Dico a Gesù, ripensando a quei dettati [1] sul Peccato Originale che Egli ha voluto annessi all'Opera: "Ora faranno nuove obbiezioni e mi tormenteranno ancora", e ho paura. Mi risponde Gesù:
«L'opera è più per i maestri che per le folle. I maestri daranno alle folle il succo dell'opera. Ma essi, per dare quel miele, hanno bisogno di nutrirsi dei fiori di verità che Io ho dato.
Tutto è verità nella Religione. Solo che da millenni e millenni alcune verità sono date e dette con figure o simboli. E questo non basta più ora, in questo secolo di razionalismo e di positivismo e – perché non dirlo? – di incredulità e dubbio che penetrano anche nei miei ministri.
Non basta più. La favoletta del pomo, così come è detta, non persuade, non è accettata, non dà aumenti di fede, ma anzi indebolisce la fede sulla verità della Colpa d'origine, e perciò sulla verità della mia venuta per redimere la Colpa d'origine, e perciò sulla mia predicazione perché ero Maestro fra le folle, e perciò sull'istituzione divina della Chiesa, e perciò sulla verità dei Sacramenti, e potrei durare per molto ad elencare quanto fa crollare il non accettare la quarta verità di fede, ossia la colpa d'Adamo.
La prima verità è l'esistenza di Dio.
La seconda, la ribellione di Lucifero e perciò la libera trasformazione dell'arcangelo nel Demonio, in Satan, e perciò dello spirito del Male e delle Tenebre opposto allo spirito del Bene e della Luce.
La terza, la creazione.
La quarta, la colpa di Adamo, anteveduta nella sua divina conseguenza da Lucifero che divenne Satan per non adorare Me, Gesù Cristo, Figlio di Dio, Redentore dell'Uomo, suo Avversario e Vincitore.
La favoletta del pomo non basta più alle folle di oggi e soprattutto ai maestri di oggi, i quali la insegnano male perché il loro pensiero non la può accogliere più. Alla sottile, metodica erosione e corrosione del razionalismo e altre tendenze dell'oggi, si opponga una aperta, schietta, plausibile, credibile, dignitosa – come si conviene a cosa che ha rapporto con Dio, che è prova messa da Dio ai suoi creati – versione, l'unica sincera, reale versione del primo peccato. E crederanno di più i maestri, e sapranno far credere di più i fedeli. Ciò che è buono all'alba dell'Umanità fra i crepuscoli dei primi evi, è insufficiente e anche nocivo alla sera dell'Umanità, quando gli spiriti sono adulti e ammaliziati da tante cose.
Diamo luce! Diamo luce! Ché nella luce è vita.»
1 dettati, che sono nel capitolo 17 dell'opera "L'Evangelo" e ai quali si rimanda, nel presente volume, in data 31 gennaio e 18 febbraio 1947.
Dice S. Azaria riferendosi alla visione del 24 ottobre:
«L'Altissimo Signore ha voluto farti capire il senso delle parole di M. Ss. alle Tre Fontane [1]. Essendo Maria Ss. così abbracciata – potrei dire: contenuta – nella Ss. Trinità, nella quale Ella fu da prima che il tempo fosse, e della quale fu Tabernacolo contenendo nel suo seno il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo col contenere il Frutto benedetto del suo seno verginale, Gesù, nel quale era unità del Verbo col Padre e lo Spirito Santo, essendo Ella, così, l'amore dell'Uno e Trino Iddio, la Rivelazione è suo Tesoro, e Lei ne è Regina amata e soave, dispensiera della Sapienza, datrice della Parola. La Sposa e la Madre della Sapienza e della Parola, la verginale Sorgente che un Dio feconda e che dà i fiumi dell'Acqua viva che è Vita eterna a chi di Essa beve.»
1 alle Tre Fontane, località alla periferia di Roma, dove la Vergine era apparsa: ne parlerà il 31 dicembre 1947.
In rapporto alle Tre Fontane.
5 maggio [1947]. Visione di Maria Ss. di Fatima lanciante le rose d'oro, nelle quali si sono tramutate le Ave del Rosario che dico con Lei, su Roma, nei posti segnati sulla cartina che ho data. Di questi postiriconosco bene S. Pietro e il palazzo Vaticano per il portico di Piazza S. Pietro, il Gianicolo per il monumento a Garibaldi (e mi stupisco che cadano rose su quel colle), la basilica di S. Paolo fuori le mura per il mosaico del Buon Pastore. Gli altri luoghi di Roma per me sono: case, luoghi sconosciuti
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Dice Gesù:
«Eccomi! La mia pace sia con te.
