Giacomo Celentano: pellegrino da Maria

Soffriva di attacchi di panico quando la carriera andava bene. Una sofferenza che però non gli ha impedito di domandare la guarigione: fisica e spirituale. Poi la telefonata di suo padre e l'invito ad andare a Lourdes con i suoi genitori.
Lì accade qualcosa: è il nuovo inizio. Come Giacomo Celentano racconta nel suo libro. Un nuovo inizio che l'ha portato anche a Medjugorje e gli ha fatto scoprire la bellezza dell'amore. E la protezione della Madonna.
Giacomo Celentano abita in un quartiere molto tranquillo di Milano; la metropolitana è vicina, il verde non manca. Siamo a circa quattro chilometri da via Gluck, la strada resa famosa da papà Adriano in una delle sue canzoni più popolari. Solo che «là dove c'era l'erba ora c'è una città...», anche se non proprio tutto è «catrame e cemento».
Siamo andati a trovare Giacomo prima di Natale. Nel soggiorno contiamo almeno due ritratti di San Pio e un altro è appeso vicino alla porta. Poi un grande crocifisso e, sul tavolino, il libro di Santa Faustina Kowalska, colei che diffuse la devozione a Gesù Misericordioso. Alcune madonne in terracotta e... le statue dei tre Re Magi. Agli artisti si può concedere la licenza di iniziare anche dal fondo a costruire il presepe. Il perché della presenza di tutti questi segni è presto detto: la moglie di Giacomo, Katia, è molto devota a Padre Pio ed è particolarmente legata alla santa polacca canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2002.
Questo è un momento importante per il giovane cantautore milanese, e non solo per l'imminente Natale. Celentano, infatti, ha da poco scritto un libro in cui racconta pubblicamente l'azione salvifica della fede nella sua vita.
Giacomo, che argomenti ha voluto affrontare in questo suo testo?
È un libro autobiografico in cui ho raccolto la mia testimonianza di fede. Si tratta, in sostanza, del racconto della mia guarigione fisica e spirituale operata grazie al Signore Gesù.
Di che cosa soffriva esattamente?
Per ben sette anni, dal 1990 al 1997, ho avuto continui attacchi di panico. Si tratta di una patologia che scatena altri disturbi molto fastidiosi che hanno gravemente condizionato la mia vita quotidiana. Il paradosso è che mi sono ammalato quando, a mio parere, la vita professionale andava bene! In quel periodo, assieme a Mario Lavezzi, avevo realizzato il CD Dentro il bosco, prodotto dalla Cgd di Caterina Caselli. Mi rendevo però conto che mi mancava qualche cosa. Mi mancava Dio. In effetti, da tempo, mi ero allontanato dalla fede. Non andavo più in chiesa, avevo abbandonato i sacramenti. Mi chiesi: "Perché Dio ha permesso tutto ciò nella mia vita? Forse vuole che io non canti più?". Da allora cominciai a frequentare sacerdoti ai quali ponevo i miei interrogativi e iniziò, quindi, il mio riavvicinamento al Signore. Un riavvicinamento graduale, una conversione che è ancora in corso. Tornai ad accostarmi ai sacramenti e cominciai così a capire che il Signore aveva permesso questo affinché mi riavvicinassi a lui. Da questa esperienza ho compreso che il Signore permette la sofferenza perché essa è lo strumento attraverso il quale avvicinarsi a Lui.
E la malattia?
Più mi avvicinavo al Signore e più stavo meglio. Poi ho anche trovato un bravo medico, che mi ha prescritto una cura farmacologica efficace. Le due cose sono andate di pari passo. Sono convinto che Dio si serva dei bravi medici per raggiungere la guarigione.
C'è un episodio particolare che ha segnato il suo cammino di conversione?
Il pellegrinaggio a Lourdes che ho compiuto nel 1996. Un giorno ricevetti una telefonata da mio padre: "Vuoi venire a Lourdes?". Accettai subito, perché riconobbi in quell'invito di mio papà la richiesta della Madonna. Partimmo in automobile, ero con i miei genitori e alcuni amici. Il viaggio fu lungo e per me molto faticoso, perché non stavo bene. Ho due bei ricordi di quella nostra permanenza a Lourdes di una settimana. Una notte andammo alla grotta delle apparizioni. Il clima era suggestivo: c'erano le candele, i malati in carrozzella che pregavano davanti alla statua della Madonna, alcuni erano in ginocchio. Io, lì, davanti alla statua della Vergine pronunciai una preghiera che mi sgorgò dal cuore: "Maria, io ti chiedo di potermi realizzare nella vita". Con il tempo ho capito che quella preghiera, in realtà, era una richiesta affinché la Madonna mi aiutasse verso il cammino della conversione, un cammino che, per me, continua tuttora.
