Dice a sera l'Amore eterno:
«Non ci sono parole proprie. Ma tu mi hai sentito parlare dalle labbra del Verbo, della Vergine, dell'Apostolo: ai cercatori di Dio, agli studiosi di Dio, ai bisognosi di Dio. Per te, fra le onde amare, una corrente di dolcezza. Per gli altri quello che è nel tanto che viene dato. Sono Spirito d'Amore. Ma sono anche Giustizia. Più mi do a chi più mi viene sacrificato. Chi ha orecchie da intendere intenda.
Non bisogna avere la sensualità nell'amore spirituale. Le carezze di Dio non sono doni che potete esigere. Sono grazie che vengono date. E bisogna non essere avidi, come avari che vogliono cumulo di gran moneta. E non bisogna essere come i satrapi, che passavano il tempo nel rimirare le gemme che i sudditi portavano ai loro forzieri, senza alcuna fatica da parte loro mentre i portatori avevano sudato sangue a strappare le gemme dalle viscere dei mari e del suolo. Ognuno estragga con la sua fatica i diamanti purissimi della Sapienza. Non incorrete nella facile deviazione dalla spiritualità al sentimentalismo. Io sono il Fortificatore e voglio nei miei fedeli fortezza. Il sentimentalismo in religione è come la creta e il ferro dei piedi della statua [1] sognata da Nabucodonosor. Basta che il sassolino di una delusione li urti che tutto è in pericolo. E se il sasso è grosso è la rovina.
Fortezza, figli! Fortezza! La Terra è luogo di lotta. La beatitudine è qui, dove Io sono. Ma per salirvi… È come una via di diaspro scheggiato. Tortura. E ogni tortura è un merito. Il Figlio di Dio non ha avuto che quella. Ne volete una migliore voi? Rinnovellatevi nel mio Fuoco.»
1 statua, di cui si parla in Daniele 2, 31-35.