1953

   «Descrivi ciò che vedi. La spiegazione te la darò poi Io».

   Vedo come una grossa palla di un rosso acceso e splendente come un razzo che esplode. Essa cresce, cresce, cresce fino a diventare spaventosamente grande, poi, con un fragore assordante, esplode ricadendo in frammenti incandescenti su case, templi, persone e devastando tutto.

   Penso sia il preannunzio e la previsione dell'atomica e ne sono terrorizzata. Mi auguro di morire prima di un tale evento. Ma Gesù dice:

   «Non è l'atomica. Ma è peggio ancora. È il Comunismo che cresce, cresce, cresce e che finirà con l'esplodere su tutto il mondo devastando chiese, popoli, tutto. Non ti dico quando ciò avverrà. Ti dico solo che, per allontanare il più possibile questo flagello distruttore, occorre pregare e far pregare Me-Misericordia e Potenza e Maria, Madre mia e vostra, nonché Protettrice e Regina di tutti i cattolici e specie degli italiani.

   È la Donna che tiene da secoli il serpente sotto il piede. Io sono Colui che l'ho vinto. Pregateci, e fate pregare, perché l'ora è tremenda!

   Te la ricordi quella lontana visione di quegli stormi di neri aerei e della gente che fuggiva gridando: "Sono russi, sono russi! Ci uccidono, ci devastano tutto e tutti!"? Senza un prodigioso intervento del Cielo, ottenuto con le preghiere del 90% dei cattolici, ciò accadrà. Ma si prega troppo poco, e troppo male, sovente per cose da poco, e si trascura la preghiera per le necessità capitali».

28 giugno 1953 S. Pietro

«Parlo oggi, senza attendere domani, giorno di mia festa, perché altri oggi mi commemoreranno.    Parlo per dirti questo. Il mondo è sempre più corrotto, il comunismo cresce come gigantesco baobab e si estende come tenaci gramigne e come liane che uccidono le piante buone. Anche molta parte della Chiesa è decadente, avendo, se non dimenticato, trascurato ciò che il Divino Maestro e Fondatore della Chiesa, di cui Egli mi elesse suo primo Pontefice, aveva insegnato ai suoi successori: noi, apostoli, discepoli, Pontefici e Sacerdoti. Troppo colpevole è tutto, perché la reliquia delle reliquie, la seconda solo a quelle che sono di G. e M., la maggiore di quella di tutti i Santi, possa essere esposta, sì, alla venerazione dei veri cristiani, ma anche al pericolo, sempre più incombente, di profanazioni e dispersioni da parte degli anticristiani. Se il mondo non muterà, specie quella parte di mondo che è l'Italia, non sorgerà mai l'ora in cui i resti della "Pietra su cui Cristo edificò la sua Chiesa" verranno tratti, dalle tenebre ove sono, alla luce del culto, dalla trascuranza, perché io sono celato, all'adorazione dei fedeli.

   Gesù insegnò: "Date e vi sarà dato, e più darete più vi sarà dato, in maniera strabocchevole". Il ritrovamento del vero mio Corpo, la sua traslazione nella Basilica a me dedicata, vero cuore della Cristianità, per essere eretta sul luogo dove confessai eroicamente il mio fedele amore a Cristo, Chiesa Madre di tutte le Chiese cattoliche, sarebbe veramente dono di grazia strabocchevole. Ma per averlo occorre dare vero eroico amore a G., a M. Ss., alla Chiesa tutta. Rinascere per avere. Accendersi per avere. Ascendere per avere. Dio da a chi sa meritare il dono. A quelli soli. A questi, che neppure furono giusti per l'Opera, nulla va dato».

   Pietro, essendo, anzi apparendo come corpo glorificato, è molto più bello di quanto non fosse, ma anche molto più triste di quanto, da vivo, non fosse.

4 luglio 1953 2° Sabato di Fatima.

