MaM
Messaggio del 18 dicembre 1981:«Pregate, pregate, pregate. Soltanto così io posso proteggervi. Pregate e abbandonate a me i vostri cuori perché io desidero essere sempre con voi».

Messaggi di altre apparizioni

Maria Valtorta - Messaggi anno:1944

20 agosto 1944

Dice Gesù:
   «Quando Io ti svelo episodi sconosciuti della mia vita pubblica, sento già il coro dei dottori difficili dire: “Ma questo fatto non è nominato nei Vangeli. Come può dire costei: ‘io ho visto questo’?”. A costoro rispondo con parole [572] dei Vangeli.
   “E Gesù andava per tutte le città e i villaggi insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il Vangelo del Regno e sanando tutti i languori e le malattie”, dice Matteo.
   E ancora: “Andate a riferire a Giovanni ciò che vedete e udite: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella”.
   E ancora: “Guai a te, Corazaim, guai a te, Betsaida, ché, se in Tiro e Sidone fossero avvenuti i miracoli fatti in mezzo a voi, già da gran tempo in cilicio e cenere avrebbero fatto penitenza… E tu, Cafarnao, sarai forse esaltata fino al cielo? Tu scenderai sino all’inferno, ché, se in Sodoma fossero avvenuti i miracoli operati in te, forse sussisterebbe ancora”.
   E Marco: “…e lo seguì molta folla dalla Galilea, dalla Giudea, da Gerusalemme, dall’Idumea e d’oltre Giordano. Anche dalle vicinanze di Tiro e di Sidone molta gente, udite le cose che faceva, venne a Lui…”.
   E Luca: “Gesù andava per città e villaggi predicando e annunciando la Buona Novella e il Regno di Dio, e con Lui erano i dodici e alcune donne che erano state liberate da spiriti maligni e da infermità”.
   E il mio Giovanni: “Dopo questo, Gesù andò al di là del mare di Galilea e lo seguiva gran folla perché vedeva i prodigi da Lui operati sugli infermi”.
   E poiché Giovanni fu presente a tutti i prodigi, quale che ne fosse la loro natura, che Io ho compiuto in tre anni, il prediletto mi dà questa testimonianza illimitata: “Questo è quel discepolo che ha visto tali cose e le ha scritte. Sappiamo che la sua testimonianza è vera. Ci sono poi altre cose fatte da Gesù, le quali, se fossero scritte ad una ad una, credo che il mondo non potrebbe contenere i libri che si dovrebbero scrivere”.
   E allora? Che dicono ora i dottori del cavillo?
   Se la mia Bontà, per sollevare una mia amante che porta la mia croce per voi – me l’ha tolta dalle spalle e se l’è imposta perché mi ama al punto di voler morire ma di non sapermi afflitto – se la mia Bontà, per svegliarvi dal letargo in cui morite, rende noti episodi del suo ministero, vorreste farne ad essa Bontà un rimprovero?
   Veramente che non lo meritate questo dono e questo sforzo del vostro Salvatore per trarvi dal miasma in cui asfissiate. Ma, poi che ve lo dono, accettatelo e sorgete. Sono note nuove nel coro che cantano i miei Vangeli. Almeno servissero a ridestarvi l’attenzione che ormai è e resta inerte davanti ai noti episodi dei Vangeli che, oltre tutto, leggete così male e con l’animo assente.
   Non vorrete già pensare che in tre anni Io abbia fatto i pochi miracoli narrati? Non vorrete pensare che siano state le poche donne nominate quelle guarite, né i pochi prodigi nominati i soli compiuti. Ma se l’ombra di Pietro serviva a sanare [573], che avrà fatto la mia ombra? Che il mio alito? Che il mio sguardo? Ricordatevi l’emorroissa [574]: “Se riesco a sfiorare il lembo della sua veste io sono guarita”. E fu così.
   Potenza di miracolo emanava da Me, continuamente. Ero venuto per portare a Dio e per aprire le dighe dell’Amore, chiuse dal giorno del peccato. Secoli di amore si espandevano come flutti sul piccolo mondo di Palestina. Tutto l’amore di Dio per l’uomo che finalmente poteva espandersi come anelava per redimere gli uomini prima con l’Amore che col Sangue.
   Mi dite forse: “Ma perché a costei che è tanto miserabile cosa?”. Vi risponderò quando costei, che voi sprezzate e che Io amo, sarà meno sfinita. Meritereste il silenzio [575] che ho avuto per Erode. Ma è il mio tentativo di redimervi, voi che l’orgoglio rende i più difficili a persuadere.»

