La marea monta. Non so più come fare a resistere a tanto male fisico e a tanto male morale. Se cedessero le forze spirituali sarebbe la rovina assoluta e irreparabile.
Queste ultime, per ora, sono sempre integre. Ma ci resisteranno? Di me non assicuro. Se Dio mi aiuta molto, molto, molto, resisterò. Altrimenti mi piegherò. Potrei anche dopo tornare a rialzarmi. Ma trovo che è sempre pericoloso l’esperimento, perché non sempre si fa a tempo a rialzarsi, e io non vorrei morire in un momento in cui ti amassi meno. Offenderti è amarti meno, o mio Dio. Abbi pietà
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Dice Gesù:
«Dimmi: mostra maggiore coraggio nel subire un’operazione chirurgica colui che la sopporta con degli anestetici, o colui che la sopporta senza aiuto? L’operazione è la stessa. I ferri usati sono gli stessi. Il loro lavoro su carni, nervi, organi è lo stesso. Lo scopo è lo stesso. E concediamo pure che sia uguale il risultato di guarigione. Ma quale dei due operati ha avuto maggior forza d’animo, e naturalmente ha suscitato ammirazione? Certo colui che senza nessun soccorso chimico sopporta con piena sensibilità l’opera dei chirurghi, senza ribellarsi con grida, imprecazioni, parole scomposte, e si limita a gemere, perché ciò è umano e comprensibile.
Ebbene: passiamo ora al campo spirituale. Quale sarà, fra due anime, quella che più suscita l’ammirazione, e perciò la lode, la quale si muta in premio certo? Quella alla quale una mia miracolosa azione attutisce lo spasimo anestetizzandola spiritualmente, oppure quella che ha Dio come un buon Padre e un buon Amico presso al suo letto operatorio, ma non più di Padre e Amico che la compatisce, che la veglia, che piange con lei, ma che non interviene con un aiuto diretto e volto a intontire la dolorabilità? Questa seconda di certo.
Tu sei questa seconda. Non dire: “Perché?”. In ottobre [417] ti ho risparmiata. Ti ho aiutata perché avevo bisogno che tu fossi ancora capace di questo calvario. Se fossi stata stroncata dallo strazio sin dall’ottobre, non avresti resistito ad un’ora di questo attuale. Ed Io avevo bisogno di questo tuo soffrire.
Gli angeli non possono soffrire per il loro Dio, per aumentare la sua gloria, né per il loro prossimo, per ottenergli del bene. Ma gli uomini lo possono fare. Fare la volontà di Dio, per gli angeli, è fare della gioia. Fare la volontà di Dio, per gli uomini, è fare del dolore. È fare ciò che Io ho fatto. Sì, quando il dolore ha nome olocausto, ed è non solo rassegnazione ma è unione alla volontà di Dio, così come era unito il mio Corpo alla croce, mediante l’amore, la generosità e la pazienza – i tre chiodi che configgono le vittime al loro patibolo santo – voi fate ciò che Io ho fatto.
Non ti preoccupare se piangi. Ho pianto anche Io. Ho gemuto anche Io. Con ripugnanza di carne e di mente ho detto [418]: “Sia la tua volontà la mia”. Ma l’ho detto. Lo spirito solo ha avuto il coraggio di dirlo ancora. Ma l’ho detto. Fra le ripugnanze e le paure del tuo corpo e del tuo pensiero canti il tuo spirito – mentre la crudele operazione che darà del bene si compie senza aiuto alcuno – canti il tuo spirito: “Signore, la tua volontà sia la mia”.
E credi pure che il premio sarà doppio, triplo, decuplo di quello che ti sarebbe stato dato se già avessi avuto doni di misericordia nel tuo soffrire. Dio è giusto. A doppio merito, doppio premio. A merito totale, totale premio.
Non temere. Va’ in pace.»
[417] In ottobre…, come nell’annotazione della scrittrice al termine del “dettato” del 21 giugno.
[418] ho detto, in Luca 22, 41-42.
