MaM
Messaggio del 25 aprile 2015:Cari figli! Sono con voi anche oggi per guidarvi alla salvezza. La vostra anima è inquieta perché lo spirito è debole e stanco da tutte le cose terrene. Voi figlioli, pregate lo Spirito Santo perché vi trasformi e vi riempia con la sua forza di fede e di speranza perché possiate essere fermi in questa lotta contro il male. Io sono con voi e intercedo per voi presso mio Figlio Gesù. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Maria Valtorta - Messaggi anno:1947

19 gennaio 1947

 Dice Gesù:
   «Avrei potuto parlare prima per darti questa gemma, o mio piccolo Giovanni. Ma tale è la dignità del S. Sacrificio, troppo poco conosciuto per ciò che è da troppi cristiani cattolici, che ho dato la precedenza alla spiegazione di esso. Ed è questa la prima lezione che do a molti, parlando eccezionalmente in dì festivo e su un brano evangelico che ho già trattato secondo l'insegnamento consueto. Quando un sacerdote o una voce parla in nome di Dio e per ordine di Dio, quando si ubbidisce ad un precetto, Io, che sono il Signore, taccio perché grande è ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

28 gennaio 1947

   In merito ai dettati 24-29-30 agosto e 2 settembre 1944. Nel Preevangelo.

   Dice Gesù:

   «Date le ostinate repliche di alcuni a questi luminosi punti del mio insegnamento – che vi dovrebbero aprire tanti orizzonti e aiutare le vostre anime, e quelle da voi amministrate, a tendere a questo gaudio che è il ricordo, la conoscenza, la ri-conoscenza di ciò che è Dio, e godere un poco di Cielo in Terra, e avere da questo un grande aiuto a progredire in perfezione – trattiamo l'argomento come avessimo di fronte fanciulli ostinati ai quali non bisogna stancarsi di insegnare e con ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

18 febbraio 1947

 In merito alle visioni e dettati1 del 24 e 25 febbraio 1944 e 3 gennaio 1945 e 17 gennaio 1945.
   Dice Gesù:
   «In verità sono così chiare le visioni e le parole date in merito alla mia tentazione, anche nella sua parte ignorata, che esse sono già risposte a tutte le obbiezioni di coloro che fanno domande in proposito, e non sarebbe necessario che Io ne dessi di più ampie anche perché – lo ricordi colui che sollecita queste risposte – sin dal 25-2-1944 Io ho fatto chiaramente capire che non amavo soffermarmi né ritornare sull'episodio e non amavo che ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

Martedì Santo 1947 (1° aprile - 14° anniversario della mia crocifissione)

   Dice Gesù:
   «Prima del grande silenzio del Venerdì Santo, come agli Apostoli, il Verbo vuole parlare alle anime che ama per dare i consigli dell'amore. Vi appaio già legato e dolente nelle membra. Ma l'amore non conosce catene, e forte e sano è l'Amore per voi.
   Sempre Gesù ha desiderio di parlare ai suoi diletti. Ho ardente desiderio di comunicarmi con la parola alle anime che, come fiori, nella notte si ergono alle stelle, col calice aperto a bere la rugiada che piove dal cielo e ristora dalle vampe del giorno, e si piegano ansiosi versol'Oriente, per accogliere la luce dell'aurora a conforto delle notturne tenebre.
   L'Oriente: Io.
   Il giorno: il mondo che avvampa e spossa.
   La rugiada: la Sapienza che vi parla.
   Le notturne tenebre: ancora il mondo coi suoi interessi ed egoismi, il mondo che penetra dapertutto e offusca con le nebbie pesanti del fumigante io anche là dove dovrebbe aversi soltanto aria luminosa di carità.
   L'aurora: Io che vengo, Luce gioconda a chi mi vuole accogliere.
   E Io vi dico: Siate buoni e imitatori miei nella vostra "piccola" passione. Così "piccola" rispetto alla mia!
   Abbiate carità che si effonde umile e generosa anche ai colpevoli, come l'ebbi Io nell'ultima Cena.
   Abbiate fusione totale alla Volontà di Dio come l'ebbi Io nel Getsemani. Non giungerete mai al sudor sanguigno, perché ciò che il Cielo richiede alle creature è un nulla rispetto al tutto che fu ciò che il Cielo a Me richiese.
   Abbiate saluto di amicizia anche per il Giuda che è ovunque sono un maestro e dei discepoli.
   Abbiate l'eroismo del silenzio nelle offese, e del parlare a tempo giusto per servire la Verità e glorificare Iddio, come lo ebbi Io nelle aule del Sinedrio e del Pretorio e nelle sale infami della reggia di Erode.
   Abbiate sollecita premura di sottomettervi ai tormenti, di caricarvi del vostro dolore, come l'ebbi Io sottomettendomi ai flagelli e abbracciando la Croce.
   Abbiate costanza nel salire anche se la croce vi aggrava, e non vi accasciate se la debolezza vi fa cadere. Vi ricordo che Io caddi sempre più grandemente più ero vicino alla mèta, per simboleggiare che Satana pone più grandi inciampi più l'anima si avvicina all'ara del sacrificio che la fa ostia simile a Me e continuatrice di Me. Rialzatevi e proseguite. Dio sa distinguere caduta da caduta, ed è Padre che rialza coloro che cadono non per malizia ma per debolezza volontaria di creature e inciampo di Satana.
   Abbiate distacco assoluto, assoluta spogliazione anche dalle cose più lecite, per eseguire le estreme volontà di Dio, come l'ebbi Io che mi staccai dalla Madre, mi spogliai delle vesti, e rinunciai alla vita.
   E infine perdonate. Perdonate a coloro che sono di pensiero diverso dal vostro e vogliono ciò che voi non volete, come Io perdonai ai capi del Sinedrio che vollero la mia morte per regnare loro soli. Pensate che da se stessi si puniscono volendo ciò di cui non saranno felici, e che hanno bisogno del vostro perdono per avere un conforto quando comprenderanno il loro errore.
   Non mettete limiti a queste mie parole. Servono per tutti i tempi e tutte le circostanze. Perché sempre, là dove sono un maestro e dei discepoli, sempre là è un piccolo Cristo circondato da discepoli e avversato dal mondo.
   State nella mia pace. Ora e sempre. E posi su voi la benedizione delle mie Mani trafitte.»

