MaM
Messaggio del 25 ottobre 1988:Cari figli, il mio invito a vivere i messaggi che vi do, è quotidiano. In modo particolare, figlioli, vorrei avvicinarvi di più al Cuore di Gesù. Perciò, figlioli, oggi vi invito alla preghiera indirizzata al mio caro Figlio Gesù, affinché tutti i vostri cuori siano suoi. E inoltre vi invito a consacrarvi al mio Cuore immacolato. Desidero che vi consacriate personalmente, come famiglie e come parrocchie, in modo tale che tutto appartenga a Dio attraverso le mie mani. Perciò, figlioli, pregate in modo da capire il valore di questi messaggi che io vi do. Non chiedo nulla per me stessa, ma chiedo tutto per la salvezza delle vostre anime. satana è forte; e perciò, figlioli, accostatevi al mio Cuore materno con una preghiera incessante. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

GUARIGIONI STRAORDINARIE E TESTIMONIANZE

29/06/2016    4026     Dossier scientifici    Dossier  Guarigione 
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CRITERI DI VALUTAZIONE


Dr. Mario Botta

Senza, per il momento, voler fare alcuna affermazione di straordinarietà in tema di guarigioni, ci sembra razionale un attento ascolto dei fatti relativi a persone che asseriscono di essere guarite da uno stato di malattia da cui precedentemente erano affette, auspicando di poter in seguito mettere in cantiere un lavoro di verifica di tali casi, lavoro che richiede tempo, e che presenta difficoltà legate, ad esempio, alla diversità di lingua.
Vorrei ora ricordare brevemente i momenti in cui si articola il controllo delle guarigioni di Lourdes, in quanto, ancor oggi, la metodica di indagine del «Bureau Medicai» sembra essere la più circostanziata e seria.

In primo luogo si procede alla compilazione di un dossier, usando le certificazioni dei medici curanti dei pazienti, in cui sono indicate le condizioni del malato al momento della partenza per Lourdes, la natura, la durata dei trattamenti praticati ecc., cartelle che vengono consegnate ai medici accompagnatori del pellegrinaggio.

Il secondo momento è l'esame presso il bureau medical de Lourdes: i medici presenti a Lourdes al momento della guarigione vengono convocati per esaminare il «guarito» e sono invitati a rispondere alle seguenti domande: 1) La malattia descritta nei certificati esisteva veramente al momento del pellegrinaggio a Lourdes?
2) La malattia si è immediatamente arrestata nel suo decorso quando nulla faceva prevedere un miglioramento?
3) Vi è stata guarigione? E' avvenuta questa senza l'uso di medicine, o comunque queste si sono rivelate sicuramente inefficaci?
4) E' bene prender tempo prima di dare una risposta?
5) E' possibile dare una spiegazione medica di questa guarigione?
6) La guarigione sfugge totalmente alle leggi della natura?
Il primo esame ha luogo di solito all'indomani della guarigione ed è ovviamente insufficiente. L'«ex malato» è riesaminato successivamente ogni anno, soprattutto nei casi in cui la malattia è suscettibile di presentare, nella sua normale evoluzione, dei lunghi periodi di remissione, cioè di diminuzione temporanea dei sintomi. Ciò allo scopo di accertare la autenticità della guarigione e la sua stabilità nel tempo.

Va detto che il medico deve comportarsi in sede di discussione dei fatti di Lourdes, come nella pratica medica quotidiana (nel suo studio, nell'ospedale), non deve perdersi in cavilli, e a Lourdes come altrove, deve lasciarsi guidare dai fatti, senza nulla aggiungere né togliere, e discutere di fronte al «malato di Lourdes» come davanti ad un malato ordinario.

Il terzo momento è rappresentato dal comitato medico internazionale di Lourdes. Comprende una trentina di medici di varia nazionalità, in maggioranza specialisti in campo medico e chirurgico. Esso si riunisce a Parigi circa una volta all'anno per pronunciarsi collegialmente su casi di guarigioni precedentemente riconosciute dal Bureau Medicai. Ogni caso è affidato all'esame di un esperto che ha il tempo che desidera per giudicare e completare il dossier che gli è sottoposto. La sua relazione viene poi discussa dal Comitato, che può accettare, aggiornare o respingere le conclusioni del relatore.

