Omelia di Padre Lujbo del 4 agosto 2015
30/09/2021
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Padre Ljubo Kurtovic
Padre Ljubo Kurtovic

Carissimi giovani e voi tutti
che vi sentite giovani presenti qui e voi collegati con noi nello stesso
spirito di comunione… Questa è una piccola Chiesa radunata da tutte le
parti del mondo, da tutti i continenti.
Io
cercavo sempre, e fino ad oggi non ho trovato risposta, almeno una
ragione umana. Cos’è che vi tiene qui sei giorni, sotto questo sole, in
questo luogo? Ancora di più… Che cos’è che attira qui le persone in
questi 34 anni? Qui non ci sono bellezze naturali. Forse non sentirete
nemmeno parole, catechesi, prediche sagge. Ma qui l’uomo esperimenta
qualcosa di diverso. Perchè? Molti mi hanno detto - e anch’io l’ho
esperimentato - che qui si prega più facilmente. Qui si apre il cuore
con più facilità. Qui si esperimenta la pace. Dove è la Madonna c’è la
forza dello Spirito Santo.
Molti dicono: “qui
mi sento a casa”. L’uomo è a casa lì dove è amato, dove è accettato,
dove sente che è stato perdonato. Molti fuggono dalla propria casa e
dalla propria famiglia, perchè non sentono l’amore e non sentono di
essere accettati.
Dio, quando ci ha creati, ci
ha tessuti nell’Amore. Ecco perchè cerchiamo l’amore. Perchè solo Lui
può donarci l’Amore vero che desideriamo.
Se
ritorniamo alla Parola di Dio che ascoltiamo notiamo che le letture e
il Vangelo sono legate da un filo. La prima lettura parlava dell’invidia
e il Vangelo, invece, parla della paura, della mancanza di fiducia.
Vediamo nella prima lettura che Aronne e Maria erano invidiosi verso
Moseè a causa di una donna etiope che lui aveva preso. Per questo lo
rimproverano: “Dio non ha parlato soltanto per mezzo di Mosè; ha parlato
anche per mezzo nostro”. Lì parla l’invidia. E questa invidia vogliono
nasconderla. L’uomo desidera nascondere l’invidia. L’invidia è qualcosa
che mangia da dentro colui che è invidioso. I Vangeli dicono che Gesù è
stato ucciso per invidia. L’invidia cambia in negativo il nostro cuore e
i nostri occhi. Porta l’odio e con invidia diabolica nel mondo è
entrata la morte.
Quando leggiamo la Bibbia
vediamo che Caino era invidioso nei confronti di suo fratello Abele.
L’invidia uccide. L’invidia ci lega. Che cosa ci può liberare
dall’invidia?
Proprio oggi pomeriggio hanno parlato i ragazzi della comunità Cenacolo. In modo particolare Marco.
Se,
cari giovani, foste capaci ogni mattina di guardarvi nello specchio e
accettare voi stessi e abbracciare voi stessi e riconoscere in voi
stessi il dono della vita che vi è stato fatto. Non c’è un dono più
grande. Saper dire all’altro “Ti voglio bene, sei un dono per me”. Così
diceva e scriveva san Giovanni Paolo II nella sua lettera in cui da un
programma alla Chiesa intera, a noi cristiani, fedeli.Il Papa dice: “La
spiritualità della comunione è lo sguardo del cuore sul mistero della
Santissima Trinità che dimora in te”. E’ lo sguardo anche verso l’altro
fratello e sorella. Luce che si riflette sul volto di tuo fratello e di
tua sorella. La spiritualità della comunione significa vedere i doni
degli altri e vedere i loro doni anche come miei doni. Non sono solo per
loro. Soltanto un tale sguardo ci fa diventare fratelli e sorelle. Lo
sguardo di un cuore purificato è quando possiamo riconoscere nella
nostra vita tutti i doni che ci sono stati dati. Solo allora potremo
riconoscere anche gli altri come dei doni.
