Dice Gesù:
«Scrivi questo solo.
Giorni or sono dicesti che muori col desiderio inappagato di vedere i Luoghi Santi. Tu li vedi e come erano quando Io li santificavo con la mia presenza. Ora, dopo venti secoli di profanazioni venute da odio o da amore, non sono più come erano. Perciò pensa che tu li vedi e chi va in Palestina non li vede. E non te ne rammaricare.
Seconda cosa: ti lamenti che anche quei libri che parlano di Me ti sembrano senza più sapore mentre prima li amavi tanto. Anche questo ti viene dalla tua attuale condizione. Come vuoi che ti paiano più perfetti i lavori umani quando tu conosci la verità dei fatti per opera mia? È quello che avviene delle traduzioni anche buone. Mutilano sempre il vigore della frase originale. Le descrizioni umane, sia dei luoghi come dei fatti e dei sentimenti, sono “traduzioni” e perciò sempre incomplete, inesatte, se non nelle parole e nei fatti, nei sentimenti. Specie ora che il razionalismo ha tanto sterilito. Perciò, quando uno è portato da Me a vedere e a conoscere, ogni altra descrizione è fredda e lascia insaziati e disgustati.
Terzo: è venerdì. Voglio tu riviva il “mio” soffrire. Voglio questo da te, oggi. Che tu lo riviva nel pensiero e nella carne.
Basta. Soffri con pace e con amore. Ti benedico.»
Dice Gesù:
«O voi cristiani del ventesimo secolo, che ascoltate come racconti fiabeschi le storie dei miei martiri e vi dite: “Non può esser vero! Come lo può essere? Infine erano anche essi uomini e donne! Ciò è leggenda”, sappiate che ciò non è leggenda. Ma è storia. E se voi credete alle virtù civiche degli antichi ateniesi, spartani, romani, e vi sentite esaltare lo spirito per gli eroismi e le grandezze degli eroi civili, perché non volete credere a queste virtù soprannaturali e non vi sentite esaltare lo spirito e spronarlo a eletta imitazione al racconto delle grandezze e degli eroismi dei miei eroi?
Infine, vi dite, erano uomini e donne. Sicuro. Erano uomini e donne. Voi dite una grande verità e vi date una grande condanna. Erano uomini e donne e voi siete dei bruti. Dei degradati dalla somiglianza con Dio, dalla figliolanza di Dio, al livello di animali solo guidati dall’istinto ed imparentati con Satana.
Erano uomini e donne. Erano tornati “uomini e donne” per mezzo della Grazia, così come erano il Primo e la Prima nel Terreste Paradiso.
I miei martiri hanno tenuto a compiere la loro missione e il ministero ricevuto da Me di santificare il mondo e rendere testimonianza al Vangelo. Di nessun’altra cosa si sono preoccupati. Essi, per la Grazia vivente in loro e da loro tutelata con una cura quale non davano per la pupilla dei loro occhi e per la vita che gettavano con ilare prontezza, sapendo di gettare corruttibile spoglia per acquistarne una incorruttibile di infinito valore, erano tornati “uomini e donne”, non più bruti. E da uomini e donne, figli del Padre celeste, vivevano e agivano.
Come dice Paolo[186], essi “non hanno bramato né oro, né argento, né vesti da alcuno”, ma anzi si sono fatti spogliare e si sono volontariamente spogliati di ogni ricchezza, fin della vita, “per seguire Me” sulla Terra e nel Cielo.
“Con le loro mani” sempre come dice l’apostolo, “han provveduto al bisogno loro e di altri”, hanno dato la Vita a sé ed hanno portato altri alla Vita.
“Lavorando hanno soccorso gli infermi” di quella tremenda infermità che è il vivere fuori della vera Fede e hanno tutto se stessi prodigato a questo scopo dando affetti, sangue, vita, fatiche, ogni cosa, ricordando le parole mie che ti ho detto tre giorni or sono: “Dare è ricevere”, “Dare è meglio che ricevere”, quelle parole che oggi, quando ti ho fatto aprire il Libro al capo 20 degli Atti e al versetto 35°, tu hai letto con un sussulto, perché hai ricordato di averle udite da poco, e sei corsa a cercarle. E trovatele hai pianto, perché hai avuto una conferma che sono Io che parlo.
Sì, sono Io. Non temere. Tu neppure te ne accorgi di quali verità divieni canale. Come l’uccellino sul ramo che canta felice quel canto che da millenni Dio ha messo nella sua piccola gola, e non sa perché escono quelle date note e non altre, e non sa di dire con quelle il suo nome e il nome del suo Creatore, così tu ripeti quella Parola che parla in te e non sai neppure quanto essa è profonda nelle sue enunciazioni.
