MaM
Messaggio del 28 marzo 1984:Quando uscite da casa per recarvi a messa, cominciate già lungo il cammino a prepararvi e a raccogliervi spiritualmente. E dopo la messa, non uscite mai dalla chiesa senza aver ringraziato adeguatamente Dio.

Messaggi di altre apparizioni

Maria Valtorta - Messaggi anno:1948

2 ottobre 1948

 Reazione di Gesù Ss. alle conclusioni [di] Pende. 2-10-48
   «Gesù è Luce per i retti di cuore, è tenebre per quelli che hanno fini umani nel pensiero e nel cuore. A questi il soprannaturale o l'extranaturale come il preternaturale, che in anime elette si fondono al naturale e che dovrebbe illuminarli a comprendere con intelletto soprannaturale, si muta in tenebre.
   Si muta in tenebre il segno della Luce.
   Perché anche le vessazioni demoniache, che accrescono il segno del dito di Dio nella sua asprezza di dolore presente che sarà gaudio futuro, sono testimonianza che Dio è nel tempio di un Corpo-Ostia, ed essendovi tutto si spiega: e la resistenza alle consumanti malattie, e l'aspetto, e il dono di veggenza, e la mia Parola.
   A chi è puro di cuore è dato vedere Dio ovunque è, secondo quanto ho detto sul monte alla sesta beatitudine [1].
   Agli altri non Matteo, ma Giovanni risponde: "La Luce splende fra le tenebre, ma le tenebre non l'accolgono". Almeno però dovrebbero, poiché sono "tenebre", ammettere l'esistenza e il potere della Tenebra.
 Ma non credono a Satana e alle sue azioni di odio sui miei strumenti, e le membra legate anche da esso - dico anche perché in verità qui è Satana ad aggravare ciò che un uomo-satana provocò per primo, e lo si consideri bene - e le membra legate dal Torturatore di chi mi ama scambiano per pazzia. No, che in verità non è!
   Come possono credere in Me, in Dio, se negano Lucifero che fu il primo e il più bello degli spiriti da Dio creati?
   Chi dunque è il Male?
   Costui dice di credere in Dio, ma in verità non crede, perché levando Satana dalla sua fede mutila per metà la fede, la verità, la sapienza.
   Egli, che si affanna - oh! lo scienziato umano che vuol aprire le ali ai voli nel regno della Sapienza soprannaturale! - egli si affanna a voler comprendere e spiegare la Colpa e le conseguenze e le tare degli individui, frutto ancora della colpa. Ma come può, se nega che Satana possa vessare?
   E non legò le perfezioni di Eva per farla schiava? Il perfetto volere, intelligere, amare di Eva non furono legati, vessati da esso per farla colpevole? E se lo poté ui senza colpa, e nelle immediate vicinanze di Dio - ché Dio amava passeggiare nell'Eden presso i due Innocenti - non potrà opprimere, aggravando, servendosi delle malattie create da un malvagio, una mia amata, in odio speciale a Satana perché amata mia?                  
   Ma per costui, non puro di cuore, così è. Quello che doveva illuminarlo gli si è mutato in tenebra perché vuole giudicare con superbo giudizio umano ciò che è soprumano.
   A costui, e a tutti coloro che, medici dei corpi o degli spiriti, giudicano come lui, e profanamente penetrano in un mio tempio vivo, ha già dato anticipata risposta il Padre mio Divinissimo nel novembre del passato anno.
   Rileggi a Padre Corrado quel dettato, perché veda e creda che Noi, i Tre che sono Uno, non attendiamo a preavvisare il portavoce mentre la subdola azione si compie, ma molto, molto prima, perché non ci è ignoto ogni pensiero d'uomo, anche se pensiero ancora lontano nel futuro».

 

   1 Mt 5, 8 Gv 1, 5

3 ottobre 1948

Dice Gesù [1] in merito ai capitoli 24° di S. Matteo, e specie nel 13 di S. Marco (v 30), nel 21 di S. Luca (v 32), tema ampiamente ripreso e trattato nelle epistole degli Apostoli Pietro, Paolo, Giovanni:

   «Non ho errato Io nel dire: "Questa generazione non passerà prima che tutto ciò si compia" (anticristo, segni nel cielo, segni nei tempi, fine del mondo, ritorno del Cristo e giudizio finale), perché Io non posso errare.

