Da quando è stato dato questo messaggio il villaggio di Medjugorje è cambiato. Per qualche tempo le persone si interpellavano allegramente a vicenda, perfino per strada. Ci si girava stupiti. Cosa!? -Ti voglio bene! - Ah! Si.. .hum... anch'io ti voglio bene.L'importante è di resistere nella durata, di sforzarsi di amare, in quello che la piccola Teresa chiamava "la monotonia del quotidiano Per anni si va avanti senza vedere niente, senza sentire niente e a volte lo scoraggiamento si affaccia all'orizzonte, quando ad un tratto...
Ricetta utilizzata a Medjugorje
Le fonti ci parlano della situazione drammatica al principio della storia dell'evangelizzazione in America: frustrazione degli indios, che si sentono abbandonati dai loro dèi, da una parte, e, dall'altra, una certa incapacità di trasmettere una vera esperienza cristiana da parte dei missionari provenienti dal vecchio mondo. La maggior parte della popolazione nutre diffidenza nei confronti della nuova religione: il numero dei battezzati è inferiore alle aspettative. Tuttavia proprio in tale contesto accade qualcosa d'imprevisto: uno di quegli « interventi della grazia divina nel tempo », di cui parla la teologia, che cambiano il corso della storia. Un affresco nell'antico convento di Ozumba (Estado de México) rappresenta l'inizio della storia cristiana in Messico: l'arrivo dei primi dodici missionari francescani nel 1524, i tre indios adolescenti che diedero la vita per testimoniare la loro fede, e le apparizioni di santa Maria di Guadalupe, ai piedi della quale sta Juan Diego con l'aureola della santità. Maria sarà precisamente l'anello che unirà i due mondi lì rappresentati. Prima di ripercorrere il racconto dell'evento guadalupano è però necessario soffermarsi ad analizzare la tradizione guadalupana dal punto di vista critico.
Scrive Caterina Labouré: “Alle ore 23,30 del 18 luglio 1830, mentre ero a letto addormentata, mi sento chiamare per nome: “Suor Labouré!” Svegliatami, guardo dalla parte da cui veniva la voce, (…) e vedo un fanciullino vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale mi dice: “Venite in cappella, la Madonna vi aspetta”. Mi venne subito il pensiero: mi sentiranno! Ma quel fanciullino a rispondermi: “State tranquilla, sono le ventitré e trenta e tutti dormono profondamente. Venite che vi aspetto”. Vestitami in fretta, mi diressi verso quel fanciullino (…), o meglio, io seguii lui. (…) Erano accesi i lumi dappertutto dove noi passavamo, e questo mi sorprendeva molto. Assai più meravigliata, però, rimasi all’ingresso della cappella, quando l’uscio si aprì, appena il fanciullino l’ebbe toccato con la punta di un dito. La meraviglia poi crebbe nel vedere tutte le candele e tutte le torce accese come alla Messa di mezzanotte. Il fanciullino mi condusse nel presbiterio, accanto alla poltrona del Padre Direttore, dove io mi misi in ginocchio, (…) giunse il sospirato momento. Il fanciullino mi avverte dicendo: “Ecco la Madonna, eccola!”. Sento il rumore come il fruscio di una veste di seta. (…) Fu quello il momento più dolce della mia vita. Dire tutto ciò che provai mi sarebbe impossibile. “Figlia mia - mi disse la Madonna - Dio vuole affidarti una missione. Avrai molto da soffrire, ma soffrirai volentieri, pensando che si tratta della gloria di Dio. Avrai sempre la sua grazia: manifesta tutto quanto succede in te, con semplicità e confidenza. Vedrai certe cose, sarai ispirata nelle tue orazioni: rendine conto a che è incaricato della tua anima”.
L'apparizione di Maria a La Salette ai due pastorelli Mélanie Mathieu-Calvat, di quattordici anni, e Maximin Giraud, di undici, il 19 settembre 1846, ha avuto subito una grande risonanza. Insieme a tante persone ignote alla storia, uomini di cultura con prospettive assai differenti tra loro, come san Pierre-Julien Eymard, san Giovanni Bosco, Louis Veillot, Léon Bloy, Jacques Maritain, Maurice Blondel, Paul Claudel, Thomas Merton, ne rimasero affascinati. In particolare, Blondel scriveva: « Quel che spinge alcuni a credere è proprio quello che può far dubitare altri: le persone semplici amano i pellegrinaggi: lì, le ragioni del cuore possono essere appagate; e, grazie alla testimonianza di miracoli concreti, sensibili, accettano le grandi verità che, a causa del loro eccessivo splendore, li accecano. I saggi sono sempre scioccati da questi interventi così materiali e bizzarri del sovrannaturale. Ma dove starebbe l'uguaglianza tra i semplici e i saggi, se anche questi ultimi non dovessero compiere uno sforzo di sottomissione e di fede, uno sforzo più necessario e più grande che altrove, come nei dogmi dove trovano una chiarezza e una certezza maggiore? Allora cerchiamo di essere semplici, come bambini... » L'evento de La Salette non è certo facile da interpretare. Il messaggio dai toni forti, la vita dei veggenti scandita da una serie di alti e bassi, i movimenti non sempre ortodossi che ne sono seguiti, hanno reso questo avvenimento meno comprensibile di quanto in realtà esso non lo sia alla luce della fede. Le esperienze umane, nel momento in cui vengono sradicate dal flusso vitale di « tempi e luoghi » in cui hanno avuto origine, divengono oggetto di memoria e quindi « storia » da raccontare; in questo modo, però, si possono caricare di una serie di significati aggiuntivi che rischiano di alterare il fatto o le esperienze stesse. Il discorso diviene ancora più difficile se l'« evento » non si esaurisce nell'ambito delle cose naturali, ma entra nella dimensione carismatica delle apparizioni, dove « qualcosa » di divino si manifesta all'uomo. Eppure, la semplicità di cuore di tanta gente che, come l'emorroissa del vangelo, è ansiosa di toccare il lembo del mantello del Dio che « ci è nascosto », ha reso instancabile il flusso di pellegrini sulla « montagna de La Salette », fino ai nostri giorni.
