La sera del 5 agosto 1860 Don Bosco raccontava ai giovani del l’Oratorio un sogno, nel quale li aveva visti in un vago giardino, seduti a mense che da terra, formando una gradinata, s’innalzavano tanto che a stento ne vedeva la sommità. Le lunghe tavole erano 14, disposte a vasto anfiteatro e divise in tre ordini, ciascuno sostenuto da un muro che formava un ripiano.
Se siamo fermamente convinti che Gesù Cristo è Dio, insieme con il Padre e lo Spirito Santo e che, dopo la morte, secondo le nostre opere compiute in questa vita, egli ci darà il premio o il castigo, non ci rimane altro che dare la scalata alla santità per conquistare il premio eterno.
Prima di passare alla conclusione del libro, mi piace riportare quanto ha scritto sul Paradiso il letterato saluzzese, Silvio Pellico, martire della libertà italiana, noto specialmente per il suo libro «Le mie Prigioni».
Nel mese di Ottobre, consacrato alla pia pratica del Santo Rosario, cerchiamo sempre più di "contemplare Cristo con Maria".
Non ci sono mai state nella storia umana delle apparizioni durate così a lungo. Questo rappresenta per gli uomini un segno del piano che Dio ha per loro, piano in cui Maria assume un compito particolare. Quando Dio progetta qualcosa, ciò si realizza. A dir vero, la sua opera comincia spesso in modo silenzioso e nascosto, però, attraverso la collaborazione e la disponibilità degli uomini, tutto giunge a compimento.
Nelle cronache dell’Oratorio leggiamo: «Nelle tre notti che precedettero l’ultimo giorno del 1860, Don Bosco fece tre sogni, come egli li chiama, ma che noi con tutta sicurezza per ciò che abbiamo veduto, sentito, provato, possiamo chiamare celesti visioni. Era lo stesso sogno ripetuto tre volte, ma sempre con circo stanze diverse».
Manuel Reato, studente di Teologia di Torino, ha 23 anni. Viene spesso a Medjugorje che ha cambiato la sua vita. I messaggi della Gospa hanno toccato profondamente il suo cuore e crede che essi siano importanti per tutto il mondo. Manuel cerca di portare il messaggio di Medjugorje nella sua vita quotidiana. A Medjugorje ha imparato a cercare Dio, qui ha imparato a pregare. Manuel dalla nascita è in carrozzina e sente la chiamata al sacerdozio. Per Radio “Mir” Medjugorje ha parlato con lui Huanita Dragicevic.
Una devota di S. Gemma Galgani depose: «Nel 1906, da circa dieci mesi ero sofferente di forte dolore al capo, nel quale sentivo come tanti carboni accesi, in maniera che mi sembrava che mi bollisse il cervello; mi si bruciò anche tutta la bocca, in maniera che non potevo mangiare e dovevo contentarmi soltanto di bevande diacce, e qualche volta anche di un po’ di minestra, ma diaccia.
Le nostre catechesi su Dio, creatore del mondo, non possono concludersi senza dedicare adeguata attenzione a un preciso contenuto della Rivelazione divina: la creazione degli esseri puramente spirituali, che la Sacra Scrittura chiama "angeli ". Tale creazione appare chiaramente nei Simboli della fede: "Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose (cioè: enti o esseri) visibili e invisibili". Sappiamo che l'uomo gode, all 'interno della creazione, di una posizione singolare: grazie al suo corpo appartiene al mondo visibile; mentre, per l’anima spirituale, che vivifica il corpo, egli si trova quasi al confine fra la creazione visibile e quella invisibile. A quest'ultima appartengono altri esseri, puramente spirituali; non dunque propri del mondo visibile, anche se in esso presenti e operanti.
Ha scritto Padre Pio: «Figlio mio, il nemico non dorme. Bisogna stare all’erta con la vigilanza e con la preghiera. Con la prima lo avvistiamo, con la seconda abbiamo l’arma per difenderci.»
Con la sua resurrezione Gesù ha conseguito la sua solenne apoteosi personale. Il suo trionfo finale, prearinunziato per la fine del mondo, è stato decretato dal Padre per la glorificazione della Sua Persona e per la confusione di tutti i suoi nemici stravinti.