San Francesco Saverio M. Bianchi, barnabita, detto l'apostolo di Napoli (1743-1815), ebbe in vita rapporti di amicizia spirituale con una suora terziaria francescana, santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe. Durante la sua ultima malattia, il santo attendeva dal cielo l'avveramento di una profezia. Il 29 gennaio 1815, al padre Ceraso, suo confessore, disse: «La serva di Dio è stata di parola: ha tenuta fedelmente la sua promessa». E raccontò che Maria Francesca (morta nel 1791) era venuta la sera precedente, gli si era assisa accanto al letto per fargli pregustare le gioie dell'eternità felice. Era questo per lui il segnale della dipartita. Da tempo il padre ne aveva parlato ai discepoli: «Tre giorni prima della mia morte essa verrà a visitarmi e sarà qui come vi siamo tu e io».
L'anno 1857 moriva il santo alunno salesiano Domenico Savio. Suo padre, persona degnissima di fede, depose quanto segue: «Circa un mese dopo la sua morte, una notte dopo essere stato lungo tempo senza poter prendere sonno, mi parve di veder spalancarsi il soffitto della camera in cui dormivo, ed ecco in mezzo a una grande luce comparirmi Domenico con volto ridente, giulivo, ma con aspetto maestoso e imponente.
Oliver Margil, nipote del venerabile Antonio Margil (morto nel 1726), ammalatosi di febbre terzana nell'agosto del 1740, implorava con fervore la guarigione dal suo venerabile zio.
La venerabile Elisabetta Canori-Mora (morta nel 1825) appena morta apparve splendente alla sorella Maria Canori mentre stava recitando le preghiere prima di coricarsi, e le raccomandò le sue figlie finché fossero sistemate.
Mentre san Paolo della Croce moriva (1775), la sua penitente, Rosa Calabresi pregava a Cerveteri, ritirata nella sua camera. Era tutta assorta in preghiera, quando all'improvviso vide la camera rischiarata da una luce straordinaria in mezzo alla quale stava un uomo sollevato in aria, vestito con abiti sacerdotali e così risplendente che non si poteva fissare.
Luigia de Serrano e Rosa de Flores, amiche intime, si erano scambiate la promessa di avvertirsi dopo la morte, se Dio avesse permesso. Rosa fu la prima a morire. Mentre Luigia riposava in casa dei genitori, fu svegliata da una luce straordinaria che riempì la stanza. Vide l'amica salire al cielo con festoso apparato quale a noi è difficile immaginare. La veggente manifestò questo fatto a dotti teologi di Lima (Perú); e questi, dopo averlo bene studiato, dichiararono che non si trattava di illusione.
Verso la fine dell'anno 1413, mentre in Roma la signora Francesca de' Ponziani passava quasi l'intera notte in preghiera, come faceva non di rado, una luce straordinaria si diffuse nella camera e improvvisamente le apparve il figlio novenne Giovanni Evangelista, morto santamente da poco tempo.
Domenico Sparpaglione, nella sua biografia del Beato Luigi Orione, narra quanto segue (tralascio alcuni tratti secondari): «Mauro Montagna e il Diverso Compagno: Un fiore di santità e un esempio ammonitore. Due nomi indissolubilmente legati negli annali di "Santa Chiara".
Nel 1857 uno spaventevole terremoto distrusse molti paesi del Napoletano e della Basilicata. Un operaio, per incarico dei suoi compagni di lavoro, si mise in cammino verso Latronico per vedere quali danni fossero avvenuti in quel paese. Strada facendo fu raggiunto da un sacerdote dall'aspetto venerando, cinto da una fascia di lucido cuoio, e con un rosario nelle mani.
Giovanni Bosco, da giovane studente nel seminario di Chieri, fece questo patto con il suo amico e condiscepolo Comollo: chi dei due fosse morto per primo sarebbe venuto la notte seguente a informare l'altro della propria sorte, a condizione che Iddio l'avesse permesso. «Io ignoravo tutte le conseguenze di una simile promessa, scriverà più tardi don Bosco, e confesso che fu una grande follia; così io consiglio vivamente gli altri di astenersene. Ma noi allora non trovammo nulla di riprensibile in questa promessa ed eravamo ben decisi a mantenerla. La rinnovammo più volte, in particolare durante l'ultima malattia di Comollo. Le ultime parole di Comollo e il suo sguardo mi assicurarono dell'adempimento del nostro patto.
Un pretino si presentò all'ambulatorio del dottor Melzi. - Che cosa si sente? Mi esponga il caso nei termini più brevi... - disse il medico con piglio tutt'altro che incoraggiante.
L’originale del tatto qui esposto è in lingua tedesca, ma tante edizioni sono state eseguite in altre lingue. il Vicariato di Roma, il 9-4-1952, ha dato il permesso di pubblicare lo scritto. Il suo «Imprimatur» è garanzia della fedele traduzione dal tedesco e della serietà del tremendo episodio. Sono pagine svelte e terribili e raccontano un tenore di vita in cui vivono molte persone dell’odierna società. La misericordia di Dio, permettendo il fatto qui narrato, solleva il velo della tremenda realtà che ci attende al termine della vita terrena. Ne sapranno approfittare le anime?...