Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 16° settimana del tempo ordinario (San Giacomo)
Vangelo secondo Marco 9
1E diceva loro: "In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza".
2Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.4E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.5Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!".6Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.7Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!".8E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.
9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti.10Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti.11E lo interrogarono: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?".12Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato.13Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui".
14E giunti presso i discepoli, li videro circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro.15Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo.16Ed egli li interrogò: "Di che cosa discutete con loro?".17Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto.18Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".19Egli allora in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me".20E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando.21Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia;22anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci".23Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede".24Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità".25Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più".26E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "È morto".27Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
28Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?".29Ed egli disse loro: "Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera".
30Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.31Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà".32Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
33Giunsero intanto a Cafàrnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?".34Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.35Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti".36E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
37"Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".
38Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri".39Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.40Chi non è contro di noi è per noi.
41Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.
42Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.43Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.44.45Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna.46.47Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna,48dove 'il loro verme non muore e il fuoco non si estingue'.49Perché ciascuno sarà salato con il fuoco.50Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri".
Giudici 17
1C'era un uomo sulle montagne di Efraim, che si chiamava Mica.2Egli disse alla madre: "Quei millecento sicli di argento che ti hanno rubato e per i quali hai pronunziato una maledizione e l'hai pronunziata alla mia presenza, ecco, li ho io; quel denaro l'avevo preso io. Ora te lo restituisco". La madre disse: "Benedetto sia mio figlio dal Signore!".3Egli restituì alla madre i millecento sicli d'argento e la madre disse: "Io consacro con la mia mano questo denaro al Signore, in favore di mio figlio, per farne una statua scolpita e una statua di getto".4Quando egli ebbe restituito il denaro alla madre, questa prese duecento sicli e li diede al fonditore, il quale ne fece una statua scolpita e una statua di getto, che furono collocate nella casa di Mica.5Quest'uomo, Mica, ebbe un santuario; fece un 'efod' e i 'terafim' e diede l'investitura a uno dei figli, che gli fece da sacerdote.6In quel tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio.7Ora c'era un giovane di Betlemme di Giuda, della tribù di Giuda, il quale era un levita e abitava in quel luogo come forestiero.8Questo uomo era partito dalla città di Betlemme di Giuda, per cercare una dimora dovunque la trovasse. Cammin facendo era giunto sulle montagne di Efraim, alla casa di Mica.9Mica gli domandò: "Da dove vieni?". Gli rispose: "Sono un levita di Betlemme di Giuda e vado a cercare una dimora dove la troverò".10Mica gli disse: "Rimani con me e sii per me padre e sacerdote; ti darò dieci sicli d'argento all'anno, un corredo e vitto". Il levita entrò.11Il levita dunque acconsentì a stare con quell'uomo, che trattò il giovane come un figlio.12Mica diede l'investitura al levita; il giovane gli fece da sacerdote e si stabilì in casa di lui.13Mica disse: "Ora so che il Signore mi farà del bene, perché ho ottenuto questo levita come mio sacerdote".
Siracide 10
1Un governatore saggio educa il suo popolo,
l'autorità di un uomo assennato sarà ben ordinata.
2Quale il governatore del popolo, tali i suoi ministri;
quale il capo di una città, tali tutti gli abitanti.
3Un re senza formazione rovinerà il suo popolo;
una città prospererà per il senno dei capi.
4Il governo del mondo è nelle mani del Signore;
egli vi susciterà al momento giusto l'uomo adatto.
5Il successo dell'uomo è nelle mani del Signore,
che investirà il magistrato della sua autorità.
6Non crucciarti con il tuo prossimo per un torto
qualsiasi;
non far nulla in preda all'ira.
7Odiosa al Signore e agli uomini è la superbia,
all'uno e agli altri è in abominio l'ingiustizia.
8L'impero passa da un popolo a un altro
a causa delle ingiustizie, delle violenze e delle
ricchezze.
9Perché mai si insuperbisce chi è terra e cenere?
Anche da vivo le sue viscere sono ripugnanti.
10La malattia è lunga, il medico se la ride;
chi oggi è re, domani morirà.
11Quando l'uomo muore eredita insetti, belve e vermi.
12Principio della superbia umana è allontanarsi dal
Signore,
tenere il proprio cuore lontano da chi l'ha creato.
13Principio della superbia infatti è il peccato;
chi vi si abbandona diffonde intorno a sé l'abominio.
Per questo il Signore rende incredibili i suoi castighi
e lo flagella sino a finirlo.
14Il Signore ha abbattuto il trono dei potenti,
al loro posto ha fatto sedere gli umili.
15Il Signore ha estirpato le radici delle nazioni,
al loro posto ha piantato gli umili.
16Il Signore ha sconvolto le regioni delle nazioni,
e le ha distrutte fin dalle fondamenta della terra.
17Le ha estirpate e annientate,
ha fatto scomparire dalla terra il loro ricordo.
18Non è fatta per gli uomini la superbia,
né per i nati di donna l'arroganza.
19Quale stirpe è onorata? La stirpe dell'uomo.
Quale stirpe è onorata? Coloro che temono il Signore.
20Quale stirpe è ignobile? La stirpe dell'uomo.
Quale stirpe è ignobile?
Coloro che trasgrediscono i comandamenti.
21Tra i fratelli è onorato il loro capo,
ma coloro che temono il Signore lo sono ai suoi occhi.
22Uno ricco, onorato o povero,
ponga il proprio vanto nel timore del Signore.
23Non è giusto disprezzare un povero assennato
e non conviene esaltare un uomo peccatore.
24Il nobile, il giudice e il potente sono onorati;
ma nessuno di loro è più grande di chi teme il Signore.
25Uomini liberi serviranno un servo sapiente;
un uomo intelligente non mormora per questo.
26Non fare il saccente nel compiere il tuo lavoro
e non gloriarti al momento del bisogno.
27Meglio uno che lavora e abbonda di tutto
che chi va in giro vantandosi e manca di cibo.
28Figlio, con modestia glorifica l'anima tua
e rendile onore secondo che merita.
29Chi darà ragione a uno che si dà torto da sé?
Chi stimerà uno che si disprezza?
30Un povero è onorato per la sua scienza,
un ricco è onorato per la sua ricchezza.
31Chi è onorato nella povertà,
quanto più lo sarà nella ricchezza?
Chi è disprezzato nella ricchezza,
quanto più lo sarà nella povertà?
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Geremia 15
1Il Signore mi disse: "Anche se Mosè e Samuele si presentassero davanti a me, io non mi piegherei verso questo popolo. Allontanali da me, se ne vadano!"2Se ti domanderanno: "Dove andremo?" dirai loro: Così dice il Signore:
Chi è destinato alla peste, alla peste,
Chi alla spada, alla spada,
chi alla fame, alla fame,
chi alla schiavitù, alla schiavitù.
3Io manderò contro di loro quattro specie di mali - parola del Signore -: la spada per ucciderli, i cani per sbranarli, gli uccelli dell'aria e le bestie selvatiche per divorarli e distruggerli.4Li renderò oggetto di spavento per tutti i regni della terra a causa di Manàsse figlio di Ezechia, re di Giuda, per ciò che egli ha fatto in Gerusalemme.
5Chi avrà pietà di te, Gerusalemme,
chi ti compiangerà?
Chi si volterà
per domandarti come stai?
6Tu mi hai respinto,
dice il Signore,
mi hai voltato le spalle
e io ho steso la mano su di te per annientarti;
sono stanco di avere pietà.
7Io li ho dispersi al vento con la pala
nelle città della contrada.
Ho reso senza figli e ho fatto perire il mio popolo,
perché non abbandonarono le loro abitudini.
8Le loro vedove sono diventate
più numerose della sabbia del mare.
Ho mandato sulle madri e sui giovani
un devastatore in pieno giorno;
d'un tratto ho fatto piombare su di loro
turbamento e spavento.
9È abbattuta la madre di sette figli,
esala il suo respiro;
il suo sole tramonta quando è ancor giorno,
è coperta di vergogna e confusa.
Io consegnerò i loro superstiti alla spada,
in preda ai loro nemici". Oracolo del Signore.