Sono venuto a dirti questo. I medici possono capire quel tanto che possono, ossia ciò che ha aspetto umano. Ma sotto il velo dell'umano in te c'è il mio volere che purifica, abbella, santifica, consuma, ti fa ostia per molti e gemma per Me.
I nomi delle malattie… sono nomi messi ad etichetta e a spiegazione dei patti corsi fra noi due, dei tuoi doni d'amore, dei miei baci d'amore.
Il tuo cuore, sì, si è ammalato nella lotta che hai combattuta contro la cattiveria umana. Ma chi te lo ha ferito a morte è stato il mio amore. Era troppo brutto che tu avessi a morire per causa degli uomini, tu che Io amavo di un amore eterno. Tu devi morire per gli uomini, mio specchio fedele. Non per causa di essi, ma per causa di essere imitatrice di Me.
Venerdì Santo del 1930. Venerdì Santo del 1934… e, sul mistero d'amore, dei nomi, dei nomi posticci di malattie. No. Tua malattia: il nostro reciproco amore.
I tuoi polmoni: me li hai dati per salvare un'anima di padre [1], e sul sacrificio un nome, un qualunque nome clinico… una spiegazione che gli uomini si vogliono dare per spiegare ciò che non possono spiegare, ossia che potrebbero spiegare solo con la fede, con l'alzare lo sguardo a sfere soprannaturali.
Il male nel tuo seno… oh! non ricordi perché pregavi nei sabati? Ecco, è riparazione per quelle creature [2]. Tu soffri, tu paghi, tu ripari ciò che mi offende nella donna.
Il tuo dolore, il tuo indurimento al costato, tu sai… lo volesti… lo hai avuto.
Il tuo cuore dilatato… Non cerchino gli uomini il perché. L'amore dilata sino a spezzare le fibre.
I dolori dei tuoi nervi: ne sai la verità.
Maria, Maria, sei mia, come tu sei perché sei con Me, come Me, per amore di Me crocifissa, folle d'amore sino a non saper calcolare più. Anima mia, non possono gli uomini capire, indovinare i continui miracoli di Gesù nei suoi diletti. Sta' in pace.»
Gesù è venuto. In questi giorni non poteva venire perché un motivo di cui io soffrivo atrocemente lo teneva lontano. Ho capito molte cose in questi giorni. La sua assenza mi fu lezione sul come è necessario avere il vero pentimento per avere Gesù. Io non c'entravo. Io contemplavo la rovina di un cuore, soffrivo perché a questa sofferenza si univa la mancanza di Gesù. E ieri visita medica… e oggi mie riflessioni in merito. Ed ecco Gesù a darmi risposta e gioia. È tornato. Non mi pesa la croce perché Egli è con me.
1 per salvare un'anima di padre, come racconta nell'Autobiografia, nel secondo capitolo della parte settima.
2 riparazione per quelle creature, che troviamo in un "calendario di sofferenza" di cui parla nell'Autobiografia, verso la fine della parte sesta. Più completo è il programma settimanale delle offerte di sofferenza, stabilito nel "dettato" del 29 maggio 1944. L'indurimento al costato, infine, potrebbe riferirsi ai due colpi di flagello ricevuti il 12 novembre 1944.
Sto correggendo, ossia rendendo leggibili gli scritti. Leggo il discorso [1] di Gesù alle discepole nel venerdì avanti l'entrata in Gerusalemme, là dove paragona l'anima ad un rondinino che si fa sempre più forte al volo.
Amorosissima mi suona al fianco la voce di Gesù e mi empie di letizia. Dice:
«Anche tu sei stata come quel rondinino. Sei stata il mio rondinino. Sempre più fortemente ti sei irrobustita e orientata per i grandi voli. Aprivi l'ala all'alba della vita verso il mio dolore: la Vittima fu sempre il punto del tuo orientamento. Come mi amavi allora, o innocente segnata al dolore e che di tutto quanto fu la mia giornata terrena avevi predilezione per la mia ora di dolore.
Poi mi amasti Pane di Vita. Poi Cuor dei cuori. Ma la figura della Vittima ha sempre signoreggiato su tutte. È stata la tua stella polare, il tuo sole sanguigno. Il sangue delle mie ferite il tuo miele. Il mio sguardo agonizzante il tuo conforto. La consumazione della mia vita il tuo esempio. E hai volato sempre più forte, sicura, più a lungo e più in alto, anima, anima vittima, pecorella del Martire, Maria amante come l'altra Maria [2] ma avente, a farti a Me tanto cara, l'innocenza della tua vita onesta.
