Com’e’ nata la prima comunita’ di consacrati nello spirito di Medjugorje - Intervista con P.Gianni Sgreva all'Oasi della pace

Intervista con P.Gianni Sgreva all'Oasi della pace
D. Quando e come è nata l’idea della comunità
dei consacrati?
R. Dobbiamo risalire a circa due anni fa, nella seconda metà
del luglio ‘85, quando con insistenza Marija Pavlovic ha
voluto che io mi trattenessi a casa sua. In quei giorni ha avuto modo
di confidarsi molto con me e di parlare soprattutto della
consacrazione che le chiedeva la Madonna, pur salvaguardando sempre
la sua libertà. E veniva fuori il desiderio che la magnifica
novità iniziata da Maria a Medjugorje si manifestasse in un
segno permanente di persone che non soltanto accoglievano la
conversione, ma anche la destinazione ultima della stessa, che
consiste nell'appartenere totalmente al Signore. Certo si aggiungeva
anche un’altra considerazione. Lavorando il tabacco assieme mi
diceva: “Ma dove potrà finire? in quale congregazione in
quale istituto potrò proseguire quel cammino
pedagogico-educativo, che ha Medjugorje ha iniziato ormai da da
4 anni (luglio ‘85)? La sua domanda rimaneva sospesa.
Poi
affiorava anche un altro desiderio in quella conversazione:
rientrare
un po nei tempi dell’età apostolica, soprattutto
rifacendoci a quel testo degli Atti 1,14, dove si dice che gli
Apostoli erano assidui nella preghiera con le donne e i fratelli di
Gesù,insieme con Maria. D’altronde la Chiesa ha trovato
origine proprio nel cenacolo, dove Maria guidava la preghiera in
attesa dello Spirito Santo, e questo cenacolo era riempito non solo
dagli apostoli - diremmo oggi dai Vescovi e dai sacerdoti—, ma
anche dai laici, uomini e donne. Tutta la chiesa era convenuta nel
cenacolo. Ma anche Medjugorje è un movimento mondiale che
interessa tutta la chiesa; e si doveva pensare a una forma di
consacrazione in cui tutte le componenti della chiesa avessero potuto
ritrovarsi, riandando quasi dentro l’esperienza del cenacolo,
guidate da Maria.
Queste erano le prime linee di un embrionale
discorso che si sta va profilando. Quando nello stesso giorno la
visita a un monastero ortodosso a Mostar ci faceva ancor più
riflettere a causa della struttura stessa del luogo. Al centro una
chiesina in onore di Maria, a un lato un braccio occupato da monaci ;
l’altro a sinistra era abitato da monache. E ammirando quella
organizzazione di vita che faceva centro sulla chiesina della Madonna
si diceva: —Ma perché allora non possono stare assieme
donne e uomini, tutta la chiesa, presa sia nell’ambito
celibatario sia nell’ambito del matrimonio, tutti pronti a
ritornare dentro il Cenacolo per farsi guidare dalla Madonna verso il
traguardo di una nuova Pentecoste?
D. Dopo questo periodo di incubazione ci sono stati dei segni
provvidenziali che hanno provocato, la realizzazione dei sogno?
R. Non vedendo alcuna possibilità pratica di dar corpo a
quel sogno, si soprassedette per diversi mesi a questo pensiero, come
si trattasse solo di un pio desiderio. Ma le cose hanno cominciato ad
avere una piega molto diversa nel dicembre ‘85. Mi trovavo a
Medjugorje e quella sera avevo voluto dedicarmi alle confessioni,
rinunciando all’apparizione. Dopo la Massa, Marija mi si
avvicina e mi dice: “Sai che la Madonna mi ha parlato di
te?”“Come? —risposi stupito— ha Medjugorje ti
ha parlato di me? Che cosa ti ha detto?”“Non te lo posso
dire ora, ma solo quando ti troverai in un clima di raccoglimento.”