 [Dice Maria:]
   «Ripeto quanto già ti dissi nell'ottobre 1947 e che non trovi più.

   Sono apparsa a Roma, con quelle vesti e con quel libro, per questi motivi, che sono anche tre grandi verità, anzi quattro.

   Perché Roma è Sede del Papato, e il Papa avrà tanto e sempre più a soffrire, questo, e i futuri, per le forze d'Averno scagliate sempre più contro la S. Chiesa e i suoi rappresentanti e Ministri.

   Ricordi quel dettato del 20-11-43, che poi, per ordine celeste, dovesti distruggere il 24-3-46, per por fine all'imprudenza pericolosa dei Padri? In esso è predetto, dall'antica profezia di Isaia c.23 v.18, quanto avverrà in un'ora di prevalenza infernale, ossia anticristiana, comunista, così come ti fu detto il 21-12-45, sempre per bocca di Gabriele, l'arcangelo degli annunzi, verso che epoca sarà la fine del mondo, la purificazione del novello Tempio, tratta dall'antica profezia di Daniele c.8 v.14. Ebbene ciò avverrà, ed Io qui mi metto a difesa, per allontanare quei tempi e quelle azioni sacrileghe.

   Sono vestita dei colori della tua Patria, che sono anche quelli delle tre virtù teologali, perché virtù e patria sono troppo disamate, trascurate, calpestate, ed Io vengo a ricordare, con questa mia veste inusitata, per Me che vesto quasi sempre di bianco, che occorre tornare all'amore alle Virtù e alla Patria, al vero Amore.

   Tengo in mano il libro delle Rivelazioni perché troppo si legge di cose profane e nocive, ma troppo si trascurano il Vangelo e le altre parole di Vita Eterna, ed Io voglio, perché le anime vivano e si salvino, che si ritorni a quei libri, canonici o rivelati agli eletti.
   Indico la veste talare gettata al suolo, sporca, strappata, con sopra la croce infranta, per dirvi che sempre più, e più estesamente nel mondo, ciò si verificherà. Come ai primi tempi della Chiesa Cristiana i miei figli: Sacerdoti e fedeli, furono trucidati, martirizzati, conculcati, così in questi, e più nei tempi prossimi, Chiesa e Cattolici saranno oppressi, uccisi. Ma dal loro martirio verrà il cemento, la calce per ricementare la Chiesa urtata, sgretolata dai figli di Satana.

   Ma occorre pregare, pregare molto. E perché la marea infernale non dilaghi in questa Nazione, e in Roma soprattutto, e perché non trionfi l'Inferno, la Bestia d'Abisso, la Babilonia infernale, e perché il Dragone, che mi ha sempre odiato e mi odia e che, quando ero in terra, mi perseguitò in molti modi, da quando divenni madre per opera di Spirito Santo a quando ci fu la strage degli Innocenti, a quando fui calunniata, schernita, odiata perché Madre di Gesù, sino a quando dovetti assistere, prima in spirito, poi corporalmente, alle atroci pene del Figlio mio, non prevalga. Pregare, pregare, pregare! Convertirsi, credere se in creduli; tornare all'Ovile se si è separati da esso; purificarsi, se colpevoli di peccati immondi; ricostruirsi, se demoliti dalle forze ed eresie del secolo; rinascere in Gesù che vi è Redenzione e Vita e in Me che sono la Madre di tutti i cristiani, e anche degli altri, che voglio miei.

   Sono la Vergine della Rivelazione. Lo fui da quando ancor ero in seno a mia madre, perché, essendo Immacolata, sempre tutto seppi e compresi, anche le cose più oscure. Vorrei che la Rivelazione che t'è stata data fosse nota al mondo, perché sarebbe rete di pesca miracolosa, luce nelle tenebre di tanti cuori, sale, pane, vino di Vita eterna. E ho infinito dolore perché la ostacolano, e piango perciò su chi impedisce la diffusione dell'Opera, e su te e chi muore in peccato per questa privazione».