Quarto ed ultimo momento è l'intervento della commissione canonica. Essa è incaricata di esaminare il caso sia sul piano medico che religioso. Questa Commissione costituita dal Vescovo della diocesi di cui è originaria la persona guarita, propone a Lui le sue conclusioni, riguardanti il carattere soprannaturale di questa guarigione e ne riconosce la paternità divina. La decisione finale spetta al Vescovo che solo può pronunciare il giudizio canonico riconoscendo «miracolosa» la guarigione.

TESTIMONIANZA DI UNA GUARIGIONE ISTANTANEA


Il caso Diana Basile
Dr. Luigi Frigerio

Basile Diana, anni 43, nata a Piataci (Cosenza) il 25/10/40. Abitazione: Milano, Via Graziano Imperatore, 41. Scolarità: terzo anno Segretaria di Azienda. Professione: Impiegata Istituti Cimici di Perfezionamento Milano presso sede CTO (Centro Traumatologico) Via Bignami, 1. La Sig.a Basile è sposata ed è madre di 3 figli. I primi sintomi della malattia si sono manifestati nel 1972: disgrafia mano destra, tremori attitudinali (impossibilità a scrivere e mangiare) e cecità completa dell'occhio destro (nevrite ottica retrobulbare). Novembre 1972: ricovero a Gallarate presso il Centro della Sclerosi Multipla Diretto dal Prof. Cazzullo dove viene confermata la diagnosi di Sclerosi Multipla.
La malattia provoca una assenza dal posto di lavoro per 18 mesi.
Visita Collegiale del Dr. Riva (Neurologo del CTO) e del Prof. Retta (Primario fisiatra del CTO) favorevoli alla sospensione di qualsiasi attività lavorativa per invalidità.
A seguito delle pressanti richieste della paziente per non essere completamente allontanata dall'attività lavorativa, la Sig.a Basile veniva reintegrata in servizio con mansioni ridotte (trasferimento dal reparto di Radiologia alla Segreteria Sanitaria). La paziente aveva difficoltà alla deambulazione e al raggiungimento del posto di lavoro (andatura a gambe divaricate, senza flessione del ginocchio destro). Praticamente impossibile era l'utilizzo della mano destra e dell'arto superiore destro per qualsiasi lavoro. Utilizzava l'arto superiore destro solo in estensione, come appoggio e per tale ragione probabilmente non si era verificata ipotrofia della muscolatura dell'arto.
Una grave forma di incontinenza urinaria si era manifestata già dal 1972 (incontinenza totale) con dermatosi perineale.
La paziente era state precedentemente trattata, fino al 1976, con ACTH, Imuran e Decadron.
Dopo un viaggio a Lourdes nel 1976, pur persistendo l'amaurosi dell'occhio destro, si era verificato un miglioramento della situazione motoria. Tale miglioramento aveva indotto alla sospensione di ogni terapia fino all'Agosto del 1983.
Dopo l'estate del 1983 le condizioni generali della paziente erano rapidamente peggiorate (incontinenza urinaria totale, perdita dell'equilibrio e del controllo motorio, tremori etc.)
Nel Gennaio 1984 le condizioni psico-fisiche della paziente erano ulteriormente scadute (grave crisi depressiva). Visita domiciliare del Dott. Caputo (Gallarate) che certificava l'avvenuto peggioramento e consigliava l'esecuzione di una eventuale terapia iperbarica (mai eseguita).
Un collega di lavoro della paziente, il Sig. Natalino Borghi (Infermiere Professionale del Day Hospital del CTO) invitava successivamente la Sig. Basile ad un pellegrinaggio a Medjugorje (Jugoslavia) organizzato da Don Giulio Giacometti della Parrocchia S. Nazaro di Milano. Questo sacerdote aveva preannunciato che nessuno sarebbe potuto entrare nella sagrestia di Medjugorje al momento delle apparizioni.
