MaM
Messaggio del 27 febbraio 1985:Quando sentite fiacchezza nella vostra preghiera, non vi fermate ma continuate a pregare con tutto il cuore. E non date retta al corpo, ma raccoglietevi completamente nel vostro spirito. Pregate con forza ancora maggiore così che il vostro corpo non vinca lo spirito e la vostra preghiera non sia vuota. Tutti voi che sentite fiacchezza nella preghiera, pregate con maggior ardore, lottate e meditate su quello per cui pregate. Non lasciate che nella preghiera vi inganni un qualunque pensiero. Allontanate tutti i pensieri, eccetto quelli che uniscono me e Gesù a voi. Scacciate gli altri pensieri con i quali Satana vuole ingannarvi e portarvi lontano da me.

Messaggi di altre apparizioni

Maria Valtorta - Messaggi anno:1953

17 maggio 1953

«La mia Divina Misericordia aveva dato l'Opera per misericordia d'infinite anime, perdute o sulla via di perdersi, laiche e anche consacrate, perché riavessero Salvezza eterna.
   L'Opera era l'applicazione pratica delle opere di misericordia spirituali che Io ho insegnato: "Istruire gli ignoranti, convertire i peccatori...".
   Chi l'ha bloccata da anni, senza giustizia e senza vero motivo, anzi solo per un riprovevole motivo, non ha capito il fine, lo scopo, la potenza del mio dono ed ha ferito profondamente il mio Cuore e si è reso responsabile della morte spirituale di tante creature e di una grande mancanza di carità e giustizia verso di te.
   Io l'ho già detto, nel secondo anno di Vita Pubblica, nel primo volume: "Ogni anima che si travia o che viene traviata, ed è traviamento lo svisare a se stessi e ad altri la mia Parola e la mia opera ed impedirne la diffusione, nuoce a Dio nelle anime che si perdono. Ogni anima che si perde è una ferita fatta a Me: Dio e Salvatore".
   E poiché da ormai cinque anni mi si ferisce senza sosta, con l'ingiusta azione verso l'Opera, ho chiuso il fiume della Divina Sapienza che volevo riversare in te, mia cisterna d'amore e di grazia per le anime, dandoti le spiegazioni dell'Apocalisse, delle altre Epistole Paoline e di quelle di Pietro, Giacomo e Giuda d'Alfeo. Tutte le lettere apostoliche».

26 maggio 1953

   «Fammi conoscere, Io-Misericordia, e fa' conoscere le mie preghiere dettate a Suor Maria Faustina a quanti più puoi. Ogni anima che porti a Me-Misericordia ti accresce un grado di gloria. Se tu sapessi quale fiume di grazie Io riverso su chi prega Me-Misericordia! Fammi, fammi, fammi conoscere, e ogni anno, dal Venerdì santo, giornata per te sempre fatidica, alla Domenica in Albis, fa' la Novena alla Divina Misericordia, per ricondurre a Me tutti quelli che in essa sono ricordati».

28 maggio 1953

 «Falla, senza attendere il tempo proprio della Novena vera e propria alla Misericordia, per i comunisti, specie per quelli che ti sono vicini, per gli eretici, scismatici, fratelli separati; e anche per i Sacerdoti d'ogni ordine, perché tornino come i miei primi Sacerdoti: eroici, ardenti; vero sale che da sapore alle anime, vero lume che da luce alle anime».

30 maggio 1953

 «Hai visto bene. Sono proprio Io, sul Monte delle Beatitudini, mentre spiego le Beatitudini e con esse le opere di Misericordia. Ah! quelle opere e quelle beatitudini che ho così ben spiegato, e con esse i Dieci Comandamenti, all'Acqua Speciosa, per il bene di un gregge vastissimo di pecore ferite o sperse!
   Perché così lungo astio e cecità contro il mio grande dono d'amore e contro il mio amatissimo strumento? Non è valsa, ad ammonire i novelli miei nemici, la morte improvvisa dei sette? Anima mia, mia violetta nascosta ma così olezzante d'amore, mia cisterna, mio granaio, mia sconosciuta grande apostola, se tu vedessi come soffro per questo contegno verso Me, l'Opera e te! Ne soffro come soffrii per l'ingiusta, anzi per la diabolica azione di Giuda di Keriot, per l'ingiusto processo contro Me, Giusto perfetto, per il contegno del Popolo mio, da Me sempre beneficato e che non mi volle, come non vuole te, mia voce, luce, arma di bene per infinite anime.
   Dai al M. T. l'immagine su cui è il mio profumo: una parte ancora di Me. Gli sarà utilissima, necessaria in questi giorni, per molte cose. E prega, e fa pregare per il 7. Che i miei raggi illuminino tutti!
Non posso dire di più per ora. Addio. Su te la mia benedizione e su tutti quelli che mi amano».
   E Maria Ss. di Fatima, bella come non è possibile descriverla né figurarla: «Da' al M. T. anche una Medaglia Miracolosa. Se anche l'ha già non importa. Venuta da te ha ben altro valore. E poi tieniti sempre a portata di mano un fazzolettino di lino usato. Saprai poi perché voglio così».

