Nel novembre del 1820 Anna Katharina Emmerich così si espresse: ‘Sono trascorsi venti anni dal momento in cui il mio sposo mi portò nella “casa delle nozze” e mi pose sul duro letto matrimoniale delle sofferenze e dei dolori, dove sono tuttora distesa».
Queste parole simboliche dette dalla pia suora si riferiscono alle sue preghiere e sofferenze in suffragio di tutta la Chiesa, per la quale essa fu chiamata da Dio ad entrare nel convento di Agnetenberg. Fino a quel momento i voti e le espiazioni per la gente in pericolo, i defunti
... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
Stanotte ho chiamato tutti i Santi, dei quali ho le reliquie vicine in particolar modo ho invitato le beate sorelle, Madlechen von Hadamar, Columba von Bamberg, Juliana von Liegi e Lidwina, a venire con me nel Purgatorio e aiutare quelle anime che sarebbero più care a Gesù e Maria.
Durante un penoso lavoro di redenzione incontrai l’anima della figlia di una donna delle mie parti che si raccomandò per un aiuto a sua madre. Mi accompagnò dalla madre; sedeva solitaria come in una piccola cucina, senza compagnia e piena di noia, mormorava come se masticasse qualcosa e mi pregò molto di rimanere quella notte con lei. Si recò poi anche in un vano più alto e migliore, di fronte al suo, ed io mi intrattenni con lei per consolarla.
Le povere anime prendono insegnamenti dagli Angeli in cielo e per terra in rapporto alla salvezza. Esse non possono agire, nel Purgatorio non esistono cose naturali, albero, frutta; tutto è senza calore e chiaro o scuro secondo i gradi della purificazione. I luoghi di soggiorno sono vari e disposti in un certo ordine.
Vidi poi il giudizio di un anima nel luogo della sua morte fisica. In quella circostanza, Gesù, Maria, il Patrono dell’anima e il suo Angelo custode, erano riuniti sul posto; anche presso i protestanti vidi presente Maria. Questo giudizio però termina in tempo brevissimo.
Alla sera volli pregare per gli uomini cattivi, poiché essi erano in pieno pericolo e potevano perdersi del tutto. Poi mi vidi innanzi sant’Ignazio che portava con sé, da una parte, una persona che riconobbi, libera, in buona salute e fiduciosa; dall’altra parte un uomo immerso nel fango che non poteva aiutarsi e gridava pietosamente. Era un religioso, o un nobile deceduto, che io non conosco. Ignazio mi domandò: “Per chi vuoi avanzare il tuo aiuto per il primo che può espiare o per il secondo che non si può aiutare?” Tremai sgomenta e piansi profondamente.
Fui guidata ancora in un altro viaggio faticoso attraverso il Purgatorio e pregai per le anime colà riunite. Poi venni portata in una grande casa di lavoro e disciplina, dove potevo divenire visibile e risvegliare queste anime cadute nel male a causa della tentazione e della necessità. Vidi poi alcuni luoghi e anche il carcere dove si trovava gente con lunghe barbe fino a terra. Esse si trovavano in buone condizioni di animo e facevano penitenze; io le confortai. Vidi tutti questi posti come se si fosse trattato di un Purgatorio sulla terra. Incontrai poi alcuni vescovi tra i quali uno, molto mondano, che dava un banchetto dove partecipavano anche donne. Valutai il costo della tavola: avrebbero potuto certamente mangiare per più giorni molti poveri. Questo glielo rinfacciai ed egli si adirò contro di me, gli dissi pure che tutto viene scritto da un Angelo che si trova sopra di lui con un libro e una bacchetta. Egli mi disse che non era il solo, perché questo avveniva anche in altri luoghi. Era vero, ed io lo vidi pure! Ma si trovavano anche dappertutto Angeli pronti a punire.
A. K. Emmerich ricevé una Visione a consolazione per tutta la pena che si dava nelle intense preghiere per le povere anime, un’immagine che rivelava le opere d’amore della giovinezza per queste stesse. La veggente così racconta a questo proposito:io mi trovavo nella capanna dei miei genitori come se avessi dovuto sposarmi. A quest’avvenimento giunsero pure tutte le anime per le quali avevo pregato e ognuna mi consegnò un regalo.