La Sig.a Basile dichiara: «mi trovavo ai piedi degli scalini, presso l'altare della chiesa di Medjugorje, il giorno 23 Maggio 1984. La Sig.a Novella Baratta di Bologna (Via Calzolerie, 1) mi ha aiutato a salire i gradini, prendendomi per il braccio. Quando mi sono trovata là non volevo più entrare nella sagrestia. Ricordo che un signore in lingua francese mi diceva di non muovermi da quel punto. In quel momento la porta è stata aperta e sono entrata nella sagrestia. Mi sono inginocchiata dietro la porta, poi sono entrati i veggenti. Quando questi ragazzi si sono inginocchiati contemporancamente, come spinti da una forza, ho sentito un rumore forte. Poi non ricordo più nulla (né preghiera, né osservazione). Ricordo soltanto una gioia indescrivibile e di aver rivisto (come in un film) alcuni episodi della mia vita che avevo completamente dimenticato (per es. di essere stata «madrina» di battesimo di un bambino i cui genitori attualmente si sono trasferiti altrove e che neppure ricordavo). Alla fine dell'apparizione ho seguito i veggenti che si recavano verso l'altare principale della chiesa di Medjugorje. Camminavo dritta come tutti e mi sono inginocchiata normalmente, ma non me ne accorgevo. La Sig.a Novella di Bologna mi è venuta incontro piangendo e mi ha detto: oggi ho avuto due grazie, quella di accompagnarti lì e quella di essermi confessata da Padre Tomislav.
Il signore francese di circa 30 anni (forse era prete perché aveva il collare ecclesiatico) era emozionato e mi ha subito abbracciata.
Il Sig. Stefano Fumagalli, consulente tessile del Tribunale di Milano (Ab. Via Zuretti, 12) che viaggiava sul mio stesso pullman, mi è venuto incontro dicendo «lei non è più la stessa persona; dentro di me chiedevo un segno ed ora lei esce di lì così cambiata».
Gli altri pellegrini che viaggiavano sullo stesso pullman della Sig.a Basile hanno subito capito che era accaduto qualcosa di molto evidente. Hanno subito abbracciato la Sig.a Basile ed erano visibilmente emozionati. Rientrando in Hotel a Liubuskj in serata la Sig.a Basile notava di essere tornata perfettamente continente, mentre la dermatosi perineale era scomparsa.
Normale è tornata la possibilità di vedere con l'occhio destro (cecità dal 1972). Il giorno dopo (24/5/84) la sig.a Basile, insieme all'infermiere sig. Natalino Borghi ha percorso a piedi il tragitto Liubuskj-Medjugorje (circa 10 km.) a piedi nudi, in segno di ringraziamento (nessuna lesione) e nello stesso giorno (Giovedì) è salita sulla montagnetta delle tre croci (luogo delle prime apparizioni).
La fisioterapista Sig.a Caia del Centro Maggiolina (Via Timavo-Milano) che seguiva il caso della Sig.a Basile, quando l'ha rivista al rientro dalla Jugoslavia ha pianto per la commozione.
La Sig.a Basile ha detto: «Mentre questo accade, dentro nasce qualcosa che da la gioia... è difficile da spiegare con le parole. Se trovassi qualcuno con la mia stessa malattia di prima, piangerei perché è difficile comunicare che dentro bisogna essere veri, che non siamo fatti solo di carne, noi siamo di Dio, noi facciamo parte di Dio. E' difficile accettare noi stessi più della malattia. La sclerosi a placche mi ha colpito a 30 anni, nel fiore dell'età, con due bambini piccoli. Ero svuotata dentro.
Io direi a un altro con la stessa malattia: vai a Medjugorje. Io non avevo speranze ma dicevo: se Dio vuole così, mi accetto così. Dio però deve pensare ai miei figli. Mi faceva soffrire il pensiero che altri dovevano fare le cose che dovevo fare io.
In casa mia ora tutti sono felici, i figli e anche il marito che era praticamente ateo. Però ha detto: dobbiamo andare là a ringraziare».
Oggi, giovedì 5 Luglio 1984, la Sig.a Diana Basile è stata visitata dagli Oculisti degli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano e l'esame del visus ha confermato una normalità visiva (10/10) a carico dell'occhio destro (precedentemente affetto da cecità), mentre la capacità visiva dell'occhio sinistro sano è di 9/10. Questa testimonianza è stata raccolta a Milano il 5 luglio 84 dai medici Dr. L. Frigerio, Dr. A. Maggioni, Dr. G. Pifarotti e Dr. D. Maggioni presso gli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano.