Ma resta così: bambina. Amo tanto i bambini. Lo hai visto.[187] Non m’hai visto ridere altro che con essi. Essi erano per Me la mia gioia d’Uomo. La Madre e il Discepolo, la mia gioia d’Uomo-Dio e di Maestro. Il Padre, la mia gioia di Dio. Ma i bambini il mio sollievo giocondo sulla Terra tanto amara.
Resta così: bambina. Il tuo Salvatore, schiaffeggiato da tanti uomini, ha bisogno di rinfrescare le sue gote sulle gote dei bambini. Ha bisogno di appoggiare la sua fronte su dei capi che sono amorosi e senza malizia.
Vieni, piccolo Giovanni, dal tuo Gesù. E restami sempre bambina. Il regno dei Cieli è di chi sa avere un’anima di fanciullo ed accogliere la Verità con la fiduciosa prontezza di un fanciullo.
Sono Io, non temere. Io che ti parlo e ti benedico. Va’ in pace, piccolo Giovanni. Domani ti manderò Giovanni.»
[186] dice Paolo in Atti 20, 33-35; tre giorni or sono, nel “dettato” del 2 marzo.
[187] Lo hai visto il 7 febbraio (capitolo 396 dell’opera maggiore).
Dice Giovanni:
«Sono io. Anche di me non temere. Io sono carità. Tanto l’ho assorbita e tanto predicata, e tanto per ciò sono in Essa fuso, che sono carità che parla.
Piccola sorella, noi lo possiamo dire[188]: “Le nostre mani hanno toccato il Verbo di vita perché la Vita s’è manifestata e noi l’abbiamo veduta e l’attestiamo”.
Noi lo possiamo dire, noi che ripetiamo le parole che il nostro amore Gesù Cristo ci dice nella sua bontà che ogni bontà supera, e ci conduce in sentieri fioriti di cui ogni fiore è una verità e una beatitudine celeste.
Noi lo possiamo dire, noi saturi come alveare fecondo della dolcezza che fluisce dalle labbra divine, da quelle labbra santissime che dopo aver spezzato il pane della dottrina alle turbe di Galilea, della Palestina tutta, hanno saputo consacrare il Pane per divenire Carne divina e spezzare Se stesso per nutrimento dello spirito dell’uomo. Quelle labbra innocentissime che tu hai visto[189] sanguinare e contrarsi e irrigidirsi nella Passione e nella Morte subite per noi.
Noi lo possiamo dire: “Questo è il messaggio che noi abbiamo ricevuto da Lui e che vi annunziamo: Dio è Luce e in Lui non ci sono tenebre”. La sua Luce è in noi perché la sua Parola è Luce. Viviamo nella Luce e ne udiamo la celeste armonia.
Vieni, piccola sorella. Ti voglio far udire l’armonia delle celesti sfere, l’armonia della luce, poiché il Paradiso è Luce. Essa trabocca e si spande dal Trino Splendore e invade di Sé tutto il Paradiso. Noi viviamo nella e della Luce. Essa è il nostro gaudio, il nostro cibo, la nostra voce.
Canta il Paradiso con parole di luce. È la luce. Lo sfavillio della luce quello che fa questi accordi solenni, potenti, soavi, in cui sono trilli di bambini, sospiri di vergini, baci di amanti, osanna di adulti, gloria di serafini. Non son canti come quelli della povera Terra, in cui anche le cose più spirituali devono rivestirsi di forme umane. Qui è armonia di fulgori che producono suono. È un arpeggio di note luminose che sale e scende con variar di fulgori, ed è eterno e sempre nuovo, perché nulla si appesantisce di vecchiezza in questo eterno Presente.
Ascolta questo indescrivibile concento e sta’ felice. Unisci il tuo palpito d’amore. È l’unica cosa che puoi unirvi senza profanare il Cielo. Sei ancora umana, sorella, e qui l’umanità non entra. Ma l’amore entra. Esso ti precede. Precede lo spirito tuo. Canta con esso. Ogni altro canto sarebbe stridere di insetto nel grande coro celeste. L’amore è già sospiro armonico nel dolce canto.
La pace di Gesù, nostro amore, sia con te.»
Padre, non posso descrivere la luminosità cantante che vedo e odo. Sono ebbra di questa bellezza, di questa dolcezza.
Se un’immensa, sconfinata rosa, fatta di una luce rispetto alla quale quella di tutti gli astri e i pianeti è scintilla di focolare, smuovendo ad un vento d’amore i suoi petali desse suono, ecco qualcosa che potrebbe assomigliare a quanto vedo e odo, e che è il Paradiso tuffato nella luce d’oro della Trinità Ss. coi suoi abitanti di luce diamantina.