10Me infelice, madre mia, che mi hai partorito
oggetto di litigio e di contrasto per tutto il paese!
Non ho preso prestiti, non ho prestato a nessuno,
eppure tutti mi maledicono.
11Forse, Signore, non ti ho servito del mio meglio,
non mi sono rivolto a te con preghiere per il mio nemico,
nel tempo della sventura e nel tempo dell'angoscia?
12Potrà forse il ferro spezzare
il ferro del settentrione e il bronzo?
13"I tuoi averi e i tuoi tesori
li abbandonerò al saccheggio,
non come pagamento, per tutti i peccati
che hai commessi in tutti i tuoi territori.
14Ti renderò schiavo dei tuoi nemici
in una terra che non conosci,
perché si è acceso il fuoco della mia ira,
che arderà contro di voi".
15Tu lo sai, Signore,
ricordati di me e aiutami,
vendicati per me dei miei persecutori.
Nella tua clemenza non lasciarmi perire,
sappi che io sopporto insulti per te.
16Quando le tue parole mi vennero incontro,
le divorai con avidità;
la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore,
perché io portavo il tuo nome,
Signore, Dio degli eserciti.
17Non mi sono seduto per divertirmi
nelle brigate di buontemponi,
ma spinto dalla tua mano sedevo solitario,
poiché mi avevi riempito di sdegno.
18Perché il mio dolore è senza fine
e la mia piaga incurabile non vuol guarire?
Tu sei diventato per me un torrente infido,
dalle acque incostanti.
19Ha risposto allora il Signore:
"Se tu ritornerai a me, io ti riprenderò
e starai alla mia presenza;
se saprai distinguere ciò che è prezioso
da ciò che è vile,
sarai come la mia bocca.
Essi torneranno a te,
mentre tu non dovrai tornare a loro,
20ed io, per questo popolo, ti renderò
come un muro durissimo di bronzo;
combatteranno contro di te
ma non potranno prevalere,
perché io sarò con te
per salvarti e per liberarti.
Oracolo del Signore.
21Ti libererò dalle mani dei malvagi
e ti riscatterò dalle mani dei violenti".
Apocalisse 17
1Allora uno dei sette angeli che hanno le sette coppe mi si avvicinò e parlò con me: "Vieni, ti farò vedere la condanna della grande prostituta che siede presso le grandi acque.2Con lei si sono prostituiti i re della terra e gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione".3L'angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna.4La donna era ammantata di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa d'oro, colma degli abomini e delle immondezze della sua prostituzione.5Sulla fronte aveva scritto un nome misterioso: "Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini della terra".
6E vidi che quella donna era ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Al vederla, fui preso da grande stupore.7Ma l'angelo mi disse: "Perché ti meravigli? Io ti spiegherò il mistero della donna e della bestia che la porta, con sette teste e dieci corna.
8La bestia che hai visto era ma non è più, salirà dall'Abisso, ma per andare in perdizione. E gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, stupiranno al vedere che la bestia era e non è più, ma riapparirà.9Qui ci vuole una mente che abbia saggezza. Le sette teste sono i sette colli sui quali è seduta la donna; e sono anche sette re.10I primi cinque sono caduti, ne resta uno ancora in vita, l'altro non è ancora venuto e quando sarà venuto, dovrà rimanere per poco.11Quanto alla bestia che era e non è più, è ad un tempo l'ottavo re e uno dei sette, ma va in perdizione.12Le dieci corna che hai viste sono dieci re, i quali non hanno ancora ricevuto un regno, ma riceveranno potere regale, per un'ora soltanto insieme con la bestia.13Questi hanno un unico intento: consegnare la loro forza e il loro potere alla bestia.14Essi combatteranno contro l'Agnello, ma l'Agnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re e quelli con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli".
15Poi l'angelo mi disse: "Le acque che hai viste, presso le quali siede la prostituta, simboleggiano popoli, moltitudini, genti e lingue.16Le dieci corna che hai viste e la bestia odieranno la prostituta, la spoglieranno e la lasceranno nuda, ne mangeranno le carni e la bruceranno col fuoco.17Dio infatti ha messo loro in cuore di realizzare il suo disegno e di accordarsi per affidare il loro regno alla bestia, finché si realizzino le parole di Dio.18La donna che hai vista simboleggia la città grande, che regna su tutti i re della terra".
Capitolo XV: Umiltà e rinnegamento di sé, mezzo per ottenere la grazia della devozione
Leggilo nella BibliotecaParola del Diletto
1. La grazia della devozione devi cercarla senza posa, chiederla con gran desiderio, aspettarla con fiduciosa pazienza; devi riceverla con gratitudine e umilmente conservarla; con essa devi diligentemente operare; devi poi rimetterti a Dio per il tempo e il modo di questa visita dall'alto. Quando dentro di te non senti alcuna devozione, o ne senti ben poca, ti devi fare particolarmente umile, ma senza abbatterti troppo, senza rattristarti oltre misura. Quello che per lungo tempo non aveva concesso, spesso Dio lo concede in un breve istante; quello che al principio della preghiera non aveva voluto dare, talvolta Dio lo dà alla fine. Se questa grazia venisse data sempre prontamente e si presentasse ogni volta che la si desidera, l'uomo, nella sua fragilità, non la saprebbe portare. Perciò la grazia della devozione la si deve attendere con totale fiducia e con umile pazienza. Quando non ti viene data, oppure ti viene tolta senza che tu ne veda la ragione, danne la colpa a te stesso e ai tuoi peccati. Talvolta è una piccola cosa che fa ostacolo alla grazia e la nasconde: se pur piccola, e non grande cosa, possa chiamarsi ciò che impedisce un bene così eccelso. E se questa piccola, o, meglio, grande cosa riuscirai a rimuoverla e a vincerla del tutto, ciò che chiedevi si avvererà. In verità, non appena ti sarai dato a Dio con tutto il tuo cuore; non appena, anziché chiedere questo o quest'altro, ti sarai rimesso interamente a lui, ti troverai tranquillo e in pace con te stesso, giacché nulla avrà per te sapore più gradito di ciò che vuole Iddio.
2. Perciò colui che, con semplicità di cuore, avrà elevato la sua intenzione a Dio, liberandosi da qualsiasi attaccamento non retto e da un distorto amore per le cose di questo mondo, sarà veramente degno di ricevere la grazia e meriterà il dono della devozione. Giacché dove trova un terreno sgombro, là il Signore concede la sua benedizione. E tanto più rapida scende la grazia, tanto più copiosa si riversa, tanto più in alto trasporta un cuore libero, quanto più uno rinuncia del tutto alle cose di quaggiù, morendo a se stesso e disprezzando se stesso. Allora, "il cuore di costui vedrà e sarà traboccante, e contemplerà e si allargherà in Dio" (Is 60,5), poiché "con lui è la potenza del Signore" (Ez 3,14; Lc 1,66), nelle mani del quale egli si è messo, interamente e per sempre. "Ecco, così sarà benedetto" (Sal 127,4), colui che cerca il Signore con tutto il cuore, e "non ha ricevuto invano la sua vita" (Sal 23,4). Della grazia grande di essere unito a Dio egli si rende degno proprio qui, nel ricevere la santa Eucarestia; perché non mira alla propria devozione e alla propria consolazione, e mira invece, di là di ogni devozione o consolazione, a glorificare e ad onorare Iddio.
Discorso 114/B DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SUL CAPITOLO DEL VANGELO DOVE SI PARLA DEL RITORNO DEL SIGNORE ALLA FINE DEI TEMPI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa seconda venuta del Signore.