   Ma hanno errato coloro che mi udivano (gli Apostoli e discepoli) nell'interpretare quelle mie parole, e misurando e giudicando con misura e ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

23 ottobre 1948

Dice Gesù rispondendo ad una mia interna riflessione sulla predestinazione alla grazia e su quella alla gloria, suscitata da una frase detta da una persona che era venuta a trovarmi:

   «Alla grazia sono predestinati tutti gli uomini indistintamente poiché Io per tutti sono morto. Alla gloria sono predestinati quelli che rimangono fedeli almeno alla legge naturale del Bene.
Alla fine dei secoli, sì, ognuno che sia vissuto da giusto avrà il suo premio.

   E Dio ab eterno conosce coloro che alla gloria sono destinati prima che nascessero alla vita, ossia "predestinati". Attenta però che qui sta il punto per capire la giustizia di Dio con giustizia.

   Vi sono i predestinati, è certo. E Dio li conosce da prima che il tempo sia per essi. Ma tali non sono perché Dio, con palese ingiustizia, dia ad essi ogni mezzo per divenire gloriosi e impedisca con ogni mezzo ogni insidia del demonio, del mondo e della carne a costoro. No. Dio da ad essi ciò che da a tutti. Ma essi usano con giustizia dei doni di Dio, e quindi conquistano la gloria futura ed eterna, di loro libero volere.

   Dio sa che giungeranno a questa gloria eterna. Ma essi non lo sanno, né Dio in alcun modo lo dice loro. Gli stessi doni straordinari non sono segno sicuro di gloria: sono un mezzo più severo degli altri per saggiare lo spirito dell'uomo nelle sue volontà, virtù e fedeltà a Dio e alla sua Legge. Dio sa. Gode in anticipo di sapere che quella creatura giungerà alla gloria così come soffre in anticipo di sapere che quell'altra creatura giungerà volontariamente alla dannazione.

   Ma in alcun modo non interviene a forzare il libero arbitrio di alcuna creatura perché essa giunga dove Dio tutti vorrebbe giungessero: al Cielo. Certamente la rispondenza della creatura agli aiuti divini aumenta la sua capacità di volere. Perché Dio tanto più si effonde quanto più l'uomo lo ama in verità: ossia di una carità di azioni e non di parole.

   E ancora: certamente più l'uomo vive da giusto e più Dio a lui si comunica e si manifesta: un'anticipazione di quella conoscenza di Dio che fa beati i santi del Cielo, e da questa conoscenza viene aumento di capacità di volere essere perfetti. Ma ancora e sempre l'uomo è libero del suo volere e, se dopo aver già raggiunto la perfezione uno rinnegasse il bene sin lì praticato e si vendesse al Male, Dio lo lascerebbe libero di fare. Non vi sarebbe merito se vi fosse coercizione.

   Concludendo: Dio conosce ab eterno coloro che sono i futuri eterni abitanti del Cielo, ma l'uomo di sua libera volontà deve volere giungere al Cielo ben usando degli aiuti soprannaturali che l'Eterno Padre da ad ogni sua creatura. E così sino all'ultimo respiro, quali che siano i doni straordinari ricevuti e i gradi di perfezione raggiunti.

   Ricordare che nessuno è mai veramente arrivato altro che quando il suo cammino è finito. Ossia: nessuno è certo di aver meritato la gloria altro che quando il suo tempo è finito e iniziata l'immortalità».

26 ottobre 1948

 Sempre sul sepolcro di S. Pietro dice Gesù:

   «Il discepolo non è da più del Maestro. Se per un impossibile caso il Corpo del Verbo, fattosi Carne per essere Redentore, non fosse risorto, sarebbe avvenuto di Esso ciò che è avvenuto del corpo del mio Cefa. Una peregrinazione senza pace dovuta all'astio dei nemici, e all'amore o fanatismo degli amici che, per difendere la reliquia del mio Corpo dalle sacrileghe mani dei nemici di Cristo e della sua Chiesa, avrebbero dovuto occultare i resti qua e là, sempre più lontano, sempre più nascosti, a disorientare i nemici profanatori, né si saprebbe più quanti luoghi avrebbero accolto le sue ossa.

