20 marzo 1946
A Padre Migliorini.
Dice Gesù:
«Che i giusti ubbidiscano è sempre volontà del Signore. Ma non c'è altra volontà nella tua partenza, altra volontà di Dio. Se ne avessi un'altra contraddirei Me stesso. Perché Io ti volevo qui, presso il mio "Portavoce". Qui, e non altrove.
Maria, la nostra povera Maria, lo ha scritto di suo perché ha capito. Io confermo. Vi ho preparati a quest'ora con le visioni della partenza di Sintica e Giovanni. Leggile attentamente. Sentirai il pensiero del tuo Salvatore.
E va' tranquillo perché sei nella mia Grazia. E questo è tutto. Il giudizio degli uomini non
... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
A Padre Migliorini.
Dice Gesù:
«Che i giusti ubbidiscano è sempre volontà del Signore. Ma non c'è altra volontà nella tua partenza, altra volontà di Dio. Se ne avessi un'altra contraddirei Me stesso. Perché Io ti volevo qui, presso il mio "Portavoce". Qui, e non altrove.
Maria, la nostra povera Maria, lo ha scritto di suo perché ha capito. Io confermo. Vi ho preparati a quest'ora con le visioni della partenza di Sintica e Giovanni. Leggile attentamente. Sentirai il pensiero del tuo Salvatore.
E va' tranquillo perché sei nella mia Grazia. E questo è tutto. Il giudizio degli uomini non intacca e non influenza il giudizio di Dio. Va' tranquillo, figlio mio e di Maria. Tranquillo per te stesso, tranquillo per la povera Maria. Prendo Io, e il mio angelo, il tuo posto. E siccome per gli spiriti non ci sono separazioni, saremo ancora qui in tre, come da tre anni, a fare ciò che è gloria di Dio: fare conoscere Dio.
Ti benedico: per il Padre e per lo Spirito Santo oltre che per Me, Servo buono; e con Me ti benedice la Madre e l'Uomo di ubbidienza: Giuseppe; e l'Uomo di carità: Giovanni apostolo; e tutti i Santi del tuo Ordine. Va' in pace, ché gli angeli del Signore sono con te, e Dio è con te [1].»
Io al Padre:
Padre mio, sono molto contenta di poterle unire la parola del Signore alla mia povera parola di creatura che di fronte a Dio e agli uomini testifica che la sua assistenza presso di me, iniziata nel giugno 1942 e voluta da Dio – questo sì che Dio lo ha voluto! – è stata la fase preparatoria al ministero al quale Dio mi voleva destinare. Prima c'era Dio e la volontà della creatura di servire Dio. Ma c'era ancora molta,troppa umanità in me, lei lo sa, e Dio non poteva venire, Lui, Ordine, dove era disordine; Lui, Amore, dove c'erano risentimenti… Lei è venuto e ha ordinato tutto. E Dio ha potuto fare perché prima è venuto lei. E stato "il precursore" che va avanti a preparare le vie del Signore. E il Signore è venuto. Ed è rimasto perché lei – lo ha detto Gesù un giorno e lo ha ripetuto – con la sua presenza teneva lontano chi mi odia perché sono strumento di Dio. Se lo ricorda quel dettato? [2] Ora dovrei essere impaurita perché lei se ne va e Satana mi odia più che mai. Ma mi fido nella promessa di Gesù e nelle preghiere di lei, Padre reverendo, e dei Padri dell'Ordine.
Leggerà a suo agio, nelle "Direzioni", ciò che penso io da 22 giorni, scritto mano mano, durante la sua prima assenza. E ciò la aiuterà a comprendermi quando le dico che questo dolore per me è pace, è conferma; e che confido che sia un momentaneo oscuramento, come lo fu quello di Gesù, dalla sera del Giovedì Santo alla mattina della Risurrezione. Egli ci ha insegnato come si resta fedeli, come si suda sangue senza rancore per chi ce lo fa sudare, come si muore sulla Croce per salvare. Imitiamolo.
Le do il mio Crocifisso, quello che nel luglio 1930 [3] mi ha dato per la prima volta la prova innegabile della potenza della Croce e della Fede, e la mia prima vittoria contro il demonio. Lo avevo destinato a lei nel testamento, perché mi è sacro per ciò che con esso ho ottenuto e perché è stato nelle mani dei miei nella morte. Doveva essere messo anche nelle mie mani nell'agonia e morte, fino alla chiusura nella cassa, e poi rimanere a lei. Vuol dire che se Gesù mi farà la grazia di morire con lei vicino, lei me lo porterà per quelle ore…
E ora grazie, grazie di tutto, per tutto, su tutto. Lei non mi ha mai fatto sentire che ero orfana e sola, malata, povera e debole. È stato l'affetto, l'aiuto, la pace, il sostegno. Qui e altrove non lo dimenticherò. Ora sentirò che sono sola sulla Terra…
Ma non dico di più se no la nuova Sintica perde la forza di sorreggere la sua croce e quella che è del Padre suo. Mi devo indurire ancora, sempre, fino a morire nello sforzo. E avere fede, fede, fede nel Signore. Maria.
Dice Maria:
«Siamo prossimi all'Incarnazione in Me del Verbo. "Ecco l'ancella di Dio. Si faccia secondo la sua parola". Perché, anche se non è ordine, è "permesso" di Dio ciò che ci viene presentato. Perciò santo è ciò che ci viene presentato. Figlio diletto, figlia diletta, Romualdo e Maria, figli della Mamma sempre Addolorata per i dolori dei suoi figli diletti, ditela anche voi la mia parola4, e più vitale che mai il Verbo Ss. prenderà forma in voi sino a farvi altri Lui. Siate maternamente benedetti.»
E dice S. Giuseppe:
«E benedetti da me che sempre credetti e sempre feci ciò che il Signore ordinava: nell'andare, nel tornare, nell'accettare. E fui guidato dall'angelo di Dio, perché sottomisi il mio giudizio d'uomo a quello del Cielo, sempre.»
1 e Dio è con te. Poi aggiunge con scrittura minuta: (In questo 20-3-46 era così… Poi, col 4-7-46, Gesù volle per me un'altra guida spirituale. Egli sa il perché. Io non indago. Soffrirei troppo se sapessi… (9-12-47). Analoga annotazione è nello scritto del giorno precedente.
2 dettato non facile da rintracciare. Può essere preso in considerazione quello del 13 agosto 1943, all'inizio e verso la fine.
3 nel luglio 1930… come racconta nel terzo capitolo della parte quarta dell'Autobiografia.
4 la mia parola, quella citata sopra e che è in Luca 1, 38.
21 marzo 1946
Dice Gesù:
«Prima che Romualdo parta, e acciò parta con elementi netti per rispondere, svolgo quanto ho accennato al 3 marzo.
Perché ho consigliato a Emma Federici di andarsene? Quasi mi si accusa di aver fatto errore. No. I superficiali e gli ignoranti possono credere e pensare che in quelle parole non Io ma altri abbiano parlato o che Io abbia errato. Brevemente vi dico la giustizia e la bontà del mio consiglio, come ho detto [1] quelle verso le figlie d'ignoti.