I controlli più recenti del caso Basile


5/11/83
Ospedale Niguarda Ca' Granda - Milano
Servizio Autonomo di Neurofisiopatologia. Accertamenti in patologia demielinizzante.
BASILE DIANA (11838.9.40)
Determinazione dei potenziali evocati visivi, acustici di tronco cerebrale, somato-sensoriali. Potenziali evocati visivi da pattern reversal
Per stimolazione binoculare derivazione in OZ con riferimento CZ latente P100 85 msec., ampiezza 6 Micro V.
Stimolazione in OS (occhio sinistro): valori sovrapponibili alla stimolazione binoculare.
Per stimolazione in OD (occhio destro) non potenziali riconoscibili né sovrapponibili per medie successive.
Riassunto: potenziali non riconoscibili al Vep per stimolazione in OD.
Conclusioni: attualmente riscontrabili esiti di pregressa neurite ottica retrobulbare ds. (Non significative alterazioni delle vie uditive né delle vie lemniscali).
(Dott. D'Urso)

Ospedale Niguarda - Cà Granda - Milano Servizio Autonomo di Neurofisiopatologia
Accertamenti: BASILE DIANA (N. 16301.02 del 29.11.84)
Anamnesi, obiettività neurologica, tecnica di esame:
Dal 23.05.84 completa remissione dei sintomi.
Obbiettività neurologica: negativa.
Riassunto dell'esame:
Potenziali evocati visivi da pattern reversai; frequenza spaziale
30 min. da arco, contrasto 50 per cento, 2 Hz.
Derivazione occipitale in 01 e 02 con riferimento al vertice.
Con stimolazione in OS: in regione occipitale ds latenza P100 87
msec, ampiezza 6 microV.
in regione occipitale sn latenza P100 87 msec, ampiezza 7 microV.
Con stimolazione in OD: in regione occipitale ds latenza PI00 92
msec, ampiezza 8 microV.
in regione occipitale sn latenza PI00 90 msec, ampiezza 8 microV.
Conclusione: potenziali evocati visivi nella norma.

(Dott. D'Urso)



3.10.84
Istituto di Medicina del Lavoro
Servizio di Medicina Preventiva dei Lavoratori.
BASILE DIANA, a. 44
Studio del potenziale evocato visivo.
Tipo di stimolazione: pattern reversal
N. stimoli: 500
Stimolazione binoculare:
P100: 96ms, Ampiezza: 12uv
N75: 66ms, ampiezza: 2uv
N145: 120ms, ampiezza: n.d.
Stimolazione monoculare: O Dx
P100: 97 ms Ampiezza 6uv
N75: 64ms Ampiezza n.d.
N145: 118 ms Ampiezza n.d.
Stimolazione monoculare O Sn
P100: 96 ms Ampiezza 5,2 uv
N75: 72ms Ampiezza n.d.
N145: 126ms Ampiezza n.d.
Conclusioni: Reperti di normalità.
(R. Gilioli, L. Cotroneo)


Centro radiodiagnostico computerizzato, Milano 23.3.85
(251040/BADI/GE) Regione esaminata: ENCEFALO
«I ventricoli laterali hanno normale forma e dimensioni. Il terzo ventricolo ed il quarto ventricolo si trovano sulla linea mediana. Assenza di zone di alterata densità. L'introduzione del mezzo di contrasto non è stata eseguita. Dubbia lieve accentuazione dell'ipodensità della sostanza bianca periventricolare posteriore di entrambi i lati.
In conclusione, l'esame densitometrico permette di escludere la presenza di processi espansivi endocranici ed evidenzia soltanto una dubbia accentuazione dell'ipodensità della sostanza bianca periventricolare posteriore con lieve prevalenza destra.
Tuttavia in considerazione del dato clinico potrebbe essere opportuno il completamento dell'indagine con esame di risonanza magnetica nucleare».

(Dott. G. Scialfa)

Centro di ricerche di Risonanza Magnetica nucleare, Milano 18.4.85


ESAME DI RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE
«Sono state eseguite sezioni secondo il piano assiale, sagittale e coronale. Le immagini sono state ottenute con tecnica di Spin Echo (S.E.)
utilizzando anche degli echi multipli. I ventricoli laterali hanno normale forma e dimensione. Il terzo ventricolo ed il quarto ventricolo sono sulla linea mediana. Assenza di zone di alterato segnale a carico degli emisferi cerebrali. Non zone di alterato segnale a livello del tronco cerebrale o degli emisferi cerebellari. In conclusione l'esame N.M.R. può essere considerato nei limiti della norma».

(Dott. G. Scialfa)

Nota di Redazione
Sono state raccolte 143 certificazioni mediche relative a questo caso clinico, sia antecedenti che successive alla guarigione.
La gravita della malattia, naturalmente irreversibile, l'istantaneità della guarigione, le circostanze in cui è avvenuta, la ricchezza delle testimonianze, rendono il caso della signora Basile assolutamente interessante. Altre indagini sono attualmente in corso e un attento monitoraggio nel tempo risulterà essenziale. Qui abbiamo solo riferito i fatti, anche se, in questo caso, esiste una «evidenza elementare» del cambiamento avvenuto.

