Dice S. Azaria, ancora seguendo le sue spiegazioni sugli Angeli Custodi (l'altra è del 16 luglio 1947):
«Un'altra azione dell'Angelo Custode è quella di essere costantemente e meravigliosamente attivo presso Dio, del quale ascolta gli ordini e al quale offre le azioni buone del custodito, presenta e appoggia le suppliche, intercede nelle sue pene; e presso l'uomo al quale soprannaturalmente fa da maestro che guida nel sentiero diritto, senza soste, con ispirazioni, luci, attraimenti verso Dio.
Oh! i nostri fuochi, che sono i fuochi della Carità che ci ha creati e che ci investe dei suoi ardori, noi li convergiamo
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Dice Gesù:
«La vendetta di Dio è il perdono.
Sulla Croce avrei potuto fulminare i colpevoli. I fulmini rigavano il cielo e avrei potuto dirigerli sugli assembrati ad insultarmi. Anche qualche altra vendetta avrei potuto fare.
Ero sempre Dio. Ma non sono mai stato tanto Dio come usando il perdono per unica vendetta. Punendo i miei offensori sarei stato un potente Io, un uomo, sempre un uomo che col favore di Dio può usare anche delle forze cosmiche per atterrare i suoi nemici. La storia del mio popolo è piena di episodi del genere provocati da patriarchi e profeti, da giusti sempre. Ma vendicandomi col perdono sono stato Dio. Ossia un Essere sovrumano, tanto più su degli uomini che ho saputo usare la vendetta che l'uomo non usa: il perdono.
E l'ho insegnata a voi, miei seguaci, perché i seguaci di Cristo, i veri seguaci di Cristo, ossia i santi, divengono ciò che è detto1 "figli dell'Altissimo, dèi, eredi del Regno di Dio".
Maria, perdona. Non sanno ciò che fanno coloro che ti dànno dolore. Non sanno. Perdona per essere figlia dell'Altissimo, mio specchio, mia sorella. La mia pace per tuo balsamo.»
Il conforto per mali comportamenti di famigliari.
1 è detto, in Salmo 82, 6, ripreso in Giovanni 10, 34.
Dice Gesù:
«Generalmente, spiegando i dieci Comandamenti, è detto che essi si iniziano coi tre dedicati al culto di Dio, perché Dio ha la precedenza, e ogni cosa di Dio la deve avere su ogni altro essere o cosa. Spiegazione giusta, ma non è l'unica spiegazione questa comune, per spiegare l'ordine dato ai dieci Comandamenti.
Dio, essendo la Perfezione, poteva essere messo al vertice della scala ascensionale della perfezione. Dare a Lui il culto e l'onore quando la creatura si era reso degno di darglielo come si conviene essendo già "giusto" in tutte le cose della Terra. Ma credi tu
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Dice Gesù:
«Hai mai meditato su quanto vuol dire l'espressione che ricorre sulle labbra dei teologi parlando di tutti gli scritti dell'Antico e Nuovo Testamento: "Dice la Sapienza, dice il Signore"? Poco fa hai sentito dire da un predicatore: "Dice il Signore: 'Quando io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli….'". Non ha detto: "Dice Paolo"1. Ma "dice il Signore".
Perché? Per rispetto pensando che Dio è l'informatore di ogni azione dell'uomo? Anche. Ma soprattutto perché va detta la verità. E la verità è che nei suoi amatori Dio tanto è presente che la personalità, e soprattutto il pensiero di essi, si annulla in quello di Dio, e non è più Paolo, Pietro, Giovanni, Giacomo o Giuda. Pietro Paolo Giovanni Giacomo Giuda, portavoce di Dio, dicono ciò che Dio parla in loro: voce di Dio, dicono le sue parole. E così, in tempi più lontani, Isaia, Geremia, Jesai bar Sirac, Sofonia, Michea, Zaccaria… e in tempi più vicini tutte le voci del Signore, sparse nei secoli per dire agli uomini le parole di Dio. Quelle parole che sono altrettante luci, altrettante medicine, altrettante grazie.