Io conosco lo stato dei cuori. E conosco le capacità dei cuori. Conosco perciò ciò che è
... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
Dice Gesù:
«Prima che Romualdo parta, e acciò parta con elementi netti per rispondere, svolgo quanto ho accennato al 3 marzo.
Perché ho consigliato a Emma Federici di andarsene? Quasi mi si accusa di aver fatto errore. No. I superficiali e gli ignoranti possono credere e pensare che in quelle parole non Io ma altri abbiano parlato o che Io abbia errato. Brevemente vi dico la giustizia e la bontà del mio consiglio, come ho detto [1] quelle verso le figlie d'ignoti.
Io conosco lo stato dei cuori. E conosco le capacità dei cuori. Conosco perciò ciò che è quella che volle per forza essere Suor Gabriella di M. Immacolata, senza però volere non essere più Emma Federici.
Giuda lo conoscete ormai [2], non è vero? Se fosse rimasto il giudeo che era, quello del Tempio, non sarebbe stato senza colpe. Ma almeno non avrebbe avuto sul suo spirito la colpa di essere il Traditore di Dio. Potete dire che Io l'ho mai lusingato? L'ho respinto. Ho resistito. Ho più volte detto: "Vattene. Meglio essere un giudeo mediocre che un apostolo infame". Ma più oltre non può andare Dio, per rispettare il libero arbitrio dell'uomo! E più oltre non sono andato. All'ostinato nel suo male ho cercato di mutare l'anima, anche senza potermi illudere. Era il mio dovere di Maestro. Io non manco mai al mio dovere. All'infelice ho cercato di dare aiuto, di lavorare a salvarlo, non perché lo potessi salvare. Ma perché era il mio dovere di tentarlo e soprattutto di lasciarvi un esempio di come agire con certe anime che sono un misto di impulsi buoni e di impulsi non buoni.
Troppo poco si medita quanto insegnamento è celato nel personaggio di Giuda. Per questo, in questa illustrazione del Vangelo che ti do, gettando luci sui quattro Evangeli perché li amiate, perché conosciate e perché comprendiate, ho molto illuminato la persona di Giuda. Perché nella sua tenebra è quello che dà più trama di insegnamento ai preposti a guidare gli uomini.
Ed ora parliamo di Emma Federici che volle per forza essere suora, ma che non seppe però volere essere unicamente suora. Ossia un nuovo essere nel quale era morto tutto il passato. Tutto invece era vivo, sebbene compresso, sotto l'abito monastico. E tutto è risuscitato, libero, e più violento che mai, per un complesso di circostanze. Vogliamo enumerarne alcune? Le fu danno l'essere Superiora. Danno l'essere molto lodata. Danno, immenso danno, l'essere, per le circostanze di guerra, libera da sorveglianze superiori. La reazione dell'io, compresso per tanti anni sotto l'ubbidienza non amata e che ora si sentiva senza più controllo, fu di una violenza di uragano che nulla poté mitigare, o Romualdo. Non la tua parola di buon maestro di spirito, non le mie parole dei dettati e visioni, non quelle dei particolari dettati, dati per sorreggerla, come davo le carezze e le missioni a Giuda, per poter dire: "Ho usato tutti i mezzi per salvarlo".
Quando le ho detto: "Va'!" era perché quegli elementi, ormai, si sarebbero perduta l'anima rimanendo dove erano. In loro era rancore e ribellione, non potevano più ubbidire e rispettare. E lo scandalo sarebbe stato ancor più vasto. Le persone che si lamentano di ciò che è avvenuto dovrebbero benedirne Iddio che ha permesso che la cosa si fermasse in quei limiti! E dovrebbero benedirmi le cinque che se ne sono andate. Possono ancora riparare e meritare, fuori di Camaiore. In Camaiore, nell'Ordine, no. Era finita. Non ho ingannato. Ma ho detto: "Via".
Voi che sapete avete visto che il loro volere non si è attenuto a nessun consiglio divino o sacerdotale o illuminato. Perciò sono punite. E voi sapete che ho detto: "Basta" perché Dio è buono, ma non si lascia calpestare. Le ho lasciate seguire la loro cocciuta via di imprudenze e disubbidienze e, solo per misericordia, ancora ho dato richiami alla via giusta. Pregate per loro, perché la Misericordia non le abbandoni, specialmente lei, quella che non si è voluta trasformare altro che a parole. Ricordate, ricordate il severissimo dettato [3]. E neppure quello ha giovato.
Ma né tu, Romualdo, né tu, Maria, datevi dei rimorsi. Fossi sceso dal Cielo non avrei mutato il suo cuore. Sono alla porta del suo cuore. Ma non ci posso entrare perché dentro ella lo ha empito del suo io, e non del suo Dio. Batto, e non sente perché dentro è piena delle sue voci, non delle mie. Oh! la superbia! Pregate, pregate, pregate per lei.»
E dopo un momento di silenzio Gesù termina: «Se conosceste quanto ha demeritato, quanto ha da farsi perdonare!», ed è tristissima la sua voce.
1 come ho detto…, il 18 agosto 1945. Più sotto, e per due volte, il nome di Emma Federici è depennato lasciando scoperte le sole iniziali. La scrittrice inserisce la seguente annotazione ad uso di Padre Migliorini: (Prego mettere solo le cifre: E.F. Vuole così il Signore). Noi lasciamo il nome per intero, essendo di una persona già menzionata e della quale ormai non resta memoria.
2 lo conoscete ormai, grazie alla grande opera "L'Evangelo".
3 severissimo dettato, quello del 2 dicembre 1945. La scrittrice aggiunge il rinvio a Geremia 31, 21-22.
1 aprile 1946
Dice Gesù:
«La mia benedizione alla mia crocifissa nell'anniversario della sua crocifissione [1]. E la mia ubbidienza da farsi subito. Scriverai al Padre, subito. E alle tue notizie unirai ciò che ti dico.»
Ed ecco ciò che mi dice. Dice Gesù:
«Il 19 marzo tu hai scritto nelle Direzioni, e ti sei raccomandata a voce, e lo hai scritto e detto ai Padri, di "provvedere acciò tu abbia vicino un Padre che per età di spirito e di anni sia più formato e più capace di dare affidamento di saper fare con santità, serietà e correttezza, di P. Mariano". Se
... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
Dice Gesù:
«La mia benedizione alla mia crocifissa nell'anniversario della sua crocifissione [1]. E la mia ubbidienza da farsi subito. Scriverai al Padre, subito. E alle tue notizie unirai ciò che ti dico.»
Ed ecco ciò che mi dice. Dice Gesù:
«Il 19 marzo tu hai scritto nelle Direzioni, e ti sei raccomandata a voce, e lo hai scritto e detto ai Padri, di "provvedere acciò tu abbia vicino un Padre che per età di spirito e di anni sia più formato e più capace di dare affidamento di saper fare con santità, serietà e correttezza, di P. Mariano". Se non fossi stata già flagellata, in quei giorni, da troppe sferze di dolore, ti avrei flagellata Io per quella frase. Ma ho avuto pietà. Ormai avevi spremuto tutta la giustizia di cui eri colma e non ne avevi più un briciolo per ricordare una mia giustizia. Il dettato del 25 dicembre 1945. Anche in ricordo di altre tue dolorose esperienze ti ho compatita. Ma ora che, alimentata dall'unione col tuo Signore, permessa dalla calma che è successa al turbamento conseguente a tanti avvenimenti turbatori accaduti in poco tempo, la tua giustizia è nuovamente forte in te per farti capire la mia giustizia, ora che le tue paure di avere a che fare con un nuovo P. Pietro P. si sono quietate, ora parlo Io. Per dirti che tu hai diffidato del tuo Signore, del suo amore per te, del suo pensiero. Tanto che hai chiesto un Padre che non fosse Mariano.
