Sotto il Tuo Manto

Sabato, 7 giugno 2025 - Sant' Andronico di Perm (Letture di oggi)

Sulpizia Sirleti, una penitente di san Filippo, assistendo un giorno ad una Messa del Santo, lo vide all'improvviso alzarsi da terra circa un palmo e rimanere sospeso in quella posizione. Stupita e per nulla convinta che si trattasse di un fatto miracoloso e soprannaturale, pensò dentro di sé che si trattasse di un intervento diabolico. «Questo padre deve essere spiritato», si disse. Ma quasi subito si riprese e, riflettendo sul suo atto, incominciò a vergognarsi di aver avuto un pensiero così irriverente e decise di andarsi a confessare. Ella stessa ci ha lasciato la descrizione della scena avvenuta al confessionale, e la trascriviamo perché è molto gustosa. “Cominciai racconta Sulpizia Sirleti, a dire a mezza bocca: Padre, ho detto... e poi mi vergognavo a seguitare; allora il beato Filippo mi disse: Balorda, hai mormorato di me, è vero? Ed io risposi: Padre, sì. Ed il beato Filippo disse: Di' su, che cosa hai detto? Ed io dissi: Padre vi ho veduto alto da terra mentre dicevate la Messa. Ed il beato Filippo rispose subito: Sta' cheta, mettendosi la mano alla bocca. Ed io dissi che avevo detto nel cuor mio: Ahimè, deve essere spiritato questo padre. Allora il beato Filippo fece un volto sorridente e mi disse: E' vero, è vero. sì che son spiritato, si che sono spiritato... Così era Filippo. Se veniva a sapere che qualcuno pensava male di lui gli dava piena ragione. Guai invece a lodarlo. Anche quando guariva ammalati con un suo comando o con l'uso di reliquie di Santi e gli altri lo esaltavano, egli se ne lagnava con queste espressioni: Sono un uomo come gli altri. Vogliono anche dire che io faccio miracoli. Ho pregato di continuo il Signore che non operasse miracoli per mezzo mio. Però se ve n'è stati alcuni, si devono attribuire, dopo Dio, non certo a me, ma alla fede di coloro che li hanno ricevuti. Con questi sentimenti di umiltà  è chiaro che non volesse sentire parlare di onorificenze. Ma con la fama che godeva ovunque e soprattutto con le amicizie che si era acquistato, anche senza ricercarle, nelle alte sfere ecclesiastiche, le proposte per le massime onorificenze non potevano mancare. Ecco, ad esempio, come venne proposto per il cardinalato. Il Cardinale Ippolito Aldobrandini aveva preso un gusto matto alla compagnia di San Filippo e tutte le volte che i suoi impegni lo permettevano, correva nella stanza del Santo a passare un po' di tempo in serenità  con la più completa familiarità . Pensate se questo Cardinale non faceva insistenze perché l'opera di San Filippo, già  riconosciuto come l'apostolo di Roma, avesse un premio, fosse pur solo un titolo onorifico! Difatti, appena eletto Papa, alla prima udienza concessa a San Filippo, gli disse subito: Ora sì che non potrete sfuggire al Cardinalato! Filippo, che non aveva mai voluto sentir parlare di onori, evitò di rispondere e cercò subito una scusa per congedarsi, temendo che il Pontefice, come già  il suo predecessore, volesse insistere su quell'argomento. Non mancarono le temute istanze; ma alla fine il Papa, non volendo affliggere inutilmente il venerando amico, non gliene parlò più, anche se grande era il desiderio di innalzare alla porpora quell'umile prete che avrebbe apportato maggior decoro al Sacro Collegio dei Cardinali. I Padri dell'Oratorio, invece, sembra che accarezzassero la speranza che un giorno o l'altro Filippo avrebbe accettato l'onore per il bene della Congregazione. Ma egli era saldo nella sua rinuncia ed insensibile ad ogni più affettuosa e viva sollecitudine degli amici e dei discepoli. La sera stessa che Clemente VIII gli aveva offerto il cappello cardinalizio, si racconta che venne a trovarlo nella sua camera Bernardino Corona, un gentiluomo del Cardinal Sirleto che ora stava al servizio dell'Oratorio e accudiva alle faccende di cucina. Bernardino, gli disse Filippo sorridendo, il Papa mi vuol far Cardinale. Che te ne pare? Bernardino subito gli rispose che accettasse, che sarebbe stato un grande vantaggio, anche per la Congregazione. Ma Filippo, senza neanche lasciarlo finire, Paradiso! Paradiso!... E buttando in aria la sua berretta, continuò tutto allegro: Paradiso! Paradiso! Paradiso!... Questa spontanea e vivace invocazione all'unica, vera e desiderabile gloria che possa far gola ad un vero cristiano, divenne così celebre fra i discepoli di Filippo da essere da quel momento in poi la loro divisa, il loro motto per vincere ogni voce di vanità  o di orgoglio nella vita: « Paradiso! Paradiso!... » (San Filippo Neri)

Il Santo Rosario

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Liturgia delle Ore

Sabato della 7° settimana del tempo ordinario

Un vangelo a caso ...