   Non ha avuto pace il corpo del mio Simon Pietro neppure dopo la morte. Pace ebbe il suo spirito. La sua spoglia, no. Evangelizzando, percorse tanto mondo di allora. Morto, santificò delle sue spoglie tanto sottosuolo di Roma.       

   Ma per tua pace e di quelli che cercano, dico.

   Dall'Ostriano presso la Nomentana all'altro cemeterio presso la Tiburtina, e poscia a quello sulla Labicana, quante, quante deposizioni ebbe il mio Pietro!
   Quella zona, dall'Ostriano all'Appia, da questa verso Preneste, Tibur, Ariccia e Nomento, tutto è una grande catacomba, fatta delle molte iniziate qua e là, e poscia fusesi in un'unica, quando, per la ferocia dei persecutori, il suolo di Roma contenne tanti martiri quanti semi di grano in un vasto campo.

   Ma coloro che cercano dovrebbero ben sapere, sanno, che vi è un luogo detto cimitero dei S. Pietro e Marcellino.

   S. Pietro. Non meglio identificato per prudenza reverenziale a quelle sante spoglie, dove ebbe requie il corpo del Primo Pontefice.

   Non insistano oltre. Non insistano mai. Io so se dire, quando dire, con giustizia.

   Ma vorrei che più dell'affannosa preoccupazione di ricercare delle ossa, sante ma sempre ossa, il cuore della mia Chiesa si sforzasse a ritrovare lo spirito che animava Pietro e a farsene il suo spirito. Questo sarebbe onorare Pietro e Colui che fece di Cefa il Principe degli Apostoli, il Pontefice, la Pietra sulla quale l'incrollabile Chiesa di Cristo si fonda.

   Incrollabile per mio Potere e Volere, ma vorrei lo fosse anche perché fosse un aureo blocco di perfezione in tutti i suoi membri successori di Pietro e dei Dodici tutti. Sarebbe un amarmi di più, secondando il mio Potere e Volere contro gli elementi disgregatori di Satana e dei satana.

   Tu sta' in pace come un uccellino implume nel nido. Non ti agitare. Non ti far croce se non puoi dire di più.

   Quelle ossa sono tanto; ma ancora un nulla rispetto all'essenziale. Per quelli che credono, basta la fede. Per gli increduli, non servirebbe neppure rivedere Pietro vivente condotto al martirio sul colle, e da lì trasportato là dove evangelizzava dalla sua cattedra di maestro della fede cristiana. Per te basti ciò che hai scritto, cooperando con pazienza, sofferenza, fatica a che gli uomini abbiano una nuova, ampia conoscenza di Me che li salvi, li salvi, li salvi.

   Puoi leggere questo a chi sai. Ma l'importante per tutti è possedere lo spirito di Pietro...».

