MaM
Messaggio del 26 giugno 1981:«Io sono la Beata Vergine Maria». Comparendo nuovamente alla sola Marija, la Madonna dice: «Pace. Pace. Pace. Riconciliatevi. Riconciliatevi con Dio e tra di voi. E per fare questo è necessario credere, pregare, digiunare e confessarsi».

Messaggi di altre apparizioni

Maria Valtorta

6 giugno 1950

   Il Purgatorio. In esso, col viso emergente dalle fiamme e la cocolla e la veste apparenti da esse, P. Cordovani, con un volto sbigottito e insieme implorante. Mi guarda, ma non riesce a dire niente. Parla solo il suo sguardo doloroso e contrito.
   Per lui parla il Signore. Dice: «Lo vedi? Lo riconosci? È là. E vi starà per molto, molto, molto, e per l'unica causa di avermi e averti e avere combattuto Me, te e l'Opera, agendo contro la Sapienza, la Carità, la Giustizia. Segna ciò che vedi, brevemente, e ciò che Io dico, con la massima esattezza. Perché è verità, per chi vedi e per molti di coloro che agirono o agiranno come lui».

Su l'Apocalisse di S. Giovanni Apostolo. Settembre-ottobre 1950. I Quaderno (Parte I)

L'Apocalisse

   Cap. I

   "Colui che è" è l'antico Nome di Dio, quello col quale Dio si nominò a Mosè sul monte, quello da Mosè insegnato al suo Popolo perché così potesse chiamare Iddio. Tutta l'eternità, la potenza, la sapienza di Dio balena in questo nome.
    Colui che è: l'eternità. Non ha avuto un passato Dio. Non avrà un futuro. Egli è. Il presente eterno.

 Se l'intelletto umano, anche il più potente degli intelletti umani; se un potente, anche il più potente tra gli umani, con puro desiderio, con puro pensiero scevro di umani orgogli, medita questa eternità di Dio, sente, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

Su l'Apocalisse di S. Giovanni Apostolo. Settembre-ottobre 1950. I Quaderno (Parte II)

 L'Apocalisse

   Cap. II

   L'Apocalisse è un libro di rivelazione, sì. Anzi esso conclude la grande Rivelazione. Ma è anche un libro profetico.

   Rivelazione e profezia vengono ambe da Dio. Perché solo Dio li ispira. Solo Dio li può ispirare perché solo Egli sa la Verità essendo la Verità, e conosce gli eventi futuri perché è l'Eterno, l'Onnisciente, l'Onnipotente.

   La profezia è come una proiezione di fatti futuri, visti da Dio solo, e illuminati a coloro che vivono nelle nebbie del loro temporaneo presente. Per far capire ai grandi analfabeti della religione — e sono tanti, tanti anche fra coloro ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

Su l'Apocalisse di S. Giovanni Apostolo. Novembre 1950. II Quaderno

 L'Apocalisse

   Cap. IV

   La grandezza della visione aumenta, e aumenta la potenza dell'estasi, perché il veggente non è chiamato più a vedere le cose attuali al suo tempo, segno e figura di ciò che, in diverse maniere e per diverse cause, si sarebbe ripetuto poi nei secoli, ma cose soprannaturali e cose future, note a Dio solo le future, note ai cittadini dei Cieli le soprannaturali.

   E in una nuova teofania, che è e non è uguale a quella di Ezechiele, egli vede la gloria del Signore assiso sopra il trono celeste in aspetto d'uomo, ma di uomo reso ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

