MaM
Messaggio del 17 giugno 2005:Cari figli, anche stasera con gioia vi invito ad accogliere i miei messaggi. In modo particolare vi invito, figli, in questo tempo di grazia a pregare in famiglia e a pregare per la santità della famiglia.

Kibeho: dove la Madonna profetò il genocidio del Ruanda

17/09/2020    830     Altre apparizioni    Kibeho 
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Come scrive Vittorio Messori nella prefazione, le apparizioni mariane sono state giustamente definite dal grande mariologo René Laurentin «stelle nella notte della fede». «Bagliori, dunque, che illuminano gli uomini nel loro non sempre facile rapporto con il Cielo, intessuto di luce ma anche di oscurità. [...] Si può parlarne anche come una sorta di colpi di gong che ogni tanto risuonano nel mondo per risvegliarci dai nostri torpori, per denunciare le nostre illusioni, per ricordarci che esiste un rapporto ben stretto tra quel peccato che vogliamo ignorare e quei tanti mali per i quali continuamente ci lamentiamo».

La Madonna viene a liberarci da quelle idolatrie (il pensiero è sempre di Messori) che ci creiamo perché abbiamo profondamente bisogno di Dio, ma allo stesso tempo gli sfuggiamo. Sinayobye, sacerdote ruandese, riferisce in questo volume ciò che è avvenuto a Kibeho (in Ruanda) tra il 1981 e il 1989: si tratta delle prime apparizioni riconosciute in Africa, tra l’altro in uno dei Paesi (purtroppo) in assoluto più poveri del mondo. Sta di fatto che, mentre una serie di circostanze legate al potere politico stavano da tempo fomentando divisioni e contrapposizioni tra Hutu e Tutsi che sfoceranno – tra l’aprile e il luglio del 1994 – in un terribile genocidio che farà un milione di morti (più di un decimo dell’intera popolazione di allora), Maria appare e profetizza le future sventure (che noi, con il senno di poi, conosciamo). Si adopera in tutti i modi con premura materna per richiamare tutti al cambiamento. Mostra alle veggenti (tre giovani studentesse che non brillano particolarmente per devozione o per meriti) fiumi di sangue che attraversano il Paese, violenze di ogni tipo, cataste di vittime sparse ovunque. Come a Fatima, ribadisce e insiste in continuazione che occorre pregare perché quel massacro, che incombe come una spada su tutto un popolo, potrebbe essere allontanato, tutto quel male che si sta addensando potrebbe essere sciolto. Purtroppo i ruandesi non credono alla testimonianza delle veggenti e solo dopo il genocidio cominciano a meditare sugli insegnamenti di Nostra Signora di Kibeho, prontamente riconosciuti dalle autorità locali dopo un’accurata indagine dei fatti che non ha lasciato alcun dubbio ai vescovi riguardo al loro carattere soprannaturale.

Ovviamente sono insegnamenti molto utili anche per noi, perché quello che è successo in Ruanda potrebbe benissimo ripetersi in Europa, dove spesso – pur sotto una cappa di più o meno consistente (e a volte purtroppo solo apparente) civiltà - non sono minori la sete di potere, l’odio accecante delle ideologie, il razzismo latente, l’avidità, i vizi. Il messaggio è denso di contenuti, già dal nome con il quale la Vergine si presenta a Kibeho: «Madre del Verbo». Come scrive, sempre nella prefazione al volume, Messori: «In questo titolo c’è tutto il mistero cristiano: in una sola persona, Gesù di Nazareth, sta la presenza di due nature, che lo rendono al contempo vero Dio e vero uomo. Così, è proprio la natura divina del Figlio che rende Maria «Madre di Dio». Ma, al contempo è l’umanità di Maria [...] che ci garantisce che quella incarnazione del Verbo si è compiuta davvero». Nostra Signora di Kibeho non chiede poco, anzi, vuole tutto: non certo qualche piccolo aggiustamento di vita, ma di ritornare al cuore della fede riscoprendo quella croce su cui Gesù è salito.

Ora so già che cosa penseranno tanti osservatori: «Tutte balle, Vannicelli. Solo una creatura debole, un malato di mente o una donna credulona, può ancora star dietro a simili storielle».

Peccato però che i testimoni delle apparizioni in questo caso (oltre alle tre studentesse, altre persone hanno constatato il fenomeno) siano più di uno. «Sia pure, Vannicelli. Ma dobbiamo davvero prenderli sul serio? Per di più sono afri- cani, in uno dei Paesi più poveri del mondo.

Si saranno inventati tutto, magari per far soldi attirando turisti».

Per carità, non che io vada a caccia di questo genere di fenomeni, mi basta il Vangelo e la testimonianza della Chiesa per vivere la fede: eppure troppo spesso si sottovaluta la presenza di Maria, apparsa in vari luoghi dall’Ottocento ai giorni nostri, lasciando inoppugnabili segni del suo passaggio. Che la Vergine Madre stia venendo spesso sulla Terra per richiamare tutti alle dolci esigenze del Vangelo, a me non sembra affatto contraddittorio. Tra l’altro perché, ahimè, i segni di un generale e diffuso ateismo pratico, indifferentismo, freddezza religiosa sono sotto gli occhi di tutti. Quello che è sicuro è innanzitutto il fatto che la Madonna, quando parla alle veggenti africane, usa certamente toni e modi materni ma non un linguaggio buonista. Non esita a parlare di peccato, conversione, penitenza, unione alla sofferenza espiatoria di Cristo. Come scrive sempre Messori, con la sua straordinaria capacità comunicativa, Maria «vuole semplicemente ricordarci che Dio esiste e che ignorarLo o ancora peggio porsi contro di Lui non fa che portare sofferenza nella nostra vita. Mentre al contrario, accettare di entrare in quel rapporto d’amore che Egli in continuazione ci propone è fonte di pace, di serenità, di gioia. E che anche l’adesione alla croce, quella che Gesù ha scelto volontariamente di portare, si pone nella stessa linea».

Attraverso la Sua morte, Gesù ci ha regalato la vita: ciascuno di noi deve in un certo modo morire a sé stesso, per ritrovarsi vivente in Cristo.
Il 6 aprile 2014, parlando all’Angelus anche davanti ai vescovi del Ruanda, papa Francesco invitava la Chiesa del mondo intero a implorare l’intercessione della Madre del Verbo apparsa a Kibeho. Propongo a ciascuno dei nostri lettori di raccogliere questo invito, approfondendo il senso del messaggio di Kibeho e innanzitutto leggendone il luminoso resoconto steso da don Edouard.

Dimentichiamo così volentieri la nostra vocazione cristiana per andar dietro alle nostre passioncelle e a futili interessi; siamo così spesso attratti dal male, o perlomeno soltanto da ciò che è immediatamente utile o piacevole! Tuffarci in questo libro può solo farci un gran bene in questi giorni di calura estiva che ci ricordano l’Africa se non altro per motivi climatici.

Fonte: La Croce Quotidiano


Fonte: La Croce Quotidiano