UN CASO DI TUMORE CEREBRALE
Dr. Giacomo Mattalia

Mi chiamo Emanuela N.G. e cercherò di raccontare brevemente la mia storia, sperando possa essere utile alla commissione che si riunirà a Medjugorje. Ho quasi 35 anni, sono sposata e ho due figli: 5 e mezzo la prima e 14 mesi il secondo e sono medico.
Circa un anno fa sono stata operata per astrocitoma, manifestatosi improvvisamente al lobo temporale destro e poi sottoposta ad un ciclo di BCNU e ad un mese di telecobaltoterapia al massimo dosaggio possibile; contemporaneamente prendevo 8 mg. di Decadron al giorno, a circa metà terapia ho superato il morbillo. Terminata la cobaltoterapia ho sospeso il cortisone bruscamente, subendone qualche conseguenza in autunno. Per evitare crisi comiziali di tipo epilettico a causa della cicatrice nel lobo temporale, seguivo una terapia anticonvulsivante. Ad ottobre, il primo TAC di controllo: tutto bene salvo una cosa: pur seguendo le terapie prescritte, avevo fino a 15 crisi giornaliere di epilessia. A questo punto ho cominciato a pensare che le cure anziché darmi beneficio mi provocassero un effetto paradossale, e allora, in piena responsabilità e con l'aiuto di quel Dio e di quella Vergine Santissima che fin dai giorni dell'intervento avevo sempre sentito più vicino a me ho deciso di lasciare gradualmente Tegretol e Gardenal e, guarda caso, da novembre non ho più avuto una sola crisi anche trovandomi sotto stress fisico o emotivo, anche in iperventilazione forzata. Ma purtroppo mi aspettava una brutta sorpresa. Senza crisi e con segni neurologici modestissimi al TAC successivo di fine febbraio '85 ecco presentarsi una enorme recidiva giudicata inoperabile dal Prof. Geuna. Ancora una volta ho sentito che non era quello il momento di arrendersi. Subito, da Pavia, pur restando lo stesso parere diagnostico, si decise che avrei dovuto fare un ciclo di CCNU (5 capsule - 8 settimane di intervallo, altre 5 capsule) poi un nuovo controllo fino ad arrivare ad un possibile intervento. Feci come mi dissero. Mentre la mia famiglia si rivolgeva anche all'estero per un parere, spedendo tutta la documentazione, ecco che nacque in me il fortissimo desiderio di andare a Medjugorje, mentre avevo sempre detto che, salute permettendo, sarei andata a Lourdes per ringraziare d'aver superato bene l'intervento. Ed ecco che, deciso il viaggio a Medjugorje, arriva la prima buona notizia: dal Minnesota prof. LAWS scrive che potrebbe trattarsi di una radionecrosi tardiva dovuta alla cobaltoterapia. Da Parigi il prof. ISRAEL pone lo stesso dubbio e consiglia la risonanza magnetica nucleare per fare una diagnosi differenziale. Intanto vado a Medjugorje e prego e assisto all'apparizione della Madonna nella casa di Vicka e una scarica mi percorre la colonna vertebrale. Mentre il mio cervello da medico mi dice che non è logico, è come se una forza si fosse impadronita di me in quel momento; il giorno successivo salgo in cima al monte Krizevac in 33 minuti, mentre negli ultimi mesi mi costava molta fatica salire dislivelli anche modestissimi. Nel viaggio di andata in aereo al decollo e all'atterraggio avevo avuto un notevole mal di testa per via dell'edema, al ritorno sempre in aereo non sento più nulla, è come se la mia testa fosse più leggera, guarita. Continuo la terapia antiedemigena, poiché anche una radionecrosi provoca edema e basta. In marzo vado a Ginevra per la risonanza magnetica nucleare ed in effetti non c'è altro che radionecrosi, l'edema perilesionale è quasi scomparso, le strutture mediane che nel TAC di fine febbraio risultavano spostate sono in asse. Resta una piccolissima zona incerta che dovrò ricontrollare a luglio. Ora bisogna considerare che l'immagine del TAC è stata vista da otto fra radiologi, neurologi e neurochirurghi fra i quali alcuni luminari italiani e francesi, solo al nono, all'americano Dottor LAWS è venuta in mente l'altra possibilità ed io avevo già deciso di andare a Medjugorje per cui si potrebbe parlare di miracolo in embrione a livello diagnostico. Ma ci sono da considerare anche tante altre piccole cose: io sto bene, non ho crisi epilettiche, non ho segni neurologici e conduco una vita perfettamente normale; unico cambiamento, è entrata profondamente nel mio cuore una fede autentica, ingenua, se si vuole quale potevo avere da bambina. Quel Dio in cui credevo, ma che sentivo lontano da noi, vive in me ed io Lo prego attraverso la Sua Santissima Madre ogni giorno col S. Rosario e sono certa che a luglio la risposta sarà un'immagine senza più ombre anche se piccolissime.
Se serve unisco la fotocopia del referto del TAC.
Con molti ringraziamenti per aver letto la mia storia e sperando un giorno di conoscerla. In fede.

