MaM
Messaggio del 5 luglio 1984:Cari figli, oggi voglio dirvi di pregare prima di ogni occupazione, e di terminare ogni vostro lavoro con la preghiera. Se farete così. Dio benedirà voi e il vostro lavoro. In questi giorni voi pregate poco, mentre invece lavorate molto. Perciò pregate! Nella preghiera troverete sollievo. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggi di altre apparizioni

Maria Valtorta - Messaggi anno:1948

2 gennaio 1948

Mentre la divina Voce parla io penso: "Diranno che queste cose furono già dette". E la Voce divina:
   «È vero. E i dotti, che pur essendo anche eccessivamente convinti di esser dotti frugano fra le gemme senza numero, che Dio ti ha donate, per ornarsene, annoteranno una volta di più queste parole, le confronteranno, le sminuzzeranno come medici che indagano i segreti della natura e della vita e morte degli uomini. Ma tu no. Tu non ricordi e non cataloghi. Per te è sempre nuovo. E bello. Tu sei il fanciullo semplice e pieno di fede e amore. E Io parlo per te. Per te sola. Quale migliore, pacifica compagnia, per il tuo avviarti al Regno della Vita e varcarne la soglia, delle mie lezioni tratte dalle epistole di colui [1] che predicò Cristo anche dopo la morte col triplice sgorgo delle 3 Fontane, là dove ora si è aperta una sorgente di miracolo per la misericordia di Maria, Chiave alla apertura di ogni divina Misericordia?»
 
   1 colui è san Paolo, che fu decapitato a Roma nell'anno 67 e la cui testa, rimbalzando tre volte, fece scaturire tre fonti d'acqua. Nella stessa località, detta appunto delle "Tre Fontane", nel 1947 apparve Maria Ss., come la scrittrice ha riferito ampiamente il 31 dicembre 1947.

6 gennaio 1948

Prima di essere lasciata dalla Ss. Voce dico: "O Divinissimo, ora che Tu parli sovente, di nuovo, essi diranno che questo è male. Perché mi ha detto P. B. [1] che li ha fatti persuasi che ora Tu, o Divinissimo, parli molto saltuariamente". Mi risponde:
   «Faccio come voglio. Ho mostrato che vengo quotidianamente o non vengo per decine di giorni, né tu colmi quei vuoti con parole tue. E questo è a loro lezione. Tutto ho fatto a persuaderli. Ma è come è detto [2]: "Abbiamo sonato e non avete ballato, abbiamo intonato lamenti e non avete pianto". Ma queste non sono pagine per loro. Ti ordino anzi di levarle di qui e farne fascicolo a parte da darsi come e a chi ti ho detto. Quanto era necessario per avere l'approvazione dell'Opera di Gesù l'hanno avuto. Il resto è tesoro che per averlo bisogna meritarlo. E c'è chi lo ha meritato per aver fatto il nostro Volere verso te con perfezione di carità e senza aver nessuna pretesa per la sua opera verso di te. E vi è ancora un altro motivo di divina provvidenza che origina questo ordine.»

   Così amata mi sento, così beata per il ritorno di Maria di Lourdes che ieri è venuta (dalle 17 in poi, e così… potentemente che ero fuori dai sensi e Marta può testimoniare) che chiedo in merito al fatto di S. Paolino e alle parole di Maria Ss. ieri sera: "Se avranno fede opererò prodigi di grazie", e il Divinissimo mi risponde:

   «Nel 4° dei Re cap. 7° v. 19 è detto [3] da colui al cui braccio il re si appoggiava: "Anche se il Signore facesse delle cateratte nel cielo, potrebbe mai avvenire quel che tu dici?". Io dico che molti sono che, anche se il Signore facesse delle cateratte di grazie nel cielo e di miracolo per rovesciarle sulla Terra, molti sarebbero quelli che continuerebbero a dire: "Può esser questo? No". Il miracolo presuppone la fede. Dio dà il segno. Si manifesta. È una continua epifania per richiamare gli spiriti alla fede, speranza, carità, a Dio. Ma poi vi lascia liberi di credere o non credere. Però vi dico che il fiume di grazie pronto a scorrere, se gli uomini vi fanno diga con la loro incredulità, si volge altrove. Ecco perché la Beatissima mette la condizione "se avranno fede­" per promettere di "operare prodigi di grazie". L'ora della grazia viene, sosta in attesa. Ma se l'uomo non la invita: "Resta con noi", passa e non torna.»
 