Il giorno dopo, 5 dicembre, a casa sua, dopo aver a lungo pregato, mi
confidava tutto. Sulle prime non ho creduto, anzi le ho chiesto di
stendere in lingua croata le dichiarazioni della Madonna: le avrei
poi fatte tradurre da P. Slavko, temendo il soggettivismo della
veggente che poteva trarla in inganno,oppure che qualche difetto di
lingua impedisse di capire bene. P. Slavko confermava il senso del
messaggio, che pressapoco suonava così: Mi invitava a mettermi
in profonda preghiera e in grande silenzio, perché poi Lei
stessa mi avrebbe parlato. Attendevo intanto che il messaggio fosse
concretizzato attraverso dei segni. Un segno c’era, eppure ero
molto lontano dal decifrarlo. Il 3 dicembre ero venuto a contatto con
un ragazzo che si era confessato fuori della chiesa, e gli avevo
detto semplicemente: “Mettiti in ginocchio e consacrati subito
alla Madonna. Questa è l’unica possibilità per
uscire dallo stato tenebroso in cui ti trovi.” Dono di che era
tornato da me dopo la messa delle 11 con un amico, invitando me a
fare la via Crucis sul Kricevac, ma a piedi scalzi. Accetta e quella
Via Crucis durò due ore, dopodiché l’amico che
non conoscevo mi chiedeva aiuto per un discernimento vocazionale:
"era già venuto a Medjugorje nove volte senza ancora
veder chiaro. “Come posso io sapere?”risposi. Eravamo
sotto la croce. “Scendiamo e preghiamo la Madonna, chissà
che non troviamo qualche anima che ci possa aiutare”. Quella
stessa sera incontrammo una veggente che aspetta va già da
otto giorni dì incontrare quei ragazzi: fece discernimento su
di loro e su di me e alla fine ci persuase sul piano della Madonna.
Questo il 6 dicembre ‘85.
D. Questo inizio, o meglio questo primo segno,ha qualche
attinenza con il gruppo di preghiera di Medjugorje?
R. All’inizio si era ben lontani dal pensare a un
collegamento con il gruppo di preghiera: la cosa era conosciuta solo
a Marija e a P.Slavko. Ma nell’aprile dell’86 ebbi un
lungo colloquio con P. Tomislav, nel quale egli era preoccupato di
come organizzare la vita del gruppo dopo la fine dei 4 anni di attesa
—allora eravamo al 3°— per una scelta vocazionale.
D. E dopo quest’incontro che cosa è avvenuto?
R. Nel marzo dell’86 mi era stata fatta la proposta di una
casa, confidai la cosa a P. Slavko venuto a Verona il 16 marzo ed
egli mi disse di non perdere tempo, perché la Madonna voleva
così. Ma sorgevano due problemi di difficile soluzione: come
mettere assieme uomini e donne in una comunità religiosa e
tener presenti tutte le componenti della chiesa, quella celibataria
tradizionale e quella dei coniugati; e poi partire dal chiaro
collegamento con i fatti di Medjugorje quando la chiesa non li ha
ancora approvati? Nel frattempo mi tenevo in contatto con il padre
spirituale e con il mio Superiore provinciale, che ha sempre
dimostrato verso di me larghezza di cuore e tanta saggezza.
La
Madonna poi pensò a darmi risposte concrete sui grossi
problemi accennati. Nell’aprile ‘86 fui invitato a
partecipare al convegno nazionale del Rinnovamento dello Spirito a
Rimini; li trovai alloggio in un albergo dove si trovavano alcuni
fratelli e sorelle della Comunità del Leone di Giuda e
dell’Agnello Immolato in bianche tuniche e scalzi, compresi i
bambini, che già da più due anni vivevano una
straordinaria forma di vita consacrata, approvata dal Vescovo di Alby
e da quello di Lione.
Allora è possibile che nella chiesa
possano convivere fratelli sorelle, celibi e sposati. Anzi scoprii
che il nuovo Codice di Diritto Canonico (cann.298 e 299) riconosce a
laici e chierici il diritto a questa forma di consacrazione sotto la
figura dl “Associazione privata di fedeli”. Intanto il 6
giugno Marija ricevette in un’apparizione un altro messaggio,
in cui la Madonna incitava a proseguire nella via intrapresa. Intanto
cresceva il numero dei ragazzi e ragazze, che la Madonna stava
scegliendo e unendo attraverso ritiri, lettere, telefonate. Era tutto
un movimento: e da due ne sono venuti dieci, venti.
D. Ma come avete risolto il problema del collegamento con
Medjugorje, non ancora approvato dalla chiesa?