Vedi come è buono il Signore con quelli che sono tutti suoi? Di essi uomini fa tanto una cosa con Lui che non più essi ma Egli è loro e parla, agisce sino a potersi dire con vera parola: "dice il Signore" di ciò che la loro mano scrive. E vedi ancora come per vera giustizia essi non possono gloriarsi delle parole che scrivono, perché non di loro ma del Signore esse sono.
Per questo ti ho sempre detto: sii sempre umile, perché, se un atomo di superbia sorgesse in te per ciò che scrivi, Io ti abbandonerei sinché un lungo sincero pentimento non ti avesse di nuovo resa accettevole al mio cuore.
Sta' in pace, anima mia, piccola crocifissa. La croce, dopo essere stata considerata oggetto di orrore, fu esaltata per avermi portato, divenendo strumento di redenzione. I crocifissi, dopo essere stati provati nel dolore, saranno esaltati per aver compiuto in loro quanto mancava alla mia Passione.»
1 Dice Paolo, infatti l'espressione è in 1 Corinzi 13, 1.
Dice Gesù:
«Non è nulla ricevere il Battesimo e gli altri Sacramenti, meno la Confessione in punto di morte e che sia sincera e leale, e Olio Santo, se non vivete perseverando "ben fondati [1] e saldi nella fede, immobili nella speranza del Vangelo". Anzi, questi doni di valore infinito si ritorcono a vostra condanna. Perché più è chiesto a chi più è dato. Perché il Vangelo è Vita. Perché i Sacramenti sono Forza. Perché nel Cristianesimo tutto è attivo, e guai a quelli che con tanta Vita infusa in loro sono dei tiepidi, degli ignavi che vegetano senza lavorare, con le grandi potenze che sono a loro state date, per comparire sempre "santi, immacolati, irreprensibili davanti all'Altissimo".
L'uomo-animale [2] – ché tale è l'uomo privo della Grazia, ossia così come è quando nasce da donna – agli occhi di Dio è simile a un morto il cui corpo corrotto non può entrare a contaminare il Tempio eterno dove splende il trono di Dio, e nel cui corpo corrotto non può venire Colui che empie di Sé tutto il Creato, onnipresente su tutto ciò che è, con la Potenza nelle creazioni inferiori, con la Potenza, Sapienza e Amore nell'uomo, creazione superiore.
Ma avervi creato non basta a Dio. Perfezione del Creato, Egli vuole abitare in voi con la sua Perfezione Trina, possedervi prima di darsi al vostro possesso in eterno, godervi prima che voi lo possiate godere in Cielo. Ed ecco allora il Cristo che, ubbidendo al Padre e all'Amore, si incarna e si immola per fare dell'acqua battesimale non un rito ma una vita. Questo fa Cristo: vi innesta alla Vita, e il Battesimo è l'operatore. Così come, se possibile fosse, un chirurgo, prendendo un nato-morto e congiungendolo ad una matrice attiva, lo rendesse vivo, altrettanto fa di voi il Battesimo. Vi prende morti. Vi immerge nell'onda che è acqua, ma in realtà è sangue, il Sangue mio, e vi restituisce vivi della Vita che è Grazia.
Considera [3] la grande libertà del cristiano fortificato dalla Vita che ha ricevuto. Dice l'apostolo: "Se dunque siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché, come viveste ancora del mondo, vi sottomettete a questi precetti: non toccare, non gustare, non maneggiare?".
