23
dicembre 1820: alla mattina Sr. Emmerich fu trovata interamente priva
di sensi. Non poteva né muoversi e neppure parlare. Il prete
dovette andare in campagna ed inviò da lei il cappellano
Niesing, che recitò per lei le preghiere per gli ammalati dal
libretto di Cochem. La pia Emmerich ne ricevette sollievo e riprese
coscienza potendo, come disse più tardi, “riprendere a
pensare”. Il suo polso era appena percettibile; non poteva
parlare, era rigida per il freddo interiore. Niesing recitò
nuovamente dopo un’ora le preghiere per lei; la Veggente adesso
poteva pensare solo a tratti e a quel contatto si levò in
mezzo al letto dicendo: Ho visto di cosa è capace la mano di
un vero sacerdote e la preghiera! Il giorno dopo così si
esprimeva: Stanotte ho sofferto dolori sorprendenti che mi hanno
attraversato tutte le membra, ho sofferto anche una sete tremenda,
senza poter bere. Persi la coscienza e pensai, al mattino, di morire
veramente. Ma poi non ne potetti più. Allora capii col cuore,
che l’uomo non può pensare a Dio se Dio stesso non gli
concede questa grazia, e se io ancora potevo questo, era gi una
grazia. Quando Niesing venne non potevo muovere le membra e neanche
parlare. Sapevo che egli aveva il libretto con sé ed ebbi la
speranza che avrebbe pregato. E quando lui iniziò a pregare la
sua compassione mi attraversò come un calore, ritornai in me
stessa e potei pensare profondamente a “Gesù, Maria e
Giuseppe”, questo mi salvò. Così la vita mi fu
ridonata dalla benedizione di un sacerdote.
Alla sera Anna
Katharina pregò un’altra volta per la benedizione e
sulla reliquia di santo Cosma. Il giorno dopo si trovava ancora in
uno stato così misero e poté pronunciare solo alcune
parole. Appena impressi la reliquia sul mio petto, vidi il Santo
vicino a me e fui investita da una corrente di calore. Ricevetti più
vita, ma sono ancora piena di dolori lancinanti. La sete mi affligge
in modo tremendo e non posso bere. Anna Katharina Emmerich rimase
distesa per tutto il giorno, la sera della Vigilia di Natale restò
immobile e in un silenzio mortale. Grazie a queste sue sofferenze il
malato Lambert si sentì molto meglio. Le sofferenze ed i
dolori di Anna Katharina Emmerich erano state devolute a suo favore.
P. Limberg parlò al “pellegrino” sulle “dita
dei preti”, così come la Veggente gli aveva spiegato.
«Lei mi ha spesso parlato di questo fatto, dicendomi che se
anche tutto il corpo di un prete si riduce in polvere e l’anima
viene gettata nell’inferno, la Consacrazione delle dita resta
sempre riconoscibile tra le ossa. Per bruciare queste dita occorre un
fuoco eccezionale; nonostante questo la consacraZione resta ancora
impressa e indistruttibile. Anche nei turbamenti difficili, portati
dal nemico dell’uomo, il maligno, la benedizione del prete
portò ad Anna Katharina un sollievo momentaneo. Io soffrii —
raccontò lei — tali dolori alle piaghe, che avrei
volentieri voluto gridare ad alta voce, poiché si erano fatti
insopportabili. Il sangue scorse a più riprese. Poi apparve
Satana come angelo della luce e mi disse non solo interiormente ma
parlandomi a viva voce: “Devo penetrare le tue piaghe in modo
che domani tutto sarà a posto e non ti faranno più
male, così tu non soffrirai più!” Lo riconobbi
subito e gli dissi: “Vai via! Non ho bisogno dite! Non voglio
niente da te!” Allora scivolò via e si nascose come un
cane dietro l’armadio. Dopo un certo tempo ritornò di
nuovo e disse: “Tu non devi pensare che con Gesù starai
bene, tutto viene da me, sono io che ti do quelle immagini. Io ho
anche un regno, sono potente e spodesterò il tuo Signore”.
Era tardissimo, quando poi egli ritornò dicendomi:
“Perché
ti giri intorno tormentandoti e non sai come e da dove viene? Tutto
ciò che hai e vedi viene da me”. Allora gli gridai di
andar via e di lasciarmi stare perché volevo appartenere solo
a Gesù Cristo. “Io voglio amare solo Lui e fuggirti.
Voglio avere sofferenze e dolori così come Egli vuole”.
Chiamai il padre confessore perché la mia paura fu molto
grande. Costui mi benedì e allora il nemico si allontanò
da me. Alla mattina mentre stavo recitando il Credo entrò di
nuovo furtivamente e mi disse:
“Cosa ti aiuta a pregare con
“il Credo” quando non ne comprendi nessuna parola? Ti
voglio chiaramente mostrare quello che dovresti vedere e conoscere!”.
Allora gli risposi: “Io non voglio conoscere ma credere!”.
Mi disse una frase dalla Sacra Scrittura ma senza poter pronunciare
un nome. Appena capii che non poteva pronunciarlo gli dissi
ripetutamente:
“Pronuncia la parola, dilla tutta!”,
così dicendo mi tremarono le braccia e le gambe ed egli
finalmente scomparve”.