[572] parole che, seguendo l’ordine in cui vengono citate, sono in: Matteo 4, 23; 9, 35; Matteo 11, 4-5 (Luca 7, 22); Matteo 11, 21-23 (Luca 10, 13-15); Marco 3, 7-8; Luca 8, 1-2; Giovanni 6, 1-2; Giovanni 21, 24-25.
[573] serviva a sanare, come si narra in Atti 5, 15.
[574] emorroissa, di cui si narra in Matteo 9, 20-22; Marco 5, 25-34; Luca 8, 43-48.
[575] il silenzio che è attestato in Luca 23, 9.

12 settembre 1944

Dice Gesù:
   «La finale della visione [587] potrebbe essere il dettato dato per tutti. Perché ora, come 20 secoli or sono, Io dico a tutti quelle parole. Ma troppi sono i farisei che non vogliono accoglierle.

   Il mondo va verso la sua pace. Che non è la mia pace. Perché la mia è pace di santità e giustizia. Quella del mondo di sopruso e corruzione. Orrendo, vero?, quello che è accaduto e accade.

   Vi richiamo ai miei primi dettati. Ho sempre detto [588] che questa non era guerra di popoli. Ma di Satana contro Dio. Una delle guerre preparatrici all’avvento ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

13 settembre 1944

  Dice Gesù:
   «Non è illusione del tuo occhio. Realmente tu vedi splendere sul volto agonizzante e sanguinoso del tuo Gesù del Getsemani quel sorriso che vi fiorì quando l’angelo di Dio portò, nella tenebra che mi avviluppava tutto, una luce soprasostanziale, la quale mi permise vedere, nei secoli futuri, i volti di coloro che mi avrebbero amato.

   Il calice di conforto, il metaforico calice dato dall’angelo [592] al mio spirito attossicato del calice espiatorio, altro non fu che l’illuminazione futura di tutto il bene che avrebbe dato la mia morte, opposto a tutto il male che la mia morte non avrebbe vinto, e di tutti i cuori che mi avrebbero amato. Allora sulle lacrime fiorì un sorriso, sulle angosce scese una sicurezza. Il sacrificio, pur restando tremendo, diviene sopportabile quando si sa che è utile. Io ora lo sapevo. E sorridevo a questo sapere.
   Vedevo anche te, piccolo Giovanni… Ora ti mostro il sorriso d’allora per darti conforto.»

   Nota mia.
   Come già quindici giorni or sono, guardando la pagella di iscrizione fra i Servi di Maria che lei mi ha data, ho visto, sul volto di Gesù nell’Orto, fiorire un sorriso così bello, così bello! Il viso se ne fa luminoso. Par che dica: “Io son felice!” e sorrida ad un suo segreto interlocutore – forse il suo stesso io – al quale è dolce, come a compagno fedele, dire, dopo l’angoscia della persuasione di tanto inutile sacrificio, la pace della persuasione dell’utilità del sacrificio.
   Ed io, guardandolo, mi dicevo: “Che scherzi che fa la vista! Guarda qui se devo vedere Gesù sorridere in questo momento d’agonia!”. Ma vede cosa risponde Gesù? Non mi sono ingannata, allora!
   Sia benedetto per quel sorriso, perché… non ne posso proprio più… e se dicessi tutto quello che mi urla dentro… disubbidirei a lei e al consiglio della Mamma [593]. Perciò taccio. Ma tacere non vuol dire strozzare quelle voci. Non si possono strozzare perché ogni minuto, con le sue sofferenze fisiche, con il suo vuoto morale, con la necessità sempre più forte di avere lei presso il mio morire, le fa rinascere.
   Ah! Signore!…

[592] angelo, stando a Luca 22, 43.
[593] consiglio della Mamma dell’11 agosto sulla “perfezione del distacco”.

14 settembre 1944 Santa Croce

   Dice Gesù:
   «Vieni, suor Maria della Croce. Un tempo eri solo: Maria della Croce [594]. Ti ricordi quel tempo? Mi amavi. Ti ho amata perché mi amavi con tutte le tue forze di allora.