Sara non ne poteva più quando nel 1991, dopo sedici anni di matrimonio, è arrivata a Medjugorje con suo marito. Precisiamo che Sara amava due uomini contemporaneamente; aveva perso il sonno, e il suo cuore diviso la spossava ancor di più. La passione amorosa che era rinata in lei da due anni per un amico della sua giovinezza non le dava tregua; tuttavia amava profondamente suo marito e non capiva come potesse amare due uomini nello stesso tempo e in modo così diverso. Aveva trovato la fede a diciott'anni e aveva capito che Gesù sarebbe stato tutto per lei, il senso della sua vita e la sorgente della sua gioia. Ma a ventitré anni un amore folle, passionale, le ha infiammato il cuore per un uomo sposato e padre di famiglia: ha ceduto e ha vissuto con lui una relazione importante fino al giorno in cui lui si è disinteressato di lei. Che colpo terribile! Sara si è rimessa e ha sposato Bertrand che condivide la sua fede e vede la vita come lei. Un vero amore li unisce, d'un tipo diverso e molto profondo.
Non è compito mio frugare nei cassonetti di Medjugorje (onnipresenti e sempre piene da scoppiare!) per rivelarne le brutture. Al contrario, come il cercatore di perle desidero metterne in piena luce le meraviglie perché un bel ringraziamento salga a Dio. I racconti scelti non devono farci credere che tutto sia ingenuamente roseo in questo paesino santo! C'è del rosa, certo, del rosso, del blu ma anche del nero. Il cugino di Vicka, Karlo, l'altro giorno mi ha detto: - Quando ero piccolo e camminavo rasente le case alla sera, sentivo che tutte le famiglie recitavano il rosario. Camminavo al ritmo dei Padre Nostro e delle Ave Maria che sfuggivano da ogni finestra.
Denis Nolan racconta: - Faceva un freddo spaventoso quella sera nella città universitaria di Notre Dame (USA). La mia trasmissione televisiva mensile su Medjugorje era stata registrata un mese prima in una bella giornata di sole e avevo invitato i telespettatori a venire con me al Centro Fatima la settimana seguente per pregare il rosario. Quella sera però è stato impossibile riunirsi all'interno del Centro. Dovevamo pregare fuori! Tremavo all'idea di eventuali casi di polmonite dovuti a un lungo stare in ginocchio nella neve, davanti alla statua della Gospa. Niente ferma i figli di Medjugorje e, gelo o no, il gruppo di preghiera decide comunque di riunirsi. In quel momento è arrivata una donna in taxi.
Padre Albert Shamon New York) mi affascina sempre con il suo umorismo monellesco e quando mi cerca... mi trova! Tutta l'America conosce la qualità della sua teologia e il suo profondo attaccamento alla Chiesa! Un giorno ha voluto chiarirsi le idee sulle cosiddette apparizioni di Medjugorje.... e ha optato per la soluzione migliore: andare a vedere.
Francis nasce nel Dicembre 1980 a Glasgow e ben presto i suoi genitori scoprono che ha un carattere impulsivo, turbolento e collerico. A cinque anni, mentre gioca fuori un camion lo investe e lo schiaccia. Francis è sfigurato a vita e il suo corpo gravemente danneggiato. Comincia allora per lui la terribile Via Crucis d'un ragazzino cieco che sogna di saltare e di correre dietro gli uccelli e soprattutto di rivedere il viso della mamma. In un anno è sottoposto a tredici interventi. Gli tolgono un rene perché ha un cancro. Margaret, la sua madrina, va a trovano tutti i giorni e gli parla di Gesù. Impara a pregare e i suoi genitori qualche volta lo sorprendono a parlare con Gesù in un' intimità amorosa sconvolgente. La salute di Francis peggiora sempre più; il cancro si diffonde e la morte si profila all'orizzonte mal-grado le ripetute chemioterapie. I suoi genitori allora lo portano a Medjugorje.
Parigi, maggio 1994. La mia amica Bernadette P. mi aveva organizzato una conferenza alla chiesa Saint Léon, nel quartiere in cui avevo abitato prima. Tre minuti prima di prendere la parola avevo le solite preparazioni: dovevo verificare l'altezza e l'intensità del microfono, sistemare il leggio, metterci il libro dei messaggi in modo che non scivolasse, invitare le persone stipate in fondo alla chiesa a venire avanti, ricordare al parroco la pronuncia esatta di "Medjugorje" per la sua breve introduzione, sapere che la signora che doveva occuparsi dei fiori non era arrivata, e consolare l'altra signora alla quale avevo affidato quel compito, mantenere gli "occhi bassi" per non riconoscere nell'assemblea tanti cari amici e non correre a salutarli, preparare nella mia testa l'avvio delle prime parole e nel mio cuore l'unzione di Maria, senza la quale tutte le parole sarebbero inutili... in breve, è proprio quello il momento che Francois ha scelto per comparire, per afferrarmi fortemente per le braccia e dirmi con voce supplichevole: - Suora, suora! Devo parlarle subito, è incredibile, sorella, devo dirle quello che mi sta capitando.