Certo noi non abbiamo l'audacia di uguagliarci o paragonarci ad alcuni di quelli che si raccomandano da sè; ma mentre si misurano su di sè e si paragonano con se stessi, mancano di intelligenza. Noi invece non ci vanteremo oltre misura, ma secondo la norma della misura che Dio ci ha assegnato, sì da poter arrivare fino a voi; nè ci innalziamo in maniera indebita, come se non fossimo arrivati fino a voi, perchè fino a voi siamo giunti col vangelo di Cristo. nè ci vantiamo indebitamente di fatiche altrui, ma abbiamo la speranza, col crescere della vostra fede, di crescere ancora nella vostra considerazione, secondo la nostra misura, per evangelizzare le regioni più lontane della vostra, senza vantarci alla maniera degli altri delle cose già fatte da altri. Pertanto chi si vanta, si vanti nel Signore; 18perchè non colui che si raccomanda da sè viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda. (2 Cor 10,12-17)

Il Vangelo della domenica commentato

Commento al Vangelo della VI Domenica di Pasqua: Vangelo Gv 14, 23-29: Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Ascolta il commento di Don Fabio Rosini
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Preghiere e meditazioni del giorno

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Una preghiera a caso ....

Preghiera per implorare la vittoria sulle passioni

Dio santo, padre delle misericordie, che non mi creaste fuorchè per servirvi nella libertà dei figli vostri, non vogliate permettere che io soggiaccia più lungamente alle leggi vergognose delle mie colpevoli passioni.

Aiutatemi, o Dio di bontà, a liberarmi dalla schiavitù in cui esse mi hanno ridotto; sostenetemi nelle battaglie e nei contrasti, affinchè io non soccomba.

Voi conoscete, o mio Dio, e la mia debolezza, e la forza dei nemici che mi assalgono. Testimonio delle mie miserie, voi lo vedete; ad ogni momento la collera mi trasporta, l’orgoglio mi gonfia, il risentimento mi inasprisce, l’impurità mi espone al pericolo, il temperamento irrequieto mi rende insoffribile, l'accidia mi fa negligentare i miei doveri, l'amor proprio s'introduce furtivamente in quel poco di bene che ho volontà di fare, e carpisce la parte migliore di quello che a voi si debbe. Qual contrasto, o mio Dio, qual servitù per un'anima, che malgrado tutto ciò vuole amarvi, e che vorrebbe essere perfettamente vostra!

Io disapprovo e detesto con tutto il cuore questi sregolamenti. Io ne provo un profondo dolore perchè essi vi offendono, e perchè ogni volta che mi vi sono lasciato trasportare, ho peccato contro di voi, Dio d'infinita bontà! Sì, tanto è, qualsiasi cosa mi abbia a costare d'ora innanzi, io non voglio più dar retta a suggerimenti così pericolosi. Io voglio evitare il peccato e resistere alle mie passioni, sorgente funesta di tutti i miei peccati. In nome vostro, o Dio onnipotente, io brandirò le armi per combattere questi nemici, che tanti altri col soccorso della grazia vostra hanno già gloriosamente vinti ed abbattuti. In nome vostro io pure ho ferma speranza di riportarne compiuta vittoria. Pei meriti di nostro Signor Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli. Così sia.

Tutta la vita dell'uomo è una guerra continua. Non dobbiamo cessare mai un istante dal fortemente combattere le nostre passioni. Se non ci adoperiamo a domarle, ci toglieranno immancabilmente il riposo della presente vita, e ci faranno perdere la felicità dell'altra. Si vede adunque di quanta importanza sia il conoscere le proprie cattive inclinazioni e combatterle. Sant'Ignazio nel libro ammirabile de' suoi Esercizi Spirituali espone l'ordine di questo combattimento, e dà insieme un mezzo efficace per liberarsi dalle abitudini anche le più inveterate. Vi lasciate voi trasportare alla collera per esempio, e volete emendarvene? (e così dicasi di ogni altro vizio, della superbia, della maldicenza, dell'impurità) ebbene fate così.

I. Promettete sinceramente a Dio fin dal mattino di schivare ad ogni vostro potere l'impazienza; considerate ciò, che vi potrebbe essere occasione di caduta, e dimandate di cuore a Dio la grazia di non soccombere.

II. Vegliate diligentemente sopra di voi medesimo, specialmente nei pericoli, e ricorrete a Dio colla preghiera, colle giaculatorie.

III. Quando vi succede la disgrazia di cadere, dimostrate tosto al Signore il vostro rincrescimento, datevene un castigo, e senza nulla scoraggiarvi rimediate al male con un atto di virtù contraria; come sarebbe, nel caso nostro, un momento dopo mostrarvi dolce ed affabile.

IV. Esaminatevi verso il mezzo giorno e alla sera, o almeno alla sera. Considerate quante volte siete ancora ricaduto, cercatene la cagione, dimandatene umilmente perdono a Dio, imponetevene una penitenza: formate nuove risoluzioni e proponimenti, e perseverate coraggiosamente in questa guerra necessaria, persuaso che Dio benedirà in fine gli sforzi che fate a fine di piacergli. Con questo esercizio continuato circa 20 anni, s. Francesco di Sales di naturale vivo e sanguigno, venne il più mite, il più dolce degli uomini.

Questo mezzo può servire non solamente per distrurre i vizi, ma ancora per acquistare le virtù, come la purità, la carità, l'umiltà, l'ubbidienza, la pazienza, il distacco dal mondo ecc.