MaM
Messaggio del 25 giugno 1996:Cari figli! Oggi vi ringrazio per tutti i sacrifici che mi avete offerto in questi giorni. Figlioli, vi invito ad aprirvi a me e a decidervi per la conversione. I vostri cuori, figlioli, non sono completamente aperti a me, per questo vi invito di nuovo ad aprirvi alla preghiera, perché lo Spirito Santo vi aiuti nella preghiera affinché i vostri cuori diventino di carne e non di pietra. Figlioli, grazie per avere risposto alla mia chiamata e per avere deciso di camminare con me verso la santità.

Un Angelo sotto esame (Santa Gemma Galgani)

17/03/2005    3281     Gli angeli    Angeli  Santa Gemma Galgani 
?
« INNI DAL SILENZIO DI MONDI INSOSPETTATI »
Con l'esperienza mistica di Gemma Galgani, «testimone per direttissima del soprannaturale», come afferma Cornelio Fabro, viene ripreso e ribadito un tema sempre presente nella vita spirituale della Chiesa: noi non siamo le sole creature che hanno il privilegio di conoscere, amare, servire e lodare Dio.

« Gli angeli sono un elemento dell'armonia della creazione. Riflessi spirituali dell'Essere divino, essi popolano l'invisibile perché l'invisibile testimoni la gloria di Dio. Gli angeli sono là perché si sprigionino inni dal silenzio di mondi insospettati.

«All'alba di questo ventesimo secolo, che pretende di aver conquistato l'universo, il Signore risponde presentando la povera Gemma Galgani, semplice, nascosta, ma immersa in questo mondo invisibile guidato dall'Amore divino. A noi, così lenti a credere, la giovane mistica viene a ricordare la presenza provvidenziale dell'angelo custode in ogni evento umano e spirituale».

Il processo per la canonizzazione di Gemma Galgani abbonda di testimonianze sulla presenza visibile, sensibile, del suo angelo custode. E questo processo, svoltosi in più fasi e in varie sedi, non è stato affatto inferiore per rigore agli altri. Il «caso Gemma Galgani», l'abbiamo già detto, è passato per un crivello rigorosissimo. Quando tutto sembrava avviarsi a conclusione, ha subìto battute di arresto e ripensamenti decisi in prima persona dalla Superiore Autorità. Uno degli ostacoli più consistenti alla beatificazione era rappresentato, a dire del Promotore della Fede (l'« avvocato del diavolo»), dalla «sovrabbondanza di soprannaturale» presente nella vita e negli scritti di Gemma; non ultima, faceva obiezione la presenza diuturna dell'angelo custode. Tutto ciò aveva messo in sospetto più di un censore. Basti leggere quanto ha scritto al riguardo Flavio Di Bernardo sulle traversie del processo canonico.

La familiarità di Gemma con gli angeli e di questi con lei è davvero grande e sorprendente. Fu ritenuta «eccessiva» e quasi fuor di luogo anche per alcuni particolari a prima vista risibili e censurabili. Ma, annota Zoffoli dopo aver sottolineato l'intimità che regnava tra il Signore, la Vergine Maria e la giovane lucchese, «le visite e i moniti dell'angelo sono riferiti con la medesima serenità e disinvoltura (...), con semplicità degna dei fioretti». E tutto è ben finalizzato alla crescita spirituale della ragazza.

« MA IO HO SONNO »
Per renderci conto della familiarità tra Gemma e l'angelo custode, leggiamo qualche brano del Diario (che riportiamo per intero nella seconda parte di questo volume) redatto tra il 19 luglio e il 3 settembre del 1900.

« Ma quanto è buono Gesù! », esclama Gemma. « Appena si parte lui, mi lascia l'angelo custode, che con la sua continua carità, vigilanza e pazienza mi assiste» (venerdì, luglio).

Il giorno dopo soffre per agitazioni e inquietudini ed è molto disturbata dal diavolo. Finalmente la notte le appare l'angelo e tra i due si svolge un delizioso dialogo più che fraterno:

« Appena mi si presentò lo pregai tanto che non mi lasciasse sola. Mi domandò che avessi; gli feci vedere il diavolo, che si era assai allontanato, ma mi minacciava sempre. Lo pregai che stesse con me tutta la notte, e lui mi diceva: "Ma io ho sonno". "Ma no", gli ripetevo, "gli angeli di Gesù non dormono". "Ma pure", soggiungeva, "devo riposarmi" (ma mi accorsi che faceva per ridere); "dove mi farai stare?". Io volevo dirgli che lui si mettesse sul letto, e io stavo lì a pregare; ma allora avrei disobbedito. Gli dissi che stesse vicino a me; me lo promise. Io andai a letto; dopo lui mi parve che allargasse le sue ali e mi venisse sopra il capo. Mi addormentai e stamani pure era al solito suo posto di ieri sera. Io ce l'ho lasciato; quando sono tornata dalla messa, non ci era più» (sabato, 21 luglio).