   Sei sempre stata assoluta nelle tue cose. Non hai mai misurato pro e contro, e quanto e come, e se e ma, quando ti gettavi in un’impresa o in un affetto. Quando sei venuta a Me, vi sei venuta tutta, con tutte le tue capacità di amare e soffrire per Me. Con anche più delle tue capacità di soffrire. E la forza che ti mancava ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

18 settembre 1944

Penso che quest’anno ho perso le assoluzioni e benedizioni generali francescane e servite della Natività di Maria Ss., del­l’Addolorata e delle Stimmate di S. Francesco, e me ne rammarico.

   Ed ecco che Gesù mi dice:

   «E tutto quello che da Me fluisce su te non avrà potere di assoluzione e benedizione? Come una pioggia di grazia fluisce la parola e l’amore dalle mie labbra, dal mio cuore, dalle mie mani su te. Ne sei tutta irrorata, o mia violetta della Croce.

   Ti do la mia carità. Ti ho detto [603] che la più grande delle indulgenze è quella della carità che copre la moltitudine dei peccati. Per tutti i cristiani. I quali, però, devono fare un atto di fede continua e di carità continua per credere di poter godere di questa indulgenza e per meritarla. Ma tu! Tu hai davanti il tuo Signore che ti ama, ne odi la parola che ti assicura del suo amore. Non hai che stargli di fronte, amando, per esser certa che l’indulgenza totale scende su te di minuto in minuto e ti fa monda.

   Amarmi è facilissimo per chi mi ha così. Non è vero? Or dunque, di che ti rammarichi?

   Io voglio che tu umilmente segua la via comune e ti rivolga ai miei ministri per averne quelle indulgenze e assoluzioni che ho deferito a loro di dare in mio nome. Ma quando qualche motivo ti preclude questo mezzo, non te ne affliggere. Hai il desiderio di averle, umilmente riconoscendo i tuoi bisogni di povera creatura. Il desiderio sincero, lo sai, ha quasi valore di realtà e talora lo ha del tutto.

   E poi hai Me. Il tuo Dio, il tuo Gesù, il tuo Maestro, il tuo Amore. Questo tuo Dio, questo tuo Gesù e Maestro e Amore, è Sacerdote eterno, generato tale dal Padre. È il Sacerdote dei sa­cerdoti. Ogni bene spirituale che viene a voi della Terra scende dalla mia cattedra di Pontefice supremo.

   Io sono che opero, Io sono che applico, Io sono che dono. Io sono: Gesù, Dio Figlio di Dio, Redentore del mondo. Io. Dal mio petto aperto, dalle mie membra frante e forate da flagelli, spine e chiodi, dal mio cuore spezzato da un delirio di amore per voi, viene ciò che monda: il Sangue e l’Amore. Io sono che regno. Io sono che amo. Io sono che assolvo. Io, al quale il Padre ha deferito ogni giudizio.

   E tu hai Me. Stai dunque lieta. Ecco: Io alzo la mia mano trafitta e ti benedico e assolvo, mia piccola voce. Ti assolvo e benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.»

[603] Ti ho detto, al termine del “dettato” del 4 agosto. L’appellativo di “violetta della Croce” ha avuto origine dalla “visione mentale” descritta il 22 aprile 1943, il primo degli scritti dei Quaderni.

19 settembre 1944

 Dice Gesù in risposta a certe mie riflessioni:

   «Lucifero è intelligentissimo oltre che astuto. Usa dell’astuzia per insidiare, ma dell’intellig­enza per pensare se e quando e come può darmi pena e rovinare una creatura. Credi pure che non spreca mai inutilmente il suo tempo.

   Perciò, dato che, per quanto sia onnipresente sulla Terra, ha tanto da fare presso i tanti uomini che abitano il globo, e per quanto la poca attenzione dell’uomo e la sua scarsa volontà di bene facciano, della potenza di Lucifero, veramente grande, una quasi onnipotenza sulle creature, perciò, dico, deve calcolare bene il suo tempo e ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

22 settembre 1944

Dice Gesù: “Il tuo tesoro tu lo hai nel tuo cuore. Cercalo là”. Gli chiedo: “Che tesoro ho mai, Signore?”. Mi risponde:

   «Hai Me. Ho detto [606] nel Vangelo che “là dove è il tesoro là è il proprio cuore”. Ho anche detto che è dal cuore che escono pensieri, sentimenti ed opere. Buone se buono il cuore, malvage se malvagio il cuore. E le cose che escono dal cuore sono proprio, e solo esse, quelle che hanno valore di elevazione o di contaminazione. Ma possiamo giustamente anche dire – ed Io lo dissi ma non è riportato fra le molte sentenze che ho dato, sentenze a formula capovolta, secondo il sistema filosofico molto in uso allora – che, come è il cuore là dove è il tesoro, così è il tesoro là dove è cuore, anzi: il tesoro è nel cuore.