2 aprile 1947

Dice Gesù, in merito alla frase [1] "l'anima che è una particella di Dio" (9-5-45) e che P. Migliorini vorrebbe corretta: che è quasiparticella ecc.:

   «È detto [2] nella Genesi: "… e gli ispirò in faccia il soffio della vita". Dio-Vita ispirò il suo soffio nell'uomo. Dunque gli dette una particelladel suo Infinito, del suo Amore, di Se stesso insomma.
   Col suo volere creativo Dio vi dà l'anima, la parte eternamente vitale che è in voi e che costituisce la spirituale somiglianza e immagine che l'uomo ha con Dio suo Padre e Creatore. Creatore perché vi ha creati. Padre perché, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

7 aprile 1947 Lunedì dopo Pasqua, o dell'Angelo, 1947

Mi dice Gesù:
   «Non ti devi meravigliare di questo. Te lo avevo detto sino dalla estate del tuo esilio a S. Andrea. [1]

   Quando in un deserto arido, dove non sono fiori dal dolce e sano succo ma piante tossiche o senza fiori, nasce un rosaio e si copre di corolle che imbalsamano l'aria, le api selvagge, che abitano nelle rupi o nei cavi di alberi morti, vengono a quelle rose perché il vento ha detto loro che esse sono sorte, ricche di fragranti succhi, là dove non erano che amare, rare, velenose erbacce. Vengono liete di poter raccogliere dolce miele senza dover andare lontano, lontano a cercare.

   Così le anime. Quando fiorisce in un luogo un'anima mia ed emana fragranza di Me, ecco venire le povere anime che hanno tanto bisogno di dolcezza, di luce, di conforto, di nutrimento. E colei che è fragrante di Me deve fare come il rosaio nato nel deserto: lasciarsi succhiare il cuore soave, dare ciò che il Creatore le ha dato.

   Maria, Io sono che vivo in voi [2], mie care anime vittime e serve dell'amore. Ciò che voi date sono ancora Io, perché voi siete così totalmente date a Me da non esser più per voi stesse, ma perché Io sono. Voi eravate sinché aveste la volontà di essere tutte mie. Poi ci siamo fusi. E il più grande, Io, ha assorbito il più piccolo, voi. Di voi la veste esterna; il resto, Io che vivo in voi. E le anime sentono il mio profumo e accorrono. E le anime intravedono la mia luce e accorrono. Siete anfore che trasudano il profumo che vi empie. Veli che avvolgete la luce ma non la occultate. Esse, le anime, parlano a voi per parlare a Me. Lasciatele venire.

   Quando Io mi creo in qualche luogo una vivente piccola chiesa e vi sto nel tabernacolo del cuore per consolare e persuadere che Io sono – e sono amico, pietoso, misericordioso, paziente – la piccola vivente chiesina dove Gesù riposa deve essere contenta che le anime vengano per avvicinarsi a Gesù.

   Dirai: "Ma allora deve vedere la gente?". No, anima mia. Ora meno che mai. Ma accogliere tutte le parole dei fratelli. Portavoce sempre. Della mia voce a loro, della loro a Me.

