« ... Domenica scorsa, compleanno della cara Mammina, si è impressa nella mia anima un'immagine che non è ancora scomparsa. Con la venuta di Gesù [eucaristico] al mio cuore, si aggravarono i miei dolori e la mia notte aumentò. Non ho fatto festa a Gesù: non l'ho ricevuto con gioia, pur volendolo e desiderando ardere d'amore. Povera me!...
Appena scese in me, sentii nella mia anima il ritratto vivo della cara Mammina che dall'alto del cielo contemplava la povera umanità, col suo Cuore santissimo in un dolore quasi mortale. Col capo inclinato verso la terra non distoglieva il suo sguardo pieno di tenerezza e compassione. Che dolore forte, pungente! Quanto soffre Mammina! È già martedì e questa scena non è scomparsa. Mi pare sia impressa in me per sempre. Ancora un'ora fa la vidi nuovamente inclinata verso la terra, impossibilitata di distoglierne lo sguardo: dai suoi occhi uscivano due rivoli di lagrime, lagrime di profondo dolore che bagnavano la terra. Volevo piangere anch'io, asciugare il suo pianto e guarire la ferita del Cuore amantissimo di Gesù. Non so cosa fare per Loro: per amore mi fingo allegra mentre sono sempre triste. Incoraggio e consolo gli infelici e non ho chi consoli me. Ma sono contenta della volontà del mio Signore. Voglio consolarlo nella mia amarezza... » (lettera a p. Pinho, 10-9-1940).
« ... Mi pare di essere infedele a Gesù. Egli vuole e mi fa sentire nell'anima la grande necessità che io soffra, ma soffra tacendo e senza lasciarlo apparire. Cerco di farlo il meglio possibile, senza confidarmi con nessuno, eccetto che con Lui e con la cara Mammina; talvolta involontariamente mi sfugge qualche parola. È per questo che io dico di essere infedele al mio Gesù; non sono ancora costante in quello che Egli vuole, eccetto che nel dire tutto a lei, mio padre, perché Gesù mi pone nell'anima la necessità di confidarmi con lei... » (lettera a p. Pinho, 7-11-1940).
« ... È terminata da poche ore la mia Crocifissione... Ho bisogno di confidarmi e posso farlo solo con lei. Gesù mi vuole silenziosa e tenace come roccia: vuole che io soffra senza che si sappia ciò che avviene dentro di me. Sento che è Lui a mettermi questa esigenza nell'anima. Vuole che il mio dolore sia silenzioso come il Suo: esige che Lo imiti anche in questo. Stamane si unirono alla mia paura e dolore le lagrime e il dolore di Gesù: non ne potevo quasi più. Fra chiasso, curiosità e bestemmie attorno a Lui, Egli mi ha fatto sentire come ha sofferto tutte queste cose in silenzio, come se non avesse labbra per parlare. Ero talmente sgomenta che mi passò qualche volta per la mente di dire a Gesù che non volevo la Passione, ma Gli dicevo subito: - Voglio, accetto per Tuo amore. Accetto ogni sofferenza anche se dovessero cadere su di me, per schiacciarmi, tutte le montagne del mondo... » (lettera a p. Pinho, 22-11-1940).