Dice Gesù:
«Nel leggere il Vangelo distrattamente come fate, troppe verità vi sfuggono. Prendete i grandi insegnamenti. Male anche questi e adattandoli al vostro modo di vedere attuale.
Intanto sappiate che non è il Vangelo che deve adattarsi a voi, ma voi al Vangelo. Esso è quello che è. Il suo insegnamento è quello nel primo suo secolo di vita e sarà tale nell’ultimo, anche se l’ultimo secolo avesse a venire fra miliardi di anni. Voi non saprete più vivere secondo il Vangelo – lo sapete fare già molto poco – ma non per questo il Vangelo diverrà diverso. Esso
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Dice Gesù:
«L’anno passato Io ti ho detto, ed è stato il primo dettato: “Il Padre è stanco, e a far perire la razza umana lascerà che si scatenino i castighi dell’Inferno”. Ho detto, era il Venerdì Santo: “Io verrei una seconda volta a morire per salvarli da una morte più atroce ancora… Ma il Padre non lo permette… Sa che sarebbe inutile… Oh! se gli uomini sapessero ancora volgersi a Me che sono la salvezza!”.
Vi rimando a tutti i miei dettati antecedenti a quelli di quest’ultimo tempo. Ho parlato usando le profezie del Libro santo, spiegandovele, applicandole ai
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Dice Gesù:
«Il dettato di ieri[220] attira il seguente.
Le famiglie che non sono famiglie, e che sono origine di gravi sciagure che dall’interno della cellula familiare si irradiano a rovinare le compagini nazionali e da queste la pace mondiale, sono quelle famiglie nelle quali non domina Dio, ma bensì dominano il senso e l’interesse e perciò le figliazioni di Satana. Create su una base di senso e di interesse, non si elevano verso ciò che è santo, ma, come erbe malsane nate nel fango, strisciano sempre verso terra.
Dice l’angelo a Tobia[221]: “Ti insegnerò chi sono coloro su cui
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Dice Maria:
«Tra fratelli possono ancora avvenire rigori, incomprensioni e conseguenti lacrime. Il fratello maggiore si vale della sua primogenitura per essere esigente verso i minori. Ma una madre buona non è mai rigida, incomprensiva, sorda al soffrire dei suoi nati. Il suo cuore di madre si fende tanto al pianto del primo come a quello dell’ultimo figlio. Il suo seno è guanciale per la carne della sua carne, sia la prima nata o l’ultima nata. Le sue mani si congiungono supplici in favore di quel figlio che soffre per il rigore di un suo fratello, né si dà pace se non vede placato il maggiore e consolato il minore.
Ciò in chi è madre di carne e sangue. Ma io sono la Madre. Non da carne e sangue mi siete nati ma dal mio spirito congiunto a Dio in nozze eterne e dal mio dolore.
Bambina mia, mi hai sentito dire [271]: “Sarò una lupa per difendere la dottrina del mio Figlio”. Ma come mi sarei fatta lupa, io, l’Agnella del Signore, per quanto era eredità del mio Gesù, così so erigermi a difesa, come madre che difende la sua prole, contro qualunque cosa possa assalire per uccidere una mia creatura.
Io ti difendo, Maria. Non piangere. Sei sotto il mio manto. Chiudi gli occhi per non vedere né il rigore di Dio né la ferocia degli uomini. Non parlare. Non muoverti. Non lo potresti, povera bambina mia, senza aumentare il tuo dolore, senza aumentare la tua resistenza.
Ti è stato detto [272] di fare almeno una preghierina arida arida di accettazione al sacrificio. No. Sarebbe inutile ipocrisia e ti avvelenerebbe l’anima più di quanto gli avvenimenti non l’abbiano fatto. Io voglio meno ancora. Voglio solo che tu ti abbandoni a me.
Dormi sul seno mio. Guarirai. Taci. Io parlerò per te. Amami. Sono il tuo conforto. Sono la Mamma. La Mamma Dolorosa. E tu sei poco dissimile al mio Gesù quando mi fu posto morto in grembo. Ma risorgerai, bambina mia. Perché io lo voglio.»