   1 P. B. è Padre Berti, menzionato spesso, a partire dal 18 marzo 1946.
           
   2 come è detto, in Matteo 11, 17; Luca 7, 32.
           
   3 è detto, secondo la neo-volgata, in 2 Re 7, 19.

20-21 febbraio 1948 Notte dal 20 al 21-2-48

   [Dice lo Spirito Santo:]
   «Anima mia, ti diranno che per fare approvare l'opera è necessario non attirare l'attenzione degli esaminatori sulla sua natura soprannaturale. Lasciali dire. Servirà a farli parlare. Questo è l'unico ostacolo che può incontrare l'opera per essere data alle anime. L'unico che possa essere portato per valido. Ma la Divina Provvidenza ha dettato e illuminato questa opera per le anime, e vuole che vada alle anime, e al più presto. Perché se tardano ancora, dopo non potranno più e dovranno rendere conto a Dio della loro tiepidezza.
   Le turbe languono. La Misericordia Incarnata ha ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

1948

 Dice Gesù:
   «A quelli che non possono accogliere l'idea che il Figlio di Dio abbia potuto patire la tentazione triplice Io dico una volta ancora che quella patita nel deserto si è ripetuta da parte degli uomini sino all'ora di nona.

   Riflettano a queste parole. Dico: sino all'ora di nona. Dopo non più.

   Satana mi tentò di lussuria della carne con l'evocazione della femmina e con la fame, di lussuria del cuore con l'offerta delle potenze e dei regni se lo avessi adorato, di lussuria della mente spingendomi all'imprudenza per la superbia d'essere il Figlio di Dio al quale gli angeli avrebbero fatto da riparo al piede.

   Gli uomini mi hanno tentato alla lussuria della carne con le ripulse e le femmine, alla lussuria del cuore con l'offerta di un regno, alla lussuria della mente tentandomi a mancare di prudenza per superbia del mio Io divino.

   Satana e uomini uniti nello scopo di farmi crollare nel fango del peccato per abbattere il Vincitore eterno. Ma ancora una volta Io grido: "Chi può vantarsi di avermi indotto al peccato? [1]"».


   1 Gv 8, 46

1948

 Dice Maria:
   «La Vita, scendendo nel mio beato Seno, beato perché reso fecondo dall'Amore, mi fu dolcissima mirra che mi preservò dalla corruzione di morte. Non solo perché, Immacolata, io non tornai polvere dopo esser stata marciume. Ma più per aver avuto vitalizzata la materia, corrompibile, dalla Vita Ss. che in me prese Carne.
   Ma credetemi, o figli. A voi pure, sebbene non immediatamente succedente al sonno di morte, la Vita che scende nel vostro seno, sotto le Specie Eucaristiche, e vi è accolta non indegnamente durante il terreno giorno, da vita. Vita gloriosa alla carne.
   Dopo il giorno terreno, e il sonno di morte, ecco, verrà l'alba del Giorno eterno e vive saranno le carni sugli spiriti vivi. Le carni e gli spiriti di coloro che non possono morire perché la Vita: Gesù Pane di Vita, li ha vivificati. Le carni e gli spiriti di coloro che, essendo tabernacolo al Pane del Cielo che è il mio Gesù, in loro ebbero il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo».