1. Carissimi, il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato or ora 1 non l'abbiamo scelto noi, come di solito accade, ma ci è stato offerto dalla Provvidenza del Signore, che dispone ogni nostro atto. Esso si accorda benissimo, tuttavia, con il salmo del quale avevamo deciso di parlarvi. E in effetti il Signore sta descrivendo la sua ultima venuta sulla terra e la fine del mondo: anzi in antecedenza aveva già elencato molte delle cose terribili che necessariamente dovranno soffrire gli uomini e le cose a motivo della fine imminente 2. Continuando il discorso egli rimprovera coloro che vogliono vivere da spensierati pur non trovandosi in un mondo che dà loro sicurezza. Infonde in loro un indicibile spavento affermando che la venuta del Figlio dell'uomo per il giudizio finale sarà terribile per tutti gli uomini, anche se per i fedeli vissuti in santità sarà desiderabile. Egli dunque diceva che la sua venuta alla fine dei tempi avrebbe avuto somiglianza con il tempo di Noè, e con ciò provocava forti timori nel cuore di ogni persona che a lui crede. Ecco le sue parole: Come nei giorni di Noè: mangiavano e bevevano, si maritavano ed ammogliavano, compravano e vendevano, mentre Noè stava costruendo l'arca; e venne il diluvio e tutti andarono in rovina 3. Quella gente dunque viveva in una disastrosa sicurezza e si lasciava irretire da ogni sorta di piaceri mondani finché, entrato Noè nell'arca, non venne il diluvio che li sorprese spogli e senza sostegno. Dicendo questo, incute timore anche oggi ad ogni anima; solo che noi abbiamo tempo per destarci dal sonno. Non siamo ancora nel giorno del giudizio: non c'è ancora il diluvio; si sta tuttora tagliando dai boschi legname destinato a non marcire, si sta ancora costruendo l'arca 4.
L’arca di Noè invito di salvezza.
2. I contemporanei di Noè furono ottusi di mente e, se perirono, fu per l'accecamento demenziale che li portò a disprezzare le cose che vedevano. Non dissero infatti in cuor loro: " Quest'uomo è un servo di Dio, è giusto, caro a Dio 5 e pieno di saggezza. Non dev'essere quindi senza motivo che egli costruisce un'arca così grande con tanto impegno e tanti lavori. Egli deve aver saputo che sul mondo incombe qualcosa di serio. La costruzione dell'arca ad opera di costui è come un araldo che grida: Convertitevi a Dio 6 ". Se avessero ragionato in questa maniera e avessero cambiato vita, se convertendosi dall'empietà a Dio avessero espiato i loro delitti, con questo gemere dinanzi alla sua misericordia certo avrebbero evitato la rovina. Non sarebbe stato infatti possibile che Dio, il quale usò misericordia a Ninive 7, trattasse spietatamente l'intero genere umano, se si fosse convertito. Per i molti peccati dei niniviti Giona disse loro: Fra tre giorni Ninive sarà distrutta 8. Quale durata è più breve di tre giorni? Eppure quei cittadini, sebbene i tempi stringessero in tale misura, non persero la speranza nella misericordia di Dio; anzi, per propiziarsi la sua clemenza ritennero sufficienti il pianto e le lacrime di soli tre giorni. Se dunque a quella città così grande bastò la durata di tre giorni per conseguire la misericordia da Dio, durante i cento anni nei quali si stava costruendo l'arca gli uomini di quel tempo avrebbero ben potuto offrire a Dio il sacrificio di un cuore contrito 9 con cui se lo sarebbero potuto rendere propizio: bastava che avessero cambiato vita e costumi. In questa maniera sarebbero senz'altro sfuggiti impunemente alla loro rovina per la misericordia di Dio, piegato a clemenza! I tre giorni dei niniviti sono un rimprovero per quanti vissero nei cento anni in cui si stava costruendo l'arca; ma per noi c'è un altro ben superiore di Noè; e voi dovete guardare, sì dovete guardare, quanto tempo sia trascorso dal giorno in cui egli ha cominciato a costruire la sua arca. Credo, fratelli, che se si calcolano gli anni da quando Cristo ha cominciato ad abbattere, da quella selva che erano i popoli pagani, gli alberi che non si sarebbero imputriditi e con essi ad innalzare e costruire la mole della nostra arca, cioè della Chiesa, risulterà che sono più di cento, più di duecento, più di trecento. Sì veramente: sono passati tanti anni e l'arca è ancora in costruzione; Noè grida ancora, la stessa costruzione grida ancora. Nulla potrà mandare gli uomini in perdizione all'infuori dell'incredulità. Cambino dunque gli uomini l'indirizzo della loro vita; credano a quel Dio che promette tanti beni, minaccia mali così gravi, senza mai ingannare nessuno.
I fatti predetti da Dio si sono avverati.
3. Andremmo per le lunghe se volessimo diffonderci su questo argomento, ma siccome il tempo è limitato e noi siamo persone deboli, cominciamo subito con la trattazione del salmo. Mi piacerebbe tuttavia che qualcuno di voi m'indicasse brevemente i motivi per cui non cambia la propria condotta cattiva 10 e la rende buona. Cosa ci rimette? Se egli è un credente, cambi vita perché [la parola] dovrà avverarsi; se dubita, lo faccia, se mai non sia vero. Per chi crede, comunque, si tratta di cosa certa; per chi dubita la cosa rimane incerta. Ebbene, io voglio enumerarvi i molti fatti che secondo le Scritture si sono avverati dalla creazione del mondo fino ai giorni nostri. Nella divina Scrittura non leggiamo assolutamente nulla che non si sia, almeno in gran parte, già verificato. Debbono ancora realizzarsi soltanto pochissimi avvenimenti. Che questi soli abbiano ad essere immaginari? Potrà mai un fedele supporre che questi pochissimi fatti che rimangono siano delle fandonie? Fratelli, cosa c'è di eccezionale in questo attendere? Secondo me basterebbe avere solo un po' di perspicacia! Computate i molti avvenimenti che si sono avverati a tutt'oggi, e credete in quelli che ancora rimangono. Chi ha la fede deve pensarci, perché si tratta di cose assolutamente vere; tutt'al più di questo deve darsi pensiero, se mai, per avventura, non sia vero.
La via larga e la via stretta.
4. Voglio farti un esempio. Per arrivare alla meta tu avevi una scorciatoia ma t'eri proposto di passare per la strada più comoda. Arriva un tale, una persona qualunque, e ti avverte che questa strada è infestata da briganti. È vero che la via di cui ti si dice che è infestata dai briganti è pianeggiante, facile a percorrersi, incantevole, accogliente e piena d'attrattive; ma quel tale, chiunque esso sia, ti ha informato dei briganti che la infestano. Essi vi spadroneggiano in modo tale che è impossibile passarvi o almeno è difficilissimo e pericolosissimo. Ti rimane aperta quell'altra strada: strada che richiede molta fatica, strada difficile, ripida e stretta. In essa non solo non c'è da godere ma vi si trovano sì e no quelle comodità ordinarie che sarebbe legittimo aspettarsi. Il tuo cuore, nel desiderio di conservare i pochi giorni della vita presente e di mettere al sicuro una vita che pur dovrà finire, non ti dice immediatamente: " È meglio passare per quest'altra via. Anche se c'è da tribolare, da affrontare difficoltà e sottoporsi a disagi, anche se la scelta comporta sofferenze per noi e per le nostre cavalcature, è certamente meglio che scegliamo quest'altra via "?. Ma perché è meglio? Perché è una via più sicura. A un tratto però arriva uno che vuol farti prendere quell'altra via, quella del piacere. Egli ti dice: " Come mai con tanta fretta hai prestato fede a colui che ti presentava questa strada come occupata dai briganti? ". Se tu lo conoscevi come persona degna di fede; se, per ipotesi, ti era talmente familiare per non averti mai ingannato, cosa risponderai? " È impossibile che un tal uomo mi imbrogli: lo conosco bene, so per esperienza che è un uomo serio e ne ho molte prove. Egli mi ha detto sempre la verità, mai una menzogna ". In effetti tu lo conoscevi così; ma immaginiamoci uno che non lo conosca. Non ti direbbe costui: " Veramente io quel tizio non lo conosco, né conosco se sia veritiero o no. Può dire il vero, può dire il falso. Ad ogni modo, finché esiste il dubbio sulla verità di quel che dice, perché non dovrei sobbarcarmi al lavoro e allo sforzo richiestomi anziché mettermi con mio pericolo sulla strada del piacere "?
Il Verbo incarnato ci indica la via della salvezza.
