Testimonianza di una coppia missionaria
29/09/2021
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Testimonianze su Medjugorje
Testimonianze

Medjugorje, 3 agosto 2015
Ciao a tutti!
Siete tantissimi, bellissimi e anche coraggiosissimi sotto questo sole.
Non
potete immaginare quanto avremmo voluto portare con noi i nostri
ragazzi, i nostri adolescenti e i nostri bambini con disabilità.
Sognerebbero di essere qua con voi. Ma se non fosse per portarvi un pò
delle loro vite non sarei qui davanti a voi. Guardate: mi tremano le
mani.
Oggi dovremmo
raccontarvi due storie di vita differenti, perchè benchè marito e moglie
abbiamo due esperienze differenti. Però con un unico filo conduttore.
Dio e la Madonna ci hanno sempre accompagnati durante la nostra vita.
Infatti siamo nati vicini di casa. Poi siamo cresciuti insieme. Siamo
stati i migliori amici, ci siamo fidanzati e poi sposati. E adesso Dio
ha operato un grande miracolo, perchè siamo responsabili dell’apertura
di una missione in Uganda per conto dei frati minori francescani.
Gli applausi sono per Dio e non per me.
Bene.
Io vorrei condividere con voi due punti della mia esperienza di vita. E
sono questi: come sia importante nella nostra vita avere il coraggio di
dire di sì a delle domande grandi, a delle domande ricche di
significato per le nostre vite. E la seconda cosa è il più grande dono
che Dio ha fatto ai ragazzi dell’occidente ed è la possibilità di poter
prendere le nostre vite nelle nostre mani.
Tanti
anni fa a causa di una brutta esperienza nella mia vita, un pò per
scelta oppure semplicemente è capitato, ho deciso di abbandonare la fede
e di allontanarmi da Dio. Ma se anche io avevo perso fiducia in Dio mi
sono accorto che Dio non aveva perso fiducia in me. In quel periodo,
senza attenzione, ho continuato a fare una preghiera alla Madonna.
Quella preghiera ha evitato che cadessi ancora più in basso e mi
allontanassi ancora di più da Dio.
Vi
racconto anche quest’episodio che ci è capitato in Africa un anno fa.
Una ragazzina di nome Olivia è venuta da me e mi ha detto: “Giorgio, il
futuro mi fa paura!” E poi ha aggiunto: “Ma se soltanto potessi
conoscerlo mi farebbe meno paura”. Io le ho detto: “In un certo senso
noi cristiani che siamo sicuri che Gesù cammina con noi è come se
conoscessimo il nostro futuro. Soltanto non sempre ce ne accorgiamo
mentre viviamo il presente, ma ce ne accorgiamo quando guardiamo
indietro il nostro passato. Ci accorgiamo di come Dio era con noi in
ogni momento”.
Anch’io adesso riesco a comprendere il perchè di tante fatiche e tante sofferenze in quegli anni senza fede e senza Dio.
Un
altro piccolo aneddoto d’Africa è questo: una sera tornando verso casa,
verso la missione, abbiamo incontrato due bimbi. Una bimba era
piccolina, avrà avuto 5 anni. Era vestita di fiori, era bellissima.
Teneva per mano il fratellino maggiore. Chiaramente l’abbiamo salutata.
Ci tengono che ci si saluti. Sono contentissimi quando un bianco li
saluta. La piccolina si è sbracciata. Ha cominciato a salutarci e a
sorriderci, mentre il fratellino non ci degnava di uno sguardo. Allora
in quel momento, avvicinandoci per guardare perchè quel bambino non ci
salutasse, abbiamo capito che era la sorellina minore che accompagnava a
casa il fratellino cieco. Non abbiamo potuto fare a meno di riflettere
un pò su questo episodio che ci è capitato. Io mi sono accorto che Dio
ha agito proprio così nella mia vita: mi ha preso per mano e si è fatto
miei occhi. Mi ha accompagnato. Io ero un pò come quel bimbo. Non sapevo
dove stavo andando, perchè ero cieco. Però Dio, nella Sua piccolezza, e
oggi Papa Francesco direbbe “nella Sua tenerezza”, mi ha accompagnato
per mano.