5 luglio 1953

 «Così come portai il mio piede purissimo, il mio Io, perfetto in santità per essere Immacolato e Sposato a Dio, generatore del Verbo di Dio, nel tumulto ingiusto e scomposto dei gerosolimitani davanti al Pretorio e per le vie della città e sul Calvario, così porto ora il mio Io glorificato là dove più è forte il Comunismo che è, in tutto, la ripetizione dell'ingiusto odio verso il Corpo materiale e mistico del Figlio mio.

   Ogni volta che, nei secoli, apparvi in qualche luogo, lo fu perché ivi o regnava l'anarchia, o la massoneria, o la rivoluzione, o altri castighi provocati dalle colpe degli uomini, o perché era necessario, con un prodigio, ricondurre a giustizia parenti, ecclesiastici, religiosi maschi e femmine, che non erano più giusti.

   Così a Caravaggio, a Pompei, a Lourdes, a Fatima, e in molti altri luoghi italiani, europei e anche d'altri continenti. E anche ora appaio là dove più è radicato il Comunismo, la spada più pungente infissa nel mio Cuore, quella che mi fa cadere queste lacrime che tu ti affretti a raccogliere nel fazzoletto già santo, ma che ora, per questo mio pianto che vi cade, diviene santissimo.

   Ma, ahimè! La gente traviata non muta. Si ripete esattamente la scena del Venerdì Santo: tradimenti, bestemmie orrende, atti sacrileghi, torture feroci, odio satanico, verso il Figlio e la Madre, nel tentativo di uccidere, abbattere tutto per avere un effimero ma spaventoso trionfo.

   Un protestante, giunto ad un punto di traviamento diabolico, specie verso Me, si è convertito. Ma costoro no. Si son dati a Satana, non ad una religione o eresia errate e riprovevoli, ed esso li tiene ben serrati, e la conversione non avviene come per il Cornacchiola, ma anzi sempre più la piovra orrenda che è il Comunismo, veleno satanico, li stringe e avvelena e si estende a far sempre nuove prede. Il comunismo: l'orca, non marina ma mondiale, che abbranca e trascina al naufragio totale: di corpi, anime, nazioni, quanti abbranca, così come porta a morte vite e vascelli, se li abbranca coi suoi orrendi tentacoli l'orca, il polipo gigante, terrore dei mari.

   Bartolo Longo, ateo e massone, si convertì, morì da santo per avermi trovata tra le immondezze. Ma questi no. Nulla li riporta al Bene. Quanto dolore mi danno!».

9 luglio 1953

G. C.:
   «Ecco una delle tante anime già morte prima di esser morto il corpo. Una di quelle di cui parlai ai miei discepoli. E morte per sempre, perché non si pentirono in extremis. Il veleno del serpente, che è il Comunismo, ha paralizzato in essi ogni movimento buono, e muoiono così, finendo nel regno del Serpente che è Satana. Vedi quanto occorre pregare per essi? Perduti in eterno! Perduti come i colpiti la sera del Venerdì, dopo la mia morte per causa loro.

   I naufraghi, li chiama giustamente mia Madre. Ma dove naufraghi? Nel mare infernale. In verità ti dico che molti sono coloro che periscono per naufragio marino, da guerre o tempeste, o per disastri aerei, ma la loro anima si salva, e talora anzi ha maggior gloria da quella loro morte in grazia e con rassegnazione. Ma questi! Sotto di loro si apre il baratro infernale, su loro si chiudono le porte orrende ed eterne d'Inferno, e la loro sorte è immutabile come per Giuda di Keriot. Prega!».

