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Messaggio del 30 marzo 1985:Quando siete umili, quando pregate fervidamente e quando amate il vostro prossimo, Satana non può neanche avvicinarsi a voi.

Settembre 1994: MORIRE A MEDJUGORJE. MORIRE CON IL CUORE!

01/07/2016    1704     Medjugorje: gli anni 90    Suor Emmanuel 
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MESSAGGIO del 25 settembre 1994. "Cari figli, gioisco con voi e v'invito alla preghiera. Figlioli, pregate secondo la mia intenzione. Le vostre preghiere mi sono necessarie. Per mezzo di esse desidero avvicinarvi a Dio: Lui é la vostra salvezza. Dio mi manda per aiutarvi e condurvi in Paradiso, che e' la vostra méta. Per questo, figlioli, pregate, pregate, pregate! Grazie per aver risposto alla mia chiamata". 

Ci sono dei furbetti che vedendo arrivare le vecchiaia, chiedono alla Madonna di poter morire a Medjugorje. Fortunatamente Lei non li esaudisce, perché è una grana spaventosa per il loro ospite croato e una tegola per la guida del gruppo. In verità si è visto un prete molto anziano crollare presso l'altare nella chiesa per terminare sicuramente la messa nel Regno; oppure quella nonnina che è partita nel sonno, appena arrivata a Medjugorje. Ma è raro e ... totalmente sconsigliabile! nessuna possibilità di risuscitare sulla collina delle apparizioni, il vostro corpo sarà portato subito a Spalato...) La soluzione sta altrove. Piango anch'io come voi sul modo inumano di trattare i morenti e i morti nelle nostre città. Ma se ognuno di noi prende a cuore questo compito, possiamo migliorare la situazione. Tra noi alcuni sono sindaci del loro paese, o parroci, medici, medici legali o impiegati delle pompe funebri, ecc... La Gospa saprà ispirare ad ognuno nella preghiera i cambiamenti da portare al loro incarico per permettere a tutti di "morire col cuore", e ai parenti di vivere il "lutto col cuore".

Qui a Medjugorje, i Croati hanno saputo mantenere una bellissima tradizione. Appena uno muore, si corre ad avvertire la chiesa, che suona la campana a morto. Subito dopo un prete viene a visitare il defunto e gli dà i sacramenti "sotto condizione" se per caso non li avesse ricevuti prima della morte. Quando la gente del villaggio sente le campane, si mette a pregare per colui che ha appena lasciato la nostra terra. Poi avendo chiesto chi era la persona, vanno a visitare la famiglia e ad aiutare per preparare i funerali. Nella messa della sera, il prete annuncia il decesso e tutta l'assemblea prega per il defunto che sarà sepolto il giorno seguente alle tre del pomeriggio. Durante le 24 ore in cui il defunto è ancora a casa sua, il corpo è esposto nella bara aperta, per permettere a tutti di vederlo un'ultima volta e di pregare presso di lui. Si sgranano in continuazione rosari facendo anche aspersioni di acqua benedetta (uso raccomandato dalla Gospa).

I bambini sono presenti con gli adulti, perché qui non si cerca di nascondere la morte. Quando il papà di Marija è morto, Marija ha sentito la sua nipotina di quattro anni dire a un cuginetto di tre : "Sai, anche noi saremo un giorno come il nonno, siamo tutti uguali: si nasce, si diventa grandi, si va a scuola, ci si sposa, si hanno bambini, si diventa nonni e poi si muore e si va in cielo con Dio. E' così!" Avvengono scene sconvolgenti. Durante le 24 ore di veglia, ogni membro della famiglia si avvicina al defunto per sfogarsi spontaneamente con tutto il cuore, dire ad alta voce sia il suo amore che il suo dispiacere. Gli si parla come se fosse vivo facendogli le più sublimi confidenze, si espri­me il meglio di se stessi prima che lasci la casa.