Oh! vieni! Vieni qui, con Me. Vieni ché la ferita ultima si fa nido a te, mio rondinino stanco di terreni voli e di ciò che è mondo. Stanco come lo era il mio cuore agli ultimi giorni della vita. Vieni in Me.
Mi hai dato tutto, salendo sempre più in alto. E ti ho dato tutto. Tutto il mio amore e tutta la conoscenza di Gesù di Nazaret. E più ti ho dato. Ma questo è l'amore che non si disvela agli uomini. Questo è l'amore che si compie sotto gli occhi del Padre nostro e che i serafini annotano.
Maria!…»
Il resto, riferendosi ad una disgraziatissima anima che sostò, inutilmente credo, qui dove sono i profumi di Dio, e ai miei rapporti con lei, non sto a trascriverlo.
Mi abbandono alla gioia della divina Presenza e delle sue carezze. Certo è vero. Ho proprio fatto come quel rondinino. Goffi, incerti, pieni di paura i primi voli, e poi… Ma per me non fu che io divenissi così regina da solcare sicura i cieli dell'amore. Fu l'amore che mi sorresse sempre le ali che volevano volare sempre più alte non per gloria mia ma per dare gioia a Lui che ci attira, a Lui che si conforta per gli eroismi d'amore delle anime, ma che sarebbero cadute stanche senza il suo aiuto. Oh! è stato, è l'Amore che mi trasporta con amore…
Gesù!…
1 discorso, che è nel capitolo 583 dell'opera "L'Evangelo". Le correzioni della scrittrice sono ampiamente giustificate nel "dettato" del prossimo 6 dicembre.
2 come l'altra Maria, cioè Maria di Magdala, che nell'opera "L'Evangelo" ha una sua storia completa.
Dice Gesù:
«Ascolta bene, perché è lezione grande.
Il nome più giusto della Messa come voi ormai la dite, o Sacrificio dell'Altare, è "Frazione del Pane". Perché la Messa si è iniziata la sera del Giovedì. Perché la Messa è il perpetuo ricordo dell'amore mio che supera l'ora e il momento. La Passione, la Crocifissione, la Morte furono l'ora e il momento storico del mio amore: l'Eucarestia è il sempre del mio amore per voi. Perché la Messa è l'immolazione del Cristo, non solo come contemplata solo in rapporto alla consumazione materiale del sacrificio con le sofferenze, le
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Dice Maria:
«Con quello che ti ho detto il giorno della Presentazione puoi capire anche perché sono apparsa coi tre colori delle Virtù Teologali. Alcuni, quelli che si perdono nelle solite inezie umane anche davanti alle realtà soprannaturali più grandi e chiare, fanno ostacolo al credere alla mia venuta alle Tre Fontane per quei colori... Non c'è limitazioni dove Io sono. E in ogni cosa è un simbolo.
Regina della Rivelazione, ho vestito i colori delle tre virtù che la Rivelazione contiene e propone: la Fede, la Speranza, la Carità.
Tutta la Rivelazione è Fede. Senza la
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Dice il Signore:
«…E se vorranno penetrare nel mistero di Dio, Io accecherò i loro occhi e li trarrò in errore. Vi sono limiti che agli uomini non è dato valicare. Perché oltre quei limiti regno Io solo e Io solo agisco. La loro smania di certi esami non è che documentazione della loro non fede. Non è che la documentazione della loro superbia, che discute e misura e vorrebbe mettere limiti al mio potere. E gli audaci Io li accieco.
Figlia ubbidiente del mio Figlio, abbandona il tuo corpo alle indagini degli uomini, che hanno bisogno di spezzarsi contro la realtà per credere alla realtà, ma tieni chiusi i cancelli del tuo spirito. Colui, quello spirito, che è da Me messo nel tabernacolo della Sapienza e Carità,non va strappato di là, perché egli conosce le cose di Dio e il suo Volto, e non va reso noto ciò che è di Dio con la violenza.
Io ho detto [1]: "Non rivolgetevi ai maghi né ad interrogare gli indovini, non praticate divinazione né interpretate i sogni". La mia giustizia chiama "violenza" e annovera nel numero delle divinazioni, che Io maledico, certe violazioni del mistero dei cuori dove Io, Uno e Trino, regno e opero.
Figlia, régolati così: sinché non viene usata violenza al tuo spirito, lasciali osservare. Ma se con animo e pensiero impuro chiunque osasse violentare la libertà del tuo spirito e renderlo legato per scrutare ciò che è mio mistero, rifiutati, ora e sempre, in mio Nome. Richiedi, a chi ha preso l'iniziativa, santo giuramento di attenersi a queste regole, o il mio sdegno divamperà.