Emanuela N.G.

(N.d.r. : - La TAC cerebrale eseguita nel mese di luglio 1985 risultò normale).

IL CASO DI RAVENNA
Dr. Giacomo Mattalia

Durante una delle periodiche riunioni di consultazione della nostra equipe medica con l'A.R.PA., fummo raggiunti da una telefonata inaspettata. Chi ci chiamava era il teologo mariologo francese Rene Laurentin per segnalarci un probabile caso di guarigione straordinaria avvenuto qualche mese innanzi proprio a Medjugorje. Si trattava, secondo le sue informazioni, della signora Bruna B. di Ravenna affetta da tempo da una malattia incurabile delle linfoghiandole.
Non seppe aggiungere altro, anzi l'indirizzo alquanto incompleto che ci fornì, complicò notevolmente le nostre ricerche.
Tuttavia qualche giorno dopo, il 16 maggio 1985 eravamo già in Romagna e la commovente testimonianza a cui assistemmo fu premio meritato alle nostre ricerche.
I primi segni della malattia, a detta dell'interessata, erano iniziati nel 1978: astenia, dimagramento, afonia, adenomegalia indirizzarono i medici verso la diagnosi di toxoplasmosi.
Solo dopo quattro anni, non beneficando in nessun modo della terapia, un ulteriore consulto, questa volta presso il Centro Tumori di Milano chiarì il dilemma: si trattava in realtà, purtroppo, di un Linfoma non-Hodgkin di tipo linfocitico e linfoblastico al IV stadio con invasione retroperitoneale. La nuova diagnosi non dava adito ad illusioni. La prognosi era severissima e ogni cura puramente palliativa. La signora non disarmò: iniziò ugualmente la chemioterapia e moltiplicò le sue preghiere a Dio per intercessione della Vergine Santa.
Era in questo atteggiamento di fede e di fiducia illimitata, quando seppe delle apparizioni della Madonna in Jugoslavia e decise di partire. Ma non fu così facile: dovette attendere ancora qualche settimana prima di unirsi ad un piccolo pulmino di Forlì diretto in Bosnia-Erzegovina.
Con questo ristretto gruppo di persone fece tappa a Loreto e nella Casa della Natività disse alla Vergine: «Madonnina, tienimi tra le tue braccia, stringimi forte forte, ho bisogno di sentire la Tua presenza». Disse un'Ave Maria e uscì.
Giunsero a Medjugorje il pomeriggio del giorno seguente, appena in tempo per le funzioni serali e poiché desiderava entrare nella stanzetta delle Apparizioni, si avvicinò alla porta, nonostante una moltitudine di persone gremisse l'ambone.
Quando capi che il Francescano addetto al buon ordine, desiderava allontanare i fedeli dalla balaustra pregò tra sé e disse: «Madonnina, se non è possibile entrare permettimi almeno di rimanere qui accanto alla porta, così sarò più vicina a Te, quando Tu verrai». Mentre ancora stava pensando a queste cose si sentì spinta violentemente dentro la cameretta: si voltò immediatamente per vedere chi, così, in malo modo, l'avesse trascinata e, con sua somma meraviglia, non vide assolutamente nessuno.
Frastornata e commossa per questo fatto inconsueto, assistette all'estasi dei veggenti pregando intensamente per tutti i malati presenti e per tutti i sofferenti che aveva lasciato in Italia.
Tornò poi, nella navata principale della Chiesa per partecipare alla S. Messa. Alle ore 21 circa, quando il pulmino stava per lasciare definitivamente il piazzale antistante la Parrocchia di S. Giacomo in Medjugorje, tornò Don Arturo, la loro guida spirituale; si fermò dinanzi alla signora e le disse: «Bruna, Bruna, corri in Chiesa, Marija Pavlovic, la veggente, mi ha detto nella Sacrestia che desidera parlarti».
Vincendo lo stupore, ancora incredula si precipitò alla ricerca della ragazza; ma non la trovò, l'oscurità serale aveva avvolto ogni cosa. Quella sera in albergo, i suoi compagni di viaggio, colpiti dal clima di preghiera in cui avevano vissuto per l'intero pomeriggio, decisero variando il programma, di tornare l'indomani in quel paesino benedetto da Dio e visitato quotidianamente dalla Madonna. La Bruna vide così riaffiorare le speranze di attuare quell'incontro tanto atteso.
Il giorno seguente verso il mezzodì due giovani che erano con lei le proposero di raggiungere la collina del Podbrdo, ove erano avvenute le prime otto Apparizioni nel giugno del 1981. Nonostante fosse molto affaticata per il viaggio e per le cure accettò Finvito. Stavano inerpicandosi tra i sassi e i rovi quando furono raggiunti da una voce: «Bruna, Bruna». Si voltò di scatto... era Marija Pavlovic che sorridente, con le braccia allargate la chiamava. Le corse incontro e ricevette un forte abbraccio. La veggente, attraverso una sua parente che conosceva la lingua italiana, proseguì: «La Madonna, ieri sera, mi ha incaricata di trasmetterti l'abbraccio, che tu con tanta insistenza Le avevi domandato a Loreto...» Singhiozzante tra le lacrime la Bruna disse: «Ma tu come fai a sapere che io mi chiamo Bruna B. e che provengo da Ravenna?» La ragazza replicò: «La Beata Vergine non solo mi ha parlato di te ma mi ha permesso di vedere il tuo volto accanto al Suo!» Ancora tergendole le lacrime proseguì: «Mi ha incaricato inoltre di invitarti a non pregare solo per gli altri ma anche per te: per la tua guarigione. Tu hai due figli, tu devi vivere, non devi morire... questa sera io pregherò la Nostra Mamma Celeste particolarmente per te, per la tua salute. Prega per i Sacerdoti, prega per la Chiesa, prega molto, prega molto: questo è il messaggio che ti lascio, torna ancora, ho molte cose da dirti...»
Al rientro in Italia, sottoposta a numerosi esami medici, questi confermarono la regressione della malattia di base e la donna riprese la sua attività lavorativa quotidiana. Le forze erano tornate, i dolori erano scomparsi, il miglioramento clinico, che era iniziato sin dal viaggio di ritorno dalla Jugoslavia, continuava. Ad un successivo controllo linfografico e radiologico (TAC) persisteva unicamente un linfonodo toracico retroaortico ancora lievemente ingrandito che scomparve sei mesi più tardi.
A due anni di distanza la signora Bruna B. di Ravenna è in remissione totale per ciò che riguarda la patologia neoplastica di cui era affetta pur esitando, quale strascico della chemioterapia, una modesta cardiotossicità da Adriblastina corretta con terapia digitalica.
N.B. La signora Bruna è tornata a Medjugorje il 25 giugno 1985, quarto anniversario dall'inizio delle apparizioni, ed in questa occasione si è nuovamente incontrata con Marija Pavlovic.