Ma che avevo detto il 25 dicembre? Avevo detto: "A chi affidare il piccolo Giovanni quando P. Migliorini non fosse più a Viareggio? A quello fra i Servi di Maria di Viareggio che porta il nome di mia Madre". Il piccolo Giovanni deve avere [2], a padre, Mariano; e Mariano deve avere, a figlio, il piccolo Giovanni. E se l'età è capovolta nei due esseri, intatti saranno i fattori: di uno che tutela e di uno che è tutelato; e con lo stesso totale: l'elevazione reciproca dei due che Io unisco per intercessione di mia Madre. E tu non dovevi lontanamente pensare che Io potessi fare errore, che fossi imprudente, o non sollecito della mia Maria. Hai fatto male a spingere avanti il tuo giudizio per coprire con esso il mio. E hai fatto male a giudicare senza conoscere, giudicare Mariano sul ricordo di Pietro, a credere che tutti siano uguali aduno che non fu buono. Non lo fare mai più. Fidati del tuo Signore. Non vuole nulla che non sia bene per te. State dunque uniti, e tu siigli insieme madre e figlia.
I miei giovani sacerdoti! Ma sono proprio essi quelli che vanno nutriti di soprannaturale, per superare e neutralizzare i veleni del mondo razionalista che me li guasta! Sai come mia Madre chiama i giovani sacerdoti? Li chiama "i miei bambini". E li ama senza misura, e se ne vede uno che non trascina la sua missione ma la porta con gioia e vola sulle vie della perfezione, ne gioisce come di una risurrezione. E se ne vede uno che manca, e in luogo di divenire, da sacerdote, santo, diviene, da sacerdote, uomo e meno ancora, soffre come per una nuova spada nel cuore. Maria, mia Madre, mi ha pregato per Mariano. E ciò te lo deve rendere molto caro.
Durerà questa unione? Non durerà? Non te ne occupare. Durerà quel tanto che è giusto per dare a Mariano un perfezionamento che gli servirà per il suo ministero. Lascia fare alla Sapienza tutt'Amore. E attieniti alle misure che ti ho prescritto.
A Romualdo dirai di non tenere avaramente per sé queste parole, ma di sottoporle immediatamente ai suoi Superiori, perché provvedano secondo la mia volontà. E dirai a Romualdo che non si ripeta a Roma ciò che si fece a Viareggio. Ossia lo spargimento a destra e a manca delle mie parole. Basta di imprudenze e di disubbidienze!
Nel dettato per Romualdo del 20 marzo Io gli ho promesso che Io e il mio angelo avremmo preso il suo posto nella direzione completa di Maria. E ciò si fa. Come un bambino guidato dalla mamma, Maria è guidata da Me e dall'angelo in ogni cosa, non solo spirituale ma anche della vita giornaliera. E già ella ha constatato questa guida. Stia dunque tranquillo Romualdo, pensando che Io e l'angelo non possiamo che guidare bene, e che Maria dà tranquillità perché è spirito ubbidiente e si lascia condurre senza resistenza, anche se il suo volere, lasciato a se stesso, sarebbe perfettamente agli antipodi del mio. Perciò stia tranquillo e ubbidisca come ubbidisce la "nostra" Maria.
La mia pace sia con voi.»
E sento il bisogno di chiudere questo quaderno dopo avervi fatto una riflessione che di proposito ho atteso a fare fino ad oggi, attendendo una reazione del mio povero io, dopo lo sforzo fatto dal 17 al 21 marzo e prima ancora, per rimanere in… equilibrio durante la tempesta che per lei è incominciata il 27 febbraio, ma per me era incominciata, e violenta, in dicembre, e che ha toccato l'acme dal 17 al 21 marzo. Io mi conosco… e so che tiro, tiro, tiro finché c'è bisogno di tirare, di tener duro per sorreggere, guidare, confortare, ecc. ecc. Ma poi… mi prendo la rivincita, ossia la prende la mia natura. E sono desolazioni, sconforti e… nervi… Ma – non per vantarmi, perché non c'è nulla per me da vantarmi, sibbene per dare lode a Gesù che mi ha proprio mutata miracolosamente – le devo dire che, partito lei la sera del 21, anziché avvenire ciò che prevedevo, ho avuto non solo assenza di nervosismi e di sconforti, ma persino di quello stupore doloroso che mi prende delle volte quando si è compiuto un fatto molto penoso per me. E al posto di queste cose, non venute, è venuta una grande infinita pace, molto più profonda di quella della quale ho gioito fin qui, veramente una pace paradisiaca…
Ho aspettato più giorni a dire questo. Perché non mi potevo persuadere di durare in quello stato. Ora sono persuasa. Ho superato anche ore di agonia fisica nella quale generalmente più forte era sempre il desiderio di lei. Ma anche in quelle ore la pace è stata inalterabile e perfetta. Credo che questa asserzione la debba fare contento perché sempre più brilla la verità dell'operare di Dio in me, nella povera Maria che di suo ha tutti i difetti e che ne è liberata, uno per uno, dal suo Gesù. E benediciamolo per questo.
Anche il dettato di oggi – ed è rimprovero per me – non mi turba… Riconosco di aver mancato. Ringrazio il Maestro di avermi corretta. Prometto che eviterò di ricadere in simile mancanza. E sto in pace come se in luogo di rimproverarmi Gesù mi avesse lodata. Lo so bene che per me non valgo due soldi fuori corso! Non ho che il desiderio di fare contento Gesù. Quello solo. Nessuno più di me è convinto della mia miseria… Ma questo non mi accascia. Anzi! Mi fa cantare più forte che mai il "Magnificat" [3] di lode a Lui, a Lui che fa tutto in me…
(Nota particolare. La crisi cardiaca di oggi è probabile conseguenza dell'ora di così intenso reciproco amore del sabato 30-3, di cui accenna Azaria [4]. Ho creduto di morire durante quell'ora per troppo amore… Ne ho avuto il cuore fisico scosso per tutto ieri, e stamane ha ceduto. Ma la Settimana Santa è vicina…).
1 sua crocifissione, cioè l'infermità. La scrittrice si era messa in letto, per non scenderne mai più, il 1° aprile 1934.
2 deve avere… quasi prendendo da Giovanni 19, 26-27. Per P. Pietro Pennoni, nominato anche il 9 febbraio 1946, rimandiamo al 29 agosto 1944; per P. Mariano De Sanctis al 5 marzo 1946.
3 Magnificat, riportato in Luca 1, 46-55.
4 di cui accenna Azaria, verso la fine del capitolo 6 del "Libro di Azaria".
