Dice Gesù:
«La mia Chiesa è simile ad un grande giardino che circonda il palazzo di un grande re.
Il re, per motivi suoi, non esce dal palazzo e perciò, dopo avere seminato i fiori e le piante più belle, ha delegato un giardiniere a tutelare la sua Chiesa. Il giardiniere, a sua volta, ha molti aiutanti che lo coadiuvano.
Nel giardino vi sono fiori e piante di tutte le specie. Dal re furono sparpagliate sulle aiuole, per renderle fertili, tutte le sostanze fertilizzanti, e una volta fiorivano solo fiori e piante utili e belle. Nel centro del giardino è
... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
Dice Gesù:
«L’avermi visto cessare di soffrire nella carne fu un sollievo per mia Madre, ma non fu “l’allegrezza”. Vedeva non più spasimare la Carne del Figlio, sapeva che l’orrore del deicidio materiale era finito.
Ma nella “Piena di Grazia” vi era anche la conoscenza dei secoli avvenire, in cui torme incalcolabili di uomini avrebbero continuato a ferire spiritualmente il Figlio suo, ed era sola.
Il deicidio non è finito sul Golgota nell’ora della mia morte. Esso si ripete ogni qualvolta un mio redento uccide la sua anima, sconsacra il tempio vivo del suo spirito, leva la mente sacrilega a bestemmiare Me, non solo con il turpiloquio osceno, ma con mille maniere del vivere attuale, sempre più contrario alla mia Legge e sempre più neutralizzante i meriti incalcolabili della mia Passione e Morte.
Maria, Corredentrice eccelsa, non cessa di soffrire, come non cesso Io. Nella gloria intangibile dei Cieli, Noi si soffre per gli uomini che ci rinnegano e ci offendono.
Maria è l’eterna puerpera che vi dà alla luce con un dolore senza pari, perché sa che quel dolore genera non beati al Cielo ma, nella maggior parte, dannati all’Inferno. Sa che genera creature morte o destinate a morire fra breve. Morte, perché su certe creature il mio Sangue non penetra, come fossero di durissimo diaspro. Dalla più giovane età uccidono se stesse. O destinate a morire fra breve, ossia coloro che, dopo una larva di vitalità cristiana, soccombono sotto la loro inerzia che niente scuote.
Può Maria non soffrire di vedere perire le sue creature che costano il Sangue del Figlio? Il Sangue sparso per tutti e che giova a così pochi!
Quando il tempo cesserà d’essere, allora Maria cesserà di soffrire, perché il numero dei beati sarà compiuto. Ella avrà generato, con dolore inenarrabile, il corpo che non muore, di cui il suo Primogenito è il capo.
Se considerate questo, potete ben capire come il dolore di Maria fu sommo dolore. Potete capire come - grande nel Concepimento immacolato, grande nella gloriosa sua Assunzione - Maria fu grandissima nel ciclo della mia Passione, ossia dalla sera della Cena all’alba della Resurrezione. Allora Ella fu il secondo - in numero e potenza - il secondo Cristo, e mentre il cielo si oscurava sulla tragedia compiuta e si squarciava il velo del Tempio, i nostri Cuori si squarciarono d’uguale ferita vedendo il numero immisurabile per cui la Passione fu inutile.
Tutto compiuto, in quell’ora, del sacrificio materiale. Tutto da iniziare, in rapporto del cammino delle genti nel solco della Chiesa, nella matrice della Madre Vergine, per dare alla luce gli abitanti della Gerusalemme che non muore. E, per iniziarsi con quell’impronta di Croce, che tutto quanto è fatto per il Cielo deve portare, si iniziò nel dolore della solitudine.
Era l’ora delle tenebre. Chiusi i Cieli. Assente l’Eterno. Il Figlio nella morte. Maria sola iniziava il suo secondo mistico concepimento.»
Dice Gesù:
«Nel Pater noster è la perfezione della preghiera.