L'angelo la rimprovera a tavola perché si distrae e la ragazza teme che anche altri possano aver sentito i rimbrotti angelici; in chiesa, l'angelo non manca di richiamarla perché per un attimo ha « alzato gli occhi per guardare due bambine come erano vestite»; vuole che stia più composta a letto (domenica, 22 luglio).

La domenica successiva Gemma annota: «Il mio angelo custode non mi manca: mi fa forza, e devo dire anche che domenica non avevo fame, e lui stesso mi obbligò a mangiare; e così ha fatto pure stamani. Ogni sera », aggiunge, «non manca di benedirmi e anche di castigarmi e di gridarmi» (domenica, 29 luglio; si veda anche lunedì, 30 agosto).

Il giorno dopo l'angelo la conforta per il dispiacere avuto dalla solita sorella Angelina: la fa «tornare quieta»; quindi « si mise a sedere accanto a me e mi diceva ammodino ammodino... » (lunedì, 30 luglio).

E ancora, nei mesi successivi:

«Stasera l'angelo custode, mentre facevo le preghiere della sera, mi si è avvicinato e battendomi sopra una spalla mi ha detto: "Gemma, come mai tanta svogliatezza per la preghiera?" » (lunedì, 6 agosto).

«L'angelo custode non mi lascia mai; se devo parlare, pregare, fare qualche cosa, me l'accenna lui» (venerdì, 10 agosto).

«Stanotte ho dormito col mio angelo custode accanto; nello svegliarmi, l'ho veduto vicino a me; mi ha dimandato dove andassi. "Da Gesù", ho risposto» (domenica, 2 settembre).

Una pagina incomparabile per fascinosa schiettezza è quella della domenica, 26 agosto (per la quale rimandiamo alla seconda parte di questo volume), quando l'angelo, dall'ora di pranzo fino a notte fonda, non lascia di guardare Gemma con occhio severo. Soltanto il giorno dopo la ragazza viene a sapere da lui che il motivo di tanta severità derivava dalla sua solita ritrosia in confessione a manifestare anche i fatti straordinari che le succedevano. Questa nota di diario del 26 agosto ci rivela in modo compiuto il rapporto educativo dell'angelo con Gemma.

Dovremmo citare tutto l'epistolario e gli altri scritti di Gemma per rilevare quanta familiarità avesse l'angelo con lei e lei con l'angelo. Queste indicazioni servano soltanto a rimarcare gli aspetti più evidenti.

UNA VOCAZIONE PARTICOLARE
Il primo testimone della singolare familiarità della mistica lucchese con gli angeli, e in particolare con l'angelo custode, è stato padre Germano Ruoppolo. Egli dedica il capitolo ventitreesimo della sua biografia di Gemma alla «singolarissima assistenza dell'angelo custode». Nei processi asserisce: «La devozione della serva di Dio verso il suo angelo custode ha dell'ammirabile e, sarei per dire, dell'incredibile ».

Padre Germano passa in rassegna tutti i riferimenti fondamentali e cerca di individuare le motivazioni profonde di questa « assistenza », la cui singolarità è da lui messa in relazione con l'importanza della vocazione e della missione di Gemma. Dice fra l'altro: «Se Dio ama tutti gli uomini, e a ognuno di essi provvede il necessario, assai maggior cura si prende degli eletti, i quali dice d'aver cari come la pupilla degli occhi suoi; e fra gli eletti stessi, a seconda dei meriti, vuole che vi siano gradi di preferenza. Donde avviene che diversa in ciascuno è l'importanza della pietosa missione degli angeli. Ora essendo la nostra Gemma, nei consigli della divina provvidenza, ordinata a occupare un posto assai superiore a quello del comune degli eletti, ne viene di conseguenza che l'angelo assegnatole dal cielo si dovesse prendere di lei una cura tutta particolare. E fu così; anzi, poiché la Grazia volle manifestarsi in questa fortunata creatura con dimostrazioni straordinarie da ogni altra parte, straordinaria volle apparire altresì da questa; perché fosse noto a ognuno quanto veramente questo gran Dio l'amasse ».

Germano si richiama alla vicenda biblica di Tobia e dell'arcangelo Raffaele e accenna pure all'agiografia cristiana che abbonda di presenze angeliche, per fugare l'impressione che quanto si riferisce a Gemma sia frutto di esaltazione, di mitomanie, di riferimenti esoterici.