TRE CASI DI GUARIGIONE IN JUGOSLAVIA
Dr. Ludvik Stopar

Primo caso Brumec Marija - Sp. Polskava 103 vicino a Maribor (Slovenia) è caduta dall'alto di un carro di fieno ed ha rotto Pundicesima vertebra della spina dorsale.
La diagnosi del reparto traumatologico dell'ospedale di Maribor era la seguente: «fractura compressiva corporis vertebrae th XI» (La 11.ma vertebra è rotta nel mezzo e schiacciata).
La paziente ha ricevuto il busto il giorno 8.6.82 e l'ha portato per due mesi.
La lastra di controllo dimostra che la parte inferiore della 11 .ma vertebra è ridotta di un terzo. Di conseguenza la possibilità di movimento nella regione lombare è ridotta di 1/3.
Dal controllo effettuato il 30.12.1982 si poteva riscontrare che l'undicesima vertebra rotta ha fatto aderenza con la decima vertebra.
In seguito alla riabilitazione tra l'anno 82 e l'anno 83 nella casa di cura a Dobrno la paziente ha migliorato tanto quanto bastava per poter fare qualche piccolo leggero lavoretto dentro la casa, accusando tuttavia dolori nel muoversi e nel camminare.
Alla fine delle cure possibili Marija Brumec fu dichiarata invalida per il resto della sua vita. A seguito del pellegrinaggio a Medjugorje dell'8.8.1983 la paziente è guarita sull'istante. Esiste la testimonianza resa dal suo parroco Drofenil, nonché quella della paziente stessa che oggi di nuovo riesce a fare tutti i lavori più pesanti nei campi esattamente come prima dell'incidente. Sulle ultime lastre della spina dorsale non vi è alcuna traccia della lesione. Questo reperto dimostra inequivocabilmente la guarigione repentina.
Allegati:
Esiste documentazione allegata: due cartelle cllniche, il certificalo sulla riabilitazione a Dobrno, numerose lastre sulla rottura della 11.ma vertebra e le lastre di adesso sulle quali si vede senza ombra di dubbio che non vi è più alcuna frattura. La testimonianza del parroco Drofenil e la testimonianza scritta della stessa Brumec Marija sono disponibili.

