Anche questa notte, dalle due all'alba, sono stata con Gesù come l'altra notte.
Mi ha detto: "Eccomi dal mio piccolo Giovanni, perché non pianga". Ma non piangevo. Non ho più pianto dall'altra notte. Non si può piangere quando Egli consola. E Lui lo sa. E, sorridendo, questa notte mi ha detto: "Ho fatto di nuovo il miracolo di trasformare le lacrime in sorriso, le spine in rose, il tumulto in pace. Come quando morì Giacomino [1] e ti ho accarezzata per la prima volta per non farti piangere più".
Io, stando appoggiata al suo petto – mi piace tanto sentirgli battere il cuore – ho chiesto: "Non parli neppure oggi, Gesù?".
E Lui: "Ma se parlo devi scrivere e perciò lasciare questo guanciale. Lo preferisci?".
"No, Gesù. Preferisco così. Per quanto anche le tue parole mi facciano felice. Ma dicevo per le anime".
"Mio povero, piccolo Giovanni, hai troppo male per permettermi di farti scrivere. Lo sai che Io sono anche Medico, il tuo più grande Medico, anche per il tuo povero corpo che mi serve come strumento e che non va spezzato. Perciò Io sono severo con chi non ti tratta come va trattato uno nelle tue condizioni: come un pargolo. Sei il mio pargolo. Per ora sei questo. Quando starai meglio tornerai ad essere il Giovanni minore. Ora sta' qui. Lo hai visto come sono esperto di ninnare i bambini. Sembro un perfetto papà. Ma non lo sono forse? Non ho generato tutti i miei santi? Non vi ho amato tanto perfettamente da morire per darvi vita?".
"Sì, Gesù. Allora niente per le anime?".
"Amata mendicante! Vuoi, o vuoi dare?".
"Voglio, e voglio dare".
"Dàmmi il tuo soffrire".
"Troppo poco e cosa troppo abituale. Voglio dare di più. E poi voglio qualcosa per me".
"Un regalo o un ricordo?".
"Quello che vuoi, ma che mi parli di Te".
Gesù mi ha stretta forte forte e ha detto: "Ti darò una cosa che fu mia e che tu mi darai per le anime". E, tenendomi sempre Gesù contro il suo petto in modo che io avevo libero tutto l'emitorace sinistro, mi sono sentita colpire con due colpi di flagello. Due soli. Ma che male! In ogni luogo dove avevano percosso i martelletti delle strisce, ossia in una diecina di posti, avevo un dolore come di proiettile penetrato nell'osso e negli organi, e la pelle frizzava là dove le cinghie avevano sollevato un rialzo.
Due soli! E Gesù spiega: "Non di più perché fanno troppo male, fanno troppo male! E tu sei malata. Dàmmi il dolore del tormento che fu mio, che fu atroce; per le anime dàmmelo. E ora sta' buona, qui con Me".
E sono rimasta così: beata e torturata. Beata nell'anima, torturata nel corpo. Ma come felice!
1 Giacomino è il nome dato ad un uccellino, di cui parla verso la fine dello scritto del 13 maggio 1943.
Ci sarebbe proprio da scrivere! Ieri, dalle sei antimeridiane alle 19, non ho avuto un solo, dico un solo minuto di libertà. Marta dovendo andare a Lucca, venne la Sig. Lucarini, alle 9 via questa e fu sostituita da Alba Sorbi, via Alba venne Enzo Lucarini. Tornò Marta alle 15 e andò via Enzo. Marta preparava ancora la minestra, perché ero digiuna, che venne la sig.na Pellini. Poi si aggiunse il sig. Lucarini, poi suo figlio e sua moglie; indi, in gruppo, il Dott. Winspaer, la moglie, la figlia Rosanna, la nipote Alba. Così nella stanza erano dieci persone!…
Alle
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Ieri sera, dopo averle scritto la lettera che spero le verrà consegnata oggi – e prego Dio che la illumini nell'interpretarla, mettendosi nelle condizioni di noi, qui reclusi, bisognosi di delucidazioni che solo lei può dare, e molto, molto delusi per la sua sibillina risposta del 6 c.m. che ci ha proprio stupiti e sconfortati – sono piombata in un penosissimo sopore. Come soffro, ora, quando vengono! Specie se devo lottare contro il sopore perché vi è gente ecc. ecc…! Ne sono uscita alla prima luce d'alba. Mi metto subito a pregare e viene Gesù.