   Sappi distinguere. Lo puoi perché la Luce è in te. Distinguere i bisognosi dai curiosi. Fuori questi. Totalmente fuori. Sèrrati come una valva d'ostrica perlifera sulla perla che è in te, perché la vuota e talora cattiva curiosità, sempre inutile, qualche volta dannosa, non entri dove Io sono: in te e nella tua casa. Fuori con le loro inchieste, pretesti, lettere insincere. E apri, non la tua casa, ma il tuo cuore ad accogliere i bisognosi.

   Te l'ho detto ieri, prima che ti venisse quel grido d'anima: "Stiamo insieme. In comunione di amore e di dolore per i bisogni del mondo". E non ti stupire, non ti disturbare, non ti insuperbire. Tre cose inutili, l'ultima dannosa. È naturale che il tuo profumo attiri. Affida a Me le suppliche che ti fanno. Non insuperbire, perché ciò avviene perché Io vivo in te, non per le tue proprie virtù. Dunque Io soltanto regno.

   E sta' in pace. Sempre in pace. Come ti amo, lo vedi in tutte le cose. Dove siamo Io e te soli a volere una cosa, sempre si avvera. Dove non si avvera è perché uomini e Satana ostacolano. Ma Dio non ha fretta. E l'ostacolo, il ritardo prodotto dall'ostacolo serve a far risplendere più bella la meraviglia della mia Opera e delle mie operazioni in te, mia agnella che ti lasci condurre, tóndere, immolare dal tuo Gesù senza far resistenza alcuna. La pecorella più docile del Pastore.
   Beati i miti, gli ubbidienti, i generosi, gli abbandonati al Signore per la salute del mondo. Beata te, anima mia.»
          
   1 S. Andrea è Sant'Andrea di Còmpito, dove la scrittrice rimase sfollata per la guerra dal 24 aprile al 23 dicembre 1944.
           
   2 Io sono che vivo in voi, come per san Paolo in Galati 2, 20.

18 aprile 1947

Mentre attendo il Padre che mi deve portare la S. Comunione, ho dei pensieri sulla stessa. Penso alla forma così semplice che Gesù ha preso per dare Se stesso: un frammento di pane che poche parole fanno Corpo di G. C. E penso cosa proverei io, se fossi sacerdote, nel sostituirmi a Gesù per dire quelle parole e mutare il pane in Corpo divino. Chiamare Dio, il Dio incarnato, dal Cielo, farlo scendere lì con la Carne, il Sangue, l'Anima e Divinità, non una volta tanto, ma tutti i giorni… e toccarlo, questo mansueto Gesù Eucarestia che si abbandona alle ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

8 maggio 1947

Dice Maria Ss. di Fatima apparendomi come Ella mi appare…:
   «Ti ho dato il 5 la vista intellettiva di ciò che è un Rosario ben det­to: pioggia di rose sul mondo. Ad ogni Ave che un'anima amante di­ce con amore e con fede io lascio cadere una grazia. Dove? Da per tutto: sui giusti a farli più giusti, sui peccatori per ravvederli. Quan­te! Quante grazie piovono per le Ave del Rosario!
   Rose bianche, rosse, oro. Rose bianche dei misteri gaudiosi, rosse dei dolorosi, d'oro dei gloriosi. Tutte rose potenti di grazie per i meriti del mio Gesù. Perché sono i suoi meriti infiniti che dànno valore a ogni orazione. Tutto è e avviene, di ciò che è buono e santo, per Lui. Io spargo, ma Egli avvalora. Oh! Benedetto mio Bambino e Signore!
   Vi do le rose candide dei meriti grandissimi della perfetta, perché divina, e perfetta perché volontariamente voluta conservare tale dall'Uomo, Innocenza di mio Figlio. Vi do le rose porpuree degli infiniti meriti della Sofferenza di mio Figlio, così volonterosamente consumata per voi. Vi do le rose d'oro della sua perfettissima Carità. Tutto di mio Figlio vi do, e tutto di mio Figlio vi santifica e salva. Oh! io sono nulla, io scompaio nel suo fulgore, io compio solo il gesto di dare, ma Egli, Egli solo è l'inesauribile fonte di tutte le grazie!
   E voi, mie dilette anime, ascoltate questa mia parola: Fate con spirito ilare la volontà del Signore. Fare la sua Ss. Volontà con tristezza è dimezzare il grande merito del farla. La rassegnazione è già cosa che Dio premia. Ma la gioia del fare la Volontà di Dio centuplica il merito, e perciò il premio, del fare questa divina Volontà, sempre, sempre, sempre giusta, anche se forse all'uomo non pare tale. Fate dunque con spirito ilare ciò che Dio vuole. E sarete a Lui gradite e a me, Madre vostra, dilettissime. State in pace sotto lo sguardo mio che non vi abbandona.»

