(Medjugorje nel ritiro del sacerdoti (7-12 novembre 1988) - Trascrizione di Diva e Renzo, Verona)
Intervista con padre Jozo
Fra Jozo Zovko ofm è nato il 19 marzo 1941 a Uzarici Sirokj Brijeg, nei pressi di Mostar, provincia della Bosnia Erzegovina. Proviene da una famiglia contadina numerosa, che ha coltivato la sua vocazione religiosa. Ha studiato a Sarajevo, Lubjana e Graz, in Austria. E? sacerdote dal 1967. Si distingue per l'attività svolta a favore dei giovani che gli procura anche dei problemi con il regime di allora.
La Madonna rimane fedele alle promesse fatte ai veggenti. Ha detto che apparirà loro fino alla fine della loro vita, cioè Ella non appare più a tutti ogni giorno, ma ad alcuni tutti i giorni e ad altri una volta l’anno. Ovviamente la Madonna vuole rimanere direttamente in contatto e questo è in ogni caso un grande dono per i veggenti ed anche per tutti noi.
Le apparizioni durano adesso tre, quattro, cinque minuti, come vuole la Madonna. Vicka, Marija, Iva, Jakov, hanno le apparizioni quotidiane e sempre pregano per la pace con la Madonna, pregano per tutti i pellegrini, domandano la benedizione soprattutto per i malati e anche per gli oggetti sacri. Che cosa vuole la Madonna da noi?
A Jelena, che aveva avuto esperienza di Maria e di Satana è stato chiesto: “Come sai tu quando parla la Madonna o l‘altro? "Quando parla la Madonna - risponde— si sente tanta libertà, mai costrizione: ti parla, ti consiglia e ti senti libero; se parla l’altro diventi agitato, nervoso".
Jelena Vasilj, 25 anni, che studia teologia a Roma, nelle vacanze a Medjugorje si rivolge spesso ai pellegrini con la sapienza che conosciamo, cui ora aggiunge anche la precisione teologica. Così ha parlato ai giovani del Festival: La mia esperienza è diversa da quella dei sei veggenti... Noi veggenti siamo la testimonianza che Dio ci chiama personalmente. Nel dicembre 1982 ho fatto l'esperienza del mio Angelo custode, e più tardi della Madonna che mi parlava nel cuore. La prima chiamata è stata la chiamata alla conversione, alla purezza del cuore per essere poi in grado di accogliere la presenza di Maria...
Nessuno di noi può dire di non essere stato colto di sorpresa dalla morte di padre Slavko, tanto che abbiamo faticato ad accettare l’idea che la sua scomparsa corrispondesse ad un preciso progetto di Maria. Le parole che la Madonna ha riferito a Marija Pavlovic ci hanno consolato e immerso nel mistero della morte davanti al quale, ogni uno di noi, si sente un po’ straniero e confuso. Questo è un enigma che nessuna filosofia umana è riuscito a penetrare, ed è lo stesso che anche i discepoli di Gesù rifiutarono, attraverso le parole di Pietro, sino a rinnegarlo tre volte. Non solo il cuore dell’uomo desidera però vivere; anche Gesù stesso - ci dice l’apostolo Giovanni - fu turbato nell’anima davanti alla tomba di Lazzaro e pianse, in modo tale da convincere i giudei dell’amore che Cristo provava per quell’uomo (cfr. ).
L'amore è come la luce, ogni qualvolta proviamo a prenderla in mano essa ci sfugge. È una parola che sovente pende dalle nostre labbra, eppure spesso ci rende muti. Ci sembra così familiare, anche se, scoraggiati, quotidianamente non ne riconosciamo il volto. Possiamo osservare che il tempo in cui viviamo spesso ci presenta un tipo di amore che deve necessariamente essere ricco di energia emotiva, concentrato nelle numerose esperienze forti che, una volta terminate, ci buttano a terra e lasciano un vuoto ancora più profondo di prima; nonostante ciò qualcuno potrebbe dire: "Comunque meglio amare piuttosto che non amare". Tali esperienze, dato che le nostre passioni sono così invasive, di solito ignorano un progetto concepito quando ancora il tempo non c'era, quando il Padre generava il Figlio nel suo eterno progetto d'amore, che è lo Spirito Santo. Il Padre spirava l'amore verso il Figlio e il Figlio verso il Padre, e così crearono il mondo nella loro eterna danza d'amore. Quando parliamo d'amore, oppure amiamo, attingiamo alla fonte che è l'immagine stessa della Santissima Trinità scolpita nel cuore dell'uomo sin dalla creazione. Qualsiasi altro amore, se non è basato su questa immagine, recede molto facilmente in un'idolatria d'altri o di se stessi.
La contemplazione di Maria è il frutto dell'incontro con la Madre di Gesù, con la persona umana. Meditare su di lei non rappresenta unicamente la scelta di un tema di particolare rilevanza per la nostra vita spirituale, bensì la ricerca da parte del cuore umano di esprimere ciò che è nato nell'animo dopo averla accettata come madre propria. In quanto persona Maria è un mistero che Dio ci pone dinanzi come inesauribile e perciò richiede la nostra umiltà e fede per poterne fare parte.
Quando meditiamo sulla sofferenza umana dobbiamo partire sempre dal fatto che ci troviamo davanti a un mistero inesauribile. Essa infatti è parte dell’uomo, che è mistero a se stesso ed è conosciuto in profondità solo dal suo autore. La sua vita, dice San Paolo, è nascosta e verrà rivelata nella sua gloria con la venuta di Cristo (cfr. Col 3,4). La sofferenza è la più forte testimonianza che l’uomo non è solo, che egli ha la sua origine altrove, cioè in Dio. L’uomo è stato affascinato dall’idea di possedere la propria vita sin dall’inizio, quando ancora egli si trovava nel giardino dell’Eden, appropriandosi delle prerogative che la vita porta in sé. E non solo della sua, ma anche di quella degli altri. Dio gli fa tuttavia presto comprendere che tale decisione avrebbe avuto gravi conseguenze, tali da portarlo a conoscere la morte (cfr. Gen 2,17).