7 aprile 1946
Ma Gesù sorride e dice:
«Ed Io ti vegliavo, mia dolce vittima che ti consumi per mio amore. Sono venuto a dirti che Io sono là dove una creatura soffre la sua passione e le parlo, per la bocca di tutti gli spiriti celesti, con le figure di tutta la liturgia, oltreché col mio amore sempre più forte e presente. Perché Io so cosa è la Passione, nei suoi precedenti e nel suo termine. Ed ho infinita compassione di chi la patisce per amor mio e delle anime. Le vostre angosce, anime vittime del mondo e dell'amore, Io le ho tutte provate. Giorno per giorno, più ti disvelo la mia treenne Passione di Maestro incompreso, di Voce schernita, di Salvatore perseguitato, [più] tu ti ritrovi, nella tua misura di creatura. E come te tutti coloro che Io ho scelto a straordinario servizio. Ma come Io affissavo lo sguardo allo "scopo", al luminoso, sereno, glorioso scopo del mio lungo e molteplice soffrire e dicevo: "Devo passare per questo, doloroso, per raggiungere quello, glorioso", così voi, per poter procedere fra i rovi crudeli della vostra via, pieni di serpi, di spine, di tranelli, e procedere col vostro peso sulle spalle per attingere la mèta – l'immolazione che è anche raggiungimento dello scopo vostro, ossia corredenzione – dovete sempre tenere gli occhi fissi a questo "scopo", alla carità perfetta per le anime, che si compie col sacrificio totale di se stessi. Non c'è amore più grande di quello di colui che dà la propria vita per i fratelli e gli amici. Io l'ho detto e l'ho fatto.
Maria, mia cara, diletta Maria, mia violetta che ti consumi per Me, tuo Amore, e per i fratelli, e che soltanto da Me hai vero ricambio di amore, mia Consumata, vieni, procedi… Andiamo insieme. Il mondo e Satana potranno odiarti ma fino al limite che Io ho messo, alto, insuperabile come il muro da te visto nel sogno. Essi al di là, nel loro rumoroso, caotico mondo, sporco di tutte le concupiscenze, seminato di tutte le più tossiche eresie… tu al di qua, nel deserto di questo prato che non ha che serenità e povertà semplice e fiorita di erba vergine di corruzioni. L'abbiamo fatto questo prato Io e te insieme. Io con le mie parole, tu colle tue ubbidienze. Vedi come è grande? Che pace emana!… E in alto il sereno del cielo e le innumerevoli stelle che ti guardano e ti aspettano. Sono i tuoi amici del Cielo, mia diletta sposa. La mia luce li fa parere più piccoli e sbiaditi. Ma quando Io ti lascio essi subentrano con la loro luce paradisiaca e ti confortano. Sola, ma non mai sola, procedi. Fino alla fine. E poi, in un raggio di stella, della tua Stella del Mattino, sarai assorbita, anima consacrata dal dolore, Maria consumata per il tuo Dio e per le anime — e questo sia quello da scriversi sul tuo loculo, o piccola martire, questo e non di più su tutto quanto ti ricorderà agli uomini — sarai assorbita al Luogo della eterna Pace e raggierai di là luce sugli uomini, luce di amore, e luce di verità saranno le pagine che tu hai ubbidientemente scritte per fissare sulla carta le mie Parole, e come una luce ti ricorderanno gli uomini buoni. Gli uomini buoni!… Anche in questo simile a Me, perché solo da pochi del mio tempo la mia infinita Luce fu amata e accolta. Gli altri, le tenebre, non vollero accogliermi e tenebre rimasero.
Ti benedico con tutto il mio amore di predilezione a tuo conforto, a tuo conforto, a tuo conforto!»
Resto commossa e beata… Così finché il mio Azaria comincia la sua spiegazione.
20 aprile 1946 Sabato Santo
Le parole del gloriosissimo Risorto che però mi fa condividere fino all'alba di domani lo strazio della Vergine Madre, apparendomi solo per ridarmi vita nella bellezza trionfale del suo Corpo risorto da morte.
«A coloro che possono non comprendere le ragioni di infinita misericordia per le quali Io non svelo, non accuso, non addito al vostro troppo facile disprezzo anime che sono imperfette, colpevoli anche, ricordo le parole finali [1] della profezia di Giona, colui che fu mia figura col suo inghiottimento nel corpo della balena: "Non devo avere compassione di Ninive, città grande, nella quale ci sono più di centoventimila persone che non sanno distinguere la loro destra dalla loro sinistra?".
E Quello che parlava a Giona era il Signore, il Signore del tempo di corruccio e rigore, era il Dio Padre… Ma Io sono il Figlio che si incarnò e morì per portarvi perdono e amore. Io sono la Misericordia. Io sono l'Amore. Io sono il Perdono. Io sono la Compassione. Io ho difeso l'adultera [2] non perché mi paresse lieve il suo peccato, ma perché quelli che l'accusavano non erano senza peccato. E non si può condannare quando non si è innocenti. Vi ho insegnato questo con quest'atto. Io ho perdonato ai grandi peccatori che il Vangelo vi fa conoscere. Perché perdonare, perché prendere sotto la propria protezione è dare il tempo di redimersi. Vi ho insegnato questo con questi perdoni e protezioni. Io ho perdonato ai miei crocifissori [3] perché "non sapevano quello che facevano". Erano ubbriacati dai fermenti delle loro passioni. Vi ho insegnato questa verità con questo perdono. Perché tutti quelli che sbagliano sono ubbriacati da qualche malvagia passione. Ciò non li giustifica dal mal fare.Ma la Misericordia concede perdono per dare loro tempo e aiuto ad uscire dal loro sbaglio. Soltanto quando "tutto è compiuto" [4] anche per essi, ossia ha termine la vita terrena che è una catena di misericordie continue da parte di Dio, una tutela continua da parte dello spirito angelico lottante contro quello infernale, allora la Giustizia succede alla Misericordia, e per giustizia verso Se stessa e i giusti che non devono essere equiparati ai peccatori.
Questo faccia capire a te, e a coloro che potrebbero stupirsi del mio comportamento per le anime che tu sai (Federici, Dora, Antonio, Pia, e così via), perché ancora per queste anime sovrabbondi la Misericordia che redime alla Giustizia che condanna. E imitatemi per essere come Me miti e dolci di cuore e caritatevoli al prossimo peccatore. E usate i miei mezzi per redimere i peccatori: "preghiera, sofferenza,amore". E non vogliate lagnarvi di Me né giudicare i miei giudizi che sono tutti giusti, le mie azioni che sono tutte sante e che voi non avete capacità di comprendere coi vostri sensi e affetti limitati.»
E dopo il Signore, altro rimprovero di Padre Migliorini… Collezioniamoli pure con santa mortificazione! Prima o poi, come è avvenuto il 19 dicembre a Compito, dovrà dire: "Adesso che conosco tutte le cose nella loro verità faccio un altro giudizio". Magari mi dirà questo quando saremo ambedue dall'altra parte… Ma non importa. Lo dirà un bel momento! Io attendo quel momento. Io so aspettare. E so tacere quando vedo che non si vuole accogliere le parole sincere. Anche Gesù ha taciuto quando capiva che era inutile parlare perché anche la più persuasiva, innegabile spiegazione o asserzione di fatti purtroppo veri non poteva essere accettata dal suo oppositore. Imiterò il mio Gesù delegando Lui solo, il mio Maestro e Giudice, a difendermi ed a far brillare la verità, e a provvedere a me, orfana spirituale, dato che P. Migliorini non mi capisce più…
1 le parole finali, che sono in Giona 4, 10-11.
