Questo e quello che segue sono i sogni fatti da Don Bosco in quei giorni trascorsi a Lanzo, che dovevano essere di riposo per il Santo. Don Bosco si decise a raccontarli ai giovani dell’Oratorio per obbedire a quel richiamo venuto dall’alto: «Perché non parli? ». Noi li riassumiamo fedelmente.
Il 25 febbraio del 1930 subirono il martirio in Cina i missionari salesiani mons. Luigi Versiglia e don Callisto Caravario. Un fatto prodigioso accadde nella primavera del 1932 al successore di mons. Versiglia nel vicariato di Shiu-chow, mons. Ignazio Canazei, uomo austero, positivo, del tutto alieno dalle suggestioni e dalle allucinazioni. Lo narrò lui stesso a un suo missionario, don Pietro Battezzati. E questi lo mise per iscritto e lo confermò con giuramento dinanzi ai giudici del processo per la beatificazione dei due martiri.
Nella lotta corporale si adoperano mezzi materiali: la spada, il fucile, ecc. Nella lotta contro il demonio non valgono le armi materiali. È necessario ricorrere a mezzi spirituali. Tali sono la preghiera e la penitenza.
“Il tempo era maturo per svelare il terzo segreto” ha affermato il Papa, il 13 maggio scorso a Fatima, nel giorno della beatificazione dei due pastorelli, Giacinta e Francesco. Il tempo era maturo: siamo nel giubileo e ci affacciamo, come da una finestra, al III millennio che si apre davanti a noi; ma è anche la posizione ideale per volgere lo sguardo sul secolo appena trascorso.
In un incontro con i pellegrini italiani sotto una delle tende verdi, l’11 marzo è stato chiesto a P. Slavko se il pianto della statuetta di Civitavecchia fosse un segno. Egli ha risposto spaziando ben oltre su...
Qualche volta erano talmente terribili le cose che Don Bosco vedeva nei suoi sogni, che restava sgomento e non si decideva a parlare. È il caso di alcuni sogni fatti a Lanzo nei primi giorni dell’aprile 1868. Ma un ultimo sogno lo decise a raccontare ai giovani dell’Oratorio anche gli altri. La sera del 30 aprile parlò così ...
"Sia Venerdì sera che Sabato mattina vi ho dato notizia della improvvisa morte di P. Slavko che, come sapete, era un po' "l'anima" di Medjugorje dove si trovava dal 1982. P. Slavko non è mai stato Parroco di Medjugorje, ma aveva l'incarico, da parte del suo Padre Provinciale, di essere un po' il "Parroco" di quella "Parrocchia" spirituale che fa capo a Medjugorje e che si è dilatata fino a toccare tutti i cinque continenti, che è appunto la "Parrocchia dei pellegrini" di Medjugorje. P. Slavko, quindi, era un po' "l'anima" di tutte le iniziative di accoglienza dei pellegrini e di tutte le iniziative spirituali che la Parrocchia organizzava per i pellegrini. Era un uomo ancora giovane (55 anni) che dal 1987 ci inviava e commentava per noi il messaggio mensile della Madonna. P. Slavko è stato servo buono e fedele, servo infaticabile della Gospa. Mi pare che la connotazione migliore che si possa dare di P. Slavko sia proprio questa: un uomo totalmente a servizio della Madonna e dei pellegrini, un servo fedele e anche molto umile. Infatti, anche se era un po' burbero di carattere, era però infaticabile e molto umile: non si metteva mai in cattedra, era proprio totalmente a servizio. Nella Parrocchia di Medjugorje la sua mancanza è grandissima!
Il valore profetico della "Presentazione del Signore al Tempio" e la "purificazione" della madre, associata all’offerta sacrificale del figlio.
Molti domandano cosa ha fatto la Commissione; la Commissione ha avuto una riunione a fine settembre, il 26 e il 27. Adesso sono entrati due nuovi medici, neuropsichiatri, e hanno fatto un comunicato non ancora pubblicato. Hanno detto solo: « Si farà una nuova riunione a fine novembre ». I membri della Commissione hanno riferito quello che hanno fatto dopo l'ultima riunione.
Il dossier: «Non c'è spiegazione umana»
San Francesco Saverio M. Bianchi, barnabita, detto l'apostolo di Napoli (1743-1815), ebbe in vita rapporti di amicizia spirituale con una suora terziaria francescana, santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe. Durante la sua ultima malattia, il santo attendeva dal cielo l'avveramento di una profezia. Il 29 gennaio 1815, al padre Ceraso, suo confessore, disse: «La serva di Dio è stata di parola: ha tenuta fedelmente la sua promessa». E raccontò che Maria Francesca (morta nel 1791) era venuta la sera precedente, gli si era assisa accanto al letto per fargli pregustare le gioie dell'eternità felice. Era questo per lui il segnale della dipartita. Da tempo il padre ne aveva parlato ai discepoli: «Tre giorni prima della mia morte essa verrà a visitarmi e sarà qui come vi siamo tu e io».
Il peccato, proprio dell'Angelo, è la superbia; infatti per superbia i ribelli del Cielo furono precipitati nell'inferno. Il peccato, proprio dell'uomo, è la disonestà, poiché il corpo umano tende di continuo ai cattivi piaceri.