Grande verità! Che ho detto [4] Io ai miei fedeli: "Coloro che crederanno in Me scacceranno i demoni, beveranno i veleni, toccheranno i serpenti, calpesteranno gli scorpioni, passeranno per fuoco ed acqua e fra le fiere selvagge, e nulla farà loro del male sinché Io-Vita non lo concederò per vestirli della porpora dei martiri". Il vero cristiano non deve temere il mondo e le sue potenze, le quali e il quale mettono insidie anche nelle cose più naturali, come nel godere di un cibo, di un frutto, di un fiore, di una carezza data o ricevuta, di un affetto, e le cose buone, da Dio create perché l'uomo suo figlio ne avesse gioia, mutano in veleni, serpenti, scorpioni, acqua, fuoco e fiere selvagge.
Abbiate in voi la pienezza di Me e senza interdirvi ciò che Dio vi ha concesso, così come ve lo ha concesso: con giustizia, prudenza, temperanza, e sarete superiori alle insidie dei demoni e dei sensi. Perché Io, che ho vinto la morte e il peccato, vi fortificherò contro le cose che possono divenire peccati e morte.»
1 ben fondati… è citazione da Colossesi 1, 23, che è il rinvio messo dalla scrittrice all'inizio e che va completato con il versetto22 per la citazione che segue.
2 L'uomo-animale… è preceduto da v. 12 del cap II, che si riferisce a Colossesi 2, 12.
3 Considera… è preceduto da Cap II v.20, che si riferisce a Colossesi 2, 20-21.
4 ho detto, come in Marco 16, 17-18.
Dice Gesù:
«Ti è stato chiesto se l'olio usato dai miei discepoli per guarire i malati aveva unicamente scopo curativo.
Ne ho già parlato nell'Opera. Ma compatisco chi non trova il punto in un'opera così vasta, e ripeto perciò: l'olio aveva solo potere curativo. Anzi, non aveva neanche quello in modo speciale. Aveva il solito potere curativo dell'olio che, ai tempi miei, era molto usato in forma di unguento da frizionare o stendere sulle parti malate, solo o con resine ed essenze. Il solito potere, per se stesso, che era molto relativo in certe serie malattie già arrivate ad uno stadio mortale o di cronicità. Proprio quelle che venivano presentate ai miei discepoli perché dichiarata vana ogni cura per esse.
Non era dunque l'olio per se stesso quello che guariva, se applicato dai miei apostoli, ma era il potere, che avevo dato loro, quello che guariva. L'olio non era che il mezzo usato per ottenere che il mio potere, comunicato agli apostoli, non assumesse forma che i miei nemici e nemici dei miei discepoli potessero accusare come demonico o magico.
Così, e solamente così, l'olio guariva i corpi. Così, e solamente così, fu l'olio, sino a che Io istituii il Sacramento dell'Olio Santo. Allora l'Olio Santo, composto secondo le regole [1] della liturgia mosaica, acquistò il potere di guarire le piaghe dell'anima, di cancellarne anche i segni, le cicatrici rimaste dopo l'assoluzione dei peccati ottenuta dopo sincera confessione e per i meriti del mio sacrificio.
Due poteri dell'olio ben distinti. Sui malati delle membra, e sino alla istituzione del Sacramento dell'Estrema Unzione, per guarire i mali del corpo. Sui morenti, prossimi al giudizio, per guarire l'anima prima del suo incontro con Dio Giudice e, se benigno si piegasse Dio alle preghiere dei congiunti, per rendere anche salute al corpo concedendogli nuovo tempo nel mondo per acquistare nuovi meriti, o meriti soltanto, se prima non ne aveva acquistati colui che otteneva per il Sacramento anche salute fisica.
Concludendo: l'olio sparso dai discepoli sui malati non fu sacramento altro che dopo che Io istituii il Sacramento da applicarsi in caso mortale, secondo il modo che la Sapienza aveva insegnato.»
1 le regole, che sono in Esodo 30, 22-33.