Osserva: nessun atto è assente nella brevità della formula. Fede, speranza, carità, ubbidienza, rassegnazione, abbandono, domanda, contrizione, misericordia, sono presenti. Dicendola, pregate con tutto il Paradiso, durante le prime quattro petizioni; poi, lasciando il Cielo, che è la dimora che vi attende, tornate sulla Terra, rimanendo con le braccia alte verso il Cielo per implorare per le necessità di quaggiù e per chiedere aiuto nella battaglia da vincersi per tornare lassù.
“Padre nostro che sei nei cieli”.
O Maria! Solo il mio amore poteva dirvi: “Dite ‘Padre nostro’”. Con questa
... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
Dice Gesù:
«È venuta stabilendosi nelle città e nei paesi più importanti una associazione benefica detta dei “Datori di sangue”, la quale consiste di volonterosi che dànno, a richiesta dei medici, del loro sangue agli svenati civili o militari. Molte vite sono state salvate così, e questi generosi sono encomiati, additati d’esempio alla Nazione, aiutati a superare la debolezza conseguente all’atto. Sono, insomma, tenuti in atmosfera di privilegio.
È giusto. La loro è una grande carità, e se Io ho promesso[130] un premio a chi dà un bicchiere d’acqua in mio Nome, saprò certo avere un grande premio per chi sa dare il suo sangue per carità di prossimo e non estingue il merito della sua carità con colpe gravi.
Ma non ci pensate che Io ve l’ho dato tutto il mio Sangue, e non per dare salvezza ad una carne che poi dovrà sempre morire, ma per dare salvezza di vita eterna alla parte che non muore in eterno?
Ve l’ho dato il mio Sangue, ed era quello di un Dio, fra strazi inauditi e inaudite offese. Ve l’ho dato non chiesto. Ve l’ho dato per amore. Mi sono vestito di carne per potervelo dare. Mi sono esiliato dai Cieli per potervelo dare. Ho sofferto per trentatré anni fame, freddo, stanchezze, soprusi, beffe, per potervelo dare. Ho finito la mia vita sopportando il tradimento, che è tormentoso più d’una ferita, il bacio infame bruciante più d’un rogo, le sevizie di bugiardi sacerdoti, di insani governanti, di una plebe senza riconoscenza e senza onestà, sopportando gli scherni di soldatesche pagane, le torture di una legge umana, una sentenza obbrobriosa, una morte orribile, tutto per darvi il mio Sangue.
L’ultime stille del mio Sangue, che aveva bagnato le strade e le corti di Gerusalemme e aveva lasciato le sue impronte nel palazzo dove era un potere male interpretato e un cuore solo timoroso di perdere il potere, s’erano raccolte tra il cuore e il polmone privi di moto, e mi furono con violenza levate. Ma nella separazione del mio Spirito dalla carne ormai spenta, Io ho esultato che anche quelle ultime stille fossero sparse.
Ero venuto per darvi tutto il mio Sangue e ve l’ho dato, e ve lo do, continuamente, nei sacri misteri. Ma se sapessi che con una mia nuova venuta voi vi convertiste, o perfetti pagani, o duri rinnegatori del vostro Dio Crocifisso, verrei per darvi il mio Sangue in forma umana, quale ci vuole per voi che vivete solo di carne e sangue, e avete ucciso o intorpidito lo spirito e con lo spirito l’amore e la fede.
Ma a nulla gioverebbe. Aumentereste il vostro peso di colpe davanti agli occhi del Padre, e se allora ebbi uno che mi vendette per trenta denari, ora ne avrei mille e centomila che mi baratterebbero per il bacio d’una peccatrice, per l’utile di una promozione, per meno ancora.
Dirvi che siete e vivete di carne e sangue è farvi ancora un elogio. Vivete di fango e nel fango, nuovi farisei che vi battete il petto e simulate una religione e una fede ma ve ne fate solo un trampolino per utile vostro, utile terreno. Vivete non solo nel fango, ma in ancora più limacciosa materia, voi che neppure avete la falsa pietà dei nuovi farisei e siete peggio dei pagani di or sono venti secoli, e mescolate delitto a lussuria, ladroneccio d’ogni sorta a vizio d’ogni misura.