31 maggio 1953

«Sono la Madre della Divina Grazia e la Mediatrice di tutte le grazie e ti dico:
   "Raccogli non solo i petali del giglio, che seccherai e conserverai come sempre, ma anche i pistilli che ricordano i chiodi, le spine, i martelli, la lancia usati nella Passione e Crocifissione del Figlio mio, mio Dio e vostro Redentore e Dio, e anche quello centrale, che ricorda la spugna imbevuta di fiele e aceto, data, per nuovo tormento, al Divino Suppliziato Morente, e con esso l'ovario: scrigno di purezze liliali future, come lo fu il mio seno, mentre il calice liliale è simbolo dell'eucaristico calice. Raccolti che tu li abbia, ponili nel fazzoletto di lino che ti dissi di preparare e premili in esso perché quel lino si imbeva del loro succo. Comunicheranno a quel lino potere di miracolo e di balsamo a tutti i dolori fisici e anche morali. E conserva poi tutto e ripeti, sinché vivrai tu e il giglio, ogni anno quest'operazione".
   Ti dico anche che è volere del Figlio mio: Gesù Misericordioso, che tu vada a votare anche questa volta. Non temere. Porta teco il fazzoletto e quante più reliquie puoi, e nulla ti accadrà di male, mentre invece il tuo sacrificio porterà un gran bene alla tua Patria di cui Io sono Regina e Protettrice.
   Il lino del fazzoletto potrà in futuro servire a te e ad altri, bisognosi di grazie fisiche, morali e spirituali. Sarà linimento ai dolori e fonte di grazie perché Io l'ho benedetto e segnato, e perché il giglio celeste, il cui profumo ricorda il balsamo che Maria di Magdala sparse in più volte sulla Persona del Verbo Incarnato, lo ha, del suo soprannaturale potere, infuso».

1 giugno 1953

«Guardami. Sono ancora più ferito di quando fui l'Ecce Homo. Ogni ferita mi è data, ora, dai Comunisti d'Oltre Cortina e da quelli che sono nelle altre Nazioni, tra le quali è l'Italia, dove, per esservi la Sede della Chiesa Una, Cattolica, Apostolica, Universale da ormai venti secoli, più dovrebbe esservi cristianesimo e fede. Invece! Quanti scomunicati, diabolici, velenosi serpenti non vivono e scorazzano in essa Italia, corrompendo!

   In questo tempo Io ripatisco in pieno la mia novella Passione, dal Getsemani all'Ora di Nona, e a causa dei comunisti, massoni, e anche, dolore tra i dolori, dei Sacerdoti che ripetono il contegno di Giuda di Keriot. Troppi ormai!

   Ma verrà ugualmente la mia Risurrezione. Perché l'Inferno non potrà mai trionfare contro e su Dio. E se è legione il numero dei senza Cristo, ancora vi sono anime vittime che riparano, col loro sacrificio, alle demolizioni religiose e morali che i senza Dio compiono, e col loro bacio e carezza d'amore spirituale e ardente cancellano dal mio Volto l'impronta del bacio di Giuda e dal mio Corpo le brutture dei Giudei inferociti, e medicano le mie ferite, asciugano il mio Sangue, ristorano il mio Essere sfinito e addolorato.

   Tu sei una di queste. Tu, anima vittima da oltre un trentennio, anzi da trentatré anni, quanti vissi Io, mi puoi aiutare, consolare, asciugare, medicare le mie ferite col tuo grande amore, fedeltà, ubbidienza.

   Ho tanto bisogno di anime vittime. Dovrei averne una legione da contrapporre alle legioni di anime sataniche per essere senza Dio, per essere peccatrici e quindi preda di Satana, che mi riflagellano, mi trafiggono di spine, mi crocifiggono così.

   Nel Getsemani, avanti la cattura, Io vidi tutto ciò. Ma, per quanto già sapessi i tempi futuri, sempre più demonici, non posso non risoffrire ora gli stessi spasimi.

   Anima mia crocifissa, vilipesa, schernita, incompresa come Me, amami del tuo amore santo per darmi il balsamo che l'Angelo Consolatore del Getsemani mi dette in quella ora cruciale della mia esistenza d'Uomo-Dio. Sii una volta ancora il mio Giovanni, fedele, amante, sincero come il figlio di Zebedeo, l'Apostolo inferiore di grado a Pietro, ma superiore ad esso per perfezione d'amore».

