Dice Gesù:
«Perché? Molti perché sono nel tuo cuore dopo questo dettato. Ma comincio dall’ultimo.
Non piangere, mia piccola voce, mia piccola sposa. Tua madre sta meglio di tanti, nonostante non mi abbia saputo vedere qual sono: Misericordia operante, Amore e non Giustizia, Amore che per essere Assolutore totale chiede unicamente amore e fiducia. Il mio e il tuo amore hanno messo il giusto peso al peso di amore necessario all’anima di tua madre per riscattare se stessa. È un tesoro, sai, l’amore? Tutto compra, tutto libera, tutto redime. Non piangere.
Perché ha avuto paura di Me? Sono andato a lei per darle forza e luce. Ha avuto paura perché… Ricorda cosa dice il Vangelo dei miei discepoli, così ancora imperfetti non solo avanti la Passione, quando mi videro camminare sulle acque, ma anche dopo avermi ricevuto Eucarestia, ed esser redenti dal Sacrificio che rendendo loro la Grazia doveva fare il loro spirito veggente e capace di riconoscere il volto di Dio. “Ebbero paura di Gesù perché lo credettero un fantasma, uno spirito” dice [616] il Vangelo. Anche tua madre ebbe la stessa paura. Mi ha creduto un fantasma. Un severo fantasma.
Vedi, o amica mia, in quale errore induce una coscienza turbata? Vedi come è sicura promessa di serena morte l’aver lo spirito amico di Dio?
Andavo a lei, Maestro buono, per dirle parole atte a mondarla in una contrizione vera, atte a sollevarla con una rassegnazione santa, a darle immediata salute con un sorgere d’amore, lavacro a tutta una vita. Vi andavo per pietà di lei e per far felice te. Alla vecchina della visione [617] ho dato grano e baci e benedizioni. Alla tua mamma andavo per darmi Io, Pane del Cielo, per darle bacio di amore e benedizione di viatico. Ha avuto paura perché mi conosceva troppo poco. E sono troppi quelli che troppo poco mi conoscono.
Ma non spasimare di amor filiale. Alla vecchina ho detto: “Io ti aprirò le porte e con te al figlio e al figlio del tuo figlio”. E a te dico: “Io ti aprirò le porte e con te alla madre e al padre”. Puoi credere questo? Puoi credere che il mio amore ti può far questo? Tu prega e ama. Non sei sola. Io sono con te e chi ora ti ama, in verità e in bene, ti è presso. […]»
[Segue il restante brano 8 del capitolo 411 dell’opera L’EVANGELO]
Avevo tanta paura di averlo addolorato in questi giorni… e tanta pena pensando a mia madre…
Questo si unisce alla grazia del fiore nato sul balcone [618] della mia casa e che Marta, senza sapere che gesto ripeteva, mi ha portato. Il primo fiore che mi dà gioia dopo 6 mesi meno 15 giorni che i fiori più belli mi lasciano indifferente.
Povero, piccolo, semiappassito fiore di geranio bianco, di quelli ancora che mia madre guardava, di quelli che sono cresciuti nella terra della mia aiuola, portata quasi tutta da papà mio! Povero fiore e così bello per me!
Come ti capisco, o Maria, nella tua gioia di ricevere quel ramo di mandorlo della tua casa! Marta non sa, non le ha lette le visioni, non ne ha mai tempo, povera Marta sempre in moto, vera Marta [619]. Ma ha ripetuto il gesto di Giuseppe quando offre alla Vergine sposa quel ramo fiorito. E Marta non sa che mi ha dato una gioia più grande che se mi avesse portato un gioiello.
L’ultimo fiore che mi fu caro fu la violetta colta in pineta, sempre da Marta, e che ho conservata, e il miosotis di una buona amica. Saluto di Viareggio a me che impazzivo nel mio inferno. Questo mi torna a fare amare i fiori. Primo fiore che è di nuovo “un fiore” e non un “che” che faceva male.
Molti non capiranno… Non me ne importa. Sento col mio cuore e amo col mio cuore. È quel cuore che sa darsi tutto a Dio. Fosse più freddo, ragionerebbe, peserebbe il sacrificio. Non ragiona e non pesa nulla appunto perché è quel cuore che è. Perciò…
[615] mia madre, già ricordata il 21 giugno e il 25 agosto. Di lei parlerà ancora il 29 novembre.
[616] dice in Matteo 14, 26; Marco 6, 49; Giovanni 6, 19.
[617] visione, quella che precede il presente “dettato” e che si trova nel capitolo 411 dell’opera maggiore.
[618] fiore nato sul balcone, che è un geranio bianco, come si legge più sotto. L’anno precedente si era verificata la fioritura prodigiosa di un giglio, di cui si parla negli scritti del 10 maggio e del 27 ottobre 1943.
[619] vera Marta, come la donna operosa presentata in Luca 10, 40-41; Giovanni 12, 1-2; il gesto di Giuseppe si legge nel capitolo 12, scritto il 4 settembre, dell’opera maggiore.