Dice Gesù:
«Non soltanto vi cacceranno [313] dalle sinagoghe, e per queste intendo tutte le posizioni sociali nelle quali potreste avere onore e utile. Sarete perseguitati per il mio Nome e per la vostra fedeltà ad esso anche nello spirito. Non perché chi vi perseguita lo faccia per sincerità di zelo verso di Me ed il mio culto. Ma perché – parlo specialmente a voi, miei portavoce – ma perché le parole che dite sono tali che urtano la maggioranza – e, fra questa, specie quella parte di maggioranza che dovrebbe essere la migliore – e perciò voi divenite per essa oggetto di odio.
Non parlo qui per tutti i credenti, per i quali verranno di certo le periodiche persecuzioni del potere umano preso da febbre satanica; ma delle persecuzioni speciali per tutti i miei prediletti ai quali, oltre la dolce croce del mio amore e del mio volere, viene imposta l’amarissima croce dell’odio e del mal volere umano.
Oh! se sapeste come vi odia il mondo, o miei prediletti! Vi odia come mi ha odiato. E nel mondo vi sono, con doppia colpa, anche i discendenti degli antichi sacerdoti, i loro successori. Pochi fra essi hanno vera fede. Il razionalismo li sterilisce con la sua dottrina e l’egoismo li acceca e li porta a odiare. Perciò vi accuseranno di essere eretici. Ma non vi accasciate. Il mondo cessa col giorno del vostro natale [314]. Allora si apriranno per voi le porte del vero Mondo: eterno e buono perché Mondo di Dio.
Io vi amo, o miei diletti. Io vi ringrazio. Io vi benedico e con Me il Padre e lo Spirito, perché voi, servendo Me, servite l’eterna Trinità, ed Essa vi bacia coi suoi raggi d’amore e vi circonda di Sé per compensarvi in maniera ineffabile di tutto il dolore che i misconoscitori di Dio vi dànno.
Va’ in pace, Maria. E dammi la tua tribolazione e la tua desolazione. Non è che tu sia sola. È che ho bisogno di questa tua pena. Un poco di Getsemani per amor mio.»
[313] vi cacceranno…, come in Giovanni 16, 2.
[314] del vostro natale cioè della vostra nascita al Cielo.
Dice Gesù:
«Poco, tanto per persuaderti che Io sono con te. Sei troppo affievolita. Non puoi scrivere molto. Né occorre. A Me e a te basta il reciproco amore. Agli altri non necessita dare molte parole, perché ben pochi fra essi le accolgono con animo retto.
Ti voglio fare osservare il primo capitolo della Genesi. Una frase che si ripete sei volte [315], una per ogni giorno creativo: “E Dio vide che ciò era buono”. Il settimo giorno Dio si riposa sulla bontà di ciò che era stato da Lui fatto.
La Bontà. Uno dei principali attributi di Dio. Egli, Buono, non fa che cose buone. E si riposa, felice, su esse, perché pensa che i suoi figli di esse cose buone ne godono.
Pensa sempre questo, mia anima fedele. “Il male si insinua ma non viene da Dio. Da Dio viene ciò che è buono”. Perciò, quando le cose sono a te malvagie, non farne accusa a Dio. Ma al Padre volgiti per averne aiuto. Perciò, anche, per capire se una cosa viene da Dio o da ciò che Dio non è – nemico del bene dai molti nomi che vanno da quello di Satana, padre di ogni male, a quelli di guerra, sopraffazioni, crudeltà, invidie, calunnie e così via – osserva in te e nel tuo prossimo le reazioni che produce. Se col dolore è pace, allora è prova che viene da Dio. Se nel dolore è tormento, ma l’anima rimane unita al suo Signore e gli piange in seno, allora è cosa permessa da Dio. Se nel dolore, e più che nel dolore nella gioia, nella riuscita delle cose, nel benessere, nel trionfo – poiché questo avviene in tal caso – vi è inquietudine e distacco da Dio, allora è fatto che viene dal Male.
Il Male viene sempre con l’effimera e ingannatrice veste di un utile umano. Non ti ingannare mai. L’utile vero è il soprannaturale. Le prove sono le monete con cui si acquista quest’utile. La pace è la carezza di Dio al suo fedele provato.
Piangi, sei creatura e devi subire la debolezza della tua natura d’uomo. Ma sta’ in pace. Dio è con te e da questo dolore saprà darti cosa buona, perché Egli medica così le ferite del Nemico dei suoi figli e suo. Traendo dal male un motivo per darvi un maggior eterno bene e sin da ora la sua benedizione.
Basta. La pace sia con te.»
[315] si ripete sei volte: Genesi 1, 4.10.12.18.21.25; e si conferma in Genesi 1, 31.