5. Suvvia dunque, miei fratelli! Noi siamo cristiani e tutti vogliamo incamminarci [verso la patria]. Anche se non lo volessimo, dovremmo camminare lo stesso. In questo mondo a nessuno è consentito fermarsi: il rapido susseguirsi dei tempi sospinge in avanti in maniera ineluttabile quanti approdano nella vita presente. Non c'è spazio per darsi alla pigrizia: devi camminare se non vuoi essere trascinato per forza. Or ecco che, mentre noi percorriamo la strada e siamo giunti a un certo bivio, ci viene incontro un uomo, anzi non un uomo ma Dio stesso fattosi uomo per amore degli uomini. Egli ci dice: " Non andate per quella strada: è vero che lì il cammino si presenta facile, comodo e attraente; è vero che quella strada è battuta da molti ed è spaziosa, ma là dove essa finisce c'è la morte. Ora, siccome non vi è consentito di fermarvi né di fissare quaggiù la vostra dimora - la qual cosa del resto non vi sarebbe nemmeno vantaggiosa -, voi dovete avanzare: avanzate però in quest'altra strada. Nel cammino incontrerete delle difficoltà, che però saranno di breve durata, e quando le difficoltà saranno finite voi giungerete nell'immensa larghezza della gioia. Eviterete tutte le insidie che non è dato evitare a nessuno di coloro che vogliono passare per quell'altra strada ". Questo ci ha detto quell'Uomo, che suppongo voi conosciate se siete credenti. O gradite approfondire ancora la vostra fede in lui? Ripensiamo ai tempi del vecchio Testamento e alle Scritture di allora. Ebbene, quell'Uomo non è forse il Verbo di Dio? E non ricordate come in epoca successiva quel Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi 11? E prima di farsi carne e venire ad abitare in mezzo a noi, non aveva forse Egli parlato per bocca dei patriarchi e dei profeti 12? Vogliate dunque riflettere su ciò che essi preannunziarono al genere umano.
Tutte le parole di Dio si sono avverate.
6. Un tempo, Dio - certo con la mediazione del suo Verbo - parlò ad Abramo, e in primo luogo gli disse che avrebbe avuto una discendenza, anche se lui, l'uomo a cui erano rivolte le parole, era incapace d'averne a causa della vecchiaia. Primo evento dunque: da Abramo vecchio e da Sara, anziana e sterile, sarebbe sorta una discendenza. Così fu creduto e così avvenne 13. Questa discendenza poi, cioè il popolo che da quei due sarebbe nato secondo la carne, sarebbe vissuto da schiavo in Egitto per un determinato numero di anni; e così accadde. Da quella schiavitù sarebbe poi stato liberato, ed effettivamente fu liberato. Avrebbe occupato la terra promessa 14, e di fatto la occupò. Molte le cose che furono predette dai profeti. Allo stesso Abramo, ad esempio, fu detto di volgere lo sguardo non soltanto a quell'unico popolo ma, come gli disse: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 15. Gli furono dette cose vicine e cose che sarebbero avvenute molto tempo dopo. Le cose a lui vicine sono già accadute, quelle a lunga scadenza si stanno verificando ai nostri giorni. La Parola di Dio per bocca dei profeti aveva preconizzato che quell'[antico] popolo avrebbe peccato e per avere offeso il Signore sarebbe stato consegnato in mano ai suoi nemici, e tutto questo è accaduto; che sarebbe stato condotto schiavo in Babilonia, e anche questo è accaduto. Sarebbe poi venuto Cristo, re [dei giudei], e Cristo è venuto, è nato. Essendo stato lui stesso a preannunziare la sua venuta, di fatto Egli è venuto. Era stato detto che i giudei lo avrebbero crocifisso, e di fatto lo hanno crocifisso. Era stato predetto che sarebbe risorto nella gloria, e anche questo è accaduto: egli è risorto e asceso al cielo. Era stato predetto che i popoli di tutta la terra avrebbero creduto nel suo nome e che i re avrebbero perseguitato la sua Chiesa, ed è accaduto proprio così. Era stato predetto che i re avrebbero creduto in lui. Ora che constatiamo questa adesione dei re alla fede vorremo dubitare della fedeltà di Cristo [alle sue promesse]? Erano state predette le lacerazioni prodotte dalle eresie; e non è forse vero che di queste noi siamo testimoni, che le sentiamo rumoreggiare per ogni dove e ne gemiamo? Era stato predetto che i pagani per l'attaccamento ai loro idoli avrebbero tentato di schiacciare la Chiesa, e questo è accaduto; ma era stato anche predetto che gli idoli sarebbero stati abbattuti dalla Chiesa e dal nome di Cristo; ed è quanto vediamo che sta accadendo. Erano stati predetti scandali all'interno della Chiesa stessa; era stata predetta la zizzania; era stata predetta l'esistenza della paglia; e tutte queste cose vediamo con gli occhi e cerchiamo di sopportare con quella fortezza che il Signore ci concede. In che cosa dunque ti ha ingannato Colui che ti ha detto: " Passa per la mia strada? ". Dillo con franchezza tu che, essendo cristiano, hai ricevuto prove così eloquenti da colui che così ti parla 16. Dai fatti realmente accaduti risali a lui, poiché è stato lui a degnarsi di venire comprovato da tali argomenti. Di' dunque: " Non c'è dubbio. Egli mi dice la verità e io ritengo vere tutte le sue parole; egli non mi ha detto nessuna menzogna. So che egli è così, che è la Parola di Dio. Parlando per bocca dei suoi servi non ha proferito menzogne: potrà dunque ingannarmi in ciò che ha detto di sua propria bocca? ". Ma anche colui che non conosce Cristo, colui che dubita di Cristo, dica anche lui: " Camminerò per la sua strada poiché effettivamente può darsi che egli dica la verità se, come risulta, tutto il mondo ormai crede in lui ".
Nonostante tutto, il futuro sarà tale quale egli l'ha predetto.
7. Fratelli, molti increduli nell'ultimo giorno saranno trovati come fu trovata la maggior parte della gente che viveva al tempo di Noè. Non sfuggirono [al diluvio] se non coloro che erano nell'arca. Anche voi pertanto disponetevi ad essere di quei pochi. Sono già all'opera le mani del carpentiere: Cristo sta costruendo l'arca. Aderite a lui, consegnatevi nelle sue mani, lasciatevi squadrare e incollare: nessuno si sottragga all'azione di questo costruttore. La sua grazia sa come sistemarti: basta che tu nella perversione della tua superbia non voglia essere un legno fradicio. Così andranno le cose; eppure, miei fratelli, molti ci ridono sopra.
Spettacoli pagani e spettacoli cristiani.
Vedo che la brevità del tempo mi impedisce di spiegarvi il salmo; ma non voglio lasciare incompleta la trattazione del brano evangelico che abbiamo iniziato. Vi dirò quello che il Signore mi suggerirà, rimandando ad altra occasione (se così vi piace, carissimi) il commento del salmo. Non la faremo lunga, poiché fra poco inizierà lo spettacolo circense chiamato munus. Ricordo soltanto che anche noi abbiamo il nostro organizzatore attorno al quale vogliamo adunarci. In gran numero il popolo che cammina in quella via spaziosa 17 schernendo e insultando colui che con verità ci mostra la strada giusta accorre al circo per godersi un premio che loro non tocca (se poi uno lo ricevesse, ingannerebbe se stesso!). Ora io dico: Se essi accorrono in massa attratti da un premio che in realtà non riceveranno, con quanto maggiore alacrità dobbiamo noi partecipare alle assemblee dove riceviamo quel che cade sotto i nostri occhi? Se per non intervenire pensate che il premio lo riceviate da me, certo non c'è persona più povera di me; ma se vi persuaderete che a darvelo sarà Colui dal quale lo ricevo anch'io, nessuno è più ricco di lui: nessuno è più ricco di Colui che per amor nostro è diventato povero 18. Riceviamolo dunque tutti da lui; rallegriamoci tutti in lui. Ammesso poi che quanto Egli si degna donarvi ve lo mostri per mio mezzo, vogliatene bene anche a me, in quanto servo di quel grande Organizzatore. Sì, amatemi in vista dell'Organizzatore, poiché anche io, fratelli, vi amo in lui e per suo amore. Senza di lui infatti noi tutti siamo un nulla.