R. Questo problema mi assillava ancor più dell’altro,
anche’ perché poteva già sorgere una comunità
in una diocesi dove si sarebbero trovate difficoltà con il
Vescovo di quella chiesa a causa di Medjugorje Dissi alla Madonna:
“Se è opera tua dovrai pure trovare il modo di aggirare
l’ostacolo”. E l’occasione venne puntuale. Il 9
settembre fui invitato a una udienza dal Card. Ratzinger e dopo aver
parlato di vari problemi con altre persone, chiesi di rimanere solo
con lui e trovai il coraggio di dirgli tutto quanto avevo nel cuore,
ma soprattutto gli parlai dei due problemi più scottanti: come
mettere assieme uomini e donne, sposati e celibi, questi ultimi
aperti a una vocazione ministeriale, diaconale o presbiterale; e come
fosse possibile stante la mancata approvazione di Medjugorje.
Il
Card. —ricordo— ha molto sorriso di gioia e guardandomi
disse:E perché si deve preoccupare lei? Di Medjugorje me ne
occupo io” -difatti nel settembre dell’86 era tutto
in mano della Congregazione della Dottrina della fede—.
“Bisogna —mi disse— salvaguardare un principio
molto importante sul piano teologico: distinguere tra quelli che sono
i fatti e sono sub judice—, e quelli che sono i frutti del
fatti. Allora ai fatti ci penso io, ai frutti ci penserà lei.
Quindi le auguro di usare molto discernimento nelle vocazioni, ne
parli col suo Vescovo, con il Provinciale e avanti!”. Lui
stesso ml indicò la formula dell’Associazione privata di
fedeli prevista al Codice. Ebbi dunque tutto l’incoraggiamento
da una fonte così autorevole. Ma non finì tutto
qui.
All’indomani ottenni inaspettatamente un incontro con
il S. Padre per interessamento di un amico: 10 settembre. Al Papa ho
fatto un racconto succinto ed essenziale. lo non avevo posto il
problema vocazione e Medjugorje, ma il Papa mi ha prevenuto:
“Ma,Padre, di che cosa è preoccupato lei? Ho già
affidato tutto ai miei organismi. Avanti: sono le vocazioni quelle di
cui dobbiamo occuparci”. Poi parlava e non parlava; parlava più
con la commozione, perché si vedeva che era visibilmente
commosso nel sentire queste cose. Mi ha abbracciato forte, mi ha
baciato in fronte e mi ha sussurrato: “La Madonna le aprirà
tutte le strade” e poi, consegnandomi il suo Rosario, mi ha
detto: “Padre, preghi anche per me" Così con la sua
benedizione è iniziato questo cammino. Ecco il segno. Uscivo
dall’udienza alle 13 del l3 settembre e in Curia Generali zia
(dei Passionisti) trovai un biglietto: “Ti aspettano a Vicenza
per vedere una casa”, lo non ne sapevo niente. All’indomani
ero già a Priabona e vedevo questa casa, dove vi trovate voi
adesso.
I PRIMI PASSI
D. Cos’è avvenuto dopo le memorabili udienze del
settembre ‘86 fino all’apertura della casa di Priabona il
18 maggio 1987?
R. Ci sono stati anzitutto i contatti necessari sul piano
giuridico ecclesiastico, sia con il Vescovo della diocesi in cui si
sarebbe aperta la casa, sia con i miei superiori. Il mio Padre
Provinciale chiese e ottenne il 20 settembre ‘86 un’udienza
dal Card. Ratzinger, il quale gli ribadì: “Questa è
opera di Dio: incoraggi il padre a proseguire”. E’
bastato questo perché il mio P. Provinciale mi venisse
incontro in tutti i modi e si mettesse a completa disposizione
dell’opera. Ma, essendo io un religioso appartenente ad un
istituto, si doveva trovare una formula accettabile e, dopo varie
vicissitudini e ripensamenti, sofferenze, umiliazioni, viaggi e
fatiche, lo stesso Superiore Generale dei Passionisti ha assunto in
mano la cosa. Ricordo che disse: “Questo è un onore per
tutta la congregazione: favorire questa nuova iniziativa, in cui
verranno confluire tante vocazioni”. Così dopo
l’approvazione del Superiore Generale per l’avvio di
questa comunità, firmata il 22 marzo 1987, verrà anche
quella del Vescovo per l’esperimentazione il 18 maggio 1987.