[271] mi hai sentito dire, nella preghiera dell’alba pasquale, scritta il 21 febbraio e riportata nell’opera “L’Evangelo come mi è stato rivelato” (capitolo 616, brano 14).
[272] Ti è stato detto forse dal Padre Migliorini, a giudicare dallo scritto del 2 maggio.
Dice Gesù:
«Vieni. Esci per un poco dalla tua carcere. Metti la tua mano nella mia mano. Io ti voglio condurre con Me. Il calore della mia ferita scalderà il gelo della tua mano e più ti scalderà il cuore.
Sai come si fanno gli innesti? In due modi. L’uno, radicale, è quando di una pianta selvatica si vuole fare una pianta buona. Allora si amputa totalmente la chioma e sui poveri monconi che restano, aperti e – se le piante avessero voce – gementi di dolore, si incastrano, negli spacchi, i polloni d’innesto. Poi si lega e si attende.
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Subito dopo la Comunione di stamane, venerdì
Dice Gesù:
«Lazzaro, vieni fuori! Ti do l’antico comando[279]. Lo do a te, non morta ma addormentata. Addormentata per mostrare agli uomini che senza di Me tu, di tuo, sei un povero niente ignorante, debole, in balìa della tua umanità.
Questo non è sonno di morte. Morto è chi vive fuori di Me. Tu in Me sei confitta più di ostrica perlifera a scoglio. Tu in Me sei abbarbicata più di vischio che nasce nel seno di due rami e mette le radici fin nella polpa dell’albero che lo porta. Tu in Me
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Dice Maria:
«Voglio che tu comprenda meglio le mie Allegrezze. Dirai più volentieri la Corona francescana.
Nella prima non fui contenta per la gloria e la gioia mia, ma perché era venuto il tempo della redenzione dell’uomo e del perdono di Dio all’uomo.
La seconda mi fece felice non per la lode a me data dalla cugina, ma per aver dato inizio alla redenzione santificando il Battista col portargli il mio Gesù, Redentore vostro.
La beatitudine della terza non fu unicamente per esser divenuta, senza dolore o macchia alla mia verginità, madre, e nemmeno per la grazia di poter baciare
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Martedì
Nella tarda sera, quando già le ombre dello sfinimento scendono su me, mi obbliga il mio Gesù a scrivere così.
Dice Gesù:
«Hai detto, meditandolo, il Rosario. E mi hai visto nei primi quattro quadri dei misteri dolorosi. Non ti ho presentato la Crocifissione perché sei troppo sfinita. Mi hai rivisto una volta ancora nell’orto, nella flagellazione, coronazione e nel quadro dell’Ecce Homo presentato alla folla urlante e poi caricato della croce.
Non a te per te, ma per tutti, rispondo ora a un “perché” che tanto spesso richiedete. Perché Io, Dio, non ho incenerito con un miracolo di
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Ascensione di N. Signore. Ore 8 (solari)
Mentre prego ho la vista intellettuale di un immenso drappo di porpora che un numero sterminato di angeli, stando inginocchiati con profonda adorazione, tengono steso, per uno degli orli (diciamo così), su tutta la Terra.
Ho detto “porpora” per dire il suo colore. Ma la seta e la porpora più belle sono simili a cotonate di poco conto rispetto a questo tessuto, che non è tessuto, perché il mio interno ammonitore mi avverte che è il Sangue preziosissimo del Nostro Signore, che gli angeli continuamente estendono su tutta la Terra perché i suoi
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Dice Maria:
«Sabato passato ti ho parlato delle mie allegrezze. Oggi ti parlerò dei miei dolori. Non te li illustrerò. Già te li ho illustrati [307] tutti meno uno. E te lo illustrerò presto. Ma te li faccio comprendere nel loro significato più grande.
Come ogni allegrezza non fu per me sola, perché questo sarebbe stato egoismo, così ogni dolore non mi fece male per me sola, ma perché, portandovi tutti in me, Madre di tutti i credenti, ho sentito in me tutte le ferite dei vostri spiriti. E se le allegrezze mi fiorirono in rose unicamente quando il fatto
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