17 maggio 1953

«La mia Divina Misericordia aveva dato l'Opera per misericordia d'infinite anime, perdute o sulla via di perdersi, laiche e anche consacrate, perché riavessero Salvezza eterna.
   L'Opera era l'applicazione pratica delle opere di misericordia spirituali che Io ho insegnato: "Istruire gli ignoranti, convertire i peccatori...".
   Chi l'ha bloccata da anni, senza giustizia e senza vero motivo, anzi solo per un riprovevole motivo, non ha capito il fine, lo scopo, la potenza del mio dono ed ha ferito profondamente il mio Cuore e si è reso responsabile della morte spirituale di tante creature e di una grande mancanza di carità e giustizia verso di te.
   Io l'ho già detto, nel secondo anno di Vita Pubblica, nel primo volume: "Ogni anima che si travia o che viene traviata, ed è traviamento lo svisare a se stessi e ad altri la mia Parola e la mia opera ed impedirne la diffusione, nuoce a Dio nelle anime che si perdono. Ogni anima che si perde è una ferita fatta a Me: Dio e Salvatore".
   E poiché da ormai cinque anni mi si ferisce senza sosta, con l'ingiusta azione verso l'Opera, ho chiuso il fiume della Divina Sapienza che volevo riversare in te, mia cisterna d'amore e di grazia per le anime, dandoti le spiegazioni dell'Apocalisse, delle altre Epistole Paoline e di quelle di Pietro, Giacomo e Giuda d'Alfeo. Tutte le lettere apostoliche».

26 maggio 1953

   «Fammi conoscere, Io-Misericordia, e fa' conoscere le mie preghiere dettate a Suor Maria Faustina a quanti più puoi. Ogni anima che porti a Me-Misericordia ti accresce un grado di gloria. Se tu sapessi quale fiume di grazie Io riverso su chi prega Me-Misericordia! Fammi, fammi, fammi conoscere, e ogni anno, dal Venerdì santo, giornata per te sempre fatidica, alla Domenica in Albis, fa' la Novena alla Divina Misericordia, per ricondurre a Me tutti quelli che in essa sono ricordati».

28 maggio 1953

 «Falla, senza attendere il tempo proprio della Novena vera e propria alla Misericordia, per i comunisti, specie per quelli che ti sono vicini, per gli eretici, scismatici, fratelli separati; e anche per i Sacerdoti d'ogni ordine, perché tornino come i miei primi Sacerdoti: eroici, ardenti; vero sale che da sapore alle anime, vero lume che da luce alle anime».

30 maggio 1953

 «Hai visto bene. Sono proprio Io, sul Monte delle Beatitudini, mentre spiego le Beatitudini e con esse le opere di Misericordia. Ah! quelle opere e quelle beatitudini che ho così ben spiegato, e con esse i Dieci Comandamenti, all'Acqua Speciosa, per il bene di un gregge vastissimo di pecore ferite o sperse!
   Perché così lungo astio e cecità contro il mio grande dono d'amore e contro il mio amatissimo strumento? Non è valsa, ad ammonire i novelli miei nemici, la morte improvvisa dei sette? Anima mia, mia violetta nascosta ma così olezzante d'amore, mia cisterna, mio granaio, mia sconosciuta grande apostola, se tu vedessi come soffro per questo contegno verso Me, l'Opera e te! Ne soffro come soffrii per l'ingiusta, anzi per la diabolica azione di Giuda di Keriot, per l'ingiusto processo contro Me, Giusto perfetto, per il contegno del Popolo mio, da Me sempre beneficato e che non mi volle, come non vuole te, mia voce, luce, arma di bene per infinite anime.
   Dai al M. T. l'immagine su cui è il mio profumo: una parte ancora di Me. Gli sarà utilissima, necessaria in questi giorni, per molte cose. E prega, e fa pregare per il 7. Che i miei raggi illuminino tutti!
Non posso dire di più per ora. Addio. Su te la mia benedizione e su tutti quelli che mi amano».
   E Maria Ss. di Fatima, bella come non è possibile descriverla né figurarla: «Da' al M. T. anche una Medaglia Miracolosa. Se anche l'ha già non importa. Venuta da te ha ben altro valore. E poi tieniti sempre a portata di mano un fazzolettino di lino usato. Saprai poi perché voglio così».