7 marzo 1948

 Mi dice il Divinissimo Autore: «Non chiamarmi così. Chiamami "il Dolce Ospite". Perché veramente Io sono il Dolce Ospite dell'anima tua e trovo in essa dolce ospitalità».
   Il mio pensiero gli dice: «Non so come possa avvenire. Sono misera e peccatrice, e Tu sei la Perfezione di Dio, Tu, Spirito dello Spirito di Dio».
   Mi risponde:
   «La trovo perché tu mi ami. Mi hai sempre amato. Sono, dei Tre, Colui che tu hai amato per primo e senza interruzione. Più tardi hai compreso sapientemente il Verbo. Più tardi ancora il Padre. Ma lo Spirito Santo lo amasti col primo raggio della tua intelligenza e Io ti amai. Per questo così precocemente ti ho fatto capace di amare appassionatamente l'Appassionato Gesù. E tu credesti di amare Lui. Ma Me amavi in Lui. E da Me traevi luce e fiamma ad amare Lui.
   Avresti potuto, tu, nelle tue condizioni famigliari, ascendere così presto alla mistica pura e da te sola, se Io non ti avessi abitato perché mi amavi con tutte le forze del tuo spirito? Io ti sono stato      Catechista e Maestro per saziare la tua sete spirituale, che nessuno saziava, di "conoscere Dio". E nel giorno delle nostre nozze, la tua Cresima, ti ho visibilmente indicata con il mio segno di fuoco.
Nessuno ha capito. Gli uomini sono superficiali sempre. Ma nel tuo piccolo leggendario andrebbe ricordato quell'inspiegabile fuoco che arse tutte le vanità delle tue1 compagne al rito e lasciando te immune in un cerchio di fiamme, assorta nella tua attesa di Me tanto da non vedere quanto accadeva né averne timore.
   L'anima tua sentiva che chi è Sposa del Fuoco Divino non può essere arsa che da Esso e che Fiamma celeste respinge ogni altra fiamma. E in questa verità è la spiegazione di tutta la tua vita spirituale e del fervore di essa in mezzo a tutte le più violente prove. Per questo ora Io sono venuto a completare il Maestro Gesù e a completare il tuo io spirituale così come all'inizio dei tuoi giorni sono venuto ad iniziarlo.
   Chiamami dunque "il Dolce Ospite" perché tale Io sono per mia e tua gioia. "Divinissimo Autore" è troppo distanziante fra l'Uno e l'altro che si amano. Ospite. E Ospite dolce. Questo sì. Non altro. Perché Io trovo il mio riposo in chi mi ama e ospita e tu trovi il tuo riposo in Me che t'amo e in te ospito».