Allora il
primo invito che faccio a tutti noi giovani è quello di non avere paura
di ascoltare quello che abbiamo nel cuore, di non avere paura a prendere
grandi decisioni. Non avere paura ad avere grandi sogni.
Un
missionario comboniano martire ha scritto che una vita senza un sogno
non può essere una vita felice. E poi ha aggiunto: “Che male c’è di
sognare di far felice tutta l’umanità?”
Allora
io vi invito: andate nella natura, in un bosco, sdraiatevi su un prato e
guardate le stelle. Chiedetevi che senso ha la nostra vita. Chiedetevi
cosa può rendere la nostra vita ancora più felice oppure veramente
felice.
Bene. Torno
alla mia storia. Io ero caduto, ma poi un giorno senza fede ho trovato
una locandina che proponeva un viaggio a Medjugorje. Non so perchè è
rimasta nel mio borsello, ma tre giorni prima dell’inizio del
pellegrinaggio ho provato a telefonare. Rimaneva un posto sul pullman e
sono venuto a Medjugorje per la prima volta. Mi è bastata un’ora, una
confessione, una celebrazione eucaristica e un’adorazione la sera che ho
fatto una promessa. Mi ricordo ancora dove stavo camminando… Ho
promesso a Dio questa cosa: “Ti ho perso una volta, ma ti prometto che
non Ti voglio perdere e non Ti perderò mai più”.
Allora
vi racconto l’ultimo episodio d’Africa. Un giorno una ragazzina,
Mauricia, è venuta da me con la faccia molto, molto triste. Ci ho messo
un’ora per capire che cosa le fosse accaduto. Quando ho capito le ho
detto: “Ho capito, hai perso la calcolatrice che ti avevo regalato”.
Dopo che era stata zitta per un’ora mi ha detto: “No. No. Non l’ho
persa!” Mi ha risposto: “La calcolatrice è andata persa”. Poverina… Lì
per lì le ho anche un pò riso in faccia. E poi, invece, ho capito questo
grande dono che Dio ha fatto ai giovani dell’occidente. I ragazzi, i
giovani, gli adolescenti in Africa non hanno la possibilità di prendere
la loro vita nelle loro mani. Ma è la vita che sceglie per loro. Invece
noi giovani dell’occidente abbiamo la grande libertà di poter scegliere
che cosa vogliamo fare delle nostre vite. E’ a questo che Dio ci
responsabilizza.
Così
senza Medjugorje probabilmente io e Marta non saremmo sposati e nè io nè
Marta saremmo missionari. Perchè io amavo due persone: una era Gesù e
una era Marta. Però, come vi ho detto, avevo paura di dire dei “sì”
importanti nella mia vita. Avevo paura di prendere la mia vita nelle
mani con responsabilità.
Così una sera, il 2
agosto, ho portato Marta sulla collina del Podbrdo e le ho chiesto di
sposarmi. E poi insieme abbiamo camminato e abbiamo deciso di partire e
di donare almeno i primi anni del nostro matrimonio in missione.
E
ora vorrei concludere facendo a tutti voi e a tutte le persone che
incontrerete quando tornerete a casa un’invito personale. Nella mia
vita, come vi ho detto, una porta aperta ha fatto sì che si aprissero
tante altre porte di amore e di carità. Così oggi, raccontandovi questa
missione formato famiglia, vorrei offrire una porta aperta a tutti quei
giovani, ragazzi e coppie che volessero fare un’esperienza di missione.
Un’esperienza di incontro con i poveri. Un’esperienza d’Africa.