Basta. Basta. Taccio, ché la parola umana è bestemmia quando tenta di descrivere l’eterna Bellezza di Dio e del suo Regno.
[188] possiamo dire, come in 1 Giovanni 1, 1-3 e, più sotto, in 1 Giovanni 1, 5.
[189] hai visto l’11-12 e il 18 febbraio.
Dice Gesù:
«Voglio farti considerare, e con te a molti, una virtù dalla quale vi è venuto un gran bene. Il più grande bene, mentre dal suo contrario vi è venuto tanto male: il più grande male. Te ne ho già parlato, ma la tua sofferenza non ti ha fatto ricordare le parole. Te le ripeto perché mi preme che le abbiate.
Avendovi amato infinitamente, Io volli essere il vostro Redentore. Ma non lo fui unicamente per la Sapienza, non per la Potenza, neppure per la Carità. Queste sono tre caratteristiche, tre doti divine, che agirono tutte e tre nella
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Ieri, venerdì, silenzio. Solo dolore ricevuto come dono e offerto come dono.
Oggi Gesù dice questo:
«Una delle deviazioni del vostro pensare di cattolici, di cristiani in genere, sta in questo. Voi confondete l’offerta con l’altare[208]. Voi credete più grande l’offerta dell’altare. E questo succede anche a coloro, fra di voi, che sono dei buoni figli del Signore. Ve ne parlo per correggervi.
Le vostre offerte di preghiere e di sacrifici mi sono tanto care e soltanto nel Paradiso vedrete come le ho usate e quanto bene ho fatto con esse.
Voi mi date le vostre povere cose sempre intrise
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Dice Gesù:
«Un altro breve insegnamento per quelli che, quasi giunti alla mèta, hanno bisogno di compiere gli ultimi sforzi per toccare vittoriosamente la fine della prova.
Siate perfetti, ho detto[212]. La perfezione si inizia dalle cose più pesanti e si compie con le più leggere. Si inizia domando la carne, si compie emendando il pensiero da quelle idee che non sono peccato ma che hanno in sé tara di una ingiustizia mentale non gradita a Dio. Compatita da Dio che è misericorde, ma non gradita. Ora, perché voler venire a Me con la veste non bruttata da macchie, ma
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Dice Gesù:
«Un altro breve insegnamento per quelli che, quasi giunti alla mèta, hanno bisogno di compiere gli ultimi sforzi per toccare vittoriosamente la fine della prova.
Siate perfetti, ho detto[212]. La perfezione si inizia dalle cose più pesanti e si compie con le più leggere. Si inizia domando la carne, si compie emendando il pensiero da quelle idee che non sono peccato ma che hanno in sé tara di una ingiustizia mentale non gradita a Dio. Compatita da Dio che è misericorde, ma non gradita. Ora, perché voler venire a Me con la veste non bruttata da macchie, ma
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Dice Gesù[226]:
«Quello che il mio antico figlio prudentemente, per il santo timore di Dio, non volle fare, resistendo alla tentazione che Io gli avevo mandato per prova, lo chiedete voi ora, non per tentazione mia ma per rigurgito del vostro spirito ribelle e guidato dalle forze del Male, istigato dal vostro Nemico che amate più di quanto non amiate Me, vostro Signore Altissimo sopra il quale nessun altro è.
Chiedete un segno. Lo chiedete col vostro cuore impuro e col vostro labbro bestemmiatore. E perciò lo chiedete in modo che è irrisione verso la mia potenza, che è negazione
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Dice Gesù:
«Nel leggere il Vangelo distrattamente come fate, troppe verità vi sfuggono. Prendete i grandi insegnamenti. Male anche questi e adattandoli al vostro modo di vedere attuale.
Intanto sappiate che non è il Vangelo che deve adattarsi a voi, ma voi al Vangelo. Esso è quello che è. Il suo insegnamento è quello nel primo suo secolo di vita e sarà tale nell’ultimo, anche se l’ultimo secolo avesse a venire fra miliardi di anni. Voi non saprete più vivere secondo il Vangelo – lo sapete fare già molto poco – ma non per questo il Vangelo diverrà diverso. Esso
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Dice Gesù:
«L’anno passato Io ti ho detto, ed è stato il primo dettato: “Il Padre è stanco, e a far perire la razza umana lascerà che si scatenino i castighi dell’Inferno”. Ho detto, era il Venerdì Santo: “Io verrei una seconda volta a morire per salvarli da una morte più atroce ancora… Ma il Padre non lo permette… Sa che sarebbe inutile… Oh! se gli uomini sapessero ancora volgersi a Me che sono la salvezza!”.
Vi rimando a tutti i miei dettati antecedenti a quelli di quest’ultimo tempo. Ho parlato usando le profezie del Libro santo, spiegandovele, applicandole ai
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