Non si esprime soltanto il dolore, ma anche i ringraziamenti per tutto il bene che ha fatto; si ringrazia anche Dio di avercelo dato e poi ripreso nell'ora che ha scelto. La Gospa ha detto: "Qui ho trovato dei veri credenti, il loro modo di vivere la morte ne è un esempio!" Non si chiude la bara che quando il prete ritorna per la sepoltura. Prega di nuovo con la famiglia, poi incomincia una lunga processione per le strade, scandita dal rosario fino al cimitero. Tutte queste preghiere sono un grande aiuto per il defunto! Quando viene seppellito non ci si vergogna di piangere perché allevia il dolore. Un parente fa una colletta per offrire delle messe. Poi la vita riprende perché bisogna ben combattere per sopravvivere.

Quanto è bello tutto questo! Essendo più vicino alla natura e quindi al Creatore questo popolo non soffre di depressione. Davanti alla vita come alla morte dice: "Bogu hvala !" (Grazie Dio !). Sappiamo che il più grande aiuto che possiamo offrire a un defunto è la celebrazione della messa, non esiste al mondo un più grande atto d'amore di quello, ma perché aspettare che qualcuno sia seppellito per fargli celebrare una messa? Se si converte prima di morire grazie ai frutti della messa, godrà di una più grande gloria in Cielo per tutta l'e­ternità!

Noi abbiamo soltanto questo tempo terreno per determinare il nostro grado di gloria in Cielo perché "alla sera della vita saremo giudicati sull'amore." D'altra parte molti malati vengono in questa "nuova Lourdes" che è Medjugorje ed effettivamente vi abbondano le guarigioni. Perfino cancro ad uno stadio avanzato, AIDS... ma anche in questo io piango sull'abbandono spirituale di cui soffrono i nostri malati a casa loro. Arrivano a volte qui per tentare l'ultima occasione di guarigione, dopo mesi di analisi mediche, esami, ricoveri, operazioni infruttuose, ricadute dolorose... ecc. Il loro cammino di sofferenza è a volte terribile.

Se chiedo loro: "Avete ricevuto il sacramento dell'unzione degli infermi?" La maggioranza mi risponde: "No, non me ne hanno mai parlato!" Che peccato! Quante guarigioni non hanno avuto luogo perché non lo sapevano! Non tutti i malati possono venire a Medjugorje, ma tutti possono ricevere l'unzione degli infermi. Perché aspettare che il malato sia "in articolo mortis" (in punto di morte) per offrirgli questo sacramento che può guarirlo fin dall'inizio dei sintomi della malattia? Questo sacramento aiuterà il malato anche a vivere in pace il suo "passaggio" se non avviene la guarigione fisica, perché in quel momento cruciale in cui si gioca l'eternità, Dio fa di tutto per attirare quell'anima a lui, ma anche l'Accusatore cerca di intervenire. Cercherà di fare perdere a quell'anima ogni fiducia nella misericordia per chiudergli le porte del Cielo. ("E' troppo tardi per te! Dopo tutto quello che hai fatto non crederai per caso che Dio ti perdonerà, sarebbe troppo facile!" ecc.)

Molte famiglie non sono consapevoli del combattimento spirituale che vive il morente. Chiamare un prete, pregare con fervore e lungamente al suo capezzale, aiutarlo a perdonare ai suoi nemici, avvertirlo con delicatezza che sta per presentarsi al cospetto di Dio, questi sono gli unici segni di amore che gli sono utili a questo punto. A Medjugorje spesso i parenti del morente si organizzano per assicurargli un rosario non-stop, perché chi meglio di Maria può fare la guardia per proteggere e intenerire un'anima, Lei che schiaccia la testa del serpente? Se il morente è lontano, all'ospedale, si può organizzare questa veglia a casa. Ma perfino a Medjugorje mi sono rattristata a volte nel vedere i parenti più prossimi passare più tempo intorno ad un buon "raki" e ad altre consolazioni alimentari, che presso il morente. Come Gesù ha fatto notare a Marta, nella casa di Lazzaro, i doveri dell'ospitalità possono essere eccessivi e nuocere al vero amore. Come si fa a morire con il cuore?... Vivendo innanzitutto con il cuore!

Fonte: Suor Emmanuel