Dice Gesù:
«Dio, che è buono, mette alla prova. Ma non impone mai un sacrificio superiore alle regole della giustizia. Porta quasi alle porte del sacrificio e poi sovviene e si accontenta della buona volontà di obbedienza del suo servo fedele.
Del resto, la “buona volontà di obbedienza” è sovente più penosa del sacrificio in se stesso. Perché questo, quando è sollecito, porta alla pace con sollecitudine, comunicando un’ebbrezza che è la spiegazione di tutti i sacrifici, anche per fatti umani. Mentre il sapere di dover compiere un sacrificio, saperlo molto avanti, è tortura molto più penosa e priva di tutte quelle forze di impulso che esilarano lo spirito di un eroe.
È per questo che la bontà del Signore vi nasconde il futuro e vi dice: “Non cercate mai di sollevarne i veli”. A pochi, vittime scelte dall’Amore che li trova degni di tale elezione, a pochi viene reso noto avanti il volere sacrificatore di Dio.
Io, anche come Uomo, l’ho sempre saputo. Con la veste di carne non ho ottuso la mia mente divina e mai, neppure per un attimo, mi fu ignoto, da quando fui Gesù, ciò che mi era serbato. Ma Io ero la “Grande Vittima” e ciò spiega tutto.
Alle altre – vittime, ma come care a Dio! – viene illuminato il sacrificio quando è già imminente e quando già l’Amore li ha fortificati al martirio. Ad altri, non vittime, ma degni di esserlo, viene prospettata la necessità del sacrificio, viene già iniziato lo stesso, e poi basta.
Dio premia la buona volontà di obbedienza, la quale è già sacrificio. Sacrificio del cuore e della mente, prova di fedeltà a Dio. E Dio dice al suo fedele le parole316 che fecero beato Abramo: “… Ho conosciuto che temi il Signore Iddio tuo e che per Me non risparmi le cose più care. Perciò ti dico che come tu per Me hai fatto questo Io ti benedirò, e poiché hai obbedito alla mia voce udirai la stessa dirti: ‘Regna, o mio benedetto, nel Regno che ti ho preparato, e il tuo nome sia scritto nel Libro della Vita e ne esultino i Cieli, perché là è gran festa per ogni nuovo beato che entra nella gloria e che riposa nella inesprimibile gioia di contemplare e possedere Dio’”.
Sta’ in pace. Io sono con te.»
[316] parole, che sono in Genesi 22, 12.16-18.
Dice Gesù:
«Scrivi. Io, dice il Signore Uno e Trino, conoscendo gli uomini tanto facili a dimenticare leggi e benefizi, ho sostituito ad una Legge e ad un Patto, scritti e conservati in cose morte: la pietra e il legno – sempre legno anche se coperto d’oro – una Legge e un Patto scritti su una Carne con un Sangue che son divini e conservati, sempre vivi, come quando servirono per l’Alleanza col Cielo, in un tabernacolo che nella sua piccolezza è immenso quanto il Cielo, poiché lo contiene tutto, e nella sua innumerabilità, che fiorisce in ogni angolo della Terra, dà testimonianza della onnipresenza di Dio.
Ma tanta previdente bontà non ha valso a fare dei “miei tutt’altro che figli” dei figli fedeli. Sempre più siete divenuti la razza prava e perversa di cui canta Mosé317.
Nessuno che non sia obbligato a questo, per studio o per missione sacerdotale, legge e medita adesso quel cantico. Male fate. Dovreste leggerlo e meditarlo e, battendovi il petto, dire: “Questo popolo insensato, questo popolo senza riconoscenza, che dopo aver ricevuto i benefizi di Dio ha recalcitrato come mulo protervo e ha abbandonato il suo Signore, questo popolo che si è permesso, e continua a farlo, di provocare il suo Dio, al culto del quale sostituì culti idolatri e sacrileghi, adorando Satana nelle sue diverse manifestazioni, siamo noi. Perciò l’Eterno ci ha puniti. E sempre ci punirà sinché il numero dei buoni non sarà almeno a pari con quello dei malvagi”.
Né, creature ribelli, dovete terminare il vostro pensiero dicendo: “Orbene, attenderò che gli altri divengano buoni e predicherò che lo divengano”. No. Ognuno, senza curarsi del vicino, cerchi di suo di divenire buono come Dio vuole. Poi, quando lo sarà divenuto, parli, nel nome di Dio, per esortare altri ad essere buoni. Ma prima purifichi se stesso nel dolore e nell’amore.
Ognuno si faccia ostia a Dio. La Terra, contaminato altare, ha bisogno di esser risantificata prima di poter tornare altare caro al Signore.