La
figura giuridica della nuova istituzione è quella di
“associazione privata di fedeli”, che non contempla di
per se un previo consenso episcopale: sono laici e chierici, uomini e
donne, celibi e coniugati che si mettono insieme per delle finalità
apostoliche o contemplative. Ne parla il Codice di Diritto Canonico
ai nn. 298 e seguenti.
Il vero inizio della comunità è
segnato al 25 marzo, quando i primi 9 fratelli, dopo una giornata di
ritiro, hanno firmato l’accordo privato che è richiesto
dal Diritto Canonico per dare l’avvio alla detta associazione.
Attualmente fan parte a tutti gli effetti della comunità
mariana ”Oasi della pace” —questo è il suo
nome— tredici membri, non tutti ora presenti perchè
alcuni non ancora disimpegnati dalle occupazioni di prima, e molti
sono gli aspiranti ad entrare: dalle venti alle venticinque persone
si stanno preparando.
D. Abiteranno tutti in comunità, anche gli sposati?
R. I celibi abiteranno in comunità contemplative. Per gli
sposati siamo ancora in via di riflessione e di preghiera. Varie sono
le coppie di coniugati che si stanno preparando. Per loro si potrebbe
ipotizzare questo tipo di realizzazione: che gruppi di sposati
continuino la loro vita nelle proprie famiglie, mentre altri vivano
direttamente in comunità. Quanto ai voti di povertà e
obbedienza, sarà chiarito in seguito mentre per la castità
matrimoniale ci sono già indicazioni precise nel piano di vita
(che pensiamo di pubblicare prossimamente).
D. Qual’è il proprium che identifica la vostra
comunità nei confronti delle altre?
R. Bisogna rifarsi all’origine per capirlo. Se noi abbiamo
ricevuto il dono della conversione tramite Maria, perché
dobbiamo lasciare tanti fratelli e sorelle fuori dell’ambito
della pace? Quindi nasce un vero compito, una esigenza. La Madonna
sta visitando l'umanità. La Madonna —come dice bene il
Papa nella sua enciclica “Redemptoris Mater”— è
colei che vive la sollecitudine per tutti gli uomini. Ora io penso
che il bisogno più grande in quest’epoca di
secolarizzazione e di materialismo sia quello della pace: pace
concepita come presenza di Dio nel cuore dell’uomo. Ecco quindi
fratelli e sorelle, celibi e sponati, che si mettono insieme per dare
una mano alla Madonna, accogliendo anche tutte le condizioni da Lei
poste, per essere portatori di pace. Della pace vera, non di quella
politica o economica, che tutt’al più potranno essere
conseguenza della pace dei cuori.
STRUMENTI DI PACE MEDIANTE L’INTERCESSIONE. L’ESPIAZI0NE,
L’ACCOGLIENZA
A questo punto è bene dire subito una parola sulle tre
caratteristiche fondamentali o carismi della comunità, sempre
collegati a questi fatti. Se la pace è il frutto della
preghiera,il primo ministro o carisma della comunità dovrà
essere L’INTERCESSIONE. Anzi è previsto nel piano di
vita che l’intercessione dovrà essere un voto, un quarto
voto aggiunto a quelli tradizionali di povertà, castità
e obbedienza.
Al carisma dell’intercessione si aggiunge
quello della ESPIAZIONE. Quante volte la Madonna ha pianto! E piange
perchè fa sue le sofferenze dell’umanità dovute
al peccato. Quindi lo espia in se nella preghiera di continua
intercessione e anche —direi— nella sofferenza, perché
la Madonna soffre come una mamma per la situazione del mondo
contemporaneo, che sta arrivando a dei traguardi massimi di
alienazione da Dio.
Ed ecco quindi il carisma dell’espiazione:
non lasciare solo il Signore Gesù nel Getsemani; non lasciare
da sola la Vergine santa in questa mediazione espiatrice. Poi il
terzo carisma. Se abbiamo ricevuto il dono della pace attraverso la
mediazione di Maria, dovremo essere aperti a tanti fratelli e sorelle
in cerca di pace, creando cuori e luoghi dove essi possano trovare la
pace: è il ministero dell'accoglienza. Le nostre comunità
devono esercitare l’accoglienza per ogni tipo di fratelli e
sorelle, a questa condizione però: che siano alla ricerca
sincera della pace, cercando soltanto nel Signore e attraverso Maria
la soluzione dei loro problemi umani, proprio perché la fede
non va rilegata nell’intimo, ma deve abbracciare tutta la vita;
e ogni bisogno umano si scontra con il problema fondamentale che è
la pace.