31 maggio 1953

«Sono la Madre della Divina Grazia e la Mediatrice di tutte le grazie e ti dico:
   "Raccogli non solo i petali del giglio, che seccherai e conserverai come sempre, ma anche i pistilli che ricordano i chiodi, le spine, i martelli, la lancia usati nella Passione e Crocifissione del Figlio mio, mio Dio e vostro Redentore e Dio, e anche quello centrale, che ricorda la spugna imbevuta di fiele e aceto, data, per nuovo tormento, al Divino Suppliziato Morente, e con esso l'ovario: scrigno di purezze liliali future, come lo fu il mio seno, mentre il calice liliale è simbolo dell'eucaristico calice. Raccolti che tu li abbia, ponili nel fazzoletto di lino che ti dissi di preparare e premili in esso perché quel lino si imbeva del loro succo. Comunicheranno a quel lino potere di miracolo e di balsamo a tutti i dolori fisici e anche morali. E conserva poi tutto e ripeti, sinché vivrai tu e il giglio, ogni anno quest'operazione".
   Ti dico anche che è volere del Figlio mio: Gesù Misericordioso, che tu vada a votare anche questa volta. Non temere. Porta teco il fazzoletto e quante più reliquie puoi, e nulla ti accadrà di male, mentre invece il tuo sacrificio porterà un gran bene alla tua Patria di cui Io sono Regina e Protettrice.
   Il lino del fazzoletto potrà in futuro servire a te e ad altri, bisognosi di grazie fisiche, morali e spirituali. Sarà linimento ai dolori e fonte di grazie perché Io l'ho benedetto e segnato, e perché il giglio celeste, il cui profumo ricorda il balsamo che Maria di Magdala sparse in più volte sulla Persona del Verbo Incarnato, lo ha, del suo soprannaturale potere, infuso».

1 giugno 1953

«Guardami. Sono ancora più ferito di quando fui l'Ecce Homo. Ogni ferita mi è data, ora, dai Comunisti d'Oltre Cortina e da quelli che sono nelle altre Nazioni, tra le quali è l'Italia, dove, per esservi la Sede della Chiesa Una, Cattolica, Apostolica, Universale da ormai venti secoli, più dovrebbe esservi cristianesimo e fede. Invece! Quanti scomunicati, diabolici, velenosi serpenti non vivono e scorazzano in essa Italia, corrompendo!

   In questo tempo Io ripatisco in pieno la mia novella Passione, dal Getsemani all'Ora di Nona, e a causa dei comunisti, massoni, e anche, dolore tra i dolori, dei Sacerdoti che ripetono il contegno di Giuda di Keriot. Troppi ormai!

   Ma verrà ugualmente la mia Risurrezione. Perché l'Inferno non potrà mai trionfare contro e su Dio. E se è legione il numero dei senza Cristo, ancora vi sono anime vittime che riparano, col loro sacrificio, alle demolizioni religiose e morali che i senza Dio compiono, e col loro bacio e carezza d'amore spirituale e ardente cancellano dal mio Volto l'impronta del bacio di Giuda e dal mio Corpo le brutture dei Giudei inferociti, e medicano le mie ferite, asciugano il mio Sangue, ristorano il mio Essere sfinito e addolorato.

   Tu sei una di queste. Tu, anima vittima da oltre un trentennio, anzi da trentatré anni, quanti vissi Io, mi puoi aiutare, consolare, asciugare, medicare le mie ferite col tuo grande amore, fedeltà, ubbidienza.

   Ho tanto bisogno di anime vittime. Dovrei averne una legione da contrapporre alle legioni di anime sataniche per essere senza Dio, per essere peccatrici e quindi preda di Satana, che mi riflagellano, mi trafiggono di spine, mi crocifiggono così.

   Nel Getsemani, avanti la cattura, Io vidi tutto ciò. Ma, per quanto già sapessi i tempi futuri, sempre più demonici, non posso non risoffrire ora gli stessi spasimi.

   Anima mia crocifissa, vilipesa, schernita, incompresa come Me, amami del tuo amore santo per darmi il balsamo che l'Angelo Consolatore del Getsemani mi dette in quella ora cruciale della mia esistenza d'Uomo-Dio. Sii una volta ancora il mio Giovanni, fedele, amante, sincero come il figlio di Zebedeo, l'Apostolo inferiore di grado a Pietro, ma superiore ad esso per perfezione d'amore».

   Mentre io scrivevo queste parole che G. C. mi diceva, nello stesso tempo dei comunisti strappavano il Crocifisso dalla sala del Seggio posto nell'Istituto delle Dorotee e lo gettavano tra le immondizie.
   Oh! ha ben ragione G. C. di parlare come parla! E di spronarmi senza tregua perché io preghi per questi senza Dio!!! Seppi di questa sacrilega azione, ripetizione di quella avvenuta giorni fa a Torre del Lago con l'abbattimento della Croce Missionaria, questa sera: 2-6-53, ore 19.