2 ho difeso l'adultera, in Giovanni 8, 3-11.
3 ho perdonato ai miei crocifissori, in Luca 23, 34.
4 quando "tutto è compiuto", come in Giovanni 19, 30.
3 maggio 1946
Dice la superbeatificante Voce dello Spirito Santo:
«Perché ti sono sopra. Sei nel fascio dei miei raggi. Tutta la luce che ricevi sono Io. Tutta la pace di cui godi sono Io. Tutta la gioia che provi sono Io. Io ti sono sopra, invisibile ma presente. Protetta sei, anche se ti credi sola. Perché l'Amore non manca mai presso le agonie e i sacrifici di quelli che lavorano per la gloria di Dio e la redenzione delle anime.
Io ero presso il Verbo immolato, anche se nulla pareva mostrare che Io ci fossi. Egli ha invocato [1] il Padre come assente. Non Me. Io ero in Lui che sublimava l'amore a potenza di Sacrificio. Io ero in Lui e gli davo forza di soffrire l'infinito dolore del mondo, di tutto il mondo e per il mondo. Avevo formato il Corpo Ss. Era giusto che fossi nel Cuore della Vittima dell'Amore per raccoglierne gli infiniti meriti e portarli al Padre. Io sono stato il Sacerdote del Calvario, Colui che alza la Vittima e l'offre. Io sono stato il Sacerdote perché nel sacrificio è sempre sacerdote, indispensabilmente è desso, l'Amore.
Io sono su te, con te, in te. E ti do forza al soffrire e ti offro col tuo soffrire al Padre. Lasciati immolare dall'Amore che ti ama. Resta in Me come Io in te.
La pace dell'Amore sia in te.»
Questo breve e letificante dettato dello Spirito Santo, in queste prime ore del primo venerdì di maggio e festa dell'Invenzione di S. Croce, è in risposta ad una mia intima domanda mentre pregavo e soffrivo moltissimo per una crisi cardiaca forte.
Mi dicevo: "Come può essere che una creatura soffra contemporaneamente tanto dolore materiale e morale fino a raggiungere l'agonia, e avere insieme una gioia talmente intensa che dà l'impressione di consumare più ancora della malattia e nello stesso tempo è vitale più delle medicine? Perché sono così felice, io tanto malata e – ciò che più conta – tanto crucciata per P. Mig.ni per ciò che si riferisce agli scritti venuti dal Cielo che, nonostante ogni diversa asserzione del Padre, sento sotto giudizio e precisamente sotto giudizio severo e mal disposto?".
E lo Spirito Santo, con quella sua voce immateriale che solo con l'avvicinarsi porta all'estasi, mi dice queste cose…
P. Mariano viene col Ss. Sacramento mentre lo Spirito Santo mi saluta prima di tacere. E mi trova abbattuta P. Mariano… Ma credo che le mie sensazioni – e lo credo senza tema di errore – siano simili a quelle dei martiri agonizzanti: debolezza fisica e sofferenza fisica totale,ma gioia e pace spirituale giunta al limite massimo di cui possa godere una creatura ancora sulla Terra…
1 ha invocato…, in Matteo 27, 46; Marco 15, 34.
13 maggio 1946
Dopo avermi tenuta per molti giorni di questa sua novena sotto il luminoso splendore della sua apparizione, Maria Ss. di Fatima mi parla dicendo così:
«Figlie mie dilettissime, abbiate l'anima di Lucia [1], Giacintina e Francesco, che mi ebbero perché erano semplici come le loro pecorelle. Sappiate guardare sempre in alto, perché la Madre non scende nel fango, ma si libra su voi dall'azzurro del Cielo. Con il mio candore per veste dell'anima, con lo spirito orante come le mie mani congiunte in preghiera per pietà dei mortali, con la mitezza del mio sorriso per far dolce la vita di comunità, con soprattutto un cuore per quanto è possibile immacolato, perché le figlie ereditano pure dalla mamma il cuore e la sua ereditarietà, imitatemi, amatemi, elevatevi.
Non parlo a Maria della Croce. Ella è nel mio cuore, unica cuna per darle pace. Nel mio cuore trafitto può entrare la povera colombina stanca, e stare per dissetarsi alle lacrime compassionevoli della Mamma su di lei e per riposare dimenticando che c'è l'odio nel mondo, perché sarebbe troppo penoso per lei proseguire senza che il mio amore la consoli. Amatevi, però, voi tre e lei una. Amatevi in me e nel mio Figlio Ss. che vi ha unite nell'amore per un grande desiderio del suo amore.
Ad Iria c'è una nuova cattedrale. Bella. Ma io voglio le piccole cappelle dei cuori amanti il mio Cuore. Sono più profumate d'amore e più ripiene di rose. Fate che io possa scendere nei vostri cuori a comunicarvi la mia dolcezza e ad ammaestrarvi nell'accettazione costante del divino Volere. Accettazione che mi ha fatto Regina perché si incorona chi si scorona. Ossia la corona della santità si posa sugli spiriti che sanno levarsi la corona della loro umanità accettando di servire il Signore in ogni cosa.
La mia benedizione sia su di voi.»
La sera avanti, 12 maggio, mostrandosi bellissima quale certo la videro i tre pastorelli in alto dell'elce, mi disse con un sorriso da rapire all'estasi: "Ti benedico, figlia mia diletta. Tutte le benedizioni della Mamma, tutto l'amore del mio Cuore a consolarti per tutto. Ti benedico, figlia diletta. Ti benedico". E nel mio gran soffrire fisico e morale mi sono addormentata placida, come se tutto si fosse calmato per il sorriso e le parole di Maria.
1 Lucia… Lucia dos Santos e i fratelli Francesco e Giacinta Marto sono i tre pastorelli che a Fatima, in Portogallo, ebbero le apparizioni della Vergine a partire dal 13 maggio 1917.
21 maggio 1946
La visione resta interrotta dalla lettera che mi arriva da Roma, dal Padre Migliorini, e che Gesù mi dice: "Aprila e leggila". Lo faccio. E francamente non saprei che rispondere… Mentre ci penso rileggendola per una seconda volta, la voce amatissima del mio Signore mi fa sussultare tanto è vicina alle mie spalle. Dice:
«A mio nome rispondigli così:
Dice la Sapienza e dice il Vangelo [1], onde non potete negare queste parole per sante: "Gesù insegnava nella sua patria Nazaret e nelle loro sinagoghe… E si scandalizzarono di lui… E a cagione della loro incredulità non vi fece molti miracoli" (Matteo e Marco)… "E Gesù andò a Nazaret dove era stato allevato ed entrò nella sinagoga e si alzò per leggere… E disse: '…Nessun profeta è accetto nella sua patria…'. E quei di Nazaret pieni di sdegno lo spinsero sulla cima del monte e lo volevano gettare di sotto" (Luca). "Allora Egli cominciò a rimproverare le città nelle quali aveva fatto molti miracoli e che non s'erano ravvedute, dicendo: 'Guai a te, Corozim; guai a te, Betsaida,… e tu Cafarnao… perché non vi siete convertite al Signore'" (Matteo). "E Gesù disse: 'Gerusalemme che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati,… ecco, vi sarà lasciata deserta la vostra casa e non mi vedrete più finché non venga il giorno in cui diciate: Benedetto colui che viene nel nome del Signore'" (Luca). "E Gesù vedendo Gerusalemme pianse su lei dicendo: 'Oh! se tu conoscessi… Non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata dal Signore'" (Luca).