D. E’ questo il servizio ecclesiale che si propone?
R. Sì, perché la comunità è
essenzialmente contemplativa ma, dentro la contemplazione vive il
ministero dell’accoglienza, per cui i fratelli vengono, per
così dire, accolti nel grembo della contemplazione....
D. ... e anche perché portati dalla Madonna!
R. Ecco, anche “portati dalla Madonna” perché
noi non faremo mai pubblicità, e anche ora parliamo solo
perché interrogati. Mai faremo propaganda. A questo ci pensa
Maria.
D. Avete regole oratiche che guidano la vostri giornata?
R. Certo, perché per essere approvati, anche se in via
sperimentale, dai superiori ed essere io stesso posto come
responsabile della comunità, noi dovevamo presentare loro un
piano di vita. Questo piano di vita, in cui si trovano esposti i
principi su cui si basa la comunità e le indicazioni pratiche
per la loro attuazione, ha già avuto l’approvazione in
via sperimentale, sia dal Superiore generale dei Passionisti, sia dal
Vescovo diocesano di Vicenza. I fratelli che hanno posto la firma per
la costituzione dell’associazione privata hanno condiviso
queste linee proprio perché già frutto di una
prolungata esperienza.
D. L’orario tiene conto allora di questi principi!
R. Certo, l’orario potrebbe suscitare stupore in alcuni, ma
in effetti tiene presenti proprio queste linee fondamentali. Se qui
si esercita anzitutto il ministero dell'intercessione, è
chiaro che l’intercessione dovrà prendere il massimo
della giornata. Perciò non deve meravigliare che ci siano
sette ore di preghiera: sei comunitarie e in più l’ora
di preghiera personale davanti all’Eucarestia, alternandosi
ogni fratello nell’adorazione continuata per le ore del
giorno.
In settembre diventerà anche notturna. Questi sono
anche gli accordi presi con il Vescovo. Quindi è la preghiera
il vero e primo lavoro. Ci stiamo accorgendo dopo i primi due mesi
che la Madonna ci chiede effettivamente questo. Certo ci sono anche
le varie mansioni di casa: lo stesso lavoro dell’accoglienza
comporta una grande fatica per i fratelli e le sorelle. Ma
l’occupazione più importante rimane la preghiera. E’
una preghiera vissuta in tutte le sue dimensioni, perché ci
rifacciamo proprio a quell’espressione di Ef 6: “Prendete
l’armatura di Dio.., e pregate incessantemente con ogni sorta
di preghiere e di suppliche nello Spirito”. Quindi un pò
tutte le forme di preghiera sono accolte. L'importante è che
si preghi con il cuore.
D. Voi non fate lavori retribuiti per procurarvi il necessario?
R. Attualmente è così. Si lavora per l’allestimento
e la manutenzione della casa, per la cucina e i lavori domestici,
anche se abbiamo sempre pensato a un altro lavoro: qui c’è
anche un pezzo di terra, e poi delle persone ci hanno offerto lavoro.
Io non so cosa succederà nel cammino avvenire, però
oggi come oggi il vero lavoro è la preghiera e l’accoglienza.
La provvidenza poi è abbondantissima: avete visto anche voi in
questi giorni. Stiamo andando avanti nel solco del Signore: ci pensa
Lui. La provvidenza è tanta che provvediamo perfino a fornire
monasteri di clausura che pregano per noi.
Come è scritto
nel piano di vita la regola prima della comunità che quindi ha
un risvolto anche sul piano economico,è quella del vangelo di
Matteo 6: “Cercate prima il regno di Dio ... e tutto il resto
vi sarà dato in più”.
D. E la guida della comunità a chi appartiene?
R. Ci teniamo veramente a dire ma anche proprio in tutti i gesti
della comunità, e a riconoscere perché è così:
la Madonna la guida della comunità, è veramente Lei.
Quando noi andiamo a tavola c’è sempre un piatto vuoto
per Lei. Quando ci incontriamo tra di noi c’è sempre una
sedia vuota, che ci fa ricordare la sua presenza. Quando iniziamo la
Messa invochiamo Lei perchè ci faccia celebrare o partecipare
bene alla Messa. Quando incominciamo qualsiasi incontro di preghiera
chiediamo che Lei sia presente e che ci ispiri e ci guidi nella
preghiera. Lei è la Superiora. Ovviamente quello che il
Vescovo ha messo come responsabile della comunità dovrebbe
essere semplicemente lo strumento nelle mani della Madonna, sperando
che sia sempre così.