La
prima lettura dice che Mosè era il più umile di tutti. Era più umile di
chiunque sulla faccia della terra. Questo vuol dire che si era svuotato
del proprio ego, della propria superbia. Siccome si era svuotato Dio
poteva dimorare in lui in pienezza. Ecco perchè provoca invidia.
La Bibbia dice che il bene e il successo dell’uomo provocano l’invidia del prossimo. Questa è la vanità. Una cosa inutile.
Questo è il messaggio della prima lettura: sapersi svuotare del proprio ego. E’ un impegno per tutta la vita.
Il
Vangelo ci fa ritornare al lago di Genesaret. Gesù ha mandato i suoi
discepoli in barca e Lui è rimasto per congedare la folla. Dopo è andato
in disparte a pregare. Ha lasciato i discepoli a se stessi anche se
c’era vento contrario. Questo evento la prima Chiesa lo leggeva… La
prima Chiesa ha anche incontrato il vento contrario delle persecuzioni
dei primi martiri. Questa immagine è un messaggio forte per la prima
Chiesa. Un messaggio per la Chiesa fino alla fine del mondo. Gesù non è
mai assente.
Il messaggio è che Gesù è sempre presente con i suoi. Non li lascia soli. Non li può lasciare soli.
Il
Vangelo non è per essere raccontato, ma per essere vissuto. Sempre di
nuovo. Entriamo nelle pagine del Vangelo dove si parla di noi, della
nostra vita. Questa è la differenza tra il Vangelo e qualsiasi altro
libro. La Parola di Dio desidera incarnarsi, desidera realizzarsi sempre
nella tua e nella mia vita. Cerchiamo col cuore e con l’immaginazione
di entrare in quella barca. Nella tua situazione concreta forse anche tu
esperimenti il vento contrario. Senti che la barca della tua vita è
agitata dalle onde. Forse hai paura per la tua vita, forse hai perso il
lavoro, forse ti pesano i tuoi esami. Forse ti pesa la croce, i rapporti
umani. Forse ti porti dentro qualche ferita. Ti sembra di perdere il
terreno sotto i piedi.
Gesù ti invita: “Vieni”.
Come ha detto a Pietro. I discepoli a prima vista non riconoscono Gesù.
Sentono la paura. Non vedono chiaro. Pietro desidera accertarsi che
fosse veramente quel Gesù che lui conosceva. Sente la Sua voce: “Vieni,
Pietro”. Pietro poteva dire: “Signore, io so che posso camminare sulle
acque, ma preferisco rimanere sulla barca. Qui è più sicuro”. Eppure
Pietro osa uscire. Questa è la fede. La fede non è fermarsi nella barca e
credere con la testa. La fede comprende l’uomo intero. Tutta la sua
vita. La fede comprende anche il rischio. Mentre guarda Gesù Pietro può
camminare sulle acque.
Fratelli e sorelle, questo Vangelo era importante anche per la mia vita.
Io
posso testimoniare che la mia vocazione è avvenuta qui. Il seme è stato
seminato qui a Medjugorje. Quando ero ancora alle scuole superiori mi
sentivo attirato da questo luogo. In quell’epoca non c’erano le
macchine. Era difficile muoversi. Ho cercato di venire a Medjugorje
almeno una volta all’anno. Vivevo lontano. Qui ho sperimentato che la
preghiera non è un monologo. La preghiera non è soltanto il mio parlare a
qualcuno lontano tra le nuvole che forse sente la mia preghiera o forse
no. Quando sperimenti che la preghiera è un dialogo qualcosa si sveglia
dentro di te. Posso dire di non aver mai voluto essere frate,
sacerdote. Posso anche dire che non ho scelto io questa vocazione. Si
dice che ogni vocazione spirituale sia frutto della preghiera. Qualcuno
ha pregato. Qualcuno ha pianto e ha fatto sacrificio per la mia
vocazione.
Gesù ha detto: “Pregate il Padrone della messe perchè mandi operai”. Io non so chi ha pregato per me. Posso solo supporlo.
Dio guida ogni anima come ha guidato la mia. Non smette mai di guidarmi.
Quando
ero adolescente ho terminato le scuole superiori e mi sono iscritto
all’università. Come ogni giovane cercavo la mia via, il mio cammino.