Ecco. È detto. Betlem non volle il Signore. Nazaret non volle il Signore. Cafarnao non meritò il Signore e non Betsaida e non Corozim. E Gerusalemme odiò il Signore perché "non lo riconobbe nella sua Parola". Molti sono i "cristi" e molti sono coloro che ai cristi e alle loro missioni oppongono ciò che opposero le città di Palestina al loro Salvatore e Maestro. Di' questo, e di': "Chi ha orecchio da intendere intenda, e chi ha intelletto rifletta, e chi carità agisca".
Il resto resta lezione fra Me e te, o mio portavoce, e la mia pace, la mia grazia, il mio amore e quello del Padre e dello Spirito siano con te.»
E riprendiamo a vedere…
1 dice il Vangelo in Matteo 11, 20-24; 13, 53-58; Marco 6, 1-6; Luca 4, 14-30; 13, 34-35; 19, 41-44.
1 giugno 1946
Stavo ordinando le mie preghiere del mese di giugno ed ero incerta se far precedere quella allo Spirito Santo o quella al Sacro Cuore. Con una beatificante ondata di pace si precipita su me lo Spirito Paraclito dicendomi:
«Puoi mettere l'orazione a Me in testa ad ogni altra, senza timore di offendere il Cuore amoroso e divino.
Quel Cuore è perché Io l'ho formato. Io, l'Amore, sono il generatore dell'Umanità Ss. del Verbo, e il suo Cuore è l'amor degli amori dello stesso Amore divino, è l'Anima più ardente del trino Fuoco. In esso Cuore è il Padre, il Verbo e lo Spirito, ma lo Spirito, essendo ciò che forma un Uno delle e con le due prime Persone e con Esse compie la Triade Ss., è l'Ospite eletto del Cuore amorosissimo. Tutto Dio si compiace in quel Cuore e vi abita. Ché, se è detto che voi siete templi dello Spirito Santo e si suppone, dalla limitatezza umana, che il trono allo Spirito sia nell'organo generatore della vita e suscitatore degli affetti, quale trono, in quel tempio più sacro di qual che si sia tempio, o costrutto dall'uomo o dall'uomo generato, avrò mai più bello, più santo, più sacro, più mio di questo?
Il Cuore di Gesù Cristo! Formato dai fuochi della Carità e dai gigli della Purissima! Se gli uomini sapessero capire ciò che è il Cuore di Cristo! Ma appena i Serafini possono penetrare nell'incandescenza di questa perfezione di amore che è il Cuore di Dio, Perfezione della Perfezione. Pensa, anima mia. Dio, l'Incorporeo, l'Eterno, che si orna dell'organo perfetto nella perfetta creazione dell'uomo e in esso vi rinchiude tutto il Paradiso perché sia testimonio dell'annichilimento sublime del Verbo e si perfezioni nella Carità. Se gli angeli potessero svelare i misteri del Cielo, vi direbbero che alla evangelizzazione della Terra col Cristo docente corrispose la grande lezione data a tutti i celesti cori di come si raggiunge l'amore perfetto: annichilendosi un Dio sino alla morte per amore di Dio e degli uomini.
Santo, tre volte santo Cuore del Cristo, raggiante Sole in cui si affissano tutte le luci del Cielo, glorificazione della materia che ha meritato di condividere la gloria dell'anima perché nella Carità, nella Fortezza, Giustizia, Temperanza e nell'Ubbidienza ha raggiunto la Perfezione. Perché, ricordatelo tutti, o figli carissimi della Sapienza, il Cristo era Carne ed Anima come ogni uomo e, per un decreto imperscrutabile, benché senza macchia, dovette conoscere tentazione. Era l'Uomo. Era l'Adamo novello. Doveva mostrare come avrebbe dovuto agire il primo per possedere la gloria senza aver conosciuto il tormento, e come era possibile avere gloria senza avere tormento solo col fare eroicamente la volontà del Creatore. E il Cristo ha mostrato questo. E poi ha sofferto ed è morto per riparare a ciò che Adamo aveva commesso. E tutto – ubbidienza, resistenza alle tentazioni, buona volontà, generosità, perdono, sapienza, sacrificio – sono scaturiti dal Cuore che ora palpita in Cielo, e per voi, per te, per tutti coloro che hanno compreso l'Amore.
Dio è Carità. Il Cuore di Gesù-Dio è il trono della Carità-Dio.»
2 giugno 1946
E dopo aver adorato e lodato il suo Signore, S. Azaria mi dice: «Di' a Mariano di comprendere soprannaturalmente le parole». Non di più…
Dice la Divinità:
«Al giglio che si immola non desiderate altra rugiada fuorché quella di un sempre più perfetto amore. Neppure l'amore del sangue vi faccia uscire dalla giustizia. Non desiderate perciò per lei altro che il più perfetto. E state lieti perché la vergine prudente [1] alimenta la sua lampada col suo perfetto amore, e quando lo Sposo si affaccerà nella via ella sarà pronta ad uscirgli incontro.»
Dice il Signore:
«La pace sia con
... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
E dopo aver adorato e lodato il suo Signore, S. Azaria mi dice: «Di' a Mariano di comprendere soprannaturalmente le parole». Non di più…
Dice la Divinità:
«Al giglio che si immola non desiderate altra rugiada fuorché quella di un sempre più perfetto amore. Neppure l'amore del sangue vi faccia uscire dalla giustizia. Non desiderate perciò per lei altro che il più perfetto. E state lieti perché la vergine prudente [1] alimenta la sua lampada col suo perfetto amore, e quando lo Sposo si affaccerà nella via ella sarà pronta ad uscirgli incontro.»
Dice il Signore:
«La pace sia con voi e il Paraclito vi battezzi col suo Fuoco perché mi siate testimoni e tutori di questo prodigio che Io vi ho concesso per amore delle vostre anime e dell'Ordine caro all'immacolato e trafitto Cuore della Madre Ss. mia, vostra e di ogni credente nel Signore Ss.