Il dolore sia l’olocausto per il peccato, l’amore l’olocausto per il sacrifizio pacifico. Ma l’amore nasca primo in voi. Senza di esso non potreste avere Me, che son l’Amore eterno, il Suscitatore di ogni soprannaturale azione o pensiero. L’amore vi spingerà verso la contrizione, la contrizione vi renderà Dio, e riuniti a Lui potrete offrire voi stessi con tutta l’anima, la mente, il cuore, le forze, secondo la Legge318, a Colui che va amato al disopra di ogni cosa e senza limite di misura.
Sono l’Amore che parla. Sono l’Amore che benedice. Sono Io che benedico te.»
Ed io ti benedico, o Amore, perché versi su me la tua luce che è la Luce della Luce, la più esilarante, beatifica Luce, e mi pacifichi ogni mio gran dolore in una gioia che non vi è parola umana atta a descriverla.
[317] di cui canta Mosè in Deuteronomio 32, 1-43 (in particolare 32, 20).
[318] secondo la Legge espressa in Deuteronomio 6, 4-5.
Tenterò descrivere la inesprimibile, ineffabile, beatifica visione della tarda sera di ieri, quella che dal sogno dell’anima mi condusse al sogno del corpo per apparirmi ancor più nitida e bella al mio ritorno ai sensi. E prima di accingermi a questa descrizione, che sarà sempre lontana dal vero più che non noi dal sole, mi sono chiesta: “Devo prima scrivere, o prima fare le mie penitenze?”.
Mi ardeva di descrivere ciò che fa la mia gioia, e so che dopo la penitenza sono più tarda alla fatica materiale dello scrivere. Ma la voce di luce dello Spirito Santo – la
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Dice Gesù:
«Perché dice [321] Isaia: “Sitibondi venite all’acqua e anche voi che non avete denaro correte a comprare e mangiare vino e latte”?
Perché c’è chi ha pagato per voi tutte le ricchezze eterne, e per la vostra fame e la vostra sete ha acquistato e macinato il grano più puro e acquistato e spremuto l’uva più bella. E di questo suo acquisto, pagato con un valore senza misura e macinato e spremuto con un sudore di sangue, vi ha fatto un Pane e un Vino che levano ogni fame e ogni sete che non sia fame e sete di ciò che è spirituale e che dànno, a chi li riceve, la Vita.
Il Grano è la Carne nata nel seno verginale della Sposa mia322. Il Vino è il Sangue la cui sorgente è nel Cuore immacolato che si è aperto come boccio di fiore quando il mio Fulgore è sceso come strale di fuoco a far di Lei una Madre. La Madre di Chi le era insieme Padre e Sposo.
Oh! momento in cui fummo Noi Tre beati nel suo Cuore e trovammo l’amore della creatura quale l’avevamo desiderato in ogni creatura e quale nessuno, fuorché Ella, Maria Ss., lo possedeva!
Il suo sangue! Poche stille intorno al Germe del Signore. Ma divenne poi sì grande fiume, sì inesausto fiume, che mai non cessa da secoli di fluire né cesserà sino all’estremo giorno.
Io, l’Amore, l’ho donato questo Cibo perché fosse Testimonio ai popoli della Bontà del Padre. Io l’ho donato questo Verbo. Il mio Amore lo ha mandato sulla Terra perché fosse Maestro ai popoli e Condottiero di essi a Dio. E per amore Egli da Noi si è scisso [323] e l’eterna Parola è rimasta nel suo penoso esilio la cui fine fu una morte obbrobriosa, sinché non ha dato il frutto atteso dalle genti: la Redenzione. Redenzione dalla colpa attraverso il suo Sangue. Redenzione dalle debolezze attraverso la sua Carne. Redenzione dalle ignoranze attraverso la sua Parola.
Egli ha compito tutto quanto l’Amore ha voluto, ha operato tutto quanto doveva. In nulla si è risparmiato.
Non chiudete lo spirito vostro a questo Tesoro. Venite, ché sitibondi siete. Voi che sapete d’esserlo e voi che, più morenti ancora, neppur più sapete d’esserlo. Venite. Qui vi è il Vino che corrobora e il Latte che consola e medica. E se siete poveri e senza denaro venite ugualmente. L’Amore Uno e Trino vi apre le sue ricchezze purché voi lo amiate.»
[321] dice in Isaia 55, 1.
[322] della Sposa mia. Perciò il “dettato” è dello Spirito Santo, non di Gesù. Analoghe sviste della scrittrice il 9 gennaio, il 25 marzo, il 3 e 29 luglio, il 10 agosto, l’8 ottobre.
[323] si è scisso, nel senso in cui lo abbiamo spiegato in nota al 16 marzo.
Dice Gesù:
«Maria. Di’: “Eccomi” come le stelle di cui parla la profezia [324], e piena di letizia vieni ad ascoltare Me.