   Infatti l’uomo, elevando questo organo a sede dei sentimenti, lo ha fatto trono e asilo della passione predominante. Così il lussurioso ha dal cuore il fomite della lussuria, l’avaro quello della moneta, l’iracondo quello della prepotenza, il goloso dal cuore sente salire la stolta fame delle leccornie, l’accidioso lo ascolta quando gli consiglia: “Ozia”; e, nel bene, dal cuore trova la spinta che lo spinge allo studio se cultore delle scienze, alla beneficenza se pietoso, alla morigeratezza in ogni senso se onesto, all’amore verso il perfetto se è uno dato tutto al suo Dio. E la passione predominante carezza e custodisce nelle e con le latebre del cuore. Potrà esser povero e ignudo, apparentemente solo e desolato. Ma dentro, ecco là nel fondo una gemma che splende amichevole e santa, o fiammeggia ingannevole e malvagia: il suo tesoro, il sentimento che lo domina.

   Tu hai Me. E in verità ti dico che non potresti avere cosa più grande. Così come in verità ti dico che Io non potrei avere cosa più cara del ricetto in un cuore che mi ama totalmente.

   Ogni tesoro potrebbe rapirti il mondo. Ma non il possesso del tuo Gesù. Ogni cosa mi potrebbe lanciare il mondo, a onore o a maledizione, a seconda dei suoi stimoli. Ma onori, riti, fiori, incensi, cerimonie, templi e parati, canti e genuflessioni, non mi dànno l’onor santo che mi dà colui che fa di Me il suo unico tesoro. Così come non vi è maledizione o bestemmia, sacrilegio e abiura che non venga riparato dall’onore santo di chi mi accoglie per chi mi respinge, di chi mi dà culto d’amore per chi mi fa sacrilegio, di chi mi loda e benedice per chi mi maledice e bestemmia.

   Oh! sta’ felice! Io in te e tu in Me! È la gioia reciproca. Sentimi come ti stringo al cuore. Non dico altro. È venerdì. Ma ho voluto temperare il sacrificio del venerdì con questo fiore per farti sorridere e sempre più sperare. Anzi: sempre più sentirti sicura.

   Va’ in pace, diletta. Taccio, ma resto con te.»


[606] Ho detto, in Matteo 6, 21; Luca 12, 34. Ho anche detto, in Matteo 15, 19; Marco 7, 15.

24 settembre 1944

Dice Gesù:
   «Fra le correnti contrarie che prendono di trasverso la mia povera navicella che si chiama Maria-Giovanni, il portavoce, Io vengo, divino Timoniere, a prendere la barra. E a correggere e raddrizzare le varie tendenze.

   Tu, portavoce, sei eccessivamente restio a ogni divulgazione di scritti, siano tuoi personali che da altre più alte fonti. Già ti ho rimproverato per questa tua avarizia spirituale [607]. In te il rimprovero ha avuto frutto e, ogni volta, col dolore di chi si sente strappare un lembo di pelle, tu ti sei piegata a dare ad altri ciò che era tuo, perché venuto ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

25 settembre 1944

Con l’animo ancora turbato dal dettato di ieri e in lotta fra un’obbedienza e un desiderio di non dar dolore a P. M., dico sta­mane il “Veni Sancte Spiritus”, come sempre prima di aprire la Bibbia per trovarci luce e conforto quando Gesù non parla direttamente.