L’ultimo giorno ci trovi preparati.
8. Con l'aiuto del Signore dunque non passerò sotto silenzio ma esporrò, sia pur brevemente, quanto nel brano evangelico che è stato letto possa essere oscuro a qualcuno di voi. Gli uomini debbono infatti temere di non essere trovati in regola in quell'ultimo giorno. Sì, dobbiamo temere, fratelli miei. Ora esultiamo e pieni di gioia acclamiamo. Dobbiamo far sì - ve ne scongiuro - che quel giorno ci trovi preparati. Chi ce lo raccomanda non mentisce, non ha mai mentito: se ne dubiti, sta' attento che la cosa non sia vera. Ma a questo punto qualcuno di voi potrebbe dirmi: " Occorre che la convinzione penetri prima nel cuore degli uomini attraverso la fede ", poiché effettivamente io col mio parlare non riuscirò a rendere tutti quelli che mi ascoltano tali quali esigeva il Signore quando diceva: Se qualcuno non prende la sua croce e mi segue 19, né li renderò tutti quali li esigeva dicendo: Se vuoi essere perfetto, va', vendi tutti i tuoi averi e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli, e poi vieni e seguimi 20. Fratelli, dovremo forse temere di percorrere quella via anche dopo che la nostra guida ci ha detto: Seguimi? Io naturalmente son convinto della mia incapacità di rendere subito perfetti tutti coloro a cui rivolgo la parola e nemmeno la maggior parte, ma siccome dal Vangelo ci si è fatta udire la voce come di un tuono, speriamo che tra i fedeli ci siano cuori suscettibili di spavento! Ci è stato detto infatti: Nei giorni di Noè accadeva questo: mangiavano e bevevano, si maritavano e s'ammogliavano, compravano e vendevano, finché Noè non entrò nell'arca, e venne il diluvio e tutti andarono in rovina 21. A queste parole molti si chiederanno: " Ecco che ci si comanda di aspettare quel giorno e non farci trovare come si trovarono quei tali che, rimasti fuori dell'arca, perirono a causa del diluvio. Certo, la parola di Dio ci spaventa; ci spaventa la tromba evangelica ". " Che dobbiamo fare? Non dovremo prender moglie? " - così dice il giovinotto o magari anche il ragazzo -. " Non dovremo più mangiare né bere ma sempre digiunare? ". Molti parlano in questa maniera; e chi si proponeva di comprare qualcosa si dirà: " Ma che proprio non debba comprare più nulla per non essere annoverato fra coloro che periranno? ".
Difficile per il ricco entrare nel Regno.
9. Ebbene, se le cose stanno così, che dovremo fare? Metterci a piangere o guardare all'umanità con quello sgomento che provarono gli apostoli quando udirono dal Signore in cosa consistesse la perfezione? Egli disse: Vendi tutti i tuoi averi e vieni e seguimi 22, e colui al quale furono rivolte queste parole se ne andò rattristato 23. Quando aveva chiesto al Signore un suggerimento per conseguire la vita eterna 24 l'aveva chiamato " Maestro buono ", e lo ritenne " Maestro buono " finché egli non rispose alla domanda che gli aveva presentata. Quando gli diede la risposta si rattristò e si allontanò in preda allo sconforto; ma il Signore continuando il discorso disse: Come è difficile che un ricco entri nel regno dei cieli! 25 Difficile certo, e magari soltanto difficile! Il Signore vi aggiunse un paragone illustrativo per il quale ciò che era stato detto difficile venne qualificato come impossibile. È più facile - disse - che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli 26. È come un serrare la porta di fronte ai ricchi: cosa si potrà fare allora? Che cosa? Se la porta è chiusa, bussate e vi sarà aperto 27. Ma il richiedente insiste: " Con che mezzo busseremo "? Certamente con le mani. E che vuol dire: " Certamente con le mani "? Con null'altro se non con le opere buone. Vediamo, fratelli, se il Signore abbia dato ai ricchi come mezzo tali opere buone. Ricaviamolo dalle Scritture, perché non ci si tacci d'essere degli adulatori e non dei banditori [della Parola di Dio]. In primo luogo sottolineiamo quel che affermò il Signore stesso nel passo citato del Vangelo. Vendi tutti i tuoi averi - disse - e vieni e seguimi 28. A quelle parole i discepoli si rattristarono, non certo per se stessi in quanto avevano lasciato tutto per seguire il Signore 29; comunque si rattristarono, e cosa dissero? Chi mai potrà salvarsi? 30 Allora voglio anch'io rivolgermi agli apostoli e chiedere loro: " O membri eminenti del [corpo di] Cristo, o colonne scelte per testimoniare la realtà della sua resurrezione, perché tale domanda? Perché chiedeste: Chi mai potrà salvarsi? Che sia proprio disperata la sorte dei ricchi? È vero che i ricchi sono una minoranza mentre i poveri sono migliaia: ed ecco che queste migliaia di poveri si salveranno!... Quali sono al riguardo le precise parole del Signore? È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli. Ha detto forse: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un uomo entri nel regno dei cieli 31? No: ha detto un ricco; e io di primo acchito vorrei affermare, per la benevolenza che nutro verso voi tutti, che questa è la sua disposizione, è questo quanto noi speriamo. Tuttavia, leggendo le Scritture, vi trovo che [alla fine] sarà grande il mucchio della paglia destinata al fuoco 32, e non so se mi posso dire: Magari il numero di quelli che vanno al fuoco [eterno] non superi il ristretto numero dei ricchi! Guardatevi attorno, fratelli! Fra tutta questa gente che mi sta ascoltando quanti ricchi ci sono? Non dico questo perché vorrei che fossero solo i ricchi ad andare al fuoco [eterno], ma nel senso che quanti vi andranno, o coloro che vi andranno, magari fossero tanto pochi quanto son pochi i ricchi rispetto alla totalità degli uomini! E poi tenete presente che anche fra i ricchi molti andranno nel regno dei cieli, come molti dei poveri andranno al fuoco eterno. Tenetelo presente finché vi abbia chiarito il testo, spero con poche parole.
Cristo è passato per la cruna dell’ago.
10. Il Signore disse che è più facile a un cammello passare per la cruna di un ago che ad un ricco entrare nel regno dei cieli 33, e i discepoli in preda alla tristezza chiesero: Chi potrà mai salvarsi? 34 Essi ben sapevano che nella totalità del genere umano i poveri sono migliaia e migliaia, mentre i ricchi sono un piccolo numero. Cosa cercavano quindi? Seguendo la loro saggezza, essi consideravano non chi è ricco per le sostanze possedute ma per la bramosia d'accrescerle che gli arde in cuore. Ecco uno che ha ogni bene di Dio: la gente lo dice ricco e lui così si presenta. Nel suo intimo però egli considera un nulla tutte le cose che ha, le disprezza e, da vero padrone, le domina e non si lascia dominare. La sua speranza è - come sta scritto - nel Signore suo Dio 35. Non è arrogante né vanaglorioso, non è prepotente né opprime il povero, non è avaro né desidera la roba degli altri, non conserva né accresce illegalmente quanto possiede. È un ricco che veramente cerca Dio 36, e come sua ricchezza non considera nient'altro all'infuori di Colui che dispensa le ricchezze. Un uomo di questo genere è certo ricco, eppure entra nel regno dei cieli. E torniamo ai discepoli in preda alla tristezza. Disse loro il Signore: " Ciò che è difficile all'uomo è facile a Dio 37. Voi vi siete allarmati perché vi ho detto del cammello che deve passare per la cruna di un ago, ed effettivamente la cosa è difficile, anzi impossibile, all'uomo; ma a Dio è molto facile. Se egli lo vuole, può cacciare nella cruna di un ago anche una bestia di gran mole qual è il cammello 38 ". Anzi si è già degnato di farlo nella sua persona. Essendo dunque passato per la cruna dell'ago il [celeste] Cammello venuto a salvare il ricco, è possibile anche al ricco entrare nel regno dei cieli. Che significa tutto questo? Vediamo di chiarire la cosa. Non fu senza un motivo che Giovanni Battista, araldo del Signore, indossasse una veste di peli di cammello 39 ma, siccome precedeva il giudice che sarebbe venuto dopo di lui, da lui aveva mutuato una specie - diciamo così - di mantello. Quando dunque sento parlare di cammello m'accorgo con facilità che si tratta d'un simbolo che raffigura il mio Signore. Lo vedo infatti grande, ma il suo capo è chino; lo vedo grande, ma nessuno avrebbe potuto gravarlo di sofferenze se egli stesso non si fosse steso per terra. E vedo anche la cruna dell'ago per la quale lui, così grande, volle passare. L'ago mi fa pensare alla condivisione delle trafitture, la trafittura mi richiama alla mente la passione e la cruna le angustie che l'accompagnarono. Dunque il [divino] Cammello è già passato per la cruna dell'ago; non disperino quindi i ricchi: lo seguiranno nel regno dei cieli.
