Quando mi parlavano di guerra e del pericolo in cui si trovava il Portogallo, io sorridevo, mentre il mio cuore raddoppiava la fiducia dicendo a Gesù: - Confido in Te! - A chi mi esponeva preoccupazione rispondevo: - Non sarà così; il Signore è misericordia infinita... - Sovente le conversazioni sulla guerra mi facevano soffrire perché in contrasto con quanto udivo dal Signore il quale molte volte mi ripeteva: - Confida, confida, figlia mia! - Ero spesso tentata a ritenere che tali parole provenissero dal demonio, ma gli effetti che sentivo nella mia anima erano diversi: infatti nell'udire « Confida, figlia mia! » sentivo molta pace e una forza capace di vincere la guerra. Mi giunse perfino alle orecchie che il Santo Padre era stato fatto prigioniero, ma io non vi credetti, considerando tale notizia confusione del popolo... Sentii tuttavia nella mia anima un lutto come quando muore un padre di famiglia e lascia i suoi figli orfani. Passarono tanti giorni e in questa lotta continua non mi stancavo di offrire a Gesù tutte le mie sofferenze per la pace. Volevo alleggerire, confortare, liberare il Papa da ogni sua sofferenza e non sapevo come Un giorno, dopo la Comunione, sentii un grande desiderio di scrivere al Papa. Non potendo contenerlo, dissi a mia sorella: - Voglio scrivere al Papa: dammi penna e carta. - Mi posi senz'altro al lavoro, chiedendo al Signore luce e forza ed unendovi il sacrificio dello scrivere.
« Beatissimo Padre, so che in queste ore tragiche per l'umanità il cuore che più soffre, dopo quello di Gesù, è quello di vostra Santità. Gesù soffre perché è offeso e vostra Santità soffre nel vedere il mondo in guerra, nell'odio, nei crimini.
Oh, quanto soffre anche il cuore della più povera, della più miserabile e indegna delle vostre figlie, per non poter difendere il Cuore di Gesù dai delitti della umanità ed impedire che sia ferito e per non potere alleggerire Voi dal dolore tanto crudele e profondo che schiaccia e trapassa il cuore del Padre mio e di tutto il mondo!
Oh, mio caro Padre, io non valgo nulla, non posso nulla, sono povertà e miseria, ma Gesù può farmi forte e potente; ed è con Gesù e la Mamma del cielo che mi sento al fianco di vostra Santità per aiutarvi, con le mie sofferenze, a portare così pesante croce.
Vorrei baciare la terra ove vostra Santità posa i suoi piedi; vorrei andare bocconi ovunque potreste essere costretto a passare: e ciò come prova del mio dolore nel vedervi soffrire e del mio profondo rispetto per voi. Coraggio, coraggio, santissimo Padre, Gesù non viene meno: la forza viene dall'alto, la guerra termina; la pace regnerà tra gli uomini, ma sempre nel dolore e sacrificio; il regno di vostra Santità continuerà sempre tra le spine, ma Gesù non vi mancherà mai con la sua Grazia e il suo Amore affinché Voi possiate salire sereno il vostro così doloroso calvario. Fu Lui a scegliere così amabile figlio quale padre di tutti noi, per spargere la luce santa del Divino Spirito.
È triste il vostro regno sulla terra per la malizia degli uomini, ma sarà lieto e glorioso il cielo, quale premio di tanto dolore e di tanto amore per Gesù.
Beatissimo Padre, sono una vostra figlia, ammalata da 26 anni e paralitica da quasi 19. Questa mia lettera mi costa un enorme sacrificio, poiché sono stesa in un letto, con il mio povero corpo trapassato da acutissimi dolori; ma è una prova di amore, di santo amore verso il mio caro santo Padre. Ah, mio Padre, se mi fosse possibile dire quanto soffro nel corpo e nell'anima! Quanto triste e dolorosa è stata la mia vita! Si allieta solo quando fisso gli occhi in Gesù. Padre, Padre mio, datemi la vostra apostolica benedizione per rendere più sopportabile il mio dolore e perdonate il mio ardire.
Non chiesi consiglio a nessuno perché da due anni non ho direttore: comanda chi può, obbedisce chi deve. La benedizione, la benedizione, mio Padre, ed il perdono per il mio mal scritto, ma non so scrivere meglio. Non vi dimenticherò mai sulla terra, meno ancora in cielo. Non so trovare parole adatte per il mio caro Santo Padre: perdono, perdono! Sono la povera Alexandrina Maria da Costa » (11-10-1943). Una volta scritta [la lettera al Papa], rimasi più sollevata; arrivai perfino a sentire contentezza, ma durò poco. Il giorno dopo d'averla spedita, nel raccoglimento successivo alla Comunione, provai una enorme sofferenza per il Santo Padre. Ero molto preoccupata per le manovre militari, e, nonostante la mia fiducia, soffrivo per quanto udivo. Senza pensare di avere una risposta, dicevo a Gesù: - O mio Gesù, salva il santo Padre, da' la pace al mondo intero. - E il Signore mi rispose: - Sì, figlia mia, do la pace tra poco. Gesù non ti inganna. - Ed io continuai: - O mio Gesù, risparmia il Portogallo dalla guerra. Non lo meritiamo, ma abbi compassione di noi. Risparmia il Portogallo! -
- Sì, figlia mia! Il Portogallo è risparmiato! Non entra in guerra -. Non ho forse la crocifissa di questo Calvario a fianco della mia Madre benedetta a sostenere il braccio dell'eterno Padre? - Circa un'ora dopo sentii dire che saremmo caduti in mano dei Francesi e che avevano ucciso il Papa. Ebbi l'impressione che mi si spezzasse il cuore: stentavo a respirare; non potevo né parlare né pregare. Con gli occhi nel Cuore di Gesù dicevo mentalmente: - Aiutami, Gesù! Mammina, aiutami! Non lasciatemi vacillare! -
Offrivo a Gesù tutta la mia sofferenza affinché il santo Padre fosse liberato, persuasa che non era morto e che non era vero quanto si diceva del Portogallo.
Fu un giorno di lotta tremenda. Chiedevo al Signore di mandarmi qualcuno che mi potesse confortare, perché non volevo offenderlo con il mio scoraggiamento. Passarono ore di tremenda agonia. Mi sentivo in mezzo ad una terribile tempesta che tutto distruggeva, senza nessuno che mi venisse in aiuto. Tenevo l'animo fisso in Gesù ed in Mammina, chiedendo tutto l'aiuto del Cielo. Gesù venne a confortarmi: - Il Santo Padre non è morto; vive e continua la sua missione. - Mi ripeté più volte nell'intimo del cuore: - Confida! Confida! Gesù non ti inganna! - Ma il demonio, non soddisfatto della mia sofferenza e rabbioso per la inutilità dei suoi sforzi, mi ripeteva frequentemente: - Portogallo in guerra! Portogallo nel sangue! - Era tale la sua rabbia che mi intimoriva.
Mi pareva di udire suono di campane a morto per il santo Padre, rumore e frastuono di artiglieria in Portogallo. Tuttavia mi mantenni fiduciosa in Gesù. Tutto questo avvenne il 14 ottobre del 1943 e già il 10 dello stesso mese il Signore mi aveva detto più o meno la stessa cosa... Maledetto il demonio che tentava togliermi la pace e farmi perdere la fiducia in Colui che non inganna né può essere ingannato! Venne il mio confessore: fece di tutto per tranquillizzarmi e ci riuscì con la confessione. In seguito continuai sempre a pregare per il santo Padre, ma la sofferenza che sentivo per lui andò diminuendo di giorno in giorno.