Ma, secondo l’antica legge[131], chi usa d’una cosa malvagia con la stessa cosa morrà. Voi vivete nel fango e nel fango morrete. Precipiterete dal fango della terra al fango dell’inferno, poiché avete distrutto la mia Legge nei vostri cuori, la mia Legge nuova di pietà, d’amore, di purezza, di bontà.
Ma per la milionesima volta vi dico, in verità, che solo coloro che sono segnati dal mio Sangue, e che vivono non nemici ma amici del Cristo Crocifisso, vedranno nell’ora della morte sorgere l’aurora del giorno eterno, dove ogni tribolazione finisce e subentra la beatitudine di possedere per sempre Iddio, senza veli e senza limitazioni.»
[130] ho promesso in Matteo 10, 42; Marco 9, 41.
[131] l’antica legge, espressa in Sapienza 11, 16.
«Il Signore parlando a Mosè disse[132]: “Non vogliate contaminare le vostre anime con nessun rettile che striscia sopra la terra. Io sono il Signore che vi ho tratti dall’Egitto per essere vostro Dio; e voi sarete santi, perché Io sono santo”.
Queste parole ti hanno colpito. Le vogliamo meditare insieme? Il tuo Maestro parla. Al popolo ebraico di allora non poteva il Signore dare la perfezione della Legge come poi l’ho data Io a un mondo più progredito e avviato a sempre maggiore civiltà. Civiltà non vuole dire perfezione. Vuol dire unicamente complicazione. Voi siete divenuti sempre più complicati nelle
... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
Dice Gesù:
«Ascolta, Maria. Conosci la parabola[136] di quel padre che ha due figli: uno dice: “Sì, padre mio”, e poi non fa nulla; l’altro dice: “No, padre mio”, e poi fa quello che il padre gli chiede?
Non voglio qui farti meditare sui doveri dei figli e sulla bellezza dell’ubbidienza. No. Dico solo che forse quel padre non era un modello di padre. Prova ne sia che i figli non lo amavano: uno mentisce, l’altro risponde con un rifiuto che supera poi con sforzo soprannaturale.
Non tutti i figli sono perfetti, ma anche è verità che non tutti i
... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
Dice Gesù:
«Chi uccide l’amore uccide la pace. La pace è tanto più viva quanto più vivo è l’amore. Vuoi la misura di come un essere ami? Osserva se ha o non ha la pace con sé. Chi ama agisce bene. Agendo bene non conosce turbamento. Questo serve per tutte le forme d’amore.
L’amore naturale non differisce in certe facce dall’amore spirituale. Né si può dire che ne differisca nelle reazioni. Quando una creatura non ama, o ama male un’altra creatura, è inquieta, sospettosa e portata a diffidare e ad accrescere sempre più i suoi torti e automaticamente i suoi sospetti e le sue inquietudini. Quando poi una creatura non ama o ama malamente il suo Dio, l’inquietudine aumenta infinitamente e non dà più pace. Come un vento di sventura, trascina sempre più lontano dal porto la povera anima, che finisce col perire miseramente, se un miracolo di divina bontà non interviene a salvarla. È logico che così sia.
Dio è senza colpa verso di voi, donde voi avete l’assoluto obbligo di amarlo poiché Egli vi dà amore, e amore chiede amore. Quando voi negate a Dio amore, cadete, per naturale conseguenza, in potere del principe del Male. Lasciate la Luce, e le tenebre vi avvolgono. Comincia allora il tormento che è la fase preparatoria delle pene future. Ma l’anima amante, sicura d’essere amante, è nella pace. Potrà il prossimo accusarla di ogni più malvagia cosa, potranno le circostanze avere apparenza di punizione celeste. Ma l’anima non uscirà dalla sua pace. Poiché sa che ama, non teme nulla.
Guarda Giovanni. “Uno di voi mi tradirà”, dissi[139]. E quella frase fu come una scintilla gettata in un alveare operoso. Tutti se ne risentirono. Il colpevole giunse persino a denunciarsi da sé dicendo: “Sono forse io?” e ottenendo la mia risposta affermativa, che solo l’ottusità altrui non permise fosse compresa. La colpa ha di queste imprudenze: acceca al punto che conduce all’autodenunzia.