Così risponde agli obiettori: «Il Signore ha fatto e fa tanto più di questo, con le sue povere creature, e nessuno vorrà dirgli: perché vi mostrate così buono? Per parte poi di questa sua serva, le disposizioni non potevano essere migliori: innocenza, purezza, candore, semplicità infantile e al tempo stesso fede vivissima, che le faceva vedere quasi a nudo le più sublimi cose del cielo». E conclude: «In verità il santo custode doveva trovare nella felice sua protetta alcunché di simile agli angeli; onde senza troppo abbassarsi, poteva entrare con lei in familiare commercio ».

Il biografo, dunque, definisce «semplice, spontanea, ma piena di profonda umiltà» la familiarità di Gemma con il suo angelo. Ed è questo il ritornello che attraversa le varie fasi del processo di canonizzazíone della Galgani, ripetuto dal coro dei testimoni come risposta a tutte le obiezioni di una eccessiva e quindi poco credibile presenza del soprannaturale nella vita della giovane lucchese.

UN MAZZETTO DI TESTIMONI DI PRIMA MANO
Afferma il parroco, don Federico Ghilardi: «Aveva una grande particolare devozione al suo angelo custode». «Aveva sempre in bocca il suo angelo custode», asserisce Marianna Bianchini come teste ai processi, «e sempre a lui mi sono rivolta dietro l'esempío di Gemma e ho ricevuto dal Signore per mezzo di lui grazie spirituali particolari e grandi».

« So che con questo parlava come fosse vivente in continua sua compagnia», conferma la teste Isolina Serafini. Suor Maria Agnese delle Serve di Maria di Lucca ricorda, con tutti i dettagli, il giorno nel quale Gemma entrò in convento accompagnata dall'angelo custode, che le «stava con le ali spiegate sopra la testa in atto di protezione»:

« Monsignor Volpi non voleva che Gemma venisse da sola o ritornasse a casa sua, sola. Un giorno (...) vidi Gemma che era sola. "Oh! oh! ", dissi, "non ha l'obbedienza da monsignor Volpi di venir sempre accompagnata qui al convento? È così dunque che si fa l'obbedienza?", e la sgridai. Gemma rispose: "Non mi sgridi, madre priora, ché non sono sola". "Ebbene", dissi io, "chi ci ha per compagnia?". E Gemma:

"L'angelo custode", e io: "Ma l'abbiamo tutti, per grazia di Dio, l'angelo custode: ebbene dove l'ha lasciato? Me lo faccia vedere". E Gemma: "È rimasto fuori". E io: "Fammelo vedere; chiamalo qui". E Gemma apri la porta, fece cenno con la mano come per chiamare e poi tutta ilare disse: "Eccolo qui, madre priora! ". E io: "Bene, sono contenta assai, perché hai fatto l'obbedienza". E sebbene non vedessi nulla feci capire a Gemma che l'avevo veduto anch'io, e allora le dissi: "Dimmi sinceramente: come hai veduto l'angelo custode quando ti accompagnava?". E Gemma rispose: "Mi stava con le ali spiegate sopra la testa in atto di protezione". E io osservai: "Sta bene, perché se fosse venuto in forma di un giovane che ti accompagnasse non sarebbe stato bene"; e tutto finì qui».

Secondo Cecilia Giannini, Gemma era convinta che tutti vedessero l'angelo custode: « Con i bambini, con le ragazze parlava della devozione alla Madonna e anche all'angelo custode. Credeva che tutti lo vedessero e ci parlassero, come lo vedeva lei, e alle mie nipotine qualche volta diceva se questa cosa o quest'altra l'angelo custode gliel'aveva detto, o se l'avessero veduto ».

E Anna Giannini, l'amica del cuore, riporta le parole di Gemma: « "Non ci si sta in chiesa come si dovrebbe stare; vedeste come ci stanno gli angeli! (...)". Mi ricordo che sui primi tempi, quando era in casa nostra, mi parlava spesso e molto dell'angelo custode dicendomi come essa lo vedeva, che cosa dicevano fra loro... E poi domandava a me se anche io lo vedevo... »

Isabella Bastiani ricorderà compiaciuta che era stata lei a insegnare alla piccola Gemma a pensare alla passione di Gesù e a rivolgersi all'angelo custode nei pericoli e nelle angustie.

Il primo biografo, dunque, sulla scorta della sua personale esperienza e sulla testimonianza di tante persone, non esagera nel definire «singolarissimo» questo rapporto tra Gemma e l'angelo custode, fatto di una presenza sensibile e continua, tutto riferito alla preghiera di lode e alla coltivazione della vita interiore.