12 luglio 1953

 G. C.:
   «Non piangere per lui. È morto alla mia stessa età, dando la vita per salvare un'altra vita, come Io la diedi per infinite vite. È morto dopo aver tutto patito nella vita con rassegnazione, come Me. È morto col Nome mio e di mia Madre sulle labbra e nel cuore. Morissero tutti come lui! È uno dei fiori che Io colgo per portare in Cielo. Beati coloro che muoiono nel Signore e per un atto di eroica carità! Aveva compiuto la sua giornata, vinta la sua battaglia, raggiunta la meta santa. A lui spetta corona di gloria eterna. Io te lo dico. Costui, come D. Raffaelli e come tutti quanti sono come essi, mi compensano delle morti dei senza Dio, comunisti e massoni, che sono il mio fiele e la mia tortura attuale».

   (Per Ubaldo Gherardini † a 33 anni il 11-7-53) Ma i suoi parenti?
   «Hanno tanta fede. In essa troveranno conforto ed Io e lui provvederemo a dare pace. Più doloroso è per chi ha un figlio omicida o ladro, o suicida, senza Dio, disamore per la famiglia. Ma costui col suo vivere e morire da giusto l'ha onorata».

15 luglio 1953

 Mi rammarico che P. Migliorini († 10-7-53) sia morto senza veder pubblicata l'Opera per il cui trionfo aveva tanto lavorato e sofferto. Gesù mi dice:

   «È vero. Ha lavorato per essa, ma in modo non giusto, perché contrario ai miei ordini, ripetuti e chiarissimi. E così ha demeritato di vedere compito il suo disegno.

   In ogni uomo sono due personalità, o almeno in molti uomini. Costui era un complesso di bene per cui fu Sacerdote modello, ma, nel profondo, aveva un complesso suo proprio che lo portava ad essere ostinato e ribelle ai voleri e ordini divini. Come sacerdote era d'oro perfetto, come uomo aveva molta amalgama impura. Io l'ho saggiato e provato, come saggio e provo te. Ma da te, dopo lungo penoso, doloroso lavoro, uscirà il lavoro cesellato, perfetto. Da lui no, perché non si piegò al mio lavoro. Volle farsi da sé, sordo alla realtà che gli veniva dal suo fare, contrario al mio. Ed è finito, prima di vedere la cosa compiuta, proprio per questo.

   Io non sopporto orgoglio, ribellione, disubbidienza. Darò a lui il premio della sua vita di sacerdote, ma anche la pena per la sua ostinata volontà contraria alla mia. La maschera e il volto vero erano in lui. Ora la maschera è caduta, davanti a Me, nel giudizio particolare, e solo dopo l'espiazione per la sua ribellione verso Me e te, e per la sua non carità per te, per cui ti fece accusa e rimprovero per i miei, non tuoi, giusti rimproveri per il suo modo d'agire e tu sai quante volte ne parlai il suo volto si rimodellerà in grazia di vita beata.

   A te, che l'hai perdonato sempre, pur soffrendo tanto per le sue ingiuste parole e per le sue azioni in contrasto con i miei voleri, a te che per lui preghi e offri S. Comunioni in suffragio per la sua anima penante, onde si abbrevi la pena, Io dico: "A chi ama e perdona sia data la mia benedizione". E a lui pure sarà data pace, gioia, ma al giusto tempo, quando avrà espiato la sua colpa di novello Adamo, che non volle, come il primo Adamo, ubbidire al comando di Dio. Per la sua disubbidienza Adamo perse il Paradiso terrestre, per la sua costui perse la grazia di veder pubblicata l'opera. Le grazie bisogna sapersele meritare per averle. Quando ero in terra a chi le facevo? A chi credeva e ubbidiva alla mia Parola. In caso contrario, se sentivo ribellione, dubbio, non fede in quel cuore, passavo diritto senza ascoltare le suppliche né concedere grazie. Né era durezza di cuore, ma solo giustizia. Come per questo caso».
   

   "Desidero una grande armata di anime vittime che si uniscano al mio Apostolato nella mia Vita Eucaristica".
   Gesù Cristo a Suor Maria della Ss. Trinità. Monaca Clarissa.