14 maggio 1947

Una lezione d'amore di Gesù, in una effusione d'amore così forte che quasi spezza la mia vita:

   «Mia cara anima vittima, nel calice di propiziazione che viene offerto sugli altari quotidianamente è il mio Sangue e il pianto d'amore generoso delle anime-vittime. Perché il vostro dolore è amore. Per amore lo avete chiesto il dolore, per amore ve l'ho dato, per amore lo patite. Tutto è amore nelle vittime: tanto il sorriso per il mio amore che le consola, come il gemito per la tortura della carne, come il pianto per l'incomprensione o il tradimento degli uomini, o quello per il dispiacere di sentire non amato il vostro Dio. E di piangere per le due prime cose non dovete vergognarvi. Ho pianto Io prima di voi, perché l'uomo ha pure una carne e un cuore, e questi spremono pianto quando sono torturati, né il pianto avvilisce il sacrificio d'amore.

   Ma nel calice era necessaria l'acqua insieme al vino. Il Sangue vivo e l'acqua del supremo sacrificio. E l'acqua del mio Costato fu la prima stilla della santa sorgiva che poi avrebbero alimentato le anime-vittime, martiri, oh! sì, martiri, e tali sarete considerate in Cielo, anche se non vi è dato spargere il vostro sangue in un martirio cruento.

   Ecco il vino eucaristico che il Sacerdote mette nel calice e lo alza, offrendolo per i bisogni del mondo e per suffragi a coloro che sono già fuori dal mondo. Che alza soprattutto offrendolo colmo del mio Sangue e delle "preghiere dei santi" della Terra, ossia i loro patimenti d'amore, per onorare Iddio. Sì, anima mia! Perché ogni santità per essere raggiunta è fatta di patimenti. Lotte contro le passioni e le tentazioni, contro scherni, le persecuzioni, malattie, ecco il Calvario dei santi.

   E come nel Cielo fumano e profumano davanti al mio tronole orazioni dei Santi, così dalla Terra salgono gli incensi del­l'ado­razione al Signore Iddio, offerti dai giusti nella loro perpetua Messa, del loro sacrificio latreutico, eucaristico, propiziatorio, impetratorio, consumato insieme al mio. Perché questo vi ho concesso nel mio amore che vi vuole dove Io sono, che vi immedesima a Me, o tralci vivissimi fra i tralci vivi: di poter fare tutto ciò che Io faccio.

   Vedi, anima mia, che sebbene da tre lustri le malattie ti siano chiodi per tenerti confitta alla tua croce, tu sei in tutte le Messe e in tutti i Calici, in tutte le Ostie che vengono celebrate e offerte quotidianamente sugli altari di tutto il mondo, più che se tu fossi presente al Sacrificio nella tua Chiesa parrocchiale. Anzi, questo ti dà un altro tratto di somiglianza con Me. Io pure fui impedito nel Parasceve e nel Sabato pasquale di essere presente al Tempio, ma in verità mai fui adoratore del Padre come lo fui sulla Croce, fuori dalla cinta della Città santa, sul monte che era infame…

   Pensa, pensa, anima innamorata della quale Io sono innamorato, cosa concede l'amore! Esso libera dalle limitazioni della creatura i desideri della creatura, quei desideri che lo stesso Amore suscita e rende immensi, e lo spirito della stessa può – altro tratto di somiglianza con Me – essere spiritualmente presente su tutti gli altari, in tutti i Calici e le Ostie con Me.

   Vieni, fonditi sempre più al mio Corpo, al mio Sangue! Non più vicina, ma unita, unita a Me! Canta con Me, con tutto il giubilo di chi adora Iddio suo Padre: "Or dunque, o Padre santo, ti offriamo questo sacrificio per onorarti, ringraziarti, propiziarti, e impetrarti tutte le grazie che la tua Chiesa e i tuoi fedeli hanno bisogno di ricevere, nonché per suffragare i defunti e pregare perché il tuo potere converta al tuo Cristo, Pastore unico e santo, coloro che sono fuori dall'Ovile".
   Sta' lieta, anima mia! Sta' lieta! Con te è il Signore.»

16 maggio 1947 Venerdì

Dice Gesù:
   «Vuoi sapere quale fu l'apostolo che ha amato più di ogni altro? Giovanni. Veramente Giovanni. Prima e dopo la Passione. Prima e dopo la Pentecoste. Io e lui: due oceani d'amore dei quali il secondo appena è di poco minore al primo nel quale si riversa e fonde.

   E quale è l'apostolo che ho più amato? È Giuda di Keriot. Non sbarrare gli occhi, non sussultare. Così è. Ho amato più di tutti Giuda di Keriot. E ora ti spiego, e capirai.

   Giovanni era il prediletto. Si sa. E si sa il vero. Egli era buono, puro, fedele. ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)