Questo tempo di sosta, dirò
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Dice Gesù:
«Vi è molta, troppa gente che si crede lecito alzare la voce in mio nome per parlare ai suoi fratelli. Fare i dottori è facile. Molto più difficile è fare gli scolari, difficilissimo fare gli scolari pazienti, pericoloso fare gli scolari ubbidienti ad ogni dottore.
Non ti faccia stupore che Io dica questo. L'ubbidienza è santa. Ma non deve mai essere priva di intelligenza. Non solo: ma si deve chiedere all'Intelligenza di illuminare l'intelligenza del singolo, di guidarla [1]: "Veni Creator Spiritus, mentes tuorum visita… Deus, qui corda fidelium Sancti Spiritus illustratione docuisti, da nobis in eodem Spiritu
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Dice Gesù:
«Or dunque, dottori che non avete misurato con giusta misura la prova tremenda di Maria mia – e vi è parsa piccola la sua tortura, non chiamabile "inferno", scandalizzandovi di sentirla definire "maledizione" – che vi è parso questo digiuno della mia Parola? L'avete capito perché vi fu dato? Ne volete meritare ancora? Parlate, dunque. E parlate pensando che nessuno come lei, la mia piccola voce, ne è stato tanto colpito.
Voi siete paragonabili a quei sassi, lontani dal rustico bacino di fonte alpestre, che si irrorano e brillano per gli spruzzi della fonte scaturente dal fianco montano,
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Scriverò poi la cronaca di questi 5 giorni. Per ora scrivo ciò che ricevo per P. Pennoni.þ1]
Dice Gesù:
«Digli a mio nome: Gamaliele [2], Nicodemo e Saulo erano "dottori difficili" e cercavano di spiegarsi il soprannaturale, che non sapevano e non accettavano che teoricamente, con il naturale. Ma quando la mia Grazia li prese perché… perché anche nel loro errore vi era un fondo che rendeva non maligno l'errore – cosa che Io non perdono, perché è la malizia quella che mi fa ribrezzo – quando la mia Grazia li volle, essi divennero colui che difende il primo martire, colui che mi stacca dalla Croce, colui che mi predica fra le genti con la forza di un uragano di Grazia.
Digli questo. E che confidi in Me. Io posso tutto quanto voglio. Io tutto voglio quando vedo umiltà, volontà e rettitudine. Mi ami. Più mi amerà e più capirà i miracoli del Cristo. Digli questo. E sia il tuo addio di sorella e il mio viatico.
E digli anche: "C'è un Mendicante che ti chiede un pane e dell'acqua per tanti affamati e assetati. Non per Sé. Chiede il tuo attuale dolore. È Gesù…".
Vada e stia con la mia pace.
Ti benedico.»
1 P. Pennoni, presentato in nota al 29 agosto, menzionato ancora il 2 e il 10 dicembre.
2 Gamaliele (Atti 5, 34-39; 22, 3), Nicodemo (Giovanni 3, 1-21; 7, 50-51; 19, 39) e Saulo (Atti 7, 58; 8, 3; 9, 1-30; 22; 26), personaggi della "visione" del 7 agosto e del "dettato" dell'8 agosto, ma soprattutto della grande opera "L'Evangelo come mi è stato rivelato".
Nel ricevere la S. Comunione per mano di P. Migliorini ritrovo1 la mia gioia eucaristica che Còmpito aveva annullata, ossia la presenza visibile del mio Gesù a fianco di P. Migliorini. Sorrido al mio dolce Gesù biancovestito… e mentre faccio il ringraziamento mi chiedo perché sta alla sinistra del Padre. Mi pare che il suo posto dovrebbe essere a destra.
Gesù mi risponde, venendo incontro al mio desiderio di aver lume, e dice:
«Nel mio atteggiamento è insegnamento di fede, di rispetto e di umiltà. Come mi vedi? In veste gloriosa? No. Mi vedi come Gesù di Nazaret, il Maestro, l'Uomo.