21 novembre 1948

   Dopo altre cose mie intime dice Gesù:
   «Oggi, Presentazione di Maria al Tempio di Gerusalemme, i cui sacerdoti seppero almeno accogliere Maria..., ti dico:
   Ad ogni cosa c'è un limite. Valicato che fosse quello, ci sarebbe l'imprudenza da parte di Dio e l'imprudenza da parte degli uomini.
   Ora Dio è sempre prudente perché è sempre Carità. E non può permettere che un suo strumento sia portato a dubitare della Carità che lo ha scelto con fine d'amore, per causa delle tentazioni degli uomini e delle loro azioni. E dice: "Basta".
   Questa, anima tormentata dagli uomini, è l'ultima prova. L'ultima della mia sopportazione. L'ultima della loro ostinazione. L'ultima della tua ubbidienza. Dopo questa, tutto cessa se essi non cessano.
   Potrei, so, dirti il futuro. Ma esigo che tu abbia fede in Me al punto da non chiedermi nulla.
   Sono l'Amore che ti ama, l'Amore che ti vede flagellata, coronata di spine, abbeverata d'amarezza, schernita in molti modi, e anche... Sì, te lo ricordo. E anche come è detto nel salmo 40° che ti spiegai nel marzo (1946) [1].
   Ma, o piccolo cristo, quando il Cristo vide superata la misura lasciò la Giudea per la Samaria, e più non trattenne Giuda il Traditore.
   Io ti prometto che dopo questo, se l'ultima prova resta senza rispondenza, Io ti darò da seguire altre vie per spargere il seme a chi attende e inselvatichisce e langue perché essi si fanno giuoco della mia Volontà di soccorrere le turbe, desiderose della Parola di Vita, e delle anime.
   Oh! non preoccuparsi della perdita delle anime! Oh! non tremare al pensiero che anche un'anima sola non trovi la salvezza che Io ho elargito per le anime, per causa delle loro sordità, cecità, orgogli, disubbidienze, superbie verso Me!
   Ma Io voglio che le anime si sfamino di Me! (come grida forte, mio Dio!) E curerò il pascolo degli agnelli togliendo il bordone e la sacca del sale alle pecore-pastori. E darò. Deve esser dato. Si dia.
   Ognuno risponderà poi di quanto si è reso responsabile del passo che non è sconfessione della soprannaturalità dell'Opera di cui Io, e Io solo, sono l'Autore, Io-Carità, Io-Sapienza, Io Misericordia, mache è castigo ai novelli Giudei e misericordia a coloro che cercano, con la loro anima scontenta di quanto vien dato allo spirito loro, di quanto offrono i Pastori, e il mondo e la carne, e le idee, e i poveri onori: la paglia della vita senza spiritualità tutto è paglia che invano digrumano per averne sapore e nutrizione buona e vera a coloro che mi cercano, per sentieri anche errati, ma mi cercano, come possono; ma mi cercano, a loro stessa insaputa.
   E se così gli eletti, che non seppero stare al grado in cui li posi, saranno colpiti, non avverrà che non se ne sappia il perché. Perché la Verità renderà nota ogni verità, e sull'opera, e sul portavoce e sulle loro azioni.
   Non si irride Iddio, e Dio non permette che siano calunniati i suoi strumenti».
   E termina dicendo cose che non vuole che io scriva, ma che si riferiscono, severamente, alle ultime azioni che ho ricevuto e a come comportarmi.

 

   1 Sal 41

23 dicembre 1948

   Ore 11 ant.ne
   Per S. Santità. Dice l'Eterno Padre:
   «Invoca il mio Spirito e leggi. Leggi ciò che ti può illuminare. Leggi le parole di quelli che videro un tempo, un altro tempo, e un altro ancora. Il tempo prossimo a loro. Il tempo del mio Verbo fra gli uomini. Il tempo vostro. Questo. Leggi e vedi.

   L'inferno avanza. E nella Chiesa (per Chiesa intende la società di tutti i cristiani cattolici) del mio Cristo non c'è più quella santità che spronerebbe il Dio delle Vittorie a mandare i suoi angeli a sconfiggere i demoni.

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27 dicembre 1948

 ... «e un'altra stella è colpita dai servi della Bestia [1] uscente dall'abisso... e un altro Pastore è percosso e molti suoi sacerdoti con lui, e altri fedeli, perché sia spaventato il gregge e nel terrore perisca. L'ho detto prima. Ma voglio sia fatto considerare al consigliere e al Consigliato. Dio non mente mai. Non esagera mai. Anzi, per pietà, tiene nascoste molte cose sin che è l'ora di rivelarle, e così il futuro che Egli non ignora. Fortificare il cuore perché altri dolori vengono... Pregare e far pregare. Colpire. Saper colpire, perché almeno il gregge, nella parte migliore, sappia perdere la vita passeggera ma non l'eterna, preferendo la morte del corpo a quella dell'anima, scomunicata per aver piegato alle leggi degli anticristi. Morire sì. Ma non adorare la Bestia. Per non avere morte eterna».
   1 Ap 11, 7