MaM
Messaggio del 24 giugno 1987: Figli cari! Io desidero condurvi sulla strada della conversione. Vorrei che la vostra stessa vita fosse per gli altri uno stimolo alla conversione. Vi prego: non cadete nell’infedeltà! Ognuno di voi sia completamente sottomesso alla mia volontà e alla volontà di Dio. Io vi concedo grazie speciali, specialmente il dono della conversione. Ognuno di voi porti la mia benedizione nella propria casa ed esorti gli altri alla conversione. Andate nella pace del Signore.

Messaggi di altre apparizioni

Maria Valtorta - Messaggi anno:1945

4 marzo 1945

  Mi dice Gesù:
   «Abbi pazienza, anima mia, per la doppia fatica. È tempo di sofferenza. Sai come ero stanco gli ultimi giorni?! Tu lo vedi. Mi appoggio nell'andare a Giovanni, a Pietro, a Simone, anche a Giuda… Sì. Ed Io che emanavo miracolo, solo sfiorando con le mie vesti, non potei mutare quel cuore! Lascia che Io mi appoggi a te, piccolo Giovanni, per ridire le parole già dette negli ultimi giorni a quei pervicaci ottusi sui quali l'annuncio del mio tormento scorreva senza penetrare. E lascia anche che il Maestro dica le sue ore di predicazione nella triste pianura dell'Acqua Speciosa. Ed Io ti benedirò due volte. Per la tua fatica e per la tua pietà. Numero i tuoi sforzi, raccolgo le tue lacrime. Agli sforzi per amore dei fratelli sarà data la ricompensa di quelli che si consumano per fare noto Dio agli uomini. Alle tue lacrime per il mio soffrire dell'ultima settimana sarà dato in premio il bacio di Gesù. Scrivi e sii benedetta.»

20 marzo 1945

 Parla il Padre Santissimo:
   «Vi pare dura la parola che dice la verità. Vorreste solo parole di misericordia. Potete dire di meritarla? Non è misericordia anche la Voce severa che vi parla di castigo incitandovi a pentirvi? E vi pentite forse?
   Questo desiderio di sentire solo promesse di bontà, questa smania di avere da Dio solo carezze è la deviazione della Religione. Avete reso epicureismo anche questa sublime cosa che è la Religione nel Dio vero. Da essa volete godimento. Non volete dare ad essa sforzo. Volete adagiarvi in una comoda transazione fra il comandato e quello che a voi ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

1 aprile 1945 Pasqua di Resurrezione. Ore 23

   Dice Gesù per P.M., Suor M. Gabriella e per me:
   «Prima che finisse il giorno della Risurrezione mi mostrai alle donne fedeli e agli amici più cari, perché il loro gaudio fosse pieno e tutti sapessero che la prova era finita e il Signore risorto, e la loro fede fosse confermata con la sua pace e il suo perdono. Prima che finisca questa giornata Io vengo da voi. Da voi che avete saputo fare una Betania e un Cenacolo del vostro cuore, e con Me siete stati nella Passione.
   Pace e benedizione all'una e all'altra Maria. Pace e benedizione al loro e mio Lazzaro. Pace e benedizione a chi con loro convive nell'amore per Me. Crescete nell'amore di Me. Il Sangue e la Parola creino in voi forze sempre nuove. Venite senza timore alle Palme ferite. Voi non avete bisogno di toccare per credere. Ma avete bisogno di carezze per pregustare il Cielo, e le mie Mani sono piene di carezze per i miei amici.
   Vi ho voluti con Me nella Passione. Perché la conosceste per sempre più amarla. Perché questa conoscenza è forza e santificazione. Gustatene fino a farvi forti della mia stessa forza anche nelle sofferenze per amore di Dio e dell'uomo. Venite ora con Me nella gioia che il mondo non può avere: la mia gioia.
   A voi, amici delle mie Betanie, note a Me solo, pace e benedizione del Signore Risorto.»

7 aprile 1945 E questo è Tommaso…

  Tu hai detto: "Perché lo scorso anno io non ho visto questo atto di Longino?". Perché eri una terrorizzata dalla subita visione delle mie torture. Perché eri ancora insufficiente a descrivere e a vedere. Io ho bruciato i tempi per darti un conforto per la tua passione imminente. Ma, lo vedi che ho dovuto riprenderti con Me per farti risalire tutta la mia Tortura con maggiore perfezione e maggior pace. È perfetta? Oh! no. La creatura, per quanto tenuta fra le mie braccia e fusa con Me, è sempre creatura, e avrà sempre reazioni e capacità di creatura. Mai potrà capire e descrivere con assoluta veridicità e assoluta perfezione, essendo creatura, i sentimenti e le sofferenze dell'Uomo-Dio.