Chi è il vero povero di Cristo.
11. Ma quali ricchi? Ecco tutto d'un tratto saltar fuori uno straccione, non so chi, e mettersi a ridere quando io dicevo che il ricco non entra nel regno dei cieli. " Io al contrario - sghignazzava - sì che ci entrerò: saranno questi cenci a procurarmelo. Non ci entreranno invece quelli che ci maltrattano, che ci opprimono ". È vero che questi tali non ci entreranno, ma anche tu guàrdati meglio attorno per vedere se ci entrerai o meno. Che dirai se, essendo povero, sei smanioso di possedere?, se sei oppresso dalla miseria ma ardi di cupidigia? Se fossi un povero di questo genere, non potresti ovviamente dire che non hai voluto essere ricco ma che non lo hai potuto. Ora fu detto: Pace in terra agli uomini di buona volontà 40. In effetti Dio guarda non a quel che possiedi ma a quel che desideri, sicché tu devi pensare di che cosa sia pieno il tuo cuore, non al fatto che la tua cassaforte sia vuota. Se quindi la tua vita è cattiva in questo senso, se così disordinati sono i tuoi desideri, sei ben lontano dai poveri di Dio: non sarai sicuramente fra quelli dei quali è detto: Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli 41. Ecco invece che mi imbatto in un ricco, con il quale tu ti eri paragonato con sensi di alterigia, osando, a differenza di lui, riprometterti il regno dei cieli. Io lo guardo e trovo che è povero in spirito, cioè umile, pio, docile alla volontà di Dio e, se gli succede di perdere qualcosa di ciò che possiede, dice senza esitazioni: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore 42. Ricco mansueto, dal cuore libero, che non oppone resistenza alla volontà di Dio e già gode realmente dei beni della terra dei viventi 43! Beati infatti i mansueti poiché possederanno la terra 44. Tu al contrario potresti essere un uomo cocciuto: non hai nulla in dispensa ma nella tua fantasia, dominata dalla cupidigia, sogni tesori del tutto inconsistenti. Pertanto nel regno dei cieli entrerà quel ricco anziché tu; sì quel ricco vi entrerà, mentre in faccia a te il Regno verrà chiuso. Lo si chiude infatti agli avari, lo si chiude ai superbi e ai cupidi. " Ma era povera quella vedova che gettò due spiccioli nel tesoro del tempio! 45 ". Certamente. Quella era povera ma Zaccheo era ricco. Orbene, entrò forse la vedova e rimase fuori Zaccheo? Tutt'altro! In effetti il regno dei cieli è il regno di [tutti] i figli 46, e pertanto lo si dà indistintamente ai poveri e ai ricchi. In quel Regno Zaccheo non sarà più ricco di quella vedova, sebbene abbia dato più di lei. Egli infatti diede ai poveri la metà di quanto possedeva 47, l'altra diede solo due spiccioli. Dissimili nei beni che possedevano, furono uguali nella carità.
Paolo insegna ai ricchi la via del cielo.
12. Ecco dunque che al ricco è dato entrare nel regno dei cieli. Ascolta però la descrizione di questo ricco. Voi che possedete beni terreni ascoltate qual è la via che gli si apre dinanzi, ascoltate come venga chiamato ad entrare. Ascoltate, e prima che giunga il diluvio mettetevi all'opera o almeno cominciate; ascoltate ciò che l'Apostolo scrive a Timoteo: Ai ricchi di questo mondo prescrivi 48. Qui Paolo immagina che qualcuno gli chieda quale sia stato al riguardo il comando del Signore, che aveva detto: " Vendete tutto quel che possedete e datelo ai poveri: ne avrete un tesoro nei cieli; e poi venite con me, cioè seguite il Signore " 49. Effettivamente questo aveva comandato il Signore: osservi il comando di Cristo chiunque voglia conseguire le promesse di Cristo! Chi vuole queste pratichi quello! Traduca in opere ciò che ha ascoltato dalla bocca del Signore! In realtà, quando a qualcuno parla l'Apostolo, per suo mezzo parla il Signore, come sottolinea l'Apostolo stesso: Volete forse saggiare come per mio mezzo è Cristo che vi parla? 50 Quale conclusione deriva da questo? Continua [Paolo]: Ai ricchi di questo mondo prescrivi di non avere sentimenti di superbia 51, che è la radice di tutti i mali che temiamo allignare nelle ricchezze. Descriviamoli in breve. Con molta facilità il ricco dice: " Servo sciagurato! ": espressione che sa di superbia, è vero, ma se non li apostrofasse così, forse non riuscirebbe a tenere in ordine i suoi domestici. In realtà l'ordine, il più delle volte, si ottiene meglio con una parola severa che non con l'uso d'un nocchieruto bastone. Il ricco, dunque, esce in tali parole: può darsi però che a dirle lo costringa la necessità di tenere in buon ordine la casa; può darsi che tali parole non gli sgorghino dall'animo, che non le dica col cuore, che non le dica là dove son rivolti gli occhi e gli orecchi di Dio. Non si ritenga peraltro superiore agli altri per il fatto che è ricco: si svesta dei suoi abiti lussuosi e consideri la fralezza del suo corpo. Cosa voglio dire, fratelli? Cosa voglio dire? Consideri quel ricco a che cosa si ridurrebbe se gli si togliessero di dosso tutte le pomposità che lo coprono esternamente: egli è carne e sangue 52, egli proviene come gli altri da quella massa che trae origine da Adamo ed Eva. Su tutte queste cose il ricco non è in grado di riflettere, perché è difficile spogliarlo totalmente delle vesti pompose che lo coprono. E l'ideale non è che venga spogliato da altri: a gettarle via dovrebbe essere lui stesso. Circondato quindi da tali e tante vanità, è difficile fargli entrare in testa chi effettivamente egli è. Comunque ripensi a quand'era nel grembo di sua madre e com'era nudo e sprovvisto di tutto 53, come il povero. Alla nascita, un diverso ambiente l'ha accolto; il quale però, non essendo stato portato quaggiù dall'altro mondo, dovrà rimanere in questo mondo. Un ricco che la pensi così interiormente, cioè nel suo spirito, è un povero 54: egli detesta la superbia e ama abbassarsi, e anche se con quelli che deve dirigere si mostra col volto accigliato, tuttavia nel suo intimo, dove penetra l'occhio di Dio, egli è una persona umile: sa infatti con quale coscienza deve battersi il petto. Ma ora vogliate considerare se i ricchi posseggono anche le altre doti che l'Apostolo aggiunge, poiché egli non dice soltanto: Non avere sentimenti di superbia e null'altro. A tali parole in realtà qualsiasi ricco ti avrebbe potuto rispondere: " Sa Dio che io non nutro sentimenti di superbia, e se a volte alzo la voce e dico parole aspre, Dio, che conosce la mia coscienza, sa che le dico perché necessarie ad ottenere il buon ordine in casa, non per innalzare me stesso al di sopra degli altri, quasi che per il fatto di essere ricco sia anche superiore a loro. Poiché quello che io faccio Dio lo vede nel mio intimo ". Or dunque passiamo a vedere ciò che Paolo aggiunge. Dice: Non nutrire sentimenti di superbia né ripongano la loro speranza nelle ricchezze, che sono volubili 55. Ma anche a questo riguardo [il ricco] potrebbe ribattere qualcosa, e solo Dio può scorgere se egli dica o no la verità, se cioè non si senta sicuro per i beni che possiede e non riponga in essi la sua speranza. Per questo l'Apostolo continua: [Speri] invece nel Dio vivente, che a noi elargisce tutto ciò di cui godiamo 56.
