Dice Maria:
«Voglio che tu comprenda meglio le mie Allegrezze. Dirai più volentieri la Corona francescana.
Nella prima non fui contenta per la gloria e la gioia mia, ma perché era venuto il tempo della redenzione dell’uomo e del perdono di Dio all’uomo.
La seconda mi fece felice non per la lode a me data dalla cugina, ma per aver dato inizio alla redenzione santificando il Battista col portargli il mio Gesù, Redentore vostro.
La beatitudine della terza non fu unicamente per esser divenuta, senza dolore o macchia alla mia verginità, madre, e nemmeno per la grazia di poter baciare Iddio, mio Figlio. Ma perché la Terra aveva ormai il Salvatore.
Ciò che mi fece lieta per la quarta volta si fu che nei tre Magi io vidi tutti coloro che da ogni parte del mondo e in ogni epoca della Terra, da quel momento, sarebbero venuti verso la Luce, verso il mio Signore, e l’avrebbero proclamato loro Re e loro Salvatore e Dio.
L’allegrezza del quinto fatto viene non già unicamente per il mio amore di Madre che cessa di soffrire poiché il Figlio smarrito è ritrovato. Sarebbe stato egoismo. Ma era inesprimibile gioia udendo echeggiare per la prima volta la “Buona Novella” e comprendendo che essa, con anticipo di qualche anno, cadeva in qualche cuore e vi germogliava in pianta eterna. Godevo per questi pre-ammaestrati.
La sesta allegrezza fu ancor più grande amore per voi, creature redente. Il Risorto mi diceva che i Cieli erano aperti e già abitati dai santi del Signore che da secoli attendevano quell’ora, e che in essi Cieli erano pronti i seggi dei dieci e diecimila salvati. E per me, Madre vostra, sapere pronta la vostra dimora mi era letizia di profondità incalcolabile.
Infine la settima allegrezza non fu per la mia gloria. Ma perché, fatta dalla bontà di Dio Regina dei Cieli, io potevo da Regina occuparmi di voi, miei amati, ed eletta come ero a sedere alla destra di Dio potevo direttamente, e con supplica potente, parlare, pregare, ottenere per voi.
Nessuna allegrezza fu per me sola. L’egoismo, anche più giusto e santo, distrugge l’amore. Ogni allegrezza a me venne per amore perfetto e fu spinta ad un ancor più perfetto amore.
Ora sono beata. Più di così non lo potrei essere perché sono circondata dall’abbraccio trino di Dio. Ma ancora uso della mia beatitudine per l’amore di voi. Anche qua applico la legge: amo Dio con tutta me stessa e il prossimo come me stessa. Me stessa non perché Maria, ma perché Maria ha trovato grazia presso il Signore ed è amata da Lui; perciò è creatura santa in Lui e di Lui, parte di Lui.
Oh! la mia Teologia! Non ha che una parola di chiave: “Amore”. Sono Regina dei Cieli perché ho compreso come nessuna fra le creature questa Teologia.
Ama. Sarai salva. Ama. Ama con la parola o col silenzio. Ama con l’azione o l’immobilità. Ama col fervore o nella sofferenza dell’aridità. Ama nella gioia e nel dolore. Ama nella vittoria e nella debolezza. Ama nella tentazione e nella libertà dal Nemico. Ama sempre.
Vi sia un punto in te, il più profondo, che in mezzo a tutto un essere ferito, percosso, agonizzante, inebetito dal dolore, spossato dagli assalti del demonio, nauseato dagli eventi della vita, sbattuto come nave in procella, sa rimanere quieto e vivo nell’amore. Un punto in te che abbia questa unica missione: amare, e la esplichi per la mente, il cuore, la carne. E quel punto sia il santuario tuo. Là vi sia l’altare dalla lampada sempre accesa, dai fiori sempre freschi, dalla lode sempre sonante.
Sia che tu pianga o rida, che tu speri o dubiti, che tu sia esaudita o no, la parte più santa del tuo spirito, quella che vive in quel punto sacrato al culto di Dio, sappia sempre dire: “Gloria tibi, Domine. Gloria! Laudamus Te! Benedicimus Te! Adoramus Te! Glorificamus Te! Quoniam Tu solus Sanctus; Tu solus Dominus; Tu solus Altissimus. Cum Angelis et Archangelis, cum Thronis et Dominationibus, cumque omni militia caelestis exercitus, himnum gloriae tuae canimus, sine fine dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus!”.
Prima della Elevazione viene la lode. Prima della Consumazione viene la lode. Sappi dire la tua Messa. Ogni vittima è sacerdote. Ma non si è sacerdoti se non si sa celebrare la Messa. In tutte le sue parti.
Guarda il mio Gesù. Prima di essere elevato e consumato ha dato lode al Padre. E sapeva già quello che l’attendeva.
Canti il tuo cuore, o Maria. Canti anche se le lacrime piovono dagli occhi tuoi. Il canto copra il tuo gemito e le voci di Satana che ti vuole persuadere a diffidare di te per impedirti di seguire la tua missione; che ti vuol persuadere che Dio non ti ascolta per impedirti di pregare; che ti vuol persuadere che sei perduta per perderti.
No. Non lo sei. Persevera. Vale più un giorno, un’ora di fedeltà in questo momento, che non i dieci anni passati nel dolore fisico e nella penitenza, ma con la pace nel cuore e Dio sensibile al tuo fianco. Persevera. “Chi persevererà sino alla fine sarà salvo”. Lo dice Gesù mio e tuo. E io te lo dico. Soffri con pace. Presto verrò.»