Ieri, venerdì, silenzio. Solo dolore ricevuto come dono e offerto come dono.
Oggi Gesù dice questo:
«Una delle deviazioni del vostro pensare di cattolici, di cristiani in genere, sta in questo. Voi confondete l’offerta con l’altare[208]. Voi credete più grande l’offerta dell’altare. E questo succede anche a coloro, fra di voi, che sono dei buoni figli del Signore. Ve ne parlo per correggervi.
Le vostre offerte di preghiere e di sacrifici mi sono tanto care e soltanto nel Paradiso vedrete come le ho usate e quanto bene ho fatto con esse.
Voi mi date le vostre povere cose sempre intrise di umanità, sempre sporche da imperfezioni. Non avete altro da darmi di più bello. L’uomo, anche il migliore, sinché è uomo è sempre soggetto ad essere imperfetto. Quando sarete qui, con Me, non sarete più tali.
Le vostre azioni sono sempre imperfette agli occhi miei. Ma Io guardo al vostro sforzo e all’affetto, alla rettitudine con cui le offrite. E non le sdegno. Tutt’altro. Le prendo anzi con amore e le santifico, le purifico col mio contatto e, fatte tutte sante e pure, le uso per il bene del mondo. E per il vostro bene.
Oh! Io sono un banchiere onesto e buono. Non lascio inerti i vostri risparmi. Non li uso per Me o per altri lasciandovene privi dei frutti. Ma anzi tesaurizzo per voi e, pure spendendo le vostre monete per i bisogni del mondo, con amore accumulo il frutto di esse perché lo troviate all’ora della morte e vi sia dote per entrare nel mio Regno.
Voi dunque mi date le vostre povere cose sempre imperfette, ma a Me tanto care. Le date a Me. Perché – Io l’ho detto[209] – tutto quanto fate di opere buone al e per il prossimo vostro lo fate a Me. Ed è dare al prossimo tanto dare il pane, l’acqua, l’ospitalità, la veste, il conforto, l’insegnamento, l’esempio, come dare per esso la vita, offrendomela per la salvezza di uno o di molti e per il trionfo del bene, del mio Bene, nel mondo.
Ma, qualunque cosa mi diate, pensate sempre che non è per essa che avete quanto chiedete. Ma per il vostro Dio. Sono Io, ossia l’altare – perché l’altare sta a rappresentare il trono di Dio – che vi faccio grazia. Sono Io che santifico l’offerta e non l’offerta che santifica Me. Sono Io che voglio e posso, e non voi che potete e volete.
Quando perciò nel Pater dite: “Fiat voluntas tua”, dovete pensare dunque che anche nelle vostre richieste dovete accettare la mia volontà di ascoltarvi e di concedervi ciò che chiedete. E non dire: “Ma io ho dato e devo avere”. Avete dato; e che abbiate una fede e fiducia tanto grandi in Me che vi paia impossibile che Io non intervenga ad esaudirvi, è per Me più dolce di una carezza di figlio. Ma, se per un pensiero che voi non potete comprendere, Io non do, voi dovete darmi non la carezza ma il bacio, forma di amore più profonda della carezza, il bacio della vostra pronta, ilare, umile, santa obbedienza e rassegnazione alla mia volontà.
L’altare è da molto più dell’offerta che vi sta sopra ed è l’altare quello che parla. Non confondete perciò la cosa con Quello a cui la cosa è data.
Non vi voglio chiamare farisei, perché in questa lieve colpa cadete proprio voi che siete i più generosi, i più volonterosi di amarmi con rettezza di cuore. I farisei agiscono con multiformi errori, voi avete questo solo nella vostra attitudine con Dio. Ma poiché Io vi ho detto[210]: “Siate perfetti”, levatevi anche questo dal cuore.
Quando avete deposto sull’altare il vostro dono, quando avete dato a Me, Dio vostro, le vostre offerte, lasciate che l’altare le elevi, lasciate che Dio le consacri. Ricordatevi di quando su povere offerte Io facevo scendere fuoco[211] divino per consumarle in sacrifizio di gradito odore. Nessun sacerdote, nessun fuoco è da più di Me che prendo il vostro dono e lo consacro e lo consumo e lo uso per ciò che trovo utile, anche se a voi così non appare, e nessun dono diventa più bello di quello che viene dato non solo come forma ma anche col pensiero. Dato. E, una volta dato, non più ricordato con alterigia a Colui a cui è stato donato. Mi basta la mia Intelligenza per ricordarmi di voi. Mi basta il vostro sorriso, il vostro dire: “Gesù!”, dire: “Padre!”, per tenermi presente, come se il vostro angelo la alzasse all’altezza del mio sguardo, la vostra offerta.
Animo, figli miei. Il mondo è feroce. Ma è cosa che passa e più non torna. Io resto con la mia Bontà e con Me resta il mio mondo paradisiaco, dove siete attesi per dimenticarvi, in una eterna gioia, tutti gli orrori della Terra.»
[208] confondete l’offerta con l’altare, rinviando a Matteo 23, 19, come annota la scrittrice accanto alla data.
[209] l’ho detto in Matteo 25, 40.
[210] vi ho detto in Matteo 5, 48.
[211] facevo scendere fuoco…, come in 1 Re 18, 38-39.