Nel breve tempo della vita arricchiamoci di opere buone.
13. Dopo questo cos'altro dice? Siano ricchi di opere buone. È ormai uscito al di fuori: elenca opere che cadono sotto gli occhi dell'uomo e non si possono nascondere. Se si fanno, le si vede; altrimenti è segno che non si fanno: non c'è possibilità di mentire. Siano ricchi di opere buone, facili ad elargire e a mettere in comune 57 [dei loro beni]. In questo si manifesta l'umiltà. Tu possiedi: ebbene quel che possiedi sia comune e a te e a colui che ne è privo. Mettere in comune. E da questo chi ne trarrà vantaggio? Si procurino per il futuro un buon capitale, in modo da conseguire la vera vita 58. Se i ricchi sono così virtuosi, stiano pur tranquilli: quando arriverà l'ultimo giorno, si troveranno nell'arca, saranno nell'edificio che si sono costruiti; non saranno fra coloro che periranno nel diluvio. Non si spaventino per essere stati ricchi. E così, se uno è giovane e non ce la fa a vivere nella continenza, gli si concede di prendere moglie 59. O che per questo motivo nell'ultimo giorno verrà a trovarsi fra coloro di cui è detto che [periranno perché] s'ammogliavano 60? Non sarà fra costoro, se [il giorno del Signore] lo troverà con i requisiti voluti dall'Apostolo: il quale in altro luogo così raduna nell'arca quanti vissero nel timore [di Dio]. Ecco le sue parole: Del resto, fratelli, il tempo si è fatto breve. E cosa ne consegue? Per quel che rimane, gli sposati vivano come se non fossero sposati; e quelli che comprano come se non comprassero; e quelli che piangono come chi non piange; e quelli che godono come chi non gode; e chi si serve delle cose del mondo sia come colui che si astiene dell'usarne. Passa infatti la figura di questo mondo, e io vorrei che voi foste senza inquietudine 61. Fratelli, se voi volete essere nella sicurezza, non riponete la vostra felicità nelle cose materiali; e se l'ufficio che ricoprite o le necessità della misera condizione umana vi costringono a far uso dell'una o dell'altra di queste cose, non riponete in esse la vostra speranza, non attaccate ad esse il vostro cuore, ma, trattandosi di cose temporali, ritenetele come transitorie. Esse infatti, tutte quante, scivolano via nel fiume delle cose create; e voi stessi siete testimoni delle avversità che si accalcano sull'uomo e le sue cose, e com'esse abbattono tutte le realtà superflue.
Cambiare i costumi per migliorare i tempi.
14. Fratelli, c'è gente che ogni giorno brontola contro Dio: " Che tempi brutti!, che tempi difficili! ". Sono le insulsaggini che si buttan là e di cui abbiamo già parlato. " Tempacci, tempi duri, tempi insopportabili "; eppure si organizzano gare circensi! I tempi sono cattivi, sono difficili. Ci si ravveda. Chiami duri i tempi: quanto più duro sei tu, che dalla durezza dei tempi non trai motivo per ravvederti! In effetti vediamo anche ai nostri giorni prosperare le insensatezze di numerosi spettacoli, vediamo la voglia matta per tante cose superflue. La bramosia non si decide a finire nemmeno dopo che le è stata tagliata la testa! Dimmi, ti prego: per quale finalità, per compiere quali azioni essi desiderano la prosperità? Desiderano la sicurezza; ma la desiderano per fare che cosa? Si conceda pur loro un po' di sicurezza! Vedremo subito i malanni che ne verranno fuori; vedremo la lussuria sorpassare gli argini peggio di adesso. Bella sicurezza e pace quella di cui si avvantaggiano i teatri, le musiche, i trombettieri e i pantomimi! Tu vuoi fare un cattivo uso di ciò che desideri: per questo non ti viene dato. Ascolta quindi, ascolta la voce di un apostolo: egli ti parla molto più francamente di me. Io infatti so che potrei offendere molta gente; e poi ritienimi pure come un uomo piuttosto timido, che non oso ferire la tua suscettibilità. Ebbene, ascolta da un apostolo ciò che non vorresti [ti fosse detto]. Bramate e non ottenete, - sono parole di un apostolo! - uccidete, mossi da invidia, ma non riuscite a conquistare [ciò che vorreste]; litigate, fate guerre ma non ottenete [quanto desiderate]; chiedete ma non ricevete perché chiedete in maniera indebita, cioè per soddisfare i vostri desideri 62. Come si vede, egli non lusinga nessuno; anzi in molta gente, incancrenita [nel male], il suo coltello giunge fino alla carne viva. Ebbene, fratelli, lasciamoci guarire! Correggiamoci, correggiamoci! Tornerà Colui che quando venne [la prima volta] fu schernito e, siccome seguita a venire, anche oggi lo si schernisce. Ma tornerà di nuovo, e allora non ci sarà più tempo per ridere. Miei fratelli, emendiamo la nostra vita. Ecco, giungeranno i tempi migliori e giungeranno anche subito. Cos'è che ti aspetti quaggiù? Cambia posto, cambia residenza: leva in alto il cuore! Cosa infatti speri quaggiù? Il genere umano attraversò il periodo delle origini e quindi giunse a una specie di giovinezza. Allora le cose del mondo erano floride, ma ora la parabola è in declino, e il mondo volge verso la vecchiaia: è ormai decrepito. Cosa speri quaggiù? Cerca altri valori! Cerchi la pace? È buona la cosa che cerchi, ma cercala dove risiede. È un'altra la regione dalla quale Egli discese; è un'altra la meta dove ti ordina di ascendere. Non lusingarti di avere tempi differenti da quelli descritti dal Vangelo. Non dico che saranno così o così: ogni giorno puoi procurarti tu stesso i codici della Parola del Signore; essi sono in vendita, e poi c'è il lettore che te li legge. Meglio se tu stesso li comperi e quando hai tempo li leggi; anzi fa' in modo di trovarlo questo tempo! È meglio spenderlo in queste letture che dietro le sciocchezze mondane. Leggi quanto vi è stato preannunziato sino alla fine del mondo, credilo detto per te: non farti illusioni! Non ci sono i mali per il fatto che è venuto Cristo, ma perché c'erano le tribolazioni e i mali, per questo è venuto Colui che ce ne consola.
Cristo nostro medico.