   Mentre io scrivevo queste parole che G. C. mi diceva, nello stesso tempo dei comunisti strappavano il Crocifisso dalla sala del Seggio posto nell'Istituto delle Dorotee e lo gettavano tra le immondizie.
   Oh! ha ben ragione G. C. di parlare come parla! E di spronarmi senza tregua perché io preghi per questi senza Dio!!! Seppi di questa sacrilega azione, ripetizione di quella avvenuta giorni fa a Torre del Lago con l'abbattimento della Croce Missionaria, questa sera: 2-6-53, ore 19.

4 giugno 1953 Corpus Domini

Maria Ss.:
   «Troppo poco mi si ricorda in questa Festa alla quale io sono tanto congiunta, perché, se io non fossi stata, non avreste avuto il Corpo del Verbo Divino Gesù Cristo, Signore, Re, Redentore e Salvatore vostro in eterno. I mari non potrebbero essere se l'acqua non fosse. Il firmamento non brillerebbe se non ci fossero gli astri. La terra non darebbe frutto se non ci fossero semi. Ma più ancora l'Eucarestia, che si moltiplica infinitamente da secoli e millenni, non ci sarebbe se io non avessi generato Gesù.
   Vorrei che mi si rappresentasse come mi ti mostro ora. Col mio Immacolato Cuore splendente di luce paradisiaca nel quale appare l'Ostia Ss., con entro raffigurato il Divin Pargolo, e sotto la scritta:

   "Dal Sangue e dal Cuore
   Verginal di Maria
   il dono supremo d'Amore:
   Gesù-Eucarestia"».
   
   La Madonna stava seduta su un trono luminosissimo, vestita di lino candidissimo, con le mani che, alzate verso le spalle, tenevano socchiuso il manto di un azzurro delicatissimo che le velava anche il capo. Al centro del petto appariva il suo Cuore tra raggi splendidissimi con visibile come fosse stato quel Cuore un ciborio di cristallo, l'Ostia grande e, in essa, con luce d'oro, il bel visino di Gesù Infante.

12 giugno 1953 Festa del S. Cuore

   «L'ho già detto, in questa stessa festa, or sono tre anni, quando stava per scoppiare la guerra in Corea, come la Giustizia Divina sia fortemente turbata e inquieta verso l'Umanità tutta per il suo modo d'agire, e ti ho annunciato che terribili castighi sarebbero scesi sulla Terra, per questa causa. I fatti: alluvioni, cicloni, terremoti con vittime e disastri per ogni dove hanno confermato il mio dire. Ma oggi ti ripeto che la Divina Giustizia è al limite della sopportazione.
   Non date colpa, di quanto avviene, altro che al cumulo di peccati d'ogni specie che sempre più si compiono sulla Terra. Peccati orribili contro la fede, la Chiesa, i buoni costumi, vizi innominabili, rispetto ai quali un adulterio è ancora poca cosa, odio e desiderio di morte contro la Chiesa e il Sacerdozio, delitti, sacrilegi di atti e di parole, e potrei continuare all'infinito. Queste cose, e non altro, son la causa delle sventure sin qui accadute, e delle future, sempre più gravi, perché sempre più gravi si fanno le colpe, che si abbatteranno sulla Terra e sull'Umanità.
   Se potrai ritrovare quanto ho detto nel 1950, ricopialo qui. E prega e sprona a pregare perché cessi questa corruzione dell'Umanità, se si vuole evitare delle catastrofi spaventose. Io sono Sapienza e Verità e so ciò che è da farsi».