   E, del resto, non sarebbero capiti dai più. Già non sono capiti questi. E in luogo di porsi in ginocchio a benedire Dio che vi ha concesso questa conoscenza, unica cosa da farsi, i più prenderanno libri e libroni, compulseranno, misureranno, guarderanno contro luce, sperando, sperando, sperando. Che? Ma di trovare delle contraddizioni con altri simili lavori. E demolire, demolire, demolire. In nome della scienza (umana), della ragione (umana), della critica (umana), della superbia tre volte umana. Quanto si demolisce dall'uomo di opere sante per costruire, colle macerie, degli edifici non santi! Avete levato l'oro schietto, poveri uomini. Il semplice e prezioso oro della Sapienza. E avete messo stucco e gesso mal tinti di polvere dorata, che l'urto della vita, delle persone, delle intemperie umane, dilava subito, lasciando una butteratura di lebbra che presto si sfarina, facendo il nulla del vostro sapere.

   Oh! poveri Tommasi, che non credete altro che a ciò che capite e che provate voi, in voi! Ma benedite Dio e cercate di salire, poiché vi dò una Mano! Salire nella fede e nell'amore. Io ho voluto l'umiliazione degli apostoli perché fossero capaci di essere dei "padri delle anime". Io ve ne prego, e parlo in specie a voi, miei sacerdoti. Accettate l'umiliazione di essere posposti ad un laico per divenire "padri delle anime". Per tutti è quest'opera. Ma come è particolarmente dedicato a voi questo Vangelo, in cui il Mae­stro prende per mano i suoi sacerdoti e li conduce con Sé fra le file degli scolari, perché essi, i sacerdoti, divengano maestri capaci di guidare gli sco­lari, in cui il Medico vi porta fra i malati – ogni uomo ha la sua malattia spirituale – e ve ne mostra i sintomi e le cure!

   Sù, dunque. Venite e guardate. Venite e mangiate. Venite e bevete. E non negate. E non odiate il piccolo Giovanni. I buoni fra voi da quest'opera avranno una gioia santa. Gli studiosi onesti una luce. Gli svagati non cattivi un diletto. I cattivi un mezzo per sfogare la loro cattiva scienza. Ma il piccolo Giovanni ha avuto solo dolore e fatica, per cui, ora, alla fine dell'opera3, è come una creatura languente per malattia.
   Ebbene, che dirò allora ai miei e suoi amici: Maria di Magdala e Giovanni, e Marta e Lazzaro e Simone, agli angeli che l'hanno vegliato nella sua fatica? Dirò: "Il piccolo Giovanni, l'amico nostro, è languente. Andiamo a portargli l'acqua dei fiumi eterni e a dirgli: 'Vieni, piccolo Giovanni. Con­templa il tuo Sole e sorgi. Perché molti vorrebbero vedere ciò che tu vedi. Ma solo ai prediletti è concesso di conoscere, prima del tempo, il Signore eterno e le sue giornate nel mondo. Vieni. Il Salvatore, coi suoi amici, vie­ne alla tua dimora, in attesa che tu vada, con Lui ed Essi, alla Dimora sua'".
   Va' in pace. Io sono con te.»
 

   7 aprile 1945, ore 17.

10 aprile 1945

Apro, essendo in riposo da tre giorni, la Bibbia. La apro a caso, tanto per leggere qualche cosa che ancora sia parola veniente da Dio. Mi si apre a pag. 769 e l'occhio mi cade sui versetti 25-26-27-28-29-30-31 del salmo 171 libro 1°.

   E il Signore parla:

   «Non è forse quello che tu puoi dire di te?

   Un tempo — Io ti amavo con la mia perfezione, ma tu non mi amavi con la tua perfezione perché, se c'era anche il pensiero di Me nel tuo cuore, c'erano affezioni più forti anche di quella data a Me — non meritavi ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