Non era sempre chiaro. Cerchi, domandi… Non sai dove porta questa via.
Ascolti gli altri.
Mi sono iscritto
all’università alla facoltà di ingegneria meccanica a Mostar. Ho dovuto
fare la leva militare. Dopo il militare l’idea dentro di me è cambiata.
Ho cercato lavoro e l’ho trovato a Zagabria. Ero in crisi e in ricerca
del mio cammino. Pensavo che la crisi sarebbe passata dopo aver trovato
il lavoro. Ma la crisi non è passata. Cercavo, ma non sapevo cosa
cercavo.
Quando l’uomo guarda indietro è tutto
chiaro, ma mentre sta vivendo tutto ciò non è tutto chiaro. Non pregavo
soltanto Dio, ma urlavo a Dio, gridavo a Dio, litigavo con Lui. Sembrava
che si fosse nascosto. Finchè un giorno Dio ha parlato. Non mentre
pregavo, non mentre ero in chiesa. Dio mi ha parlato mentre lavoravo
nella vigna di mio zio. Ero libero dal lavoro e lo aiutavo nella vigna.
Un’immagine significativa. Non ho sentito niente e non ho visto niente.
Non ho bevuto niente. Era di mattina. Ma era tanto forte e tanto chiaro
dentro di me. Subito ho trovato mille motivi per non diventare
sacerdote. Era bellissimo. Mi sentivo libero di dire di no al Signore.
Quando Dio tocca l’anima la lascia libera. Quando il maligno ti attira
allora ti senti legato, prigioniero. Senti che non puoi fare
diversamente. Invece Dio rispetta la tua libertà. Gli ho detto di no.
Gli ho risposto “no!” Ma ho lottato con questo “no”. Dentro di me è
rimasta l’inquietudine. Non era chiaro nulla. Volevo la certezza, la
sicurezza mentale. Mi facevo le domande. Mi chiedevo: “E’ qualcosa che
viene da me o viene da Dio?” Nessuno mi dava la risposta. Nemmeno io
potevo rispondere a me stesso. Ma quando Dio ti chiama ti manda sempre
qualcuno sul cammino per aiutarti.
L’ho
detto ai miei genitori e loro hanno cominciato a fare il segno della
croce nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e hanno
detto: “Ma cosa ti è successo? Non sei normale. E’ difficile lavorare
per te?” Io non sapevo rispondere.
Soltanto il
mio parroco era felice per questo. E anc’io perchè qualcuno mi aveva
compreso. Così ho scritto la richiesta al provinciale e il mio parroco
mi ha detto: “Ritorna a lavorare. Se la richiesta sarà accettata
lascerai il lavoro. Se non sarà accettata continuerai a lavorare come se
non fosse successo nulla”.
Sono tornato a
lavorare a Zagabria e lì sono iniziati i miei dubbi: “Che cosa ho fatto?
Ma non sono mica normale. Ma è una cosa di dio o una cosa mia? Dio
aiutami perchè rimanga qui a lavorare e il provinciale rifiuti la mia
richiesta”. Così ho pregato.
Dopo 15 giorni il parroco mi ha detto: “Lascia il lavoro. Sei accettato”. Allora ho detto: “Dio, Tu mi hai ingannato”.
Dio
sa ingannare per il nostro bene. Qualche volta non sappiamo cosa è per
il nostro bene. Non abbiamo la forza di entrare nel mare come fece
Pietro. Ecco perchè per me è significante Pietro che cammina sulle
acque. Ho guardato Gesù e ho detto: “Ecco, arrivo”. Arrivano le onde, i
limiti, le debolezze, le paure e comincio ad affondare. Quel cammino
sulle acque non finisce mai, fratelli e sorelle. Non finisce mai. Fino
alla nostra morte.
Perciò vi prego: non rimanete
nella barca. Abbiate il coraggio di uscire dalla barca. Anche se
affondate Gesù è vicino per aiutarvi.
Amen.
Fonte: ML Informazioni da Medjugorje
Fonte: ML Informazioni da Medjugorje