MaM
Messaggio del 4 giugno 1987: Figli cari! Questa sera desidero dirvi solo una parola e cioè: pregate! Cercate di trovare ogni giorno, per quanto vi è possibile, un tempo più lungo per la preghiera. Senza la preghiera non potete vivere, così come non si può vivere senza cibo. Che la preghiera sia cibo per le vostre anime! Cari figli, l’uomo che ha l’anima pura vive per Dio e per il regno di Dio.

Messaggi di altre apparizioni

Maria Valtorta - Messaggi anno:1944

12 giugno 1944

Dice Gesù:
   «Ancora ti dico questo per perfezionarti nel dolore.

   Amare il dolore è già consiglio di perfezione, perché il comando di Dio, che conosce la capacità umana, si limita ad ordinare di sopportare il dolore per ubbidienza a Dio. Molti – la maggioranza – non sanno fare neppure questo.
   Dio ai migliori dice: “Amate il dolore poiché mio Figlio lo amò per bene vostro. Fate voi lo stesso per il bene dei fratelli”.
   Ma fra i migliori, che sono i cristiani fedeli, convinti, generosi, amorosi, ve ne è una categoria eletta. Sono i serafini dei fedeli, i più accesi ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

13 giugno 1944

 È da ieri sera alle 18 che ho la vista di un Cuore fulgidissimo. Pare oro liquido, oro reso vetro prezioso e illuminato all’interno da una luce potente. Raggi veementi si sprigionano da esso e lo circondano di un’aureola splendidissima. Il Cuore palpita veemente, come quando una emozione, un sentimento profondo lo scuote. A tratti di un oro ancor più folgorante e chiaro si legge in esso la sigla: IHS.

   Ma questo Cuore, la cui forma e il cui moto sono proprio in tutto quelli di un cuore, organo umano, mi appare come una viva Ostia, raggiante nel suo ostensorio d’oro, perché il folgorare dei raggi l’arrotonda, direi quasi, nella sua punta, e più che altro perché, là dove è segnata la sigla santa, sembra una grande particola che, luminosissima, viva [365] nella luminosa carne del Cuore divino, quasi fosse l’anima di quel benedetto Cuore.

   Dico le serali orazioni, dette in comune, così, con gli occhi del mio spirito fissi su questo Sole d’amore che è il Cuore di Cristo… e mi prefiggo di fare le mie ultime offerte mentre gli altri mangiano, perché non mi fu possibile farle durante tutto il giorno o per una causa o per l’altra.

   Ma appena sola, mentre metto via i libri che ho sul letto e i lavori per occuparmi di quanto voglio, mi capita fra capo e collo un attacco cardiaco così forte che credo di partire per l’altro mondo. E non posso fare più nulla… posso soltanto dire a Gesù: “Prendi questa sofferenza che Tu mi dai al posto di quella che mi volevo dare io”. E soffro per ore e ore così.

   E soffro anche oggi, anche ora. Ma vedo sempre il raggiante Cuore e ne sono sollevata in tutto fuorché nella carne, la quale è in un vero tormento completo.

   Ieri sera, credendo proprio di morire, per non morire sola mi ero messa davanti, sulle ginocchia un poco flesse, il mio Gesù, la Vergine di Fatima e Gemma [366]. Avrei voluto anche S. Giuseppe, ma non mi potevo muovere per prenderlo. Tenevo in mano le mie corone del Rosario e dell’Addolorata e mi sentivo come circondata da infermieri che meglio non ce n’è. Guardavo fisso fisso Gesù, Maria e Gemma; quando sentivo la morsa farsi più viva e il cuore rallentare i suoi battiti fino a sospenderli per dei secondi e pensavo: “Ora me ne vado”, li guardavo più ancora e li chiamavo. Non per esser preservata da morte. Ma per morire in un atto d’amore, perché l’ultima parola e l’ultimo sguardo fosse per loro. In Gemma erano tutti i santi. Fra Gesù e Maria collocavo anche S. Giuseppe, ed ero a posto.