È la vigilia della Pentecoste. La Sapienza non è scesa una volta sola col suo fuoco. Ella scende sempre a darvi i suoi lumi. Basta che la amiate e la cerchiate come tesoro preziosissimo. Il mondo perisce perché ha deriso e respinto la Sapienza camminando fuori delle sue vie.
Molta scienza ha messo l’uomo nella sua mente. Ma è più ignorante di quando era primitivo. Allora cercava la via del Signore e tendeva l’animo per accoglierne le parole. Ora cerca tutto fuorché ciò che dovrebbe cercare e riempie il suo essere di tutte le più inutili e pericolose parole. Ma non di quelle che sarebbero la sua vita.
“Il Signore” dice Baruch “non scelse i giganti per comunicare ad essi la parola della Sapienza”.
No. Il Signore non sceglie i giganti. Non li sceglie. Non li sceglie, uomini laici o consacrati che vi credete molto soltanto perché siete pieni di orgoglio e agli occhi miei siete meno di stridule cicale. Il Signore non guarda le vostre patenti né le vostre cariche, non la veste e non il nome che avete. Queste sono come bucce messe su quello che Dio guarda per misurarne il valore: l’animo. E se non avete animo acceso di carità, generoso nel sacrificio, umile, casto, no, che il Signore Iddio non vi sceglie per suoi prediletti, per depositari delle sue ricchezze sapienziali.
Non siete voi che potete dire a Me: “Voglio esser io colui che sa”. Io sono che posso dire: “Voglio che costui sappia”. Posso avere per voi della pietà, questa ancora, perché siete degli infelici, malati delle più brutte lebbre. Ma quanto ad avere per voi una predilezione di scelta, no. Non lo meritate.
Sappiate meritarlo con una vita retta. In tutto. Ché se conservate fede ai vostri obblighi più gravi ma mancate nelle cose meno palesi ma più profonde, non siete più retti. Non lo siete. E questo vostro livore non è che un motivo umano che si veste di una bugiarda veste di zelo. L’intenzione non è retta. Perciò non vale.
E tu vieni a conversare col Maestro tuo. Vieni, ché Io ti traggo dal sepolcro del dolore, né ti accascio con una visione, d’altronde già vista [325], di terrificante maestà. Della risurrezione dei morti osserva solo il lato spirituale applicato alla solennità attuale. È lo Spirito di Dio che infuso in voi dà la Vita. Amalo, invocalo, siigli fedele. Avrai la Vita e la Pace. Quella oltre la Terra. Questa anche sulla Terra.»
[324] profezia che è in Baruc 3, 24-38 compresa la citazione che segue più sotto.
[325] vista il 29 gennaio.
Dice Gesù:
«Vieni, piccolo Giovanni. Ho tante cose da dirti per calmare il tuo soffrire.
Per prima cosa, vieni e bevi. Sei più fortunata di Giovanni. Egli appoggiò [329] il capo sul mio petto non ancora ferito. Tu, tu vieni stretta sul mio petto squarciato e puoi bere l’amore che sgorga dal cuore ferito. Sta’ buona, sta’ quieta. Come una mamma tiene fra le braccia il bambino ammalato per consolarlo del suo soffrire, così Io ti tengo.
Oh! tu non sai quanto hai fatto, quanto fai con questo tuo penare. Ti sembra non fare nulla perché non sai [fare] più
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Dice Gesù:
«Questa mattina, leggendo il Libro, ti ha colpita una frase. Te la voglio spiegare benché non sia appartenente al ciclo che svolgo. Meriterò perciò un appunto dai dottori difficili.
Ma dove sarà mai un “maestro” che possa dare lezione al Maestro e dirgli: “Tu devi parlare di questo e non di quello, perché il programma è questo”? Chi me lo dà il programma? Chi è Maestro nella “mia” scuola? Io solo. Parlo perciò di ciò che voglio a chi voglio.
Hai letto nel libro di Giuditta [337]: “… dà al mio spirito fermezza per disprezzarlo e forza per
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Dice Gesù:
«Quando hai visto [344] l’eterno Paradiso ti sei chiesta perché le anime testé formate avessero gradazione di colore diverso.
Non è che in realtà queste spirituali scintille animatrici abbiano un colore. Perché i tuoi sensi lo potessero comprendere e la tua attenzione notarlo e chiedertene la ragione di verità, ti fu mostrato questo sensibile variare di colore. Ma esso doveva servire unicamente a farti chiedere: “Perché tali differenze se la Sorgente è una?”.
Dio Creatore è illimitato nel suo potere. Dio Creatore è perfetto nel suo creare. Dio Creatore è previdente nel suo operare.
Non ha fatto
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