Questi sono i nostri contatti. Uno è il mio indirizzo e mail e l’altro
il contatto Facebook. Io cercherò di rispondere personalmente a
chiunque di voi avesse il desiderio di incontrarci, di venire a trovarci
o di venire a conoscere la provincia francescana che è molto grande in
Africa.
marta:
Ciao.
Parlerò poco, perchè so che non abbiamo tanto tempo e sopratutto perchè
le gambe tremano. Come vi ha detto Giorgio noi ci conosciamo da tanto
tempo. Da quando eravamo giovani. Giorgio parla della sua crisi di fede,
ma non parla di quando a 14 anni parlava di cose che nessuno
comprendeva, come la missione, di Dio, del servizio. Io c’ero e mi
ricordo che mandava in confusione molti di noi. Io addirittura ogni
tanto pensavo che fosse un pò matto. Invece il Signore ha dimostrato che
aveva già messo un seme nel suo cuore, nel nostro cuore mettendoci
vicini. Il Signore conosceva probabilmente già tutte le mie debolezze,
le mie difficoltà, e mi ha fatto il più grande dono che ho che è mio
marito.
Lui mi ha
portato a Medjugorje per la prima volta dopo il suo primo viaggio
solitario. Era tornato molto, molto entusiasta. Invece io, di fronte al
suo invito di tornare, ero molto scettica, molto dubbiosa.
Ricordo
che la sera che siamo arrivati c’era la Messa e durante l’Eucaristia
tutta la piazza cantava con intensità Emmanuel. Io senza capire
veramente il perchè ho ricevuto l’Eucaristia e ho iniziato a piangere.
Mi sono sentita voluta qui, accolta, per iniziare un cammino insieme
alla Madonna. Oggi ancora piango e mi commuovo quando cantiamo questa
canzone.
Medjugorje,
insieme ai tanti incontri che abbiamo fatto sulla nostra strada, ci ha
aiutato ad educare il nostro cuore alla scelta che poi abbiamo fatto.
Come
ha detto Giorgio non ci sarebbe questa missione se non fossimo insieme.
Quando mi ha chiesto sul Podbrdo di sposarlo mi ha detto: “Mi accuccio,
perchè se mi inginocchio forse la Madonna si offende”. Questo mi
ricorda sempre che il nostro stare insieme è guidato da Qualcun Altro.
Quando
è stato il momento di decidere, se dire di sì ad un caro amico frate
che ci aveva invitato in Africa per questo progetto, ricordo di aver
passato dei momenti di grande paura. Ogni volta che mi approcciavo alla
preghiera chiedendo cosa fare vinceva sempre il terrore di dire di sì.
Avevo paura di dare dispiacere alla mia famiglia, di lasciare gli amici,
le certezze della mia vita, un lavoro che amavo tanto. Lavoravo già con
dei bambini disabili che sono stati per me i più grandi maestri. E poi,
non so come, per grazia del Signore abbiamo detto sì.
Tante
volte abbiamo sentito su questo palco parlare della Provvidenza. Ma io
era come se cercassi questa parola sul vocabolario: cosa vuol dire
Provvidenza? Quando abbiamo detto sì abbiamo davvero ricevuto il
centuplo.
Quando abbiamo detto di sì abbiamo sentito sulla nostra pelle cosa voleva dire Provvidenza.
Quindi vi auguro di non avere tutta la paura che ho avuto io, ma di dire di sì a quello che il Signore vi chiede.
Giorgio:
Possiamo pregare assieme tre Gloria al Padre?
Uno
per me, Marta e la nostra missione, perchè abbiamo bisogno delle vostre
preghiere. Uno per il nostro provinciale in Uganda che si è aperto a
questa esperienza e ora vive un impegno molto grande e per tutto
l’ordine dei frati francescani. Uno per tutti voi e per tutte le vostre
intenzioni che avete portato qui nei vostri cuori a Medjugorje.
Fonte: Andrea Bianco - Mailing list Informazioni da Medjugorje