12 aprile 1945

 Dice Gesù:
   «Scrivi questo solo: I disegni di Dio hanno una continuità ed una necessità misteriosa, santa, che solo nell'altra vita vi appariranno chiare.
   Sembrano talora di una incoerenza strana. Vi sembrano, perché voi guardate tutto con occhi umani. Ma invece ogni loro succedersi è un concatenarsi armonico e giusto da cui viene la sorte umana e soprumana. Viene la sorte perché, a seconda del corrispondere dell'anima al disegno che Dio le propone, corrisponde una sorta di beatitudine o di dannazione o anche semplicemente di purgazione dolorosa nell'altra vita, e in questa aiuti o abbandoni divini.
   L'ubbidienza pronta, l'aderenza gioconda al disegno di Dio sono il segno della formazione spirituale di un cuore. Gesù Cristo fu il perfetto in questa formazione. Lo era come Dio. Lo fu come Uomo. E se come Dio non poteva essere insidiato dal Tentatore che inocula superbia e disubbidienza per levare al bene di Dio uno spirito, come Uomo, quando fu sulla Terra, fu ben potuto essere consigliato alla disubbidienza dal Tentatore. [1] Considera, figlia, a quale ubbidienza Egli doveva sottoporre Se stesso. Già si era imposto il giogo avvilente, per Lui che era Dio, di una umanità. E con essa aveva dovuto sopportare tutto quanto è umanità. Ma al termine di essa umanità Egli vedeva la Croce, la morte obbrobriosa e tormentosa del crocifisso. Non lo ignorava il suo futuro. E non si sottrasse al suo futuro.
   Quante volte gli uomini, pur sapendo che da quella data cosa a loro proposta da Dio viene un bene per loro e per i loro simili, non si sottraggono dicendo: "Perché devo lasciare questa cosa che mi dà utile per assumere quella che è penosa? E per chi?". Ma per amore, figli! Amore di Me. Non può il Padre chiedervi nulla che non sia di vostro sicuro e non labile bene. Se procedeste con fede non dubitereste del Padre. Direste: "Se mi propone questo è certo per mio bene. Lo faccio". Se procedeste con amore, direste: "Egli mi ama. Lo amo". E se poi la cosa proposta fosse di bene al prossimo, anche essendo un sacrificio per voi, se santi foste subito la accettereste come l'accettò il Figlio mio per bene vostro. Io, poi, vi darei fulgido premio.
   Perciò, quando guardi l'apparente contrasto della tua vita, anzi i molti contrasti della tua vita, e quanto hai, di' sempre: "Quello, evento apparentemente in dissonanza col seguente e col mio attuale presente, ha preparato questo. Ed ho questo perché ho accettato quello". Considera come, da quando hai fatto della parola della preghiera del Figlio: "Sia fatta la tua volontà" la norma non sterile della tua vita, tu abbia non più sostato ma camminato, poi corso, poi volato verso l'alto. Si è accentuato il volere, il conoscere, il migliorare, più si è aumentata in te l'ubbidienza gioconda e pronta al disegno mio.
   Altro non dico. Sta' con la nostra benedizione.»
 

   Credevo fosse Gesù, invece è l'Eterno Padre che mi dice stamane queste dolci parole, e con tanta pietà per il mio stato fisico.
           


   1 consigliato alla disubbidienza dal Tentatore, in Matteo 4, 1-11; Marco 1, 12-13; Luca 4, 1-13.

14 aprile 1945

   Dice il Divino Spirito:
   «Ti ho ferito l'intelletto con la frase1: "Nell'intima unione con la Sapienza sta l'immortalità" (Sapienza, cap. 8 v. 17°). Ora ti spiego questo vero.
   L'anima paragoniamola ad una creatura qualunque. La Sapienza ad un re potente. La creatura, finché non è che suddita di quel re, o anche soltanto un essere che quel re vede andando in viaggio per la Terra, non è che una creatura qualunque. Oggi paga del suo piccolo benessere, domani tremante per paura del prepotere, domani l'altro indaffarata per cose di poco valore, il giorno che segue piangente perché lesa nei suoi beni. Il re è sempre quello: ricco, potente, sicuro. Ma la povera creatura non è mai sicura. Ma se quel re, dall'alto del suo cocchio, cala il suo occhio sulla creatura e, vedendola amabile nella sua povertà, ne sente amore e dice: "La voglio prendere con me, istruirla perché non sfiguri al mio fianco, e poi, fatta dotta dell'arte del regno, voglio farla mia sposa" e così fa, quell'anima non acquista per questa elezione le doti di potenza e di ricchezza e di sicurezza del suo sposo-re?
   Quando la Sapienza dice ad un'anima: "Vieni. Sii mia" e la istruisce nei suoi veri, e la elegge a sua consorte dandosi con amplessi continui d'amore, svelandosi, nei sublimi talami, in tutta la sua perfezione, aprendo tutti i suoi forzieri e dicendo: "Prendi delle mie gemme. Sono per ornare te", porgendo di sua mano il calice del vino vitale che dà integrità e eterna vita dicendo: "Bevi alla mia coppa per essere preservata da corruzione e da morte", allora l'anima passa dalla sudditanza all'unione e, se è fedele alla sua elezione, acquista l'immortalità2. La vera immortalità, non quella relativa data dagli uomini agli uomini.
   Quanti, che ai loro tempi si credettero e furono detti "immortali", sono ora degli "sconosciuti" morti anche nel ricordo! La maggior parte degli uomini ignora persino che vissero, e fra quelli che li conoscono di nome chi sa esattamente le loro opere? Una minoranza esigua. La vera immortalità è quella nota a Dio e ai suoi beati, è quella che sarà proclamata nel giorno del Giudizio finale agli occhi della moltitudine risorta. È quella che si conquista nell'unione con la Sapienza. Con Me. Perché chi con Me convive e mi ama, chi si orna delle mie gemme, chi beve delle mie acque cammina nelle vie della santità e conquista l'immortalità conquistando il Regno di Dio.
   Io non ti lascio. Se il riposo del Figlio di Dio è fra i cuori che lo amano, la mia gioia è tenermi presso coloro che mi amano. L'Amore che d'amor si pasce, che nel suo amore si sente sommergere perché in troppo pochi può riversare le onde del suo bene, si espande, pieno e costante come un grande fiume perenne, sulle anime a Lui fedeli, le abbraccia colle sue onde dolcissime, le solleva, le trasporta, le porta nel grande mare della conoscenza di Dio sino al golfo della beatitudine: al seno del Padre Eterno.
   Sta' buona, sta' in pace. Il fiore sull'onde non fa resistenza. Naviga nell'azzurro di cui si disseta, brillando ai raggi del sole per l'acqua che lo decora, e va sino all'aperto mare. Va' ugualmente tu. Ti benedico.»
           