   Adesso, poi, dice Gesù:
   «Il tuo spirito ha visto giusto. Il mio Cuore è Eucarestia viva. Da dove si parte l’amore? Dal cuore. Cosa è l’Eucarestia? È amore. Ecco dunque che, quando pensate all’Eucarestia, potete dirvi: “Ecco il cuore del Cuore di Gesù”. E quando pensate al mio Cuore potete dirvi: “Ecco la matrice in cui si formò l’Eucarestia”.
   Il mio Cuore! L’Ostia che si è immolata anche oltre la morte, volendo essere spaccato367 anche dopo che aveva tutto sofferto per essere non solo martirizzato dal tradimento, dall’abbandono e dalla tortura, ma anche vilipeso oltre la vita per dare le ultime stille che erano ancora nelle latebre di un Martire svenato.
   L’Ostia che fu ostia quando ancora non era che Pensiero. E che divenne, che si fece Cosa per essere Ostia.
   Non ti dico di più perché non puoi di più scrivere. Ama il mio Cuore col tuo cuore; fino all’ultimo suo palpito, fra gli spasimi della sua malattia il tuo cuore di amante ami Me, Cuore di Dio.»

[365] viva non è aggettivo ma è verbo: sembra… che… viva (da vivere). All’inizio del periodo, l’espressione sono proprio in tutto quelli è nostra correzione da è proprio in tutto quella
[366] Gemma potrebbe essere santa Gemma Galgani, già menzionata nel “dettato” del 3 febbraio.
[367] spaccato, come si legge in Giovanni 19, 33-34.

14 giugno 1944

 Rifletto su “Nennolina” [368] e Gesù mi dice:

   «Abbi un lume sulla potenza che è il Paradiso. Pensa che questa creaturina, che appena aveva raggiunto l’uso di ragione, ora, lassù nella Patria dei figli di Dio, possiede un’intelligenza e un sapere per nulla inferiore di quello del più dotto e più longevo dei mistici dottori.

   Il mio e tuo Giovanni, morto centenario dopo aver conosciuto i misteri più alti di Dio; Paolo, l’apostolo scienziato; Tommaso, l’angelico dottore; e con questi tutti i giganti del vero sapere, non possono aggiungere una luce a quella Piccola, mia santa.

   Lo Spirito Santo, di ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

15 giugno 1944

 Rileggo oggi, 15, l’Ora santa dettata ieri, e Gesù mi dice:

   «Per coloro che sempre si permettono di fare appunti sulle mie parole, dico che se non le capiscono studino teologia. Esse rispondono a quanto la teologia insegna.
   E per la frase, che certo darà loro noia: “Lo spirito è essenza effusa da Dio”, pensino che l’anima è “soffio infuso da Dio”. Voi, privi d’anima, siete cadaveri.

   Aprano la Genesi. Essa dice [386]: “Il Signore Iddio formò l’uomo col fango della terra e gli ispirò in faccia il soffio della vita”. Non mi dicano: “Per dargli vita”. No. Per dare ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

20 giugno 1944

   Dice Gesù:
   «A farti dimenticare gli uomini che sono sempre delle belve pronte a ferire i meno uomini fra loro – sempre belve anche se non malvagi nel vero senso della parola, sempre mordenti le anime, se non le carni, di quelli che per esser “miei” sono meno atti a rendere morso a morso e unghiata a unghiata – vieni, ché ti voglio fare contemplare le stelle.

   Volevo fartele contemplare ieri sera. Ma eri così ferita che non potevi che piangere e dolorare sul mio cuore, e ti ci ho tenuta senza importi altra fatica fuorché quella che non ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

21 giugno 1944

Dice Gesù:
   «No. Non ti lamentare e non ti rammaricare come per un cambiamento di amore a tuo riguardo. Questo non è diminuzione; è aumento. Parlo a te e a tutti gli spiriti che si sono votati tutti a Me e che si trovano nel tuo stesso caso. Sono coloro sui quali il mio occhio si riposa e si consola di tutte le infamie che vedo compiere sulla Terra.