E in effetti, leggendo le lettere e altri scritti, come pure i colloqui estatici, si rimane sbalorditi di tanta fraternità tra Gemma e lo spirito celeste. È tanto intima e confidenziale che deve essere frenata dai direttori spirituali. Gemma, per esempio, è obbligata a non usare il «tu» con gli angeli, ma un più rispettoso «voi». Ed è simpatico leggere, specialmente nei colloqui estatici, la fatica della santa per stare al galateo impostole d'autorità.

«Gemma lo vedeva con gli occhi del corpo, lo toccava con la mano come se fosse persona vivente di questo mondo, si tratteneva con lui a ragionare in quella stessa guisa che un amico fa col suo amico. Quindi poteva scrivere: "Gesù non mi ha mica lasciata sola sola: mi fa stare con me sempre l'angelo custode". Di questo beneficio essa ne ringraziava il suo Dio con gran sentimento, e all'angelo stesso si dichiarava debitrice di somma riconoscenza. "Se qualche volta sono cattiva", gli diceva, "caro angelo, non ti adirare; voglio esserti grata". E l'angelo a lei: "Sì, io sarò tua guida sicura, sarò il tuo compagno indissolubile. Non sai chi mi ha dato te in custodia? Il pietoso Gesù" ». E la gioia di Gemma era incontenibile «e rimaneva estatica in compagnia dell'angelo suo. Che cosa poi facessero allora, lo dice la Gemma stessa, con queste semplici parole: "E qui tutti e due restammo con Gesù. Oh! se ci fosse stato, padre mio! "». Restare con Gesù insieme con l'angelo, spiega il biografo, per Gemma significava « ingolfarsi, con la mente e col cuore, in quel pelago immenso della divinità per vedervi e sentirvi arcane cose ».

LA SOSTANZIALE VERIDICITA? DELLA PRESENZA ANGELICA
È tuttavia impossibile affermare che tutto quanto è accaduto di straordinario sia opera soprannaturale.

Un teologo domenicano, padre Marco Sales, chiamato da papa Pio XI a dare un giudizio autorevole, insieme con il beato Ildefonso Schuster, sulla fenomenologia mistica di Gemma Galgani, dice, fra l'altro: «Tali apparizioni sono possibili e non vi è alcuna ragione per rigettarle nel loro complesso, benché l'una o l'altra possa in particolare prestarsi a dubbi seri sulla sua realtà come sono alcune che si riferiscono ad angeli che avrebbero recapitato lettere all'uno o all'altro, e delle quali la stessa Serva di Dio si mostra titubante nelle sue affermazioni. In tutto questo però essa si mostra aliena da ogni sentimento men che puro e onestissimo, come appare dal fatto narrato nel Sommario, pagina 646, dove si dice che rifiutò un bacio che voleva darle l'angelo custode, "perché non ho altro da offrire a Dio che la mia verginità" ».

L'episodio al quale si riferisce il Sales è riportato dalla testimone Carla Puccinelli, amica intima di Cecilia Giannini, dalla quale l'aveva appreso: «Le era apparso l'angelo custode, il quale era solito conversarci, e voleva darle un bacio. Essa rispose: "No". E l'angelo: "E perché?". "Perché", rispose Gemma, "non ho altro da offrire a Dio che la mia verginità". Allora l'angelo si inginocchiò accanto, anzi innanzi a lei, accoppiando le mani ».

Comunque Gemma non è rigorista - come poteva esserlo? - con l'amico celeste. Sappiamo da lei stessa che all'angelo di padre Germano ha permesso più di una volta lo stesso segno innocente di amore fraterno.

In fondo Gemma, con questa «severità », dimostra di avere ben appreso la lezione del suo esigente maestro celeste.

Ma soprattutto per Gemma l'angelo custode «era come un secondo Gesù». Infatti «essa gli esponeva i propri bisogni e quelli degli altri; nei suoi affari lo aveva sempre presso di sé, e in particolar modo allorché trovavasi a lottare col nemico. Lo incaricava di diverse faccende presso il Signore, la Vergine Maria e i suoi santi patroni ». Era il suo alter ego, e lei era vincolata da un legame d'amore soprannaturale per un amore tutto soprannaturale.

Di fronte agli effetti positivi derivati alla santa dal magistero dell'angelo custode, effetti tante volte sperimentati da padre Germano, validamente aiutato da persone di indubbia onestà e serietà, caddero tutti i dubbi e i possibili rischi di una così straordinaria frequentazione. Comunque Gemma fu sempre messa sull'avviso e munita di misure prudenziali dal suo direttore perché non cadesse vittima di illusioni e suggestioni.