Dice Gesù:
«Le anime che Io prediligo ricevono il comando [422] che ebbe Abramo: “Esci dal tuo paese e dal tuo parentado e vieni nella terra che ti mostrerò”.
Reale oltreché metaforica uscita. Reale, perché realmente colui che a Me si consacra si rende straniero e ignoto presso i suoi stessi parenti.
Ignoto con la sua nuova personalità. Straniero perché fra loro e lui avviene come la caduta di un diaframma, come la creazione di una singolare Babele [423], per cui egli va oltre, verso la terra che Dio gli addita, e loro restano là dove sono, né anche, essendo
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Riporto qui le parole dette ieri e messe in fondo al singolare lavoro che mi ha fatto fare il mio Signore e del quale lavoro ignoro ancora lo scopo.
Dice Gesù:
«Per amore di ubbidienza e verità. Sei stata molto castigata per non avere voluto seguire la “voce” interna e la parola del tuo Direttore. Ma se il castigo dura, la colpa è stata annullata dalla causa stessa che ti ha portata a fare resistenza. Hai agito per un motivo d’amore e l’amore copre il peccato e lo distrugge. Però non farlo più. Sopra le voci di qualsiasi genere vi
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Ieri non ho scritto perché ero in agonia e Gesù mi ha lasciata riposare e soffrire.
Dice [426] ora S. Giovanni:
«Io, testimone, vi testifico che il Cristo Gesù, per averci amato sino ad odiare Se stesso – poiché per amore di noi si è dato in mano degli uomini e della morte, Egli, il Vivente eterno – ha effuso tutto il suo Sangue per noi.
Io ve lo testifico, che ho messo i miei piedi sulle impronte lasciate da Lui per le vie di Gerusalemme e che sotto la croce ricevetti sul capo stille del suo Sangue, e Sangue
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Dice Gesù:
«Non ci cercare affannosamente. Noi siamo con te.
Una volta fu permesso a Maria di cercare [430] il suo Dio smarrito, il suo Gesù, ma fu l’accidente. Maria aveva Dio prima ancora d’essergli Madre, poiché Dio è sempre dove è grazia, perché la grazia è amore e Dio è dove è amore.
Come per mia Madre così succede per voi, fratelli fedeli e figli di Dio e di Maria. Quando voi cercate Dio è perché l’amore ve lo ha già posto in cuore. Quando vi pare che giunga non è che voi lo vediate arrivare: è che il vostro spirito, fatto più lucido ancora da febbre d’amore più viva, ve lo fa vedere là dove Egli già era. Vi pare che venga in voi. Siete in realtà voi che più intimamente vi congiungete a Lui. Unicamente là dove non è grazia, e perciò non è amore, non è desiderio, non è ricerca di Dio, Egli non giunge mai perché l’odio lo respinge.
Ecco perché ha capitale importanza la Grazia. È dessa che vi concede, con anticipo d’amore, il possesso di Dio che è la gioia e la gloria dei beati.
Tu perciò non cercarmi affannosamente. Pensa che se talora sembra che Io non ci sia, non è per castigo. Che ho detto a mia Madre? “Perché mi cercavi? Non sai che Io devo occuparmi degli interessi del Padre mio?”. Ebbene, quando ti privo della mia presenza sensibile e sembra che Io ti abbia abbandonata, è perché mi occupo degli interessi del Padre mio. Ho bisogno delle tue lacrime d’amore per riscattare un’anima che l’odio fa schiava del Male. Vedi come ti amo? Ti associo a Me nel riscatto dei poveri smarriti e nel servire la gloria del Padre nostro.
Sorridi, piccola sposa. Prima che [431] raffreschi il giorno e si allunghino le ombre, ce ne andremo al monte della mirra e al colle dell’incenso. Sorridi, piccola sposa. Sulla vetta sarai coronata.
Sai quale è la vetta del monte nuziale per le mie piccole, care spose? Sai quale è la corona con cui divengono regine? La cima del Golgota perfora il cielo e fiorisce in Paradiso e metton rose d’oro i bronchi delle spine che mi hanno torturato. Quanto cammino sotto la croce! Quanto dolore sulla croce! Quanto sangue devono bere per fiorire quelle spine!