Secondo caso
«Damir Coric dichiara che nell'estate 1981 (non ricorda esattamente la data) Vicka ha pregato su di lui e che la sua malattia fu tolta via sull'istante. Le sue forze vitali sono tornate ed è aumentato subito anche di peso». Coric Damir, nato nel 1960 a Mestar, è stato curato nella cllnica neurochirurgica di Zagabria perché affetto da «hydrocephalus internus» (aumento della pressione del liquor sul cervello).
Dalla documentazione allegata, si vede che è stato operato tre volte sulla testa. Ogni volta subentrava l'emorragia cerebrale e si doveva rioperare. A causa di queste difficili operazioni l'ammalato deperiva. C'era da aspettarsi il ripetersi dell'emorraggia subdurale, ecco perché la prognosi dell'ospedale di Zagabria non dava molte speranze ed era decisamente infausta.
Il 6 marzo 1981, il paziente viene dimesso per essere curato a casa in quanto si è riscontrato un lieve miglioramento. La terapia da seguire è sintomatica. La prognosi del degente è incerta e infausta: «Senza il drenaggio del liquor, aumenta la pressione nell'interno del cranio, il drenaggio del liquor a sua volta provoca ipotensione che porta al collasso del cervello».
Da questa documentazione medica risulta quanto era grave Damir Coric e che le probabilità di guarigione erano pressoché nulle. La sua guarigione quindi non è dovuta a cause naturali.
Allegati:
La lettera del padre Vlasic; tre cartelle cllniche di tre degenze alla cllnica universitaria di Zagabria; e la lettera di congedo (*) del centro di riabilitazione a Krapina.

Terzo caso
«Iva Tole è venuta a Medjugorje. I veggenti hanno interceduto per lei presso la Madonna. La Vergine le ha detto tramite loro come pregare, come digiunare e come credere. Iva ha seguito i consigli. Migliorava di poco e poi guarì bruscamente del tutto il giorno 13.IX. 1981 nella giornata dedicata alla Messa sulla Croce del monte Krizevac...»
Iva Tole fu curata presso il centro medico specialistico di Mostar (*) «Lettera di congedo»: in Jugoslavia si da automaticamente. E' un foglio con una breve diagnosi, la cura fatta e la eventuale terapia da seguire.
Pellegrini in preghiera sulla collina del Podbrdo, luogo delle prime apparizioni.
e la sua diagnosi era: «Encephalomyelhis disseminata in observatione» (infiammazione disseminata delle circonvoluzioni cerebrali).
La paziente è stata mandata a Zagabria per aver conferma della diagnosi. Dalla cartella della cllnica neurochirurgica, reparto neuropatologia dell'università di Zagabria si legge: Encefalomielite disseminata. Per le cure ulteriori la Tole fu inviata alla clinica neurochirurgica ma non abbiamo il loro referto. La paziente è stata anche alla casa di cura a Lipik dove la sua diagnosi fu completata: sderosis multiplex, malattia del cervello non curabile che, con gli anni, porta il paziente all'infermità, perché non più in grado di camminare o stare in piedi.
Allegati:
Cartella clinica del centro medico a Mostar del 1.3.79; la lettera di congedo della clinica neurochirurgica, reparto neuropatologia, dell'università di Zagabria. La lettera di congedo a Lipik ed alla fine la dichiarazione dell'apposita commissione sull'invalidità della Iva Tole del 70 per cento perché gravemente ammalata.