MaM
Messaggio del 23 Giugno 2002:Cari figli, all’inizio delle apparizioni ho detto “Pace! Pace! Pace!” Anche oggi, cari figlioli, vi invito alla pace. Insieme con la Madre, pregate per la pace; per la pace nelle vostre famiglie, per la pace nel mondo. Se non avete la pace, pregate! Pregate nelle famiglie. Vi ringrazio, figlioli, perché avete risposto alla mia chiamata.

Vicino ai moribondi

07/07/2022    402     Testimonianze su Medjugorje    Suor Emmanuel 
?

L’estate scorsa, un’amica croata è ritornata al Signore dopo una lunga malattia per un dolorosissimo cancro. Lavorava in Austria. Al suo capezzale ho incontrato una donna che andava spesso a trovarla, pregava con lei e la aiutava a prepararsi al grande incontro. Sono rimasta talmente colpita dalla sua delicatezza, dal suo modo di fare vicino ad un morente e dalla sapienza delle sue parole, che le ho domandato il suo segreto. Mi ha raccontato la sua storia e come il Signore avesse contrastato i suoi piani per metterla al Suo Servizio. Questa testimonianza di Elisabetta, merita di essere conosciuta. Infatti nel mese di Novembre celebriamo i Santi e preghiamo per i morti che attendono di entrare nella Luce. Perciò approfittiamo di tutto quello che può aiutarci a "cristianizzare" la nostra visione della morte.

"Un giorno, disse, ero nella sala d’attesa di un ospedale dove c’era una donna sulla sedia a rotelle. Sentii il Signore che mi diceva: ‘Vai a pregare con lei’. Dissi: ‘No! No! Signore, non posso fare questo qui. Come posso pregare con lei? E’ impossibile che non mi vedano, mentre lo faccio.’ Mi vergognavo di non farlo, ma la voce non smetteva di farsi udire: ‘Vai, per favore, vai a pregare con lei’. Affinché nessuno se ne accorgesse, attraversai la sala e feci finta di prendere qualcosa nella tasca della mia giacca che era appesa dietro. Mentre tornavo in dietro mi fermai presso la sedia a rotelle e misi un braccio attorno alle spalle di quella signora e le chiesi come mai fosse all’ospedale. Poi pregai. Non a voce alta, ma in modo che potesse sentirmi. Sapevo che era quello che dovevo fare.

Tutto era iniziato in modo strano 25 anni prima, con una esperienza che aveva cambiato la mia vita.

Abitavo a Salzburg in Austria. Il nostro parroco mi aveva mandato da una coppia malata per vedere se avevano bisogno di qualcosa e se potevo aiutarli. Erano evangelici. Sono andata da loro. Era la vigilia di Natale. La mattina dopo sentii per la prima volta nella mia vita una voce interiore che mi diceva: ‘Vai a vedere la famiglia Davidson’. Respinsi un poco questo pensiero anche se avevo riconosciuto la Sua voce. Pensavo tra di me: non può essere Gesù, oggi è Natale, oggi devo essere con i miei quattro figli! Ma la voce ritornò tre o quattro volte quella mattina: ‘Vai a trovare il Signor Davidson’. Alla fine decisi di andarci il giorno dopo. Quando vi arrivai il 26, seppi che il Signor Davidson era morto il 25. Capii subito nel cuore che il Signore voleva che io fossi là il 25 e che avevo mancato questa opportunità per disobbedienza. Da quella volta ho cominciato a sentire abbastanza spesso la voce del Signore. Poco per volta ho imparato a non ignorare la voce, ma ad obbedire subito. Quando la voce si fa sentire, devo lasciare tutto il resto. Altrimenti non trasmetto le grazie che il Signore vuole dare a quella persona. In molti casi non ho obbedito perché troppo timida o imbarazzata e ne ho visto subito le conseguenze.

Adesso ho 76 anni e sono vedova da sei. Poiché tutti i figli sono grandi ed usciti di casa, lavoro nella parrocchia con i malati ed i morenti. Prego con loro e li ascolto. Quando vado a trovare i malati all’ospedale li incoraggio a ricevere da un sacerdote il Sacramento dell’Unzione degli Infermi. Penso che sia uno dei più bei sacramenti che abbiamo, perché mi fa vivere delle bellissime esperienze. Le persone fanno subito l’esperienza della pace di Dio che scende su di loro. Un giorno ho portato all’ospedale il mio amico Franz, già in metastasi e gli ho chiesto se voleva ricevere l’Unzione degli Infermi. Mi ha risposto: ‘Si, per favore!’. In quel momento c’erano altre cinque persone nella stanza. Mentre stavo andando a cercare un prete, uno dei malati mi chiese: ‘Posso anche io ricevere questo sacramento?’. ‘Certo, gli ho risposto, vado a cercare un prete così potrà parlargli e se è pronto per riceverlo, lui glielo darà’. E quando il prete francescano arrivò quattro persone ricevettero il Sacramento dell’Unzione degli Infermi. Non lo avevano mai ricevuto perché nessuno aveva loro detto che potevano riceverlo!.

Lavorando a questo ministero, prendo coscienza di una cosa che mi tormenta. Nelle Case di Riposo molte persone hanno bisogno del nostro amore e delle nostre preghiere. E’ triste vedere che quando vivono i loro ultimi momenti, gli infermieri e talvolta anche le religiose li mandano a morire in un luogo sterile ed isolato dell’ospedale dove per loro tutto è sconosciuto. Perché non tenerli in casa, pregando con loro e tenendo la loro mano?"


Fonte: https://sremmanuel.org/newsletter/november-2006-2/