Vieni e sorridi con lo spirito tuo. Le lacrime sono le perle sui rubini delle rose e i singhiozzi l’accordo delle cetre della tua entrata trionfale quando salirai dal deserto, colma di delizie, appoggiata al tuo Diletto.»
[430] di cercare… il suo Gesù, come si narra in Luca 2, 41-50.
[431] Prima che…, come in Cantico dei cantici 4, 6.
Dice Gesù [432]:
«Mi avete innalzato sontuose cattedrali e la croce del Figlio mio proclama dovunque la bontà nostra e la vostra sudditanza.
Ma corrisponde la parola della croce a quella del vostro spirito? Anche sulle tombe degli antichi faraoni sono scritte storie che proclamano la loro eternità e la fedeltà dei sudditi. Ma a che servono? Essi, i re di cui è detto: “siete immortali”, sono ben morti e morti i sudditi. Polvere, morte, obblio, nulla: ecco cosa è la realtà, e le parole gridano vane professioni su delle tombe.
Non è lo stesso con voi? Cosa sono i templi se non sono fatti vivi dal vostro vero amore? Mi possono bastare? Esser degni di Me? È detto [433]: “L’Altissimo non abita in templi fatti dalla mano dell’uomo”. E ciò era detto per il Tempio di Salomone, la più sontuosa delle case che mano d’uomo mi elevò. Ora in ogni chiesa vive il Figlio mio, per la sua infinita bontà di Redentore e Amico. Ma Io, Io Padre e lo Spirito Paraclito dove possiamo far dimora?
Nostro tempio, non fatto da mano d’uomo, ma da mia potenza creato, è lo spirito vostro. E sono così rari gli spiriti in cui come in parato cenacolo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo possano riunirsi a dimora e prendere il loro ristoro. E come l’unione delle tre Persone ha operato ed opera tutti i prodigi del creato e i miracoli dell’amore, così la nostra dimora in uno spirito che ci accoglie opera prodigi la cui vastità sarà nota nella seconda vita.
E stupirà il mondo di conoscerli. Quale umiliazione per coloro che si credettero “grandi”, “sapienti”, “potenti”, e criticarono, avversarono, tormentarono le anime a Noi dilette, quando vedranno che sapienza, grandezza e potenza erano in queste, essendo in esse Noi!
Lo ripeto: “L’Altissimo non abita nei templi umani. Sua dimora è nello spirito del figlio fedele”.»
E subito dopo viene l’inferno… [434]
[432] Dice Gesù, ma sono parole dell’Eterno Padre, come conferma la copia dattiloscritta, sulla quale si legge Dice il Padre celeste.
[433] È detto in Atti 7, 48.
[434] E subito dopo viene l’inferno… è un’annotazione a matita della scrittrice, forse aggiunta dopo aver subìto le “crisi” di cui dirà nello scritto successivo. Peraltro non bisogna dimenticare che si era in tempo di guerra e che la scrittrice, costretta a sfollare da Viareggio, si trovava a Sant’Andrea di Còmpito.
Dice Gesù:
«Sii buona e paziente, anima mia. Se sai rimanere buona e paziente ti farò un grande regalo. Quale a ben pochi nei secoli ho fatto.
Persuaditi, anima mia. Nessuno ti può amare come Io ti amo. L’uno fallisce e disillude per una cosa, l’altro fallisce e disillude per un’altra cosa. Solo Io non manco mai e non disilludo mai. Persuaditi, anima mia.
I piccoli affetti e i piccoli conforti umani possono servire per le piccole anime. Ma quando una è stata scelta da Dio, e non per suo merito ma per dono dato gratuitamente da Colui che la
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Per chi giudica umanamente io dovrei essere in stato di disgrazia. Invece da ieri sono in stato di grande grazia.
Dopo aver subito l’infernale battaglia del 4 nel pomeriggio, e che ho voluto scrivere perché mi pareva giusto fosse scritta, ho pianto tanto. Ero proprio sfinita, spezzata. Nella notte l’orgasmo mi ha tratta dal sopore alle 3. Era molto che non mi accadeva più. Ho pianto ancora desolatamente. Credo si sia ancor più spostato il cuore.