Sono il Signore Iddio tuo e di tutti, e se per te sono Padre, Giudice sono di chi non mi conosce nelle mie opere e non mi adora nei miei decreti e strappa i veli che Io ho steso sui miei "segregati".
Sta' in pace. L'eterno, triplice Amore è con te.»
Quanto era che non mi parlava l'Eterno Padre! Non è stato parlare a me in particolare la voce di Dio udita il 7 e 24 ottobre. Erano parole per tutti. Queste sono per me sola. E la sua imponenza, dovrei dire la sua severità alquanto irata, mi ha fatto paura. Era proprio il terribile Dio del Sinai, oggi! E mi ha dato pena e cruccio anche l'avvertimento avuto: buono per me come mano paterna che guida, ma che mi fa pensare che ci sono esseri che sono irrispettosi ancora, e sempre, sul mistero di Dio in me… e tentano, con frode, di nuocere all'Opera e al portavoce pur di poter dire: "Noi avevamo ragione".
Nelle tue mani, Signore, affido l'Opera, che è tua, e il mistero dell'anima mia.
1 ho detto, come in Levitico 19, 26.31; Geremia 29, 8.
Dice Gesù in merito all'epistola della prima domenica di Avvento:
«Nessuno, fra i cristiani, oserebbe dire che Paolo non è stato Apostolo, ripieno dello Spirito dello Spirito di Dio, di grazia e santità. Ma come allora spiegano, coloro che speculano con tutti i mezzi nelle parole dell'Opera per dire "il portavoce ha fatto errore", la contraddizione delle parole di Paolo1: "… essendo già l'ora di svegliarsi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina di quanto credemmo. La notte è inoltrata e il giorno si avvicina"?
Queste parole — e non è l'unica volta che Paolo parla della seconda venuta del Cristo, dei tempi ultimi, del giudizio finale — sembra che indichino un ben prossimo (ai giorni di Paolo) sorgere del giorno eterno. Ma quale lungo tempo d'alba ha mai questo giorno, se questo tempo dura da 20 secoli e ancor vi è tempo al giorno! Mancò allora in Paolo lo spirito profetico? E se ciononostante egli è chiamato Vaso di elezione, Apostolo delle Genti, e la sua parola è di poco inferiore al Vangelo per potenza ammaestrativa, come si può gettare pietre a te, piccolo Giovanni, se, ai miopi occhi dei leggenti, alcune Mie, dico Mie parole da te trascritte sembrano contraddire le credenze antiche e i fatti passati, presenti, futuri, così come sono noti o previsti?
In verità ti dico che non sbagliò Paolo interpretando male le mie parole (Luca 21 v. 32, Marco, 13 v. 30) e vedendo prossimo il giorno di Dio, così come non sbagli tu, piccolo Giovanni.
Egli perché, come tutti coloro che lo Spirito dello Spirito che è Dio investe e innalza ai cieli della veggenza, vede attraverso la pupilla di Dio, ossia in un eterno presente. Il fatto di ora e il fatto che avverrà fra secoli, pari sono per colui che contempla rapito in Dio. Quei fatti sono. Quei fatti sono veri. Che sia oggi il loro avverarsi o fra decine d'anni o di secoli, quei fatti saranno, e solleciti per chi li contempla nel gorgo luminoso dell'eternità nel quale sono pulviscolo di attimi gli anni e i secoli.
E tu neppure sbagli, perché tu non sei che la mano che scrive il Pensiero e la Parola per volontà dell'Amore. E l'Amore non erra. Mai. E l'Amore ha azioni che i miopi possono credere contraddittorie, ma che seguono sempre la retta linea, semplice e giusta, delle azioni di Dio.
Sta' in pace e manda pure queste parole che ti ho ripetute per gioia tua e bontà agli altri.»
Dice Gesù:
«Non ti crucciare. Quel pensiero è ombra che la luce, e anche semplicemente un pensiero onesto, disperde.
Ma per confortarti, parlo. E manderai queste parole perché è bene che le leggano, meditino, conservino e, se lo credono utile, le uniscano all'opera al giusto momento. Momento che il loro pensiero, sempre così sveglio e acuto nel cercare, suscitare, agitare cause ed effetti – in verità tutti inconsistenti, ma però tali da darti pena – può trovare senza che Io lo indichi, usando l'intelligenza, che stancano in ricerche inutili e poco caritatevoli, per una ricerca utile e buona.
Dico:
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