COME SI SVOLGE LA GIORNATA IN COMUNITA’
D. com’è strutturata la preghiera nel vostro
orario?
R. Ecco. Levata ore 5. Alle 5,30 inizia la preghiera con il canto
dell’ufficio delle letture che dura circa 50 minuti. Il testo
usato è il breviario monastico dei benedettini. Alle 6,30
canto delle Lodi, cui segue alle 7 la Messa, normalmente ai mattino,
eccetto il sabato e la domenica. Al termine della Messa si espone il
S.S. Sacramento per l’inizio dell’adorazione, poi si
canta l’ora di Terza.
Alle 8,30 colazione, poi c’è
il lavoro, o lo studio, oppure catechesi o accoglienza. Il sacerdote
che è con me sta facendo il catechismo proprio da capo. C’è
chi, anche se laureato, non ha mai avuto catechismo. Alcuni si
preparano per affrontare in ottobre la prima teologia. Per alcuni si
tratta di imparare l’italiano, perché non tutti sono
italiani. Alle 12 Angelus, canto dell'ora sesta e prima corona del
Rosario con I misteri gaudiosi. Il pranzo è alle 12,35.
Notiamo di passaggio, se ce ne fosse bisogno che il mercoledì,venerdì
e le vigilie delle feste più Importanti e di quelle della
Madonna si digiuna a pane e acqua. Dopo un po di ricreazione, in cui
si sistema il refettorio e la cucina, alle 14 torna il silenzio, che,
tra l’altro, è il clima normale di tutta la giornata (i
fratelli possono parlare solo per cose necessarie) per coltivare il
clima della preghiera e quindi della pace.
D. Anche durante i pasti c’è silenzio?
R. Durante i pasti è silenzio. Normalmente si legge o si
ascolta qualche cassetta. Ma questo non è un silenzio
assoluto. Quando ad esempio c’è un giorno di festa, o se
ne sente l’esigenza, si dispensa dal silenzio con una certa
liberalità. Talvolta gli ultimi minuti del pranzo e della cena
sono offerti ad una discussione sui contenuti della lettura o
dell’ascolto appena fatti. Alle 14 dunque i fratelli possono
avere un’ora di riposo,essendosi alzati presto al mattino.
Alle
15 canto dell’ora Nona, a cui segue la seconda parte del
Rosario con i misteri dolorosi e quindi la lettura spirituale comune.
Poi riprende ancora per circa 2 ore, come al mattino il lavoro o la
catechesi o il canto o l’accoglienza. Alle 18 canto del Vespro.
Poi segue la preghiera di lode spontanea o di silenzio o di
guarigione: ogni sera qualche cosa di diverso. Alle 19,30 la cena.
Restano circa tre quarti d’ora per la ricreazione e la
sistemazione delle proprie cose.
Alle 20,45 ci si ritrova per la
terza parte del Rosario, magari passeggiando e quindi la Compieta.
Dopo le 21,30 riposo. Faccio notare che in comunità non c’è
ne televisione ne radio. Nessun rumore del mondo. Per l’informazione
basta il quotidiano.
Inoltre ogni lunedì sera i fratelli e
le sorelle fanno le ore di preghiera con Gesù0 Sacramentato
sul nostro monte della croce dalle 21 alle 23: questa strettamente
riservata al membri della comunità. Il venerdì sera
invece si tiene un’ora di preghiera davanti alla croce, alla
quale possono partecipare anche i fratelli ospiti. Dimenticavo: ogni
sabato e domenica pomeriggio la preghiera si svolge in modo diverso,
alla stessa maniera che a Medjugorje ogni giorno: dopo l’ora
nona, si recitano due parti del Rosario, si canta il Vespro, si
celebra la Messa, poi preghiera di guarigione seguita dalla terza
parte del Rosario.
D. Ci auguriamo che il carisma del fondatore... sia durevole.
R. fortuna qui c’è una Fondatrice, che dovrebbe dare
certa sicurezza! Lode, gloria, benedizione a Maria, Regina della
Pace!
Priabona 11.8.87
Fonte: Eco di Medjugorje nr.44