Poi ho pregato. Poi ho fatto le mie solite offerte. E arrivata a quella per Nennolina [436] le ho detto: “Nennolina, dàlla tu a Gesù e digli che mi faccia tornare alla mia casa. Se lo dici tu, Egli ti ascolta… e tu puoi capire, tu che sei stata tanto inferma, cosa è il soffrire di una inferma”.
E Nennolina mi è apparsa. Biancovestita, alta quasi quanto Marta, coi suoi occhioni pensosi e fulgenti, sorridente, luminosa, una cintura di luce al costato, là dove era la grande ferita.
“Sei tu?” ho chiesto.
Mi ha risposto con un sorriso di bambina felice.
“Sei molto felice?!”.
Altro sorriso di assenso.
“E la gambina?”.
Nennolina ha parlato: “Non serve più. Qui, dove sono, non serve più nulla. Basta l’amore”. E con atto proprio di bambina ha fatto una mezza piroetta su se stessa, ridendo con tutti i dentini.
“Mi vuoi bene, Nennolina?”.
Un sorriso d’assenso.
“Ricordati di dire a Gesù che la povera Maria non ha che Lui e che spera in Lui solo”.
Un sorriso e un addio e la forma si dissolve in luce.
Dopo viene Gesù con quei due dettati e stamane, dopo una notte di sopore quieto, consolato dalle carezze divine, ecco il dettato sublime [437]. E anche umanamente sono contenta… perché sono ancora una donna e ho avuto oggi “un fiore” come dice Gesù. “Una piccola cosa per un… grande spirito” come dice Gesù.
Grande? Grande il mio? No!!! Ma uno spirito che tende a crescere per piacere a Dio. A Lui solo.
Ebbene, ho avuto una piccola cosa: un fiore di amore umano, e mi ha fatto tanto bene sulla povera mia umanità scorticata. Tutta scorticata e percossa sulle lacerazioni da fasci di ortiche… Perciò in me sono in gioia spirito e umanità.
Oh! benedetto Signore che hai avuto pietà della tua povera Maria… Ma il Maestro mio mi fa capire che tale pietà vi è stata perché ieri l’altro ho saputo essergli fedele e non ricorrere a menzogna servendo Satana.
Queste pagine saranno lette da Paola, Peppino [438], Marta e P. Migliorini, se lo vedrò ancora. E basta. Così vuole il Maestro.
[436] Nennolina, di cui si parla nel primo “dettato” del 14 giugno.
[437] il dettato sublime potrebbe essere il grande regalo promesso il giorno prece–dente. Si tratta, comunque, dell’Ora del Getsemani, un “dettato” di ventotto pagine autografe, scritto il 6 luglio 1944 su un quadernetto a sé stante e rimasto a lungo inedito. Rinvenuto infine tra le carte valtortiane, lo abbiamo pubblicato nel volumetto intitolato “Preghiere”.
[438] Peppino dovrebbe corrispondere a Giuseppe Belfanti, padre di Paola (nota al 2 gennaio). Il suo nome sembra inserito successivamente dalla scrittrice, che ha steso lo scritto del 6 luglio su foglietti che poi ha cucito tra le pagine autografe del quaderno.
Dice Gesù:
«Vedi, anima mia, che avevo molta ragione di dire: "La conoscenza del mio tormento del Getsemani non sarebbe capita e diverrebbe scandalo"?
La gente non ammette il Demonio. Quelli che l'ammettono non ammettono che il Demonio abbia potuto vessare l'anima di Cristo sino al punto di far sudare sangue. Ma tu, che hai avuto un briciolo di questa tentazione, puoi comprendere.
Parliamo dunque insieme.
Mi hai chiesto: "Quante sono le agonie del Getsemani che mi dai?".
Oh! tante! Non per piacere di tormentarti. Unicamente per bontà di Maestro e Sposo. Non potrei su te,
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