   1 frase che è in Sapienza 8, 17, come la stessa scrittrice annota nel testo.
           
   2 acquista l'immortalità, pur essendo l'anima immortale fin dall'origine. Allo stesso modo è detta "morte" la sua dannazione, che è la separazione definitiva da Dio-Vita, come viene spiegato nel "dettato" del 31 ottobre 1943.

15 aprile 1945

  Dice Gesù: "Io ti domando come domandò il Signore ad Ezechie­le: 'Pensi tu che queste ossa rivivranno?'".

  Io, come Ezechiele, rispondo: "Tu lo sai, Signore Iddio", perché capisco quale è il senso della parola "ossa" [1] usata per dire "uomini". Comprendo cioè che Gesù non mi chiede se risorgeranno i morti all'ultimo Giorno. Questo è fede, e non v'è dubbio su questo. Ma Egli dà nome di "ossa" a questa povera umanità attuale, così tutta materia e niente spirito. Lo comprendo perché, come le ho spiegato già tante volte, quando Dio mi prende perché io sia il suo portavoce, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

18 aprile 1946

 Le parole di Gesù durante il ringraziamento della S. Comunione del Giovedì Santo.

   Io pregavo ardentemente per il Padre, per Paola, per M. Teresa, per la Fed.ci, e per me, infine, perché risalti che io sono innocente e Dio mi difenda. E pregavo dicendo: "O Signore, ti offro la S. Comunione di oggi, festa della S. Eucarestia, perché Tu mi soccorra e soccorra chi mi è caro o chi sento tanto bisognoso di aiuto. Santa Vergine di Fatima, S. Giovanni ap…".

   Mi spezza la parola Gesù dicendo:

   «Hai nominato le due anime eucaristiche per eccellenza.

   Maria, mia Madre, fu la ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

20 maggio 1945 Pentecoste

Dice a sera l'Amore eterno:
   «Non ci sono parole proprie. Ma tu mi hai sentito parlare dalle labbra del Verbo, della Vergine, dell'Apostolo: ai cercatori di Dio, agli studiosi di Dio, ai bisognosi di Dio. Per te, fra le onde amare, una corrente di dolcezza. Per gli altri quello che è nel tanto che viene dato. Sono Spirito d'Amore. Ma sono anche Giustizia. Più mi do a chi più mi viene sacrificato. Chi ha orecchie da intendere intenda.

   Non bisogna avere la sensualità nell'amore spirituale. Le carezze di Dio non sono doni che potete esigere. Sono grazie che vengono date. E bisogna non essere avidi, come avari che vogliono cumulo di gran moneta. E non bisogna essere come i satrapi, che passavano il tempo nel rimirare le gemme che i sudditi portavano ai loro forzieri, senza alcuna fatica da parte loro mentre i portatori avevano sudato sangue a strappare le gemme dalle viscere dei mari e del suolo. Ognuno estragga con la sua fatica i diamanti purissimi della Sapienza. Non incorrete nella facile deviazione dalla spiritualità al sentimentalismo. Io sono il Fortificatore e voglio nei miei fedeli fortezza. Il sentimentalismo in religione è come la creta e il ferro dei piedi della statua [1] sognata da Nabucodonosor. Basta che il sassolino di una delusione li urti che tutto è in pericolo. E se il sasso è grosso è la rovina.

   Fortezza, figli! Fortezza! La Terra è luogo di lotta. La beatitudine è qui, dove Io sono. Ma per salirvi… È come una via di diaspro scheggiato. Tortura. E ogni tortura è un merito. Il Figlio di Dio non ha avuto che quella. Ne volete una migliore voi? Rinnovellatevi nel mio Fuoco.»
           
   
   1 statua, di cui si parla in Daniele 2, 31-35.