La casa delle nozze era rappresentata dalla scuola che avevo frequentato, adesso però appariva più bella e più grande. Due suore anziane e sante erano le mie damigelle. Poi giunse il mio sposo e la carrozza delle nozze. Mi trovavo in questa scuola per la terza volta nella vita: la prima quando fui portata da bambina e mi apparve la Madre di Dio con il Bambinello. Ella mi disse che Suo Figlio avrebbe dovuto divenire il mio sposo, affinché avessi potuto apprendere bene il perché delle cose. La seconda volta, in un’altra Visione, mi recai in questa scuola quando entrai nel convento e mi “fidanzai”. Adesso, la terza volta, dovevo celebrare le nozze vere e proprie».
Dovetti lavorare in alcune vigne, dove il maligno aveva assunto l’aspetto del gelo e le ricopriva. Giunsi per questo lavoro a Coblenza, dove lavorai con molta fatica in tre vigne. Siccome pensavo di rivolgermi alle povere anime, vidi venirmi incontro nove figure con nove fardelli sulle spalle. Una decima aveva deposto il suo fardello ed era subito andata via, adesso toccava a me portare questo peso sulle spalle, legato fin sotto le braccia e con le altre nove figure presi a salire diretta verso levante. La via era scivolosa e non normale, entrambi i lati erano avvolti dalla notte e ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
23 dicembre 1820: alla mattina Sr. Emmerich fu trovata interamente priva di sensi. Non poteva né muoversi e neppure parlare. Il prete dovette andare in campagna ed inviò da lei il cappellano Niesing, che recitò per lei le preghiere per gli ammalati dal libretto di Cochem. La pia Emmerich ne ricevette sollievo e riprese coscienza potendo, come disse più tardi, “riprendere a pensare”. Il suo polso era appena percettibile; non poteva parlare, era rigida per il freddo interiore. Niesing recitò nuovamente dopo un’ora le preghiere per lei; la Veggente adesso poteva pensare solo a tratti e a quel contatto si levò in mezzo al letto dicendo: Ho visto di cosa è capace la mano di un vero sacerdote e la preghiera! Il giorno dopo così si esprimeva: Stanotte ho sofferto dolori sorprendenti che mi hanno attraversato tutte le membra, ho sofferto anche una sete tremenda, senza poter bere. Persi la coscienza e pensai, al mattino, di morire veramente. Ma poi non ne potetti più. Allora capii col cuore, che l’uomo non può pensare a Dio se Dio stesso non gli concede questa grazia, e se io ancora potevo questo, era gi una grazia. Quando Niesing venne non potevo muovere le membra e neanche parlare. Sapevo che egli aveva il libretto con sé ed ebbi la speranza che avrebbe pregato. E quando lui iniziò a pregare la sua compassione mi attraversò come un calore, ritornai in me stessa e potei pensare profondamente a “Gesù, Maria e Giuseppe”, questo mi salvò. Così la vita mi fu ridonata dalla benedizione di un sacerdote.
Alla sera Anna Katharina pregò un’altra volta per la benedizione e sulla reliquia di santo Cosma. Il giorno dopo si trovava ancora in uno stato così misero e poté pronunciare solo alcune parole. Appena impressi la reliquia sul mio petto, vidi il Santo vicino a me e fui investita da una corrente di calore. Ricevetti più vita, ma sono ancora piena di dolori lancinanti. La sete mi affligge in modo tremendo e non posso bere. Anna Katharina Emmerich rimase distesa per tutto il giorno, la sera della Vigilia di Natale restò immobile e in un silenzio mortale. Grazie a queste sue sofferenze il malato Lambert si sentì molto meglio. Le sofferenze ed i dolori di Anna Katharina Emmerich erano state devolute a suo favore.