Ma Giovanni, l’amante fedele, non mosse il capo dal mio petto. La sua pace restò senza fremiti. Egli sapeva che e come mi amava. Aveva a difesa, contro ogni accusa e rimprovero, la sua carità e la sua purezza. È rimasto, col capo che non sapeva tradire, sul Cuore che non sapeva tradire.
Ti do Giovanni a modello. Sono anni che te lo do per intercessore. Ricorda. Prima intercedette, ora ti istruisce sulle due qualità che fanno di un discepolo un prediletto: la carità e la purezza. Più tu crescerai in esse e più crescerà la pace in te. E con la pace l’abbandono totale sul mio Cuore.
La morte degli amanti non è una mutazione: è una perfezione. Passate dal riposo, ostacolato dalla materia, al libero riposo dello spirito in Dio. Non è che un più stretto abbraccio in una più viva luce.
Ecco la morte che Io riserbo a chi mi ama. Morte di pace dopo vita di pace. E, nel mio Regno, l’eterna Pace.»
[139] dissi in Matteo 26, 21-25; Marco 14, 18-21; Luca 22, 21-23; Giovanni 13, 21-30.
Dice Gesù:
«Lo sai perché chiedo ancora più intense riparazioni e universali preghiere al Ss. Sacramento? Per giustizia. Dio è giusto anche nelle cose più insignificanti. Pensa se non vuole essere giusto in riflesso del suo culto.
Il Sacramento condensa Corpo e Sangue, Anima e Divinità del tuo Gesù. Perciò, pregando con spirito di riparazione Me Eucarestia, si prega non solo il mio Corpo ma il mio Sangue oltre che l’Anima e la Divinità. Perciò le riparazioni al mio Sangue vengono assorbite da quelle date all’Eucarestia in cui Io sono tutto.
Chiedo che il mio Sangue sia amato e usato per gli infiniti bisogni delle anime. Non lasciate infruttuoso questo oceano di potenza le cui onde sono date dal mio Sangue. Ma, se sarebbe bene che il Sangue del Redentore avesse molto maggior culto di quanto non abbia, è anche vero che, data la sua santità, Io affido questo culto e questo ministero alle anime più dotate di doti spirituali.
Culto e ministero, ho detto. Per essere ministri di un culto non occorre essere sacerdoti. È sacerdote ogni anima che sa essere mia vera discepola. Io non vi nego questo onore e non mi nego. Nulla m’è più caro che d’essere attinto e sparso da mani amorose e pure su anime sterili, macchiate, malate. Il sacerdote consacrato mi sparge sulle anime nella Confessione. Ma gli oscuri sacerdoti, consacrati dall’amore che Io solo conosco, possono offrirmi e spargermi su tutte le anime.
Né v’è più meritorio ministero di questo di unire il proprio sangue a quello della gran Vittima e in una mistica Messa, in cui Io sono il Celebrante e voi gli accoliti, sacrificarsi insieme e provvedere insieme ai fedeli e ai non fedeli, che pure hanno bisogno del mio Sangue e del vostro, del mio Sacrificio e del vostro, per trovare la via della Vita e della Verità.
Altra ragione per cui esigo maggior riparazione verso Me Eucaristico si è che le imprecazioni blasfeme vanno contro il Sacramento mentre il Sangue, in particolare, ne è risparmiato. La dimenticanza che l’avvolge lo preserva. Meglio esser dimenticati che bestemmiati.
Ecco perché, con giustizia, ti dico che molto va riparato verso l’Eucarestia. Riparazione generale al Sacramento, ma culto particolare dei discepoli più cari al mio Sangue.
Lo affido agli amici fra i miei amici. Come un esercito in battaglia chiude le bandiere nel quadrato dei più fidi, così Io incastono il mio Sangue in mezzo a coloro che so più fidi, capaci di qualunque sacrificio per amore del loro Re, e vi do la consegna di passare fra le folle col cuore colmo del mio Sangue, perché Esso scenda sui poveri uomini a salvarli. Chi si sarà effuso nell’interesse del suo Signore, avrà dal Signore alta mercede nel mio Regno, così vi dice il Signore, così vi dice il Redentore, così vi dice l’Amore, e così sarà poiché Iddio è fedele e veritiero e dà il cento per uno.»
