MaM
Messaggio del 25 novembre 1997:Cari figli,Oggi vi invito, a comprendere la vostra vocazione cristiana. Figlioli, io vi ho guidato e vi sto guidando in questo tempo di grazia, affinché diventiate coscienti della vostra vocazione cristiana. I santi martiri morivano testimoniando: Io sono cristiano ed amo Dio sopra ogni cosa. Figlioli, anche oggi vi invito a gioire e a diventare cristiani gioiosi, responsabili e coscienti che Dio vi ha invitati in modo speciale a diventare mani gioiosamente estese verso coloro che non credono e che con l'esempio della vostra vita ricevano fede ed amore per Dio. Perciò pregate, pregate, pregate affinché il vostro cuore si apra e sia sensibile per la parola di Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Un giovane parla ai giovani

22/10/2007    1634     Testimonianze su Medjugorje    Testimonianze 
?
E’ la storia di un giovane che non è approdato alla comunità di Maria per delusioni o perché non riuscito nella vita. Anzi, questa gli dava l’ebrezza di arrivare a tutto, dopo che i suoi sogni di giovane erano stati appagati a dismisura. Forse dovevo venire a Montelungo per scrivere questa testimonianza e poter comunicare ad altri la mia esperienza, e soprattutto quanto il Signore e la Madonna hanno fatto per me. Alla luce di questa consapevolezza che “c’è veramente un Signore che ci strappa dalla schiavitù” do un rapido sguardo al mio passato.

Sono nato in Sardegna,in una cittadina industriale vicina a Cagliari: una famiglia normale, un padre che lavorava, una madre che accudiva a un negozio d abbigliamento. Da piccolo frequentavo come tutti la parrocchia, ma poi crescendo vedevo che questa non mi aiutava più di tanto. Forse non si accorgevano che io crescevo e non trovavo risposta ai tanti perché sulla vita. In pratica mi dicevano che cosa dovevo fare ma non il perché. Così un po’ alla volta mi allontanai.

Tra i 15 e i 17 anni sono iniziati i veri problemi. Tutti i conflitti che un adolescente può vivere in famiglia o si risolvono, anche a costo di grande fatica, oppure tendono a scoppiare. Il mio problema, come quello di tutti i giovani di oggi era di trovare una strada per la mia realizzazione. Solo che in Sardegna la strada era chiusa perciò che desideravo, cioè imparare la musica, per la quale dovevo spostarmi. E mio padre disse no. Frequentai un istituto per chimici: è stato il periodo più brutto della mia adolescenza.

A 17 anni riuscii a venire a Milano per frequentare una scuola di cinema e pubblicità. Avevo un piccolo giro di amicizie, musicisti quasi tutti: era un sogno a quella età suonare e farsi una vita per conto proprio: difatti cominciavo a viaggiare e a guadagnare. I miei genitori erano sempre preoccupati per la mia lontananza e per chi potevo frequentare. C'è stato nei loro confronti un periodo di chiusura, soprattutto con mio padre, con cui facevo molta fatica a parlare, perché come tutti i padri l’ultima paro1a spetta a loro: problema quindi di autorità, mentre mia madre la usavo per scavalcare la figura paterna.

Quando ho incominciato a percorrere la strada della conversione il Signore mi ha fatto capire che era necessario riconciliarsi con tante figure, delle quali la più importante era quella paterna. Si, uno può essere riconciliato con tutto apparentemente, ma se non è riconciliato con i genitori ci sarà sempre qualcosa che non va. Esiste il 4 comandamento che dice: onora il padre e la madre. Perché non un altro verbo, visto che onorare è il massimo? Perché il padre e la madre e non il vicino di casa? L’amico? Me lo chiedevo in un ritiro tre anni fa, e la risposta è venuta a fatica. Con i genitori ho un rapporto unico insostituibile. Di figure paterne ne posso trovare tante ma di padre ne ho uno solo. Il rapporto con i genitori è un rapporto irrevocabile: o si accetta, o c’è il rischio di distorcere tutta la realtà: è un test per tutti gli altri rapporti.

Io per 20 anni sono stato sempre con la bocca aperta a criticare, a contestare: non volevo accettare un rapporto insostituibile. Questo comandamento viene preso con leggerezza, in modo moralistico: ma l’onore che porta all’obbedienza è vita. Riconciliarsi vuoi dire anche sottomettersi e riconoscere che la verità non posso cambiarla neanche di una virgola... che la vita non mi appartiene ma che l’ho ricevuta , e i genitori non li scelgo io e loro non scelgono me. E’ un’avventura per tutti, per il figlio e per chi lo fa. La vita viaggia, non appartiene a nessuno. I genitori sono l’oggettivazione della dipendenza di ciascuno di noi con la vita. Tutti i conflitti che ho con i genitori sono i conflitti che ho con la vita. Si vive la vita come si è vissuto con i genitori. Io oggi, grazie all’intervento del Signore, mi sento in una posizione di debito rispetto alla vita, chissà quanti di voi, leggendo queste cose, si interrogheranno sul loro rapporto con i genitori e vedranno tante cose andate male, fino a dire:”ma io sono stato sfortunato ad avere due genitori così, due disgraziati così, ecc”.

Si tende sempre a guardare le cose che non vanno e non si guarda mai al rovescio della medaglia e quindi non si riconosce che si è in debito. Non è il mondo che ha bisogno di me, ma io del mondo, e ogni rapporto di forza con la realtà si ritorcerà a proprio danno. Se faccio la guerra, questa guerra mi distruggerà. Il rapporto di forza con la realtà è autodistruzione, è tagliare il cordone ombelicale con la vita. E’ come una pianta che è in polemica con le radici. In questa prima parte della mia testimonianza ho voluto dirvi queste cose perché mi sembrano importanti soprattutto per chi sta già facendo un cammino di fede, o chi sta iniziando. State attenti perché la coscienza cerca continuamente di smantellare il passato e allora si cercano delle figure sostitutive, e quindi il rapporto con la realtà non è mai veramente riconciliato. Il presente deve corrispondere al mio ideale di famiglia. Si chiede al Signore di poter fare una esperienza di vita - dono, ma il Signore potrebbe rispondere: “E adesso cosa stai facendo se non una esperienza di vita in cui puoi donarti?” Sono io che non so riconoscerlo.

Il conflitto che io ho vissuto con mio padre è sempre stato in quegli anni sottovoce, e questo per paura: era più conveniente tacere per quieta vivere. Ma nel mio cuore vivevo delle fatiche,delle pesantezze. Per me questo è stato un punto, una pietra molto importante della mia con versione. Cioè qui è veramente il Signore che tocca il cuore e che riconcilia con queste figure importantissime, insostituibili.

Antonello.