P. Limberg parlò al “pellegrino” sulle “dita dei preti”, così come la Veggente gli aveva spiegato. «Lei mi ha spesso parlato di questo fatto, dicendomi che se anche tutto il corpo di un prete si riduce in polvere e l’anima viene gettata nell’inferno, la Consacrazione delle dita resta sempre riconoscibile tra le ossa. Per bruciare queste dita occorre un fuoco eccezionale; nonostante questo la consacraZione resta ancora impressa e indistruttibile. Anche nei turbamenti difficili, portati dal nemico dell’uomo, il maligno, la benedizione del prete portò ad Anna Katharina un sollievo momentaneo. Io soffrii — raccontò lei — tali dolori alle piaghe, che avrei volentieri voluto gridare ad alta voce, poiché si erano fatti insopportabili. Il sangue scorse a più riprese. Poi apparve Satana come angelo della luce e mi disse non solo interiormente ma parlandomi a viva voce: “Devo penetrare le tue piaghe in modo che domani tutto sarà a posto e non ti faranno più male, così tu non soffrirai più!” Lo riconobbi subito e gli dissi: “Vai via! Non ho bisogno dite! Non voglio niente da te!” Allora scivolò via e si nascose come un cane dietro l’armadio. Dopo un certo tempo ritornò di nuovo e disse: “Tu non devi pensare che con Gesù starai bene, tutto viene da me, sono io che ti do quelle immagini. Io ho anche un regno, sono potente e spodesterò il tuo Signore”. Era tardissimo, quando poi egli ritornò dicendomi:
“Perché ti giri intorno tormentandoti e non sai come e da dove viene? Tutto ciò che hai e vedi viene da me”. Allora gli gridai di andar via e di lasciarmi stare perché volevo appartenere solo a Gesù Cristo. “Io voglio amare solo Lui e fuggirti. Voglio avere sofferenze e dolori così come Egli vuole”. Chiamai il padre confessore perché la mia paura fu molto grande. Costui mi benedì e allora il nemico si allontanò da me. Alla mattina mentre stavo recitando il Credo entrò di nuovo furtivamente e mi disse:
“Cosa ti aiuta a pregare con “il Credo” quando non ne comprendi nessuna parola? Ti voglio chiaramente mostrare quello che dovresti vedere e conoscere!”. Allora gli risposi: “Io non voglio conoscere ma credere!”. Mi disse una frase dalla Sacra Scrittura ma senza poter pronunciare un nome. Appena capii che non poteva pronunciarlo gli dissi ripetutamente:
“Pronuncia la parola, dilla tutta!”, così dicendo mi tremarono le braccia e le gambe ed egli finalmente scomparve”.
Ricevo il conto dell’anno in corso. Vidi tutto quello che avevo trascurato e tutto ciò che ho da rimediare... Ricevetti pure molte immagini delle povere anime e dei moribondi. Un prete morto ieri sera alle nove, che era molto devoto e Caritatevole, è rimasto tre ore nel Purgatorio per tutto il tempo perso con ogni genere di scherzi. Egli avrebbe dovuto trascorrere colà più anni ma era spinto alla liberazione da intense preghiere e molte Messe. Vidi per tre ore le sue sofferenze e quando egli divenne libero lo sentii dire rivolto all’Angelo, “Adesso vedo come possono essere burlati gli Angeli; sono rimasto qui solo tre ore eppure mi è sembrato un tempo così lungo!”. Questo religioso era da me molto conosciuto e mi venne da ridire per questo fatto.
Stanotte ho visto la santa Vergine Ermelinda: a dodici anni aveva un semplice rapporto innocente con un giovane, con il quale i suoi genitori avevano intenzione di sposarla. Ermelinda era altolocata e ricca e viveva in una grande casa, una volta mentre stava per andare incontro al giovane le apparve Gesù che le disse: “Non mi ami più di quello?” Con una grandissima gioia lei gli rispose subito di sì. A questa risposta Gesù comparve ancora nella sua stanza e le diede un anello prendendola in sposa. La ragazza poi si tagliò i capelli e disse sia ai genitori che al giovane che essa aveva sposato Dio.