Il secondo episodio fu il bagno nella piscina. L'acqua era ghiacciata e mi immersi per qualche secondo. Quando ne uscii, in meno di un minuto, ero già asciutto. Quando lasciai la piscina sentii una grande sensazione di pace, come la percezione di un abbraccio da parte di Maria. Questo è stato il primo segno sul cammino di conversione che avevo intrapreso.
E poi? Ce ne furono altri?
Giacomo con la moglie KatiaDopo circa un anno dal quel pellegrinaggio a Lourdes, mi trovavo in casa a leggere un libro davanti alla finestra spalancata. Era estate. Sentii la voce, bellissima, di una ragazza che stava passando proprio sotto la mia finestra. Uscii di casa e mi precipitai in strada, gridando "Di chi è questa bella voce?". Katia, che stava portando a spasso il cane, tornò indietro e facemmo conoscenza.
Abitava a cinquecento metri da casa mia e fino ad allora non mi ero mai accorto della sua presenza. Da quel momento ci incontrammo sempre più spesso e casualmente: al bar, davanti alla fermata dell'autobus, in strada... Così abbiamo fatto amicizia. Lei è molto credente e ha iniziato a parlarmi di Dio mentre parlava di sé, e io iniziai a innamorarmi di lei. Dopo quattro anni e mezzo di fidanzamento ci sposammo. Quando ero andato a Lourdes a pregare alla grotta davanti alla statua di Maria avevo chiesto per me la riuscita professionale, diciamo il successo. La Madonna, nel tempo, mi ha fatto incontrare i segni della mia vocazione, cioè della mia riuscita umana. E infatti ho conosciuto Katia, con cui ho creato una famiglia. Dopo due anni dal nostro matrimonio è nato Samuele, che oggi ha otto anni. Mia moglie è stata una presenza decisiva, perché ha portato nella mia vita il volto misericordioso di Gesù. Mi ha fatto conoscere il culto della Divina Misericordia. Ho capito, grazie a lei, quanto Gesù mi ami nel profondo.
Dopo Lourdes, è stato anche a Medjugorje?
Sì, una volta, nel 2010. Quando ci andai fui colpito, in particolare, da uno dei messaggi della Gospa: "Ognuno di noi è importante nel piano della Salvezza di Dio". Questo messaggio mi ha fatto prendere coscienza che anche noi, personalmente, partecipiamo al progetto di Dio sul mondo.
Ne ha qualche ricordo particolare?
L'ascesa al Podbrdo. Ho fatto fatica, è un cammino difficile, ma credo sia come una metafora della vita spirituale. Occorre fare fatica. Ma dopo questa fatica trovi la Grazia. Quando arrivai in cima alla collina, mi inginocchiai davanti alla statua della Madonna e iniziai a pregare molto intensamente.
Perché decise di partire per Medjugorje?
A dire il vero ci andai per un motivo futile. Avevo scritto una canzone insieme a Gatto Panceri dedicata alla Madonna di Medjugorje e volevamo portarla a Sanremo. Chiesi a Maria la Grazia di superare la selezione, ma poi la canzone fu bocciata. Tuttavia non ci rimasi male e credo che comunque, prima poi, riusciremo a portarla al Festival, perché è davvero molto bella. La Madonna riposiziona sempre il nostro sguardo. Noi chiediamo qualcosa, ma Lei ci fa intuire qual è la domanda giusta: quella che riguarda la nostra vocazione, non un particolare della vita.
C'è qualcosa che l'ha colpita in particolare di Medjugorje?
La gente che prega e la fila che trovi davanti ai confessionali. Medjugorje è, innanzitutto, un grande luogo di preghiera e di conversione. Vorrei tornarci ancora, questa volta con Katia e mio figlio Samuele.
Un'ultima domanda: a che cosa sta lavorando il Celentano musicista?
A un nuovo album dal titolo Vie d'uscita che sarà presto in distribuzione. Ma sto scrivendo anche un romanzo: una storia di fede e di amore. Per il 2013 ho poi programmato un tour che prevede tappe sia in Italia sia all'estero. Sarà una bella sorpresa.