13 marzo 1948

   Dice Gesù:
   «Nell'uomo sono due ricordi antagonisti fra loro. Il ricordo dell'Infinito Bene. Il ricordo dell'ereditario veleno concupiscente. Il primo lasciato da Dio a conforto dell'uomo decaduto dalla primitiva e perfetta Grazia e Innocenza: la verginità dello spirito, che non fu più dote che di Maria fra tutti i nati d'uomo. Il secondo lasciato da Satana coll'insidia dell'Eden alla verginità innocente di Adamo, nel cuore di Adamo e dei suoi discendenti.
   Il Battesimo annulla la macchia ma non il fomite. La Grazia infonde forza a vincere il fomite, ma non lo annulla. Esso resta come una spina segreta ad aizzare la cicatrice indelebile della colpa. Non la piaga: la cicatrice. Ma se non vigilate, la cicatrice aizzata e non curata con i mezzi soprannaturali ritorna piaga.
   In ogni uomo sono quindi due forze opposte che combattono in lui dalla nascita alla morte e che costituiscono la sua prova, la sua vittoria o la sua sconfitta rispetto al suo destino soprannaturale.
   Mi chiedi perché Dio lascia il fomite anche dopo la restituzione del dono infinito della Grazia? Per giustizia. Tutto in Dio è giustizia. Ogni sua operazione è giustizia e amorosa giustizia.
   Non ha forse lasciato il ricordo di Lui nell'anima da Lui creata? Quel ricordo che è misteriosa fonte di luce che guida alla Luce, sentita, sebbene in maniera diversa, da ogni spirito di vivente, come lo dimostrano la legge morale dei migliori e i bagliori più o meno vividi di luce soprannaturale delle diverse religioni rivelate, le quali, sebbene con nozioni frammentarie, già insegnano l'esistenza dell'Ente Supremo e il dovere di vivere da giusti per possederlo oltre vita.
   Così ugualmente oltre questa infinita bontà lascia l'altro ricordo, rappresentato dall'aculeo del fomite. Esso tiene basso il vostro orgoglio. Se vi sentiste puri e perfetti, dei Luciferi diverreste, credendovi uguali a Dio. Esso tiene vigile la vostra buona volontà. Fa eroico il vostro amore a Dio. E, pietà del Padre, rende meno gravi le vostre colpe ai suoi Occhi. Perché se non aveste in voi il fomite che agita e morde senso e ragione con l'astuzia dell'antico Serpente suo generatore, non sareste giudicati "con misericordia".
   Ma molto vi è perdonato perché molto in voi è suscitato non dal vostro puro volere, ma dalle imponderabili forze del fomite che non sempre riuscite a reprimere.
   Ma non ti affliggere. Anche esso serve a dare corona di gloria. Perché la tentazione è tentazione, non è peccato. Perché tentazione vinta è vittoria. Perché sopportazione dell'aculeo segreto, senza consenso della volontà alle sue seduzioni, è pazienza eroica.
   Ma lo Spirito Santo ti riparlerà di questo nelle epistole paoline.
   Sta' in pace. E sopporta. E offri per salvare quelli che non sanno sopportare, senza cedere, gli allettamenti ereditari»

17 aprile 1948 Vigilia Elezioni politiche.

Subito dopo la S. Comunione che offro per il buon esito di esse e come mio Viatico, nel caso morissi nell'andare a votare, dico a Gesù: «Ti offro anche la vita e la rinuncia di vedere l'Opera pubblicata, purché essi, i comunisti, non trionfino».
   Gesù mi risponde:
   «Ho sempre accettato ogni tua offerta e ogni tuo sacrificio. Ma questo no. La mia Volontà è altra. Questi tuoi desideri vanno contro la mia Volontà e non li posso accettare. La mia Volontà è che l'Opera venga pubblicata. Perché se è vero che tanto può fare l'olocausto di una creatura perché l'Anticristo non trionfi, molto più può fare la mia Parola sparsa tra le turbe.
   Tu faresti un decimo, un centesimo, un millesimo, anzi, col tuo sacrificio. L'Opera, ossia Io che parlo ai credenti per fortificarli, ai tiepidi per infiammarli, agli increduli per farne dei credenti, ai peccatori per convertirli, agli antidio e agli incerti tra Dio e antidio, sovente più deboli e asserviti a certe dottrine dagli astuti che, veri antidio o sulla via di esserlo, per farli di nuovo di Dio, può fare il mille volte mille e diecimila. Il tuo sacrificio sarebbe aumento del tuo grado di gloria. Ma Io voglio che molti, ora preda di Satana, abbiano la gloria celeste. Per questo ho dato l'Opera. Io so che essa è salute per chi la legge con buona volontà di conoscermi. Anche solo questo. D'altronde!... Nulla arresterà il veleno che il Dragone effonde prima di avanzarsi per prevalere e trionfare.
   "E allora il Serpente gettò fuori dalla bocca quasi un fiume d'acqua dietro alla Donna per farla portar via dalla fiumana... Poi il Dragone andò a far guerra a quelli che restano della progenie di Lei, a quelli che osservano i Comandamenti di Dio e restano fedeli a Gesù Cristo, testimoniandolo".
   L'onda avanza. Onda d'odio alla Chiesa docente e militante. E avanza la guerra alla più santa libertà dell'uomo, a quelle che Dio stesso non viola: il libero arbitrio, la libertà di coscienza, la libertà di fede e di azione.
   Eppure ci vuole anche questo. Perché in verità tutta la Terra sta diventando la grande e meretrice Babilonia, madre delle fornicazioni e abominazioni, e troppi mettono se stessi al servizio di essa, divenuta Bestia d'Abisso, seduttrice di troppi deboli, persecutrice di troppi che forti sono: i miei Santi Confessori.
   Ma perché Satana, l'Anticristo, tutte le bestie d'Abisso seducano meno, e perché i miei servi siano sorretti nella persecuzione incombente e che sempre più si estenderà e aumenterà in potenza, Io voglio che l'Opera vada alle turbe. L'ho detto quando ero sulla Terra, e lo ripeto ora che sono in Cielo, ma sono anche sempre tra i miei cristiani: "Ho pietà di questo popolo1". "Se non do loro del cibo, verranno meno". Lo ridico anche ora: "Ho pietà di questo popolo. Voglio dare ad esso la Parola di Vita, il Cibo che li mantenga Vivi nella Fede, perché non vengano meno".
   Non accolgo perciò, mia segreta apostola, la tua offerta. Se vuoi offrirmi un sacrificio secondo la tua intenzione attuale, chiedimi di farti morire non appena l'Opera sarà pubblicata e diffusa in Italia e in molte altre Nazioni, tutte bisognose di Parole di Vita eterna per salvarsi e vivere, senza aver tempo di raccogliere una lode, di gustare la gioia di saper compiuta la mia Volontà, per il compimento della quale tanto hai lottato, e lotti, e lotterai, soffrendo sempre più. Questo lo accolgo. Le altre offerte no, perché contrarie al mio Volere».