Pregai la Santa di guidarmi dai moribondi e dalle povere anime, così viaggiai con lei verso l’Olanda, dovetti faticosamente attraversare l’acqua, ogni specie di fango, torba e fosse, mi ritrovai così presso la povera gente la quale non poteva ricevere preti, perché viveva lontano e circondata dall’acqua. Consolai, aiutai e pregai. Da lì mi diressi sempre più verso settentrione ma poi persi l’orientamento, non sapevo trovare da sola il Purgatorio. Di solito vado sempre verso settentrione, ma poi perdo l’orientamento naturale e finisco per valicare un oscuro passaggio con molte difficoltà, ostacoli e pene che provengono dall’acqua, dalla neve, spine e fango.
Sono andata anche oggi da un posto all’altro, ho consolato e ricevuto incarichi per diversi impegni, come quello di recitare le litanie di tutti i Santi e esercitare le sette penitenze della domenica delle Palme. La mia guida mi disse che io avrei dovuto rimanere attenta e tranquilla per potermi meglio sacrificare per le intercessioni, al fine di sollevare le pene delle povere anime. La mattina seguente già non pensavo più a questa raccomandazione e stavo per arrabbiarmi per una cosa, ma subito il mio Angelo custode mi fece capire come è veramente importante un piccolo sforzo di superamento, e come le povere anime possono davvero trovare consolazione con questo piccolo sacrificio di superamento dei propri istinti.
La pia suora era occupata già da quattordici giorni in favore delle povere anime con esercizi di devozione, qualche preghiera, elemosina, sacrificio e lavori spirituali. Tutto quello che ella ebbe a patire lo fece con la più grande pazienza. Così raccontò: Sono andata di nuovo nel Purgatorio, con i Santi. I luoghi di penitenza delle anime, come già vidi, non sono tutti eguali e non si trovano solo in un unico posto, ma sono molti e molto diffusi e diversi tra di loro, le anime vengono distribuite secondo le condizioni e le azioni che hanno compiuto sulla terra. Per questo ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
Sono toccata da un sentimento inesprimibile di gioia e illuminazione quando, alla luce dello sguardo interiore, vedo la Comunità dei Santi e la loro azione d’amore verso gli altri. Mi sento attratta da tutti gli esseri umani che mi appaiono come figure scure vicine e lontane. Mi assale per loro un amore irresistibile e voglio supplicare, per tutti, Dio e i Santi, i quali sono pronti ad aiutarli con tanto dolce amore. A questi pensieri e visioni sento palpiti d’amore bussare prepotentemente al mio petto, come se fosse già giunto il momento di vivere tutti nella comunità dei Santi, e fossimo tutti insieme in contatto permanente con loro come un unico corpo. Queste percezioni di gioia profonda sono però seguite anche dalla sofferenza, poiché sento che gli uomini sono molto ciechi e duri. Ardimentosamente e con impeto chiamo il Salvatore e gli dico:
“Tu che hai tutta la potenza e questo grande amore che abbraccia l’universo, Tu che puoi tutto non lasciarli perdere, salvali. Aiutali!” Egli, allora mi rispose mostrandomi quanta pena per loro si era preso e si prendeva: “Vedi — così udii — quanto io sono vicino a loro per aiutarli e per salvarli ed essi mi respingono!” Così sentii la sua giustizia come intrisa nella dolce grazia dell’amore.
Ebbi una grande visione sul bilancio tra la Chiesa terrena e quella celeste di quest’anno. Dalla Chiesa celeste (che vidi non come un edificio ma come la quinta essenza di tutte le apparizioni e manifestazioni spirituali), fluiva la S.S. Trinità e Gesù stava alla destra, c’era anche Maria, ma in un piano più basso. A sinistra vidi, in gruppi, i Martiri e i Santi. In un susseguirsi d’immagini mi scorse davanti tutta l’esistenza terrena di Gesù, i suoi insegnamenti e sofferenze. Vidi così che questi insegnamenti e tutte le sue sofferenze contenevano i simboli più alti dei Misteri della misericordia ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)