   Quando uno ha compiuto un lavoro duro, affliggente, ripugnante anche, non trova grande gioia a respirare nell’aria pura ed a guardare un bel prato verde e fiorito? I polmoni si dilatano, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

22 giugno 1944

Uscendo da un coma di otto ore e mezza, mi sveglio stamane alle 6,30 e per primo saluto del giorno sento il cannone. Molti cannoni, anzi, che sparano dalle alture vicine smentendo i facili ottimismi e le gratuite asserzioni di quanti dicevano che “qui, per essere una conca di monti, non c’erano artiglierie e perciò si era sicuri”. Bene! Tiriamo innanzi.

   Ripeto quanto ho sempre detto dal 16 aprile, domenica in albis, giorno in cui, alle 17, mi fu parlato di questo luogo come residenza di sfollamento preferibile alle altre: “A S. Andrea [407] mi sentirò meno sicura che altrove ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

23 giugno 1944

   Dovevo descrivere la visione avuta ieri sera. Ma la scrivo dopo. Dice Gesù:

   «Colui che ha disegnato questa copertina che ti piace tanto e che solo ora, dopo 19 anni, vedi nel suo vero significato, non ha fatto unicamente un’opera graziosa e simbolica, ma ha detto una verità.
   La piccola Teresa che, appoggiata su nuvole empiree, sfoglia incessantemente rose, e due angeli l’aiutano a convogliare sul mondo la sua pioggia di rose, era una vera somiglianza di Me Bambino. Perciò hanno fatto bene a raffigurarla così somigliante ad un Bambino Gesù da poter essere scambiata con Lui. Tu lo vedi ora che è lei e non sono Io.

   Questo riprende in parte il dettato di ieri. Più il mistico si avvicina col suo desiderio amoroso a Colui che egli ama completamente, e più la sua effigie spirituale si identifica col Modello.
   Il mio piccolo grande Fiore era Teresa del Bambino Gesù e del Volto santo. E se il mio doloroso Volto fu il sole impresso nel suo cuore e che lo arse, per voi che aborrite il dolore e che l’austerità sgomenta, ha avuto nel suo esterno spirituale la somiglianza con la mia dolce infanzia, la soavità, la grazia, la semplicità di questa. Così ho voluto e così l’ho guidata con l’ispirazione, per darvi un modello che la vostra incapacità odierna, incapacità spirituale, sappia seguire.

   Teresa è per tutti. Tutti possono sforzarsi ad imitarla. Anche gli appena formati nello spirito. Non credere però che Teresa sia stata risparmiata. Oh! no! Ella vi mostra un volto d’amore e di sorriso, il placido volto di un bambino felice. Ma nel suo interno la mia Passione la scavava con scalpello di fuoco.

   Ve l’ho data per pietà della vostra debolezza. Do i miei santi per tutte le personalità spirituali. Do gli asceti di una severità quasi paurosa per le tempre di acciaio, per le fiamme che non conoscono languore. Do i santi di una ilare santità per coloro che non sanno santificarsi col pianto. Do i santi dalle grazie infantili per quelli che non possono – ed è già assai se lo sanno fare – amarmi altro che con delle ben piccole forze.

   E notate che la piccola Teresa, avendo un cuore da eroe, dovette – e fu martirio aggiunto a tutti i suoi altri – dovette forzare se stessa per darvi l’impronta che Io volevo, perché il suo spirito la portava ai voli d’aquila e agli eroismi più fieri. Sapete cosa è contraddire la propria natura? Provatelo e capirete quale fu il suo doppio merito.»