Cosa è l'Eucarestia? Il miracolo più grande, più santo, di Dio. È Dio. È Dio perché nell'Eucarestia vi è il Figlio di Dio, Dio come il Padre, Dio fatto carne per l'Amore, ossia per Dio che Amore è, e per opera dell'Amore, ossia per opera della terza Persona. È Dio perché è miracolo d'amore, e Dio è dove è amore. L'amore testimonia Dio più di ogni parola o devozione, o atto, od opera. Io, Autore di questo miracolo che è testimonianza della potenza di Dio e della sua natura – l'Amore – rendo onore a questo miracolo. Per dirvi che è vero, per dirvi che è santo, per dirvi che va venerato col massimo dei rispetti. Gesù-Maestro adora la sua Natura divina nell'Eucarestia. Ecco perché ti appaio come Maestro, non come il Gesù glorioso. Non potrebbe il Gesù glorioso nulla adorare. A Lui vanno le adorazioni di tutto quanto è, poiché è il Dio tornato al suo Regno. Ma il Figlio dell'uomo può ancora mostrare la sua volontà di venerare l'Arca che mi contiene Dio – il Pane eucaristico – e lo faccio. Per insegnarlo a fare a voi.
Perché sto a sinistra? Ancora per insegnare a voi. Il sacerdote, mentre è nelle sue funzioni sacerdotali, è degno del massimo rispetto. E ve lo assicuri il fatto che Io ubbidisco al suo comando e scendo, Sangue, a lavarvi il cuore, e scendo, Carne, a nutrirvi lo spirito. Imparate da Me, che sono umile, ad avere umiltà.
Basta per ora. Prega. Scrivi quanto devi, ché poi, piccolo Giovanni, bisogna lavorare. Il Vangelo aspetta.
O mio piccolo Giovanni! Perlina nata nel gran mare del dolore! Ma che sei destinata ad incrostarti come gemma nella corona del Figlio e della Madre. Le perle sono tanto più belle quanto più si sono formate in mare profondo e agitato da profonde tempeste che sconvolgono sino al fondale. Senza queste non si aprirebbe il cuore dell'ostrica e nella ferita non si deporrebbe il nucleo su cui il dolore incrosta la gemma.
Le lacrime, le lacrime, Maria! Che cosa le lacrime! Hanno avuto solo un punto, di valore, meno di quanto non ne ha avuto il mio Sangue. Siete redenti per il Sangue di Gesù e le lacrime di Maria.
La mia pace sia sempre con te.»
1 ritrovo… come nella "nota mia" del 24 giugno e in quella dell'11 luglio. Il 30 dicembre potrà riferire di essere tornata già da sette giorni nella propria casa di Viareggio, dopo gli otto mesi di sfollamento a Sant'Andrea di Còmpito (nota al 24 aprile).
Dice Gesù:
«Scrivi:
"Re santissimo, Cuore adorabile, Maestro mio e mio Signore, ti prego esser Tu il Re di questa mia casa. Il tuo Cuore pieno di misericordia sparga in essa le sue misericordie, in essa e su chi in essa abita. La tua Sapienza vi ammaestri i cuori nella scienza del Bene, del tuo Bene. E la tua Potenza sola vi regni; né pensiero, atto o desiderio umano mai si sostituisca a ciò che Tu vuoi. Da questo momento, e per sempre in futuro, qui Tu solo sii Colui che comanda, Colui che dirige, Colui che consiglia. A Te ci doniamo con l'anima e col corpo. Tuoi, sempre tuoi, per la Terra e sulla Terra, per il Cielo e nel Cielo.
E tu, Maria, Madre amabilissima, Giglio della Trinità, fiorisci in questa dimora col tuo sorriso e il tuo profumo di grazia, raccogli all'ombra della tua purezza i nostri cuori, chiudili nel calice del tuo materno amore, difendici dall'Inferno e dalle sue legioni crudeli stringendoci sul Tuo Seno inviolato e sul Tuo Cuore Immacolato e trafitto. Madre e Regina, sii la nostra Mamma e la Regina nostra.
Giuseppe, custode fedele dei due più Santi, custodisci noi che di Essi vogliamo essere. Vigile e operoso, conducici e aiutaci sui sentieri della Salute e nei pericoli della vita.
Gesù, Maria, Giuseppe, fate, per la vostra costante presenza, di questa dimora una casa di Nazaret. Cuore di Gesù, Cuore di Maria, Cuore di Giuseppe, dateci il vostro amore, prendete il nostro. Salvateci ora e nell'ora della morte. Così sia".
Dirai questa per riconsacrare la casa e farai benedire ogni e singolo ambiente. E ricòrdati, tu e chi è con te, che dove Noi siamo nulla vi deve essere che possa ferire la nostra santità.»