Dopo la morte di Anna fu trovato un foglietto a quattro facciate, scritte di suo pugno, sul quale era descritto come aveva ricevuto le stimmate.
Questo il contenuto.
"La notte del 4 ottobre 1910, festa di San Francesco, come ogni giovedì, feci l'Ora Santa, spiritualmente raccolta davanti al Santissimo Sacramento. Dopo aver pregato per un po' di tempo, mi vidi circondata da una luce meravigliosa che penetrava tutto il mio spirito e il mio corpo. In questo mare di luce vidi il dolcissimo Salvatore che mi disse: "Io ti ho chiamata ad essere riparatrice del mio Santissimo Sacramento. Alla santa Comunione tu proverai quei dolori della mia passione con i quali ho salvato te, povero niente. Soffri, offri e ripara in silenzioso nascondimento". Poi il dolce Salvatore disparve. Tremavo tutta e piangevo sui miei peccati pregando il Signore di essere misericordioso e benigno con me, povera peccatrice.
Era frattanto venuta l'una di notte, ma non potei chiudere occhio, così cominciai a prepararmi per la Santa Comunione.
Al mattino, quando il reverendo Parroco venne per portarmi Gesù Eucaristia, mentre diceva le preghiere iniziali vidi uscire dalla Santissima Ostia cinque raggi di fuoco che, come un lampo, mi entrarono nel cuore. Avvertii subito un acutissimo dolore. Quando ricevetti la Santa Comunione, sentii dentro di me un tal fuoco che credetti di bruciare.
O mio Dio, sii misericordioso con me!
Con questi miei dolori, partecipai da allora, senza alcuna interruzione, ai dolori del Salvatore.
Durante la guerra, molte volte fui presente in sogno sui campi di battaglia e potei assistere ai combattimenti.
Una volta mi trovai su un campo rumeno nel bel mezzo di una grande battaglia: tutto era avvolto in una nebbia di fumo e di vapori. Era buio: solo il fuoco degli spari, che facevano cadere le pallottole come grandine, illuminava il campo. Mi trovavo vicinissima ai nostri soldati che cadevano a terra, uno dopo l'altro; tra loro vi erano anche molti miei conoscenti. Anche se il nemico era molto vicino e quindi poteva vedermi, continuavo ad andare su e giù lungo la linea di fuoco; ogni volta che gli spari illuminavano il volto dei nostri soldati, li vedevo coperti di sudore; le loro guance erano come quelle dei moribondi e gemevano paurosamente. Alcuni soldati mi vedevano e mi gridavano: "Sta' davanti a me! Sta' davanti a me!" e io continuavo ad andare dall'uno all'altro. Ogni volta che uno gridava: "Sta' davanti a me!", venivo investita da innumerevoli pallottole che, colpendo me, risparmiavano i soldati.
Quanto dev'essere stata tremenda quella realtà per i soldati, se un semplice sogno era stato per me così sconvolgente e pesante!