Non mi rivolgo al mio servo Romualdo, né ad alcun altro servo in particolare e che al presente rivesta cariche che lo distinguono e lo fanno potente nell'Ordine. Parlo all'Ordine. Come nel gruppo apostolico e dei discepoli, finché Io fui fra loro, non permisi distinzioni né a Me stesso né agli altri, e dottrina e amore e rimprovero erano dati in uguale misura perché Io vedevo non Pietro o Giacomo, Giovanni o Matteo, Andrea o l'Iscariote, non Stefano o Elia, non Mattia o Abele, ma vedevo la mia Chiesa, quella Chiesa dove, se è necessaria una gerarchia, questa non è separazione e differenza ma fratellanza sempre, essendo la Chiesa l'organismo perfetto ed omogeneo dove Io, Cristo, sono Capo e voi tutti membra; così ora all'Ordine, al quale la mia Carità ha voluto dare un dono e una missione in questi tempi in cui le tenebre anticristiane salgono a far ciechi gli spiriti, e le febbri delle dottrine maledette si inoculano a uccidere mentre il gregge del quale ho misericordia languisce di fame e di gelo, così all'Ordine dei Servi della Beatissima mia Madre Io parlo.
Le creature passano. Oggi sono. Domani non sono più. Erba che presto dissecca dopo breve stagione, si polverizzano e anche il loro nome viene dimenticato. Beate quelle che lo hanno scritto in Cielo per avere fatto la mia Volontà. Ma l'Ordine resta. E l'Ordine deve continuare ciò che la Regola o la Morte possono interrompere. E questo Io voglio. Perciò non al mio servo Alfonso [2], capo dell'Ordine, e non al mio servo Romualdo, nel quale la grazia gratuitamente data dalla mia Bontà crea obblighi di ubbidienza e riconoscenza verso il Donatore per non divenire, da grazia, disgrazia; non a questi Io mi rivolgo. Ma all'Ordine. Al quale segno questa via. E la segno per la Sapienza, la Giustizia e la Carità.
La mia Volontà, espressa in modo chiaro e costante sino dal principio del lavoro – e Romualdo non la ignora – è che la mia Parola sia nota, diffusa, usata da consacrati e da fedeli, mentre lo strumento deve rimanere ignoto sino a dopo la sua morte. Non sarebbe mai celebrata la penna di uno scrittore, neppure per uno di quegli stolti entusiasmi delle folle. Ma è celebrato lo scrittore. Maria è la mia penna. Nulla più. Io sono lo Scrittore. Il Pensiero è il mio. Ne posso dunque disporre come voglio. E Io voglio che il mio Pensiero, tradotto in Parola per impulso d'Amore, vada a vivificare coloro che muoiono in questa Terra dove sono tanto attive le forze del Male.
Vi ricordo [3] il dragone rosso dell'Apocalisse, il quale con la coda si traeva dietro un terzo delle stelle facendole precipitare. E vi ricordo che, dopo aver insidiato la donna – la quale, nella solitudine, nel luogo preparato da Dio per esservi nutrita per un tempo, due tempi e metà di un tempo, fu soccorsa e salvata dalla infernale fiumana dell'Odio – esso si fermò fra le arene. E vi ricordo che il dragone, furente di non poterla distruggere, andò a far guerra a quelli che restavano della progenie della Donna, a quelli che osservavano i comandamenti di Dio e ritenevano la testimonianza di G. C. E vi ricordo però che questi apparivano sedotti e turbati dalle parole e dai prodigi della Bestia e la seguirono in molti. Solo i santi fra essi furono vinti con la morte ma non nello spirito.
Cosa è ciò che santifica? La conoscenza sempre più vasta di Dio, data a controbilanciare la predicazione sempre più vasta e attiva e corrodente della Bestia, data coi mezzi adeguati ai tempi nuovi, coi mezzi che penetrano là dove non penetrano le persone. Io l'ho detto [4]: "I figli del secolo sono più avveduti dei figli della luce". Essi usano i mezzi nuovi e penetrano con propaganda sottile là dove la staticità dei figli della luce non penetra. Il libro è distruzione al giorno d'oggi perché è penetrazione. Perché allora non controdistruggere ciò che essi, i tenebrosi, edificano sulle macerie di ciò che era mio e che essi hanno abbattuto? Seminate sulle macerie e, per la mia Grazia, che accompagnerà i vostri sforzi, nasceranno dalle macerie nuovi steli di senape: il più piccolo seme [5] che però fa tanta fronda da dare ricovero agli uccelli senza nido.
Troppe anime non hanno più nido nella fede semplicemente perché non sanno, perché non mi conoscono. Non è conoscenza di Me il povero ricordo di un Dio Uomo morto su una Croce. È conoscenza di Me il conoscere tutte le forme della evangelizzazione di Cristo, del sacrificio di Cristo, dell'amore di Cristo Uomo e Dio. Vuote, semivuote le chiese? Siano penetrate le case. Sorgete, o dormienti! Sorgete, o timidi! Non è tempo di dormire. Devo essere Io che a voi dormienti [6] mentre la barca è presa da onde di naufragio grida: "Sorgete, ché se no perite"? Devo essere Io che dico: "Aumentate la vostra fede"? Ciò non sia. Guardate quanti periscono o sono sedotti perché non hanno che il pane avvelenato delle eresie di ogni specie o sono sedotti perché rintronati dalle voci dei falsi apostoli servi alla Bestia. Aiutate il Maestro che ha misericordia [7] di questa turba e vi dà il pane perché non muoia nel deserto. Date questo pane. Come? L'ho detto da tempo e lo ripeto.
I. Cercate una approvazione che difenda e assicuri l'Opera. Cercate subito e non desistete finché trovate.
II. Date alle stampe il ciclo evangelico, il quale è fatto di tre parti: Iª Il concepimento, nascita, infanzia e sposalizio di Maria. IIª Annunciazione, concepimento, nascita, infanzia, adolescenza mia. IIIª I tre anni di vita evangelica.
Voglio le due prime parti perché veramente la misura della bontà infinita di Dio, del suo potere, del suo perdono, hanno inizio da quando nel seno di Anna si formò la Senza Macchia. La Buona Novella ha il suo primo palpito nel primo palpito del cuore embrionale di Maria di Gioacchino ed Anna. E voi, Servi di Maria, dovreste più di ogni altro capire e credere fermamente che è la conoscenza di Maria quella che prepara la conoscenza del Cristo. È Maria la Vincitrice. Satana si allontana da chi ama e conosce Maria. E quando Satana si allontana Io entro e posso agire. Precursore è detto Giovanni di Zaccaria. Lo fu. Per brevi anni. Maria lo è, in eterno. Apostoli furono detti i Dodici. Lo furono, per tempo più o meno lungo. Maria è Apostola, in eterno. Maria preceda perciò il Cristo e prepari gli animi alla conoscenza vera del Cristo.
Io vorrei che da questa Nazione, dove tanta mia Grazia si è effusa, dove è la Sede Apostolica, dove tanto è da riedificare perché sia salva, l'Opera si diffondesse. Ma l'Italia è una parte nel mondo cristiano, non è tutto il mondo cristiano. E le mie luci, ossia dei Pastori illuminati, atti a sentire la Voce di Dio e ad approvarla perché sia data — dono del mio Cuore divino agli uomini che mi sono cari perché per essi Io sono venuto a patire e morire — sono in tutto il mondo cristiano-cattolico. Gli altri dettati saranno riserbati per il futuro.