Lì accade qualcosa: è il nuovo inizio. Come Giacomo Celentano racconta nel suo libro. Un nuovo inizio che l'ha portato anche a Medjugorje e gli ha fatto scoprire la bellezza dell'amore. E la protezione della Madonna.
Giacomo Celentano abita in un quartiere molto tranquillo di Milano; la metropolitana è vicina, il verde non manca. Siamo a circa quattro chilometri da via Gluck, la strada resa famosa da papà Adriano in una delle sue canzoni più popolari. Solo che «là dove c'era l'erba ora c'è una città...», anche se non proprio tutto è «catrame e cemento».
Siamo andati a trovare Giacomo prima di Natale. Nel soggiorno contiamo almeno due ritratti di San Pio e un altro è appeso vicino alla porta. Poi un grande crocifisso e, sul tavolino, il libro di Santa Faustina Kowalska, colei che diffuse la devozione a Gesù Misericordioso. Alcune madonne in terracotta e... le statue dei tre Re Magi. Agli artisti si può concedere la licenza di iniziare anche dal fondo a costruire il presepe. Il perché della presenza di tutti questi segni è presto detto: la moglie di Giacomo, Katia, è molto devota a Padre Pio ed è particolarmente legata alla santa polacca canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2002.
Questo è un momento importante per il giovane cantautore milanese, e non solo per l'imminente Natale. Celentano, infatti, ha da poco scritto un libro in cui racconta pubblicamente l'azione salvifica della fede nella sua vita.
Giacomo, che argomenti ha voluto affrontare in questo suo testo?
È un libro autobiografico in cui ho raccolto la mia testimonianza di fede. Si tratta, in sostanza, del racconto della mia guarigione fisica e spirituale operata grazie al Signore Gesù.
Di che cosa soffriva esattamente?
Per ben sette anni, dal 1990 al 1997, ho avuto continui attacchi di panico. Si tratta di una patologia che scatena altri disturbi molto fastidiosi che hanno gravemente condizionato la mia vita quotidiana. Il paradosso è che mi sono ammalato quando, a mio parere, la vita professionale andava bene! In quel periodo, assieme a Mario Lavezzi, avevo realizzato il CD Dentro il bosco, prodotto dalla Cgd di Caterina Caselli. Mi rendevo però conto che mi mancava qualche cosa. Mi mancava Dio. In effetti, da tempo, mi ero allontanato dalla fede. Non andavo più in chiesa, avevo abbandonato i sacramenti. Mi chiesi: "Perché Dio ha permesso tutto ciò nella mia vita? Forse vuole che io non canti più?". Da allora cominciai a frequentare sacerdoti ai quali ponevo i miei interrogativi e iniziò, quindi, il mio riavvicinamento al Signore. Un riavvicinamento graduale, una conversione che è ancora in corso. Tornai ad accostarmi ai sacramenti e cominciai così a capire che il Signore aveva permesso questo affinché mi riavvicinassi a lui. Da questa esperienza ho compreso che il Signore permette la sofferenza perché essa è lo strumento attraverso il quale avvicinarsi a Lui.
E la malattia?
Più mi avvicinavo al Signore e più stavo meglio. Poi ho anche trovato un bravo medico, che mi ha prescritto una cura farmacologica efficace. Le due cose sono andate di pari passo. Sono convinto che Dio si serva dei bravi medici per raggiungere la guarigione.
C'è un episodio particolare che ha segnato il suo cammino di conversione?
Il pellegrinaggio a Lourdes che ho compiuto nel 1996. Un giorno ricevetti una telefonata da mio padre: "Vuoi venire a Lourdes?". Accettai subito, perché riconobbi in quell'invito di mio papà la richiesta della Madonna. Partimmo in automobile, ero con i miei genitori e alcuni amici. Il viaggio fu lungo e per me molto faticoso, perché non stavo bene. Ho due bei ricordi di quella nostra permanenza a Lourdes di una settimana. Una notte andammo alla grotta delle apparizioni. Il clima era suggestivo: c'erano le candele, i malati in carrozzella che pregavano davanti alla statua della Madonna, alcuni erano in ginocchio. Io, lì, davanti alla statua della Vergine pronunciai una preghiera che mi sgorgò dal cuore: "Maria, io ti chiedo di potermi realizzare nella vita". Con il tempo ho capito che quella preghiera, in realtà, era una richiesta affinché la Madonna mi aiutasse verso il cammino della conversione, un cammino che, per me, continua tuttora.