   Mi si apre alla pagina che porta l’ultima parte [612] della preghiera di Giuditta prima di recarsi da Oloferne. “Dio dei cieli… ascolta una miserabile che a Te ricorre e tutto spera dalla tua misericordia… metti le parole sulla mia bocca, fortifica nel mio cuore il mio proposito affinché la tua casa conservi sempre la sua santità… ecc. ecc.” cap. 9° v. 17-19.
   Mi dico: va proprio bene per me che non voglio che la gloria di Dio riconoscendo la mia miserabilità e debolezza, non voglio altro che la casa di Dio, la Chiesa militante, conosca la santità, una santità sempre crescente.
   Ma, mentre scrivo questo, la benedetta voce del mio Signore, la cui presenza è dall’altro ieri continua nella sua veste bianca di Maestro mio, mi dice:
   «Non solo la mia Casa. Anche la tua, ossia la spirituale casa del cuore dove accogli Dio e l’amore per il tuo Dio, deve, e colla mia forza vi riuscirai, conservare sempre la sua santità, ossia l’amicizia con Dio e lo zelo sino al sacrificio per la sua causa. Non aver mai paura di parlare o di fare. Vedi come nei momenti più gravi di decisioni Io ti sono presso, visibilmente? È per darti forza e approvazione.»
   E infatti quando è lì viene un coraggio e una sincerità! Come si potrebbe far cosa non vera, anche solo tacere per motivo di affetti umani, quando Egli guarda con quegli occhi?
   Più tardi mi fa aprire alla fine della profezia [613] di Giona, e Gesù dice, lo dice con severità e ne ho paura:
   «Scrivi. C’è cosa per tutti e due. Ché tutti e due vi affliggete per cosa che non vi è costata nessuna fatica, che non avete fatto crescere, e l’uno in un senso, l’altra nell’altro, vorreste levare questa misericordia alle Ninivi moderne. Ossia tu, portavoce, ai tuoi fratelli laici, e P. M. ai suoi fratelli consacrati.
   Non sapete che nell’una e nell’altra Ninive vi sono centoventimila e centoventimila persone che non sanno distinguere la loro destra dalla sinistra, ossia il bene dal male, perché un complesso di cose, che sono altrettanti trabocchetti e opere di Satana, li ha ridotti deficienti nello spirito? Non sapete che nell’una e nell’altra Ninive vi sono, fra questi centoventimila e centoventimila, almeno una decima e una ventesima parte che sente la sua infelicità di cieca e la sua minorazione di intelletto spirituali e gridano a Me: “Gesù, abbi pietà di noi, malati! Fa’ che noi si veda! Apri i nostri cuori e le nostre menti a comprenderti!”. Ed Io, il Gesù di Nazaret, il Maestro buono, il Taumaturgo divino, non dovrei aver compassione di loro? Ma non solo di loro. Anche di quelli che il loro mercimonio col Vizio ha reso simili ad animali.
   Quanto gran numero di animali ha la Terra! Uomini che il malefizio di Satana ha degradato ad essere animali e non altro!
   Io sono venuto per riportare lo Spirito. Sono stato il Precursore della venuta del Paraclito. Ed Io verrò per radunare i fedeli allo Spirito del Signore, che è Scienza e Coscienza del Bene e Fedeltà e Amore a Dio. Ma ora non posso venire in veste di carne a preparare le vie per il trionfo del Re. Il Padre più non lo vuole [614]. Lascerò, allora, che la barca della povera umanità vada a naufragio e ben pochi si salvino di essa? No. Non viene la Carne ma viene la Parola e si affida ai suoi servi, per i miei poveri uomini.
   E i miei servi non sono padroni della Parola, ma custodi e distributori della stessa. Lo devono essere senza irritazioni né attaccamenti umani. Ripeto dunque i miei comandi di ieri. E ad essi ci si attenga. Scrupolosamente.»

[612] l’ultima parte…, che è in Giuditta 9, 12-14 (volgata 9, 17-19, come il rinvio messo dalla scrittrice).
[613] profezia che è in Giona 4, 10-11.
[614] Il Padre più non lo vuole, come nel primo dei “dettati”, quello del 23 aprile 1943.

27 settembre 1944

Dice Gesù:
   «Perché? Molti perché sono nel tuo cuore dopo questo dettato. Ma comincio dall’ultimo.
   Non piangere, mia piccola voce, mia piccola sposa. Tua madre sta meglio di tanti, nonostante non mi abbia saputo vedere qual sono: Misericordia operante, Amore e non Giustizia, Amore che per essere Assolutore totale chiede unicamente amore e fiducia. Il mio e il tuo amore hanno messo il giusto peso al peso di amore necessario all’anima di tua madre per riscattare se stessa. È un tesoro, sai, l’amore? Tutto compra, tutto libera, tutto redime. Non piangere.
   Perché ha avuto paura di Me? Sono andato a ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)