Dice Gesù mentre io correggo pagine dattiloscritte e ammiro la bellezza stilistica di esse:
«Vedi, Maria. Se Io ti avessi dato soltanto belle pagine, letterariamente parlando, non ti avrei dato nulla. Nulla di utile, nulla di vero valore. Una musica ti avrei dato. E anche una di quelle musiche vuote, leggere, che accarezzano soltanto l'udito ma non stimolano in chi le ascolta pensieri eletti. Perché vi è della musica che è preghiera, che è lezione, che è elevazione a contemplazioni nel soprannaturale, musica nelle cui note veramente vibra e traspare non tanto il genio dell'uomo ma la potenza di Dio Creatore dell'uomo.
Il genio dell'uomo non è che il mezzo per testimoniare la potenza di Dio che lo ha creato con intelligenza e ragione, oltreché con spirito e con carne e sangue. Il genio dell'uomo non è che la risposta data ai sostenitori di teorie evoluzionistiche secondo le quali l'uomo attuale non è che la bestia evolutasi in un lento ascendere dalla brutalità alla umanità. Il genio dell'uomo non è che la risposta data ai negatori della Creazione, e perciò di Dio Creatore, agli eretici che sostengono l'autogenesi dell'Universo. Il genio dell'uomo non è che la risposta data agli atei. Il genio dell'uomo è la confessione che Dio è e che tutto è perché Egli lo vuole: luce, vita, elementi, intelletto, tutto.
Ma Io parlo delle musiche vuote. A queste paragonerei le mie pagine se fossero solo armonia di parole e perfezione stilistica. Ma in esse è la Sapienza. La mia Sapienza. È la Verità, la mia Verità. In esse è la Carità, la mia Carità. È Dio perciò. Ecco perché esse hanno valore. E guai a chi non cerca e non trova in esse questo loro vero valore!
So l'obbiezione di molti: "Gesù parlava semplicemente". Nelle parabole parlavo semplicemente perché mi rivolgevo a turbe di popolani. Ma quando parlavo a menti colte, israelitiche o romane e greche, parlavo come più alla Sapienza perfetta si conveniva.
Le mie parole, poi, nelle versioni degli evangelisti, dei quali due soli furono apostoli — e se ben si osserva sono i due Vangeli più rispecchianti Me, perché quello di Luca, stilisticamente buono, può dirsi più il Vangelo di mia Madre e della mia Infanzia, delle quali narra diffusamente particolari che gli altri non narrano, che non Vangelo della mia vita pubblica, essendo più eco degli altri che luce nuova come è quello di Giovanni, il perfetto evangelista della Luce che è il Cristo Dio-Uomo — le versioni, dicevo, delle mie parole, dagli evangelisti furono molto ridotte, sino ad essere ridotte scheletriche: più un accenno che una versione. Cosa che le priva della forma stilistica che Io avevo dato ad esse.
Il Maestro è in Matteo (vedere discorso della Montagna, le istruzioni agli apostoli, l'elogio al Battista e il resto di questo capitolo, il primo episodio del 15° capitolo e il segno del Cielo, e il divorzio, 19° cap., e i tre cap. 22-23-24). Il Maestro è soprattutto nel luminoso Vangelo di Giovanni, l'Apostolo innamorato, fuso nella carità al suo Cristo-Luce. Confrontate quanto disvela della potenza del Cristo oratore questo Vangelo con quanto ne disvela la esiguità essenziale del Vangelo di Marco, esatto negli episodi sentiti da Pietro, ma ridotto ad un minimo, e vedrete se Io, il Verbo, usavo solo uno stile molto umile o se non sfolgorava sovente in Me la potenza della perfetta Parola. Sì, in Giovanni Essa brilla, per quanto molto ridotta in pochi episodi.
Ora, se al piccolo Giovanni Io ho voluto dare un aumento di conoscenza di Me e del mio insegnamento, perché dovrebbe questo farvi increduli e duri? Aprite, aprite intelletto e cuore, e beneditemi per quanto vi ho dato.»
Dice Gesù:
«Ascolta e sia tua pace l'infinita Misericordia mia. Pace. Sempre. Non toccherai mai il limite di questa mia Misericordia perché è illimitata. Ma sappi anche questo, e ti sia parola di Sacerdote assolutore per le tue miserie delle quali ti accuori. Serve per te, ma anche per molti altri.