24 giugno 1944

   La marea monta. Non so più come fare a resistere a tanto male fisico e a tanto male morale. Se cedessero le forze spirituali sarebbe la rovina assoluta e irreparabile.
   Queste ultime, per ora, sono sempre integre. Ma ci resisteranno? Di me non assicuro. Se Dio mi aiuta molto, molto, molto, resisterò. Altrimenti mi piegherò. Potrei anche dopo tornare a rialzarmi. Ma trovo che è sempre pericoloso l’esperimento, perché non sempre si fa a tempo a rialzarsi, e io non vorrei morire in un momento in cui ti amassi meno. Offenderti è amarti meno, o mio Dio. Abbi pietà ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

25 giugno 1944

Dice Gesù:
   «Dimmi: mostra maggiore coraggio nel subire un’operazione chirurgica colui che la sopporta con degli anestetici, o colui che la sopporta senza aiuto? L’operazione è la stessa. I ferri usati sono gli stessi. Il loro lavoro su carni, nervi, organi è lo stesso. Lo scopo è lo stesso. E concediamo pure che sia uguale il risultato di guarigione. Ma quale dei due operati ha avuto maggior forza d’animo, e naturalmente ha suscitato ammirazione? Certo colui che senza nessun soccorso chimico sopporta con piena sensibilità l’opera dei chirurghi, senza ribellarsi con grida, imprecazioni, parole scomposte, e si limita a gemere, perché ciò è umano e comprensibile.

   Ebbene: passiamo ora al campo spirituale. Quale sarà, fra due anime, quella che più suscita l’ammirazione, e perciò la lode, la quale si muta in premio certo? Quella alla quale una mia miracolosa azione attutisce lo spasimo anestetizzandola spiritualmente, oppure quella che ha Dio come un buon Padre e un buon Amico presso al suo letto operatorio, ma non più di Padre e Amico che la compatisce, che la veglia, che piange con lei, ma che non interviene con un aiuto diretto e volto a intontire la dolorabilità? Questa seconda di certo.

   Tu sei questa seconda. Non dire: “Perché?”. In ottobre [417] ti ho risparmiata. Ti ho aiutata perché avevo bisogno che tu fossi ancora capace di questo calvario. Se fossi stata stroncata dallo strazio sin dall’ottobre, non avresti resistito ad un’ora di questo attuale. Ed Io avevo bisogno di questo tuo soffrire.

   Gli angeli non possono soffrire per il loro Dio, per aumentare la sua gloria, né per il loro prossimo, per ottenergli del bene. Ma gli uomini lo possono fare. Fare la volontà di Dio, per gli angeli, è fare della gioia. Fare la volontà di Dio, per gli uomini, è fare del dolore. È fare ciò che Io ho fatto. Sì, quando il dolore ha nome olocausto, ed è non solo rassegnazione ma è unione alla volontà di Dio, così come era unito il mio Corpo alla croce, mediante l’amore, la generosità e la pazienza – i tre chiodi che configgono le vittime al loro patibolo santo – voi fate ciò che Io ho fatto.

   Non ti preoccupare se piangi. Ho pianto anche Io. Ho gemuto anche Io. Con ripugnanza di carne e di mente ho detto [418]: “Sia la tua volontà la mia”. Ma l’ho detto. Lo spirito solo ha avuto il coraggio di dirlo ancora. Ma l’ho detto. Fra le ripugnanze e le paure del tuo corpo e del tuo pensiero canti il tuo spirito – mentre la crudele operazione che darà del bene si compie senza aiuto alcuno – canti il tuo spirito: “Signore, la tua volontà sia la mia”.

   E credi pure che il premio sarà doppio, triplo, decuplo di quello che ti sarebbe stato dato se già avessi avuto doni di misericordia nel tuo soffrire. Dio è giusto. A doppio merito, doppio premio. A merito totale, totale premio.
   Non temere. Va’ in pace.»

[417] In ottobre…, come nell’annotazione della scrittrice al termine del “dettato” del 21 giugno.
[418] ho detto, in Luca 22, 41-42.