Il secondo episodio fu il bagno nella piscina. L'acqua era ghiacciata e mi immersi per qualche secondo. Quando ne uscii, in meno di un minuto, ero già asciutto. Quando lasciai la piscina sentii una grande sensazione di pace, come la percezione di un abbraccio da parte di Maria. Questo è stato il primo segno sul cammino di conversione che avevo intrapreso.
E poi? Ce ne furono altri?
Giacomo con la moglie KatiaDopo circa un anno dal quel pellegrinaggio a Lourdes, mi trovavo in casa a leggere un libro davanti alla finestra spalancata. Era estate. Sentii la voce, bellissima, di una ragazza che stava passando proprio sotto la mia finestra. Uscii di casa e mi precipitai in strada, gridando "Di chi è questa bella voce?". Katia, che stava portando a spasso il cane, tornò indietro e facemmo conoscenza.
Abitava a cinquecento metri da casa mia e fino ad allora non mi ero mai accorto della sua presenza. Da quel momento ci incontrammo sempre più spesso e casualmente: al bar, davanti alla fermata dell'autobus, in strada... Così abbiamo fatto amicizia. Lei è molto credente e ha iniziato a parlarmi di Dio mentre parlava di sé, e io iniziai a innamorarmi di lei. Dopo quattro anni e mezzo di fidanzamento ci sposammo. Quando ero andato a Lourdes a pregare alla grotta davanti alla statua di Maria avevo chiesto per me la riuscita professionale, diciamo il successo. La Madonna, nel tempo, mi ha fatto incontrare i segni della mia vocazione, cioè della mia riuscita umana. E infatti ho conosciuto Katia, con cui ho creato una famiglia. Dopo due anni dal nostro matrimonio è nato Samuele, che oggi ha otto anni. Mia moglie è stata una presenza decisiva, perché ha portato nella mia vita il volto misericordioso di Gesù. Mi ha fatto conoscere il culto della Divina Misericordia. Ho capito, grazie a lei, quanto Gesù mi ami nel profondo.
Dopo Lourdes, è stato anche a Medjugorje?
Sì, una volta, nel 2010. Quando ci andai fui colpito, in particolare, da uno dei messaggi della Gospa: "Ognuno di noi è importante nel piano della Salvezza di Dio". Questo messaggio mi ha fatto prendere coscienza che anche noi, personalmente, partecipiamo al progetto di Dio sul mondo.
Ne ha qualche ricordo particolare?
L'ascesa al Podbrdo. Ho fatto fatica, è un cammino difficile, ma credo sia come una metafora della vita spirituale. Occorre fare fatica. Ma dopo questa fatica trovi la Grazia. Quando arrivai in cima alla collina, mi inginocchiai davanti alla statua della Madonna e iniziai a pregare molto intensamente.
Perché decise di partire per Medjugorje?
A dire il vero ci andai per un motivo futile. Avevo scritto una canzone insieme a Gatto Panceri dedicata alla Madonna di Medjugorje e volevamo portarla a Sanremo. Chiesi a Maria la Grazia di superare la selezione, ma poi la canzone fu bocciata. Tuttavia non ci rimasi male e credo che comunque, prima poi, riusciremo a portarla al Festival, perché è davvero molto bella. La Madonna riposiziona sempre il nostro sguardo. Noi chiediamo qualcosa, ma Lei ci fa intuire qual è la domanda giusta: quella che riguarda la nostra vocazione, non un particolare della vita.
C'è qualcosa che l'ha colpita in particolare di Medjugorje?
La gente che prega e la fila che trovi davanti ai confessionali. Medjugorje è, innanzitutto, un grande luogo di preghiera e di conversione. Vorrei tornarci ancora, questa volta con Katia e mio figlio Samuele.
Un'ultima domanda: a che cosa sta lavorando il Celentano musicista?
A un nuovo album dal titolo Vie d'uscita che sarà presto in distribuzione. Ma sto scrivendo anche un romanzo: una storia di fede e di amore. Per il 2013 ho poi programmato un tour che prevede tappe sia in Italia sia all'estero. Sarà una bella sorpresa.
Fonte: di Angelo De Lorenzi