Nel mio infinito amore per le anime ho industrie infinite per usare tutto ciò che le povere anime, o le anime già sulla via della perfezione, mi dànno, purché esse mi amino così come esse sono capaci con tutte se stesse, con le loro capacità e relatività che cercano sempre di aumentare. Non c'è santo, che pure ora è glorioso, che pur seguendo sulla Terra la via perfetta, non abbia messo nel suo oro delle parti di terriccio, anche se minime. Ebbene, Io ho preso anche queste parti di umanità pertinace di un giusto. Il mio amore se ne è servito, le ha lavorate, e da zavorra ne ha fatto cosa di utilità per altre anime.
Sì. Mentre gli uomini si servono soltanto di ciò che è buono e utile ad un lavoro o interesse, e anche negli affetti amano solo le parti buone dell'amato, il mio amore si serve anche delle loro miserie. Prende e trasforma le cose più comuni della vita ordinaria di un'anima che lo ama, e delle azioni semplici fa azioni meritorie. E va oltre: si serve delle stesse loro miserie e debolezze, delle loro piccole bugie, talora, di quanto non è perfetto ma non nocivo al prossimo però – quelle miseriucce che un complesso di stimoli suscitano, paragonabili alle curiosità e vanterie imprudenti e scherzose di un fanciullino – e le adopera perché altre anime vengano sulla via buona, cosa questa che fa, della imperfezione commessa da un'anima irriflessiva o che ha ceduto un istante, un mezzo di bene per gli altri. Atto questo che sminuisce l'imperfezione e il debito verso la Giustizia che per esse imperfezioni l'anima contrae. E nel contempo fa sì che l'anima che le ha commesse aumenti il suo amore per Me con la riconoscenza verso la mia Misericordia che non le mortifica smentendole, ma anzi, quando vede che da una loro debolezza può venire una forza ad altri, le seconda.
Il mio metodo d'amare e di salvare ha forme da Me solo usate e che pochi comprendono.
È allora, quando mi valgo delle miserie delle anime per corroborare altre anime, che dico [1] all'anima che le ha commesse: "Nessuno ti ha condannata?". E quando essa mi risponde: "Nessuno, Signore", Io dico: "E neppure Io ti condanno. Va' e non più peccare". Pronto a ripeterglielo 70 volte 7, perché le miserie di queste anime amanti generalmente scaturiscono da una malintesa volontà di portare altri ad amarmi, magari seguendo vie traverse, cosa questa di cui poi si dolgono.
Ma non sapete, anime mie, che quando non c'è volontà di offendermi ma solo di onorarmi non si pecca? Ma non sapete, mie dolci anime, che l'umiltà di sentirsi incapaci, il pentimento di aver fatto male per voler fare bene il bene, l'amore che più forte fiammeggia in voi dopo una di queste… cadute di pargolo, mi dànno gloria e creano un bene alle anime più che se mai le aveste commesse? Sembra un paradosso. Ma è verità.
Sta' in pace, sta' in pace. Il mio e il tuo amore ti lavano di ogni polvere che possa tentare di coprire il tuo oro: il tuo volere di amarmi con perfezione. Sta' in pace. E per l'Eucarestia che non ti fu portata prendi la mia Parola. Essa è nutrimento, vita, salute, gioia. Io sono che a te mi comunico con i miei infiniti mezzi. Ripòsati su Colui che ti ama.»
1 dico, come in Giovanni 8, 10-11.
Dice Gesù:
«Il tuo Anno Santo lo hai avuto nel tuo cinquantesimo anno. Mi hai avuto come tu sola sai. E resti in questo tuo anno giubilare [1] sinché esso ti si muterà in un secolo eterno di pace paradisiaca. Ma l'Anno Santo che verrà [2] dovrà essere marcato da un suo carattere speciale: il carattere mariano.