   1 Mt 15, 32 Mc 8, 3

25 aprile 1948

Ho nella notte pregato e sofferto e offerto il soffrire perché Gesù mi dettasse le cose dette i giorni scorsi. Temo di non saperle ripetere bene, e più ancora temo che dette da me, a voce, non siano credute come avvisi soprannaturali. Gesù mi esaudisce e detta:

   «I nemici sono nell'ombra. Non vinti, anzi più attivi che mai per vendicarsi e nuocere. Può dirsi ora parte del significato della profezia di Isaia [1] a Sobna, e dire che si faccia ciò che voglio, o ciò che è nella profezia avverrà senza fallo, un giorno più o meno prossimo, a ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

28 aprile 1948

(1° anniversario della fine dell'Opera). Ore 9,50

   Fra ondate di profumi intensissimi, che da ieri sera e per tutta la notte sino ad ora si susseguono, dice Maria Ss:
   «Figlia mia, le stesse rose dell'Amore eterno furono, dall'An­nunciazione all'Assunzione, roveto di spine per me. Per questo, nel tuo roveto di spine sta' contenta pensando che sei come la Madre tua e la tua Regina. Soltanto dopo aver finito il tempo cogliamo dal roveto, tramutato in roseto, rose eterne che dànno soltanto ineffabile, inesprimibile, perenne gaudio.
   Prega molto. Perché la mia Epifania possa splendere ovunque, at­traendo spiriti innumeri alla Stella di Dio, e la mia Pentecoste si compia e si rinnovino i cuori degli uomini, dando pace alla Chiesa, al mondo, salvezza agli uomini in questa e nell'altra vita, e gloria a Dio. Non ti stupire di nulla di quanto ti può accadere, nel maggio, di straordinario. Voglio compensarti, spiritualmente, di tanto. Ma cerca solitudine, perché il velo steso sui misteri dell'Amore non può essere alzato alla presenza di tutti, ma solo davanti alla presenza di quelli che l'Amore infinito permette che vedano, gustino, conoscano…
   Sta' in attesa ardente nel tuo minimo cenacolo come io nel nostro. Ama e prega. »