14 giugno 1953

 Ore 19,45, mentre passa la Processione del Corpus Domini sull'angolo.
   «Io non violo la libertà d'arbitrio che ho data all'uomo. Mi limito ad indicare con chiare parole e con spirituali consigli cosa è bene fare per meritare la mia benedizione sulla Terra e la gloria eterna in Cielo, oppure il mio castigo qui e oltre. Così fece il Padre mio con gli angeli e con Adamo ed Eva, perché così va fatto per confermare o no in grazia. Così faccio Io con tutti gli uomini di ogni classe e condizione sociale: dai re ai poveri, dai Sacerdoti ai laici, dai dotti agli ignoranti.
   Sottopongo tutti alla prova che li deve confermare in grazia o far cadere in disgrazia. Ma guai a coloro che, come i Progenitori, per spirito di superbia e invidia fanno mal uso della libertà d'arbitrio che Io ho loro data, onde saggiare le loro virtù così come l'orafo saggia la purezza del metallo nel crogiolo! A loro verrà data la stessa condanna di Adamo ed Eva, espulsi dal Paradiso terrestre, separati dalla vicinanza del Padre Creatore, decaduti dalla Grazia, condannati per anni al Limbo. Anche costoro, e non nel Limbo, ma nel Purgatorio, che è luogo ben più tormentoso, sino alla fine dei secoli espieranno le loro colpe di superbia, invidia, astio, ingiustizia e soprattutto mancanza di carità verso il prossimo, ossia te e tutte quelle anime che per l'Opera avrebbero ritrovato fede e quindi Vita e Salvezza eterna.
   Di tutte queste anime, che non poterono salvarsi l'anima per colpa loro, dovranno rendermi conto, ed espiare il mal uso che fecero della libertà d'arbitrio che Io ho loro lasciata. Non solo, ma illuminata, sostenuta, guidata coi carismi propri che il Sacerdozio conferisce ad ogni Ministro del Clero, tanto più ampi e potenti più il loro grado religioso e la loro coltura teologica è grande. Più grande la loro carica e coltura e più severo il castigo per la loro colpa. Io te lo dico. Ah! questi Pastori d'anime che vietano alle pecore e agli agnelli il pascolo sano e non si danno da fare per salvarle quando sono smarrite e in pericolo, quali colpe commettono, quale dolore mi danno!
   Vano sarà poi, nel giudizio particolare, invocare il mio perdono, la mia Misericordia, allora! Non potrò che rispondere loro: "Vi detti pane e acqua di vita per chi aveva fame e sete e avete respinto Me e il mio dono. Ora Io respingo voi. Andate ed espiate, ciascuno in proporzione della colpa che fece. Voi non m'avete voluto riconoscere nell'Opera. Ora Io non riconosco voi. Andate. Io sono Misericordia, è vero, sono Carità, è vero. Ma sono anche Giustizia perfetta. E ora faccio agire la Giustizia mia, questa sola, posto che finché aveste vita respingeste Me: Misericordia e Carità. Nulla giustifica la vostra azione e ostinazione verso l'Opera. Quindi nulla può far mutare il mio giudizio divino. Andate ed espiate!
   Altra cosa che non posso perdonarvi e che dovete espiare: la vostra mancanza di verità verso il mio strumento. Avete sempre mentito con lei e verso di lei, maestra a voi, lei, povera creatura, di verità. Espiate anche questo, che non è mai troppo l'espiare per chi ostinatamente mancò. Quale misericordia posso darvi, se voi mai misericordia aveste? Andate ed espiate».
   Gesù rispose a questo modo alla mia domanda, fatta mentre il Ss. Sacramento passava presso casa mia: «Perché, Signore, non forzi, con un atto di potenza, coloro che si oppongono da anni alla pubblicazione dell'Opera?». E terminò: «Sono sempre Colui che rimproverò i colpevoli del Tempio. Non muto. Espiate, come essi; poi, dopo la mia Morte, Risurrezione, Ascensione, espiarono, con la perdita di tutto: Tempio, potere, ricchezze, patria e anche vita materiale e spirituale».

26 giugno 1953

   «Descrivi ciò che vedi. La spiegazione te la darò poi Io».

   Vedo come una grossa palla di un rosso acceso e splendente come un razzo che esplode. Essa cresce, cresce, cresce fino a diventare spaventosamente grande, poi, con un fragore assordante, esplode ricadendo in frammenti incandescenti su case, templi, persone e devastando tutto.

   Penso sia il preannunzio e la previsione dell'atomica e ne sono terrorizzata. Mi auguro di morire prima di un tale evento. Ma Gesù dice:

   «Non è l'atomica. Ma è peggio ancora. È il Comunismo che cresce, cresce, cresce e che finirà con l'esplodere su tutto il mondo devastando chiese, popoli, tutto. Non ti dico quando ciò avverrà. Ti dico solo che, per allontanare il più possibile questo flagello distruttore, occorre pregare e far pregare Me-Misericordia e Potenza e Maria, Madre mia e vostra, nonché Protettrice e Regina di tutti i cattolici e specie degli italiani.

   È la Donna che tiene da secoli il serpente sotto il piede. Io sono Colui che l'ho vinto. Pregateci, e fate pregare, perché l'ora è tremenda!

   Te la ricordi quella lontana visione di quegli stormi di neri aerei e della gente che fuggiva gridando: "Sono russi, sono russi! Ci uccidono, ci devastano tutto e tutti!"? Senza un prodigioso intervento del Cielo, ottenuto con le preghiere del 90% dei cattolici, ciò accadrà. Ma si prega troppo poco, e troppo male, sovente per cose da poco, e si trascura la preghiera per le necessità capitali».