Non usate mezze forme. Voglio una sicura approvazione. Il portavoce sia assolutamente sconosciuto. Ella non pretende [altro] che (né le potete negare di concederle ciò che chiede):
I, che l'Opera sia pubblicata con tutte le garanzie;
II, che l'Ordine la sovvenga spiritualmente e non soltanto con l'assistenza ecclesiastica di un Padre che le amministri i Sacramenti come ad ogni altra cattolica, ma anche con la guida spirituale-morale di un Padre, e dei migliori, perché le anime prese da missioni straordinarie hanno doppio, triplo, decuplo bisogno di guida sacerdotale. Il Cielo parla per cose di Cielo. Il Sacerdote deve vegliare sulla creatura sospesa fra Cielo e Terra, fatta segno a strali di volere divino, di odio o di esaltazione umana, indifesa più di ogni altra creatura per la sua missione che la strania troppo dal mondo, che l'assorbe, che la sensibilizza in maniera acuta, che la spaurisce con la sua grandezza, con le paure di un inganno diabolico e con la tema di non saper fare come Dio vuole e di disgustare perciò la Divinità.
E la sovvenga, l'Ordine, anche con l'aiuto materiale. Avete di fronte un miracolo continuo di un essere finito, che produce tuttavia perché Io lo voglio. Ma il miracolo mio non deve annullare la vostra carità. Un cuore spostato, atrofico, aritmico, finito; dei polmoni asfittici, lacerati, cicatrizzati male; una febbre continua e in aumento; la spinite che infiamma, paralizza, indurisce nervi e vertebre; le sierose invase, il fegato invaso, le reni invase: ecco il rudere che scrive sempre volonterosa, eroica, ilare, per ore e ore. Ecco il rudere che detta, detta, detta a chi dattilografa [8]. Ecco il rudere che, dopo avere scritto anche cinque ore, e dettato altre cinque, deve correggere, rileggere, legare, e tenere corrispondenza, e pensare, e usare carità…
Figli! Chi di voi farebbe per uno, due, tre anni, tutto questo? Meno il dettare, ella lo fa da tre anni. E Io ne ho pietà. Tanto che rallento le visioni per darle tempo di riposare. Se le cose fossero andate come fino al febbraio, il Vangelo sarebbe stato ultimato ormai. Andate come sono andate, siamo ad elul e mancano i mesi di ministero continuo in Giudea nei quali le pagine dell'Evangelo di Giovanni si rianimeranno. Perché, se è vero che la rivelazione si chiude con Giovanni [9], è anche vero che molte cose sono misteriose in Giovanni, ed Io solo le posso rendere limpide, accettabili, non solo per fede ma per comprensione.
Io voglio perciò che un Padre sostituisca qui, dove risiede il portavoce, P. Romualdo nella prima copia dei manoscritti. La quale, dopo la correzione del portavoce, andrà spedita a Roma, a Romualdo che proseguirà il lavoro. Approvo l'aiuto di P. Corrado [10] a Romualdo per la ricerca e correzione di errori di copia. Abbiate presente che anche un piccolo errore può produrre una frase contro il dogma e la dottrina. Perciò leggete, rileggete, confrontate per non dare spunto ai contrari a trovare errore. E voglio che la correzione delle tre parti del Vangelo (i 2 pre-evangeli e il Vangelo vero e proprio) siano fatte per un'ultima volta, con l'aiuto del testo manoscritto, dal piccolo Giovanni.
Lo strumento non vuole ringraziamenti. La sua fatica è la sua gioia, il sacrificio il suo pane, la mia gloria e il bene delle anime lo scopo della sua immolazione che ha preceduto di più decenni il suo stato attuale di portavoce. Lo strumento non vuole che una cosa: che sia fatta la mia Volontà. Non vi chiede utili finanziari. Non vi chiede onori. Carità vi chiede. In nome di Dio, come sorella, come cattolica, come inferma. Vi chiede di proteggerla e di proteggere l'Opera. Io ve l'ho chiesto prima di lei. Ed Io non decreto cose impossibili. Lo strumento ha un solo desiderio: morire dopo aver avuto fra le mani un volume dell'Opera approvato dalla Chiesa attraverso un suo Ordinario. Morire sapendo che il fiume di luce che è passato dal suo essere per venire agli uomini si sparge ad alimentare gli uomini, illuminarli, portarli a Me. Lo strumento non chiede, non pensa a glorificazioni future. Ma implora che sia glorificato il Signore e difesa la sua innocenza sulla quale Satana si avventa per colpire, attraverso il portavoce, il Signore. Non permettete che il Nemico la tragga a sconforti immeritati.
E siate solleciti. Il portavoce è un lume che si spegne. Agite. Come gli altri agiscono. Agite con giustizia e carità, come gli altri con ingiustizia e anticarità. Agite subito. Dal come e dal tempo come agirete per fare ciò che Io voglio e ciò che vuole la carità verso il portavoce, apparirà la vostra formazione, la vostra fede, la vostra ubbidienza, il vero aspetto del vostro spirito apparirà. E la mia Grazia e Benedizione scenderà, proporzionata alla vostra perfezione, sull'Ordine e sui singoli, a vostra protezione e conforto.
State nella mia pace e nella mia unione, e conoscetemi e difendetemi nella mia creatura che ho usata per voi, per tutti, e che vi ho affidata.»
[Seguono, in data 9 e 16 giugno 1946, i capitoli 16 e 17 del LIBRO DIAZARIA. Con date del 3 e 4 giugno 1946 sono i capitoli 445 e 446 dell'opera L'EVANGELO]
1 la vergine prudente… con riferimento alla parabola riferita in Matteo 25, 1-13.
2 Alfonso, cioè P. Alfonso M. Benetti, all'epoca Priore Generale dell'Ordine dei Servi di Maria, cui apparteneva P. Romualdo M. Migliorini.
3 Vi ricordo… quanto è detto in Apocalisse 12-13.
4 l'ho detto, in Luca 16, 8.
5 il più piccolo seme…, immagine della parabola riferita in Matteo 13, 31-32; Marco 4, 30-32; Luca 13, 18-19.
6 a voi dormienti…, al contrario di quanto si narra nell'episodio della tempesta sedata (Matteo 8, 23-27; Marco 4, 35-41; Luca 8, 22-25) dove è Gesù colui che dorme e gli apostoli lo svegliano. Ciò non sia, cioè: non sia necessario che Gesù debba spronare proprio dei sacerdoti ad avere più fede.
7 ha misericordia… nel deserto, come negli episodi delle moltiplicazioni dei pani: Matteo 14, 13-21; 15, 32-38; Marco 6, 34-44; 8, 1-9; Luca 9, 11-17; Giovanni 6, 1-13.
8 chi dattilografa, accanto alla scrittrice, è Marta Diciotti, dopo il trasferimento a Roma di Padre Migliorini, che prendeva i quaderni autografi e in convento li trascriveva a macchina.
9 la rivelazione si chiude con Giovanni, autore del libro dell'Apocalisse, che chiude definitivamente la Rivelazione (Apocalisse 22, 18-19). Il ruolo delle rivelazioni private è quello di "aiutare a viverla più pienamente", come insegna il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 67).
10 P. Corrado è Padre Berti, cui si è accennato per la prima volta nello scritto del 18 marzo 1946.
'E Maria verrà con me. Lo desidera tanto. Questo ci vuole presso il Santo e contro il demonio e il mondo: il cuore delle mamme'