Dice Gesù:
«Il regno di Dio è in voi. L’uomo non ha mai capito questa verità. Io vivente, ha creduto che il mio regno fosse un regno di potere e di strapotere temporale. Questo ha fatto sì che molti mi si stringessero intorno, sperando averne un utile futuro.
Ma Io non ho mentito, non ho ingannato. La mia Parola era chiara[141]. Promettevo un regno, ma segnavo anche la via per possederlo. Questa via non è e non era quella battuta di solito da coloro che danno la scalata a un potere. Era anzi la via opposta. E appunto perché era opposta, non fu battuta generosamente che da pochi.
Il mio regno non è di questo mondo. Il mondo in cui sostate è la gomena per cui voi potete salire sulla mia mistica nave. Ma salire su una gomena non è facile cosa. Occorre essere agili, leggeri, sani, non soffrire dei capogiri che colpiscono coloro che abusano nei piaceri. Il vizio impedisce la salita, le malattie pure e così la pletora dell’attaccamento alle cose della Terra e la pigrizia dello spirito.
Siate sani nell’anima, e siccome esser sani completamente è quasi impossibile all’uomo, guardate almeno di combattere all’inizio le vostre malattie spirituali.
Siate solerti. Non dite: “Ho già tanto lavorato che ora riposo”. No, figli che attendo nella gloria. Il mio regno è tale gioia che nessuna fatica è troppo lunga e troppo grave per conquistarlo.
Quando voi agite secondo la mia Legge, è già in voi il mio Regno. E lo sentite dalla pace che fluisce in voi come onda inesausta. Questa pace non è la povera pace umana, insidiata da tante cose e persone nemiche. È Pace vera: è la mia Pace.
Nel libro di Giovanni è detto[142]: “Costoro sono quelli che sono venuti dalla grande tribolazione”. Ecco l’aiuto più grande per conquistare il mio eterno Regno di Pace. Io ve ne ho aperto le porte con la mia grande tribolazione, ma voi, discepoli fedeli che Io chiamo al Regno, non siete[143] da più del Maestro e dovete servirvi della stessa arma per salire a Me. La croce è scala, la croce è ala, il dolore è medicina, il dolore è purificazione.
Tutto si compie solo quando si beve - per impedire a Me di berlo - l’amarezza delle amarezze: il fiele e l’aceto, per riparare l’odio e il peccato e mondare le anime dei fratelli dall’odio e dal peccato. Il fiele mi è dato dall’odio che mi maledice dopo quanto ho donato; l’aceto, dal peccato che inagrisce i miei tralci sino a renderli selvatici. La carità rende dolce il fiele e buono l’aceto, poiché la carità ripara e redime.
Ma la carità non va mai disgiunta dalla sofferenza, poiché essendo cosa santa scatena le ire del Nemico. In compenso, la sofferenza non va mai disgiunta dalla gloria, poiché Io sono giusto e do a chi dona.»
[141] era chiara, come in Giovanni 18, 36.
[142] è detto in Apocalisse 7, 14.
[143] non siete…, come è detto in Matteo 10, 24; Luca 6, 40; Giovanni 13, 16; 15, 20.
Dice Gesù:
«Chi chiude il cuore alla misericordia chiude il cuore a Dio. Perché Dio è nei fratelli vostri e chi non è misericordioso verso i fratelli non è misericordioso verso Dio.
Non si può scindere Iddio dai suoi figli, e pensate bene che voi che vivete siete tutti figli dell’Eterno che vi ha creati. Anche coloro che in apparenza non lo sono, perché viventi fuori della mia Chiesa, lo sono. Non vi crediate lecito essere duri, egoisti, perché uno non è dei vostri. L’origine è una: quella del Padre. Siete fratelli anche se non vivete sotto lo stesso paterno
... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)