È stato celebrato l'Anno Santo straordinario nel 19° centenario della mia Passione. La Sapienza infinita amerebbe che fosse celebrato anche questo altro centenario della Assunzione gloriosa di mia Madre al Cielo, e che questa celebrazione desse uno speciale carattere al prossimo Anno Santo. La Sapienza infinita amerebbe che fosse sentito questo dovere, questo bisogno, questa previdenza di dare carattere di trionfo mariano e perciò di incentivo al culto per Maria, Salvezza vostra — in questo scorcio terribile di questo secolo terribile nel quale può avvenire la completa apertura dei sette sigilli [3] per punizione di Dio — al prossimo Anno Santo. Già da troppi secoli la cristianità attende questa proclamazione trionfale della Vergine-Madre, da Dio assunta in Cielo per essere gioia a Dio di cui fu Tempio vivo in Terra, e Regina dei celesti cori e del popolo dei Santi.
In verità molti dei sigilli sono stati già aperti. Ma guai se fossero aperti tutti, e se lo saranno!
Anticipate l'ora del trionfo della Donna, capostipite dei segnati del segno dei servi di Dio, degli eletti la cui dimora è il Cielo. Anticipate l'ora del trionfo di Maria, su Satana, sul mondo, la materia, la morte, vinta da Noi due volte, vinta in Lei creatura anche nel non conoscere la morte spirituale del peccato oltreché nella carne sua, che non si corruppe e che qui vive. Anticipate l'ora del trionfo di Maria. Si uniscano agli Angeli, capitanati da Michele, gli uomini, donne, fanciulli della Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana, perché sia abbattuto per un tempo il dragone dalle sette teste, dieci corna e sette diademi maledetti: le sette seduzioni4. E la Cristianità abbia tempo per riunirsi e fortificarsi nella carità e nella fede e stringersi in difesa per l'ultima battaglia.
Guai se venisse proclamata regina la donna vestita di porpora e scarlatto, cui fa trono la bestia immonda dai nomi di bestemmia, prima che sia proclamata Regina degli Angeli e degli Uomini, con parola infallibile, la Donna vestita di sole, i cui piedi calcano la luna e il cui capo s'incorona di stelle.
Non vi può più essere una seconda Redenzione compiuta da Me: Cristo. Ma ancor una ve ne può essere per salvare dalle spire infernali un più gran numero di spiriti: quella di Maria gloriosa. Nel culto di Lei sta il segreto dell'estrema Redenzione.
Se sentiranno Me nelle parole dell'Opera, comunicherai queste altre parole a Colui che sai.»
1 questo tuo anno giubilare, avendo la scrittrice compiuto 50 anni il 14 marzo 1947. In data 16 marzo ella ha riferito "ciò che è la mia gioia da ormai tre giorni".
2 l'Anno Santo che verrà sarà il 1950, nel quale il papa Pio XII definirà il dogma dell'Assunzione di Maria Ss.; l'Anno Santo straordinario è quello celebrato nel 1933 sotto il papa Pio XI.
3 sette sigilli, dei quali si parla diffusamente in Apocalisse 5-6.
4 le sette seduzioni, in Apocalisse 12, 3. Seguono altre citazioni da Apocalisse 12, 1; 17, 3-4.
Dice Gesù:
«Scrivi. È la risposta mia a quella lettera audace e ingiusta, e anche a quella lettera nella quale è un'altra cosa che mi dà sommo sdegno e che a te, creatura, non dico.
Ho detto un tempo [1]: "Satana ha chiesto di vagliarvi". Quel che fu detto, allora, e fu permesso, allora, ai discepoli di allora, anche ora fu detto e permesso, ora, per voi.
Satana, che fu interdetto da Me di seviziare direttamente il piccolo Giovanni, da lui odiato senza misura, Satana che fu interdetto da Me di tormentare il piccolo Giovanni così come tormenta Dora della
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