15. Badate bene, miei fratelli, a quello che sto per dirvi: presto o tardi dovevano arrivare questi tempi penosi e difficili, e noi cosa avremmo fatto se non avessimo avuto a fianco un consolatore così potente? Il genere umano stava per cadere in grave malattia, ma ecco arrivare il medico. Egli si prende cura di quell'unico grande malato. Sì, quel medico si prende cura di tutti gli uomini da Adamo sino alla fine dei tempi, cioè di tutto il genere umano coperto di piaghe. In realtà da quando nasciamo su questa terra, da quando fummo scacciati dal paradiso, siamo affetti da malattia: la quale con l'approssimarsi della fine diventerà più grave, e mentre per certuni probabilmente si cambierà in salute, altri ne avvicinerà alla morte. Il genere umano dunque era malato ma quell'incomparabile medico se ne prese cura. Trovò che giaceva disteso in quel vastissimo letto che è il mondo intero e, da medico espertissimo, controllò le varie fasi della malattia: le osservò e previde anche quelle che sarebbero venute in seguito. Era stato infatti lui a mandarci la malattia, per esigenze della sua giustizia e perché fosse punito il nostro peccato. Per un certo tempo dunque, quando cioè la nostra malattia non era ancora grave, il medico per visitarci cominciò col mandare i suoi servi, i profeti. Essi parlarono e predicarono [in suo nome]; e così per loro mezzo alcuni furono da lui curati ed ottennero la guarigione. Predissero inoltre che verso la fine della malattia ci sarebbe stata una fase molto acuta e nel malato stesso una forte agitazione, tale da rendere necessaria la presenza del medico in persona: egli doveva venire. Effettivamente il nostro medico ragionò così: " Alla fine dei tempi il malato subirà attacchi più forti e violenti e per fargli prendere la medicina bisognerà che ci vada io stesso. Io lo rimetterò in forze, lo tirerò su di morale, lo incoraggerò, gli farò delle promesse e, se lui crederà, gli ridonerò la salute 63 ". Ed è accaduto proprio così. Egli venne, si fece uomo, partecipe della nostra mortalità, affinché noi diventassimo partecipi della sua immortalità. Nonostante ciò, il malato seguita a smaniare e, vaneggiando per la febbre che lo tormenta, dice dentro di sé: " Da quando è giunto questo medico la mia febbre è aumentata, io sono più agitato. Che attacchi tremendi! E lui cosa è venuto a fare? Credo che il suo ingresso in casa mia non mi abbia portato fortuna ". Così affermano quanti ancora son malati di vana nostalgia. Ma perché continuiamo ad essere malati di cose così vane? Perché si rifiutano di ricevere dal medico la bevanda del buon senso. Eccoli là! Miseri come sono, si dibattono nei loro affanni, oppressi da svariate tribolazioni e paure terrene, e concludono: " Da quando è venuto Cristo ci tocca vivere in tempi calamitosi come i nostri; da quando son comparsi i cristiani il mondo va a rotoli ". Malato stupido! Non è per la venuta del medico che la tua malattia si è aggravata ma il medico è venuto perché la tua malattia stava aggravandosi. Questo peggioramento egli lo previde, non lo causò; e, se venne, venne per infonderti coraggio e darti la vera guarigione.
Lasciamoci curare da Cristo.
16. D'altra parte, cos'è che ti si toglie, cosa ti si sottrae se non ciò che è superfluo? Tu smaniavi per cose nocive, per cose che certo non giovavano a guarirti dalla tua febbre. O che per caso è troppo severo il medico quando toglie al malato frutti dannosi alla sua salute? E in realtà cosa ti toglie Cristo se non quella insensata sicurezza che tu volevi trangugiare rovinando le tue viscere? E anche ciò che provoca i tuoi lamenti e brontolii rientra nel suo modo di curare. Ebbene, lasciati curare di buon grado, per non cadere nei tormenti contro voglia. È una necessità quindi che i tempi siano difficili. E perché? Perché il nostro cuore non si attacchi alla prosperità di questo mondo. È assolutamente necessario - come rimedio - che questa vita sia tribolata, perché impariamo ad amare l'altra vita. Ecco: nonostante che la nostra indolenza sia così grande, noi ci attacchiamo ancora alle cose terrene, ancora perdiamo la testa dietro agli spettacoli. Cosa sarebbe se tutto sorridesse alla vostra vacuità e le vostre scempiaggini non fossero in alcun modo sottoposte a flagelli? Ecco, vi si mescolano tante amarezze e, ciononostante, il mondo è ancora così attraente! Suvvia, fratelli miei dilettissimi! Vi supplico per l'amore del Signore, per la sua croce, per il suo sangue, per la sua carità, umiltà e divina maestà, vi supplico e scongiuro a non ascoltare invano queste mie parole, a non credere che noi stiamo in questo luogo come se per davvero volessimo fare del teatro. [Quale sia il nostro intento] lo conosce la misericordia di colui dinanzi al quale noi tremiamo di spavento. Egli sa come a dirvi queste cose siamo indotti da un dovere di carità e sospinti dal timore di chi sa - come sappiamo noi - che di ogni cosa dovremo rendere conto al Signore 64.
1 - Cf. Lc 17, 20-37.
2 - Cf. Lc 17, 20-25.
3 - Lc 17, 26-27.
4 - Cf. Gn 6, 14-22.
5 - Cf. Tb 12, 13.
6 - Cf. Os 14, 3; Gi 2, 13; Zc 1, 3.
7 - Cf. Gio 3, 10.
8 - Gio 3, 4.
9 - Cf. Sal 50, 19.
10 - Cf. Gio 3, 8 (10).
11 - Gv 1, 14.
12 - Cf. Symbolum fidei.
13 - Cf. Gn 17-18.
14 - Cf. Eb 11, 9 (?).
15 - Gn 22, 18 (26, 4).
16 - Cf. 2 Cor 13, 3.
17 - Cf. Mt 7, 13 (?).
18 - Cf. 2 Cor 8, 9.
19 - Mt 10, 38 (Lc 14, 27).
20 - Mt 19, 21.
21 - Lc 17, 26-27.
22 - Mt 19, 21.
23 - Cf. Mt 19, 22.
24 - Cf. Mt 19, 16.
25 - Mt 19, 23.
26 - Mt 19, 24.
27 - Mt 7, 7 (Lc 11, 9).
28 - Mt 19, 21.
29 - Cf. Mt 19, 25 e 27.
30 - Mt 19, 25.
31 - Mt 19, 24.
32 - Cf. Mt 3, 12 (Lc 3, 17).
33 - Cf. Mt 19, 24.
34 - Mt 19, 25.
35 - Sal 145, 5.
36 - Cf. 1 Pt 3, 4 (?).
37 - Mt 19, 26.
38 - Cf. Mt 19, 24.
39 - Cf. Mt 3, 4 (Mc 1, 6).
40 - Lc 2, 14.
41 - Mt 5, 3.
42 - Gb 1, 21.
43 - Cf. Sal 141, 6.
44 - Mt 5, 4.
45 - Cf. Mc 12, 41-42 (Lc 21, 1-2); Lc 19, 1-10.
46 - Cf. Gv 8, 36.
47 - Cf. Lc 19, 8; Mc 12, 42 (Lc 21, 2).
48 - 1 Tm 6, 17.
49 - Cf. Mt 19, 21 (Mc 10, 21).
50 - 2 Cor 13, 3.
51 - 1 Tm 6, 17.
52 - Cf. Mt 16, 17; 1 Cor 15, 50.
53 - Cf. Gb 1, 21 (Qo 5, 14).
54 - Cf. Mt 5, 3.
55 - 1 Tm 6, 17.
56 - 1 Tm 6, 17
57 - 1 Tm 6, 18.
58 - 1 Tm 6, 19.
59 - Cf. 1 Cor 7, 9.
60 - Lc 17, 27.
61 - 1 Cor 7, 29-32.
62 - Gc 4, 2-3.
63 - Cf. Dt 32, 39.
64 - Cf. Mt 12, 36; Eb 13, 17 (?).
23 - Maria santissima dà alcuni insegnamenti a santa Elisabetta su richiesta di lei.
La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca283. Era inevitabile il ritorno di Maria santissima a Nazaret, essendo già nato il precursore di Cristo; anche se santa Elisabetta, prudente e saggia, si uniformava in questo alla disposizione divina e con tale riflessione moderava in parte il suo dolore, desiderava compensare in qualche modo con l'insegnamento della Madre della sapienza la solitudine in cui sarebbe rimasta. Con questo intento le parlò dicendole: «Signora mia e madre del mio Creatore, io conosco che già preparate la vostra partenza e prevedo la mia solitudine per la mancanza della vostra amabile compagnia e della vostra protezione. Vi supplico, cugina mia, che in vostra assenza io meriti di restare con qualche istruzione, che mi aiuti a dirigere tutte le mie azioni per il maggiore compiacimento dell'Altissimo. Nel vostro talamo verginale tenete il Maestro che dà orientamento ai saggi e la fonte stessa della luce che per mezzo di lui comunicate a tutti. Trasmettete, dunque, alla vostra serva qualcuno dei raggi che riverberano nel vostro purissimo spirito, affinché il mio sia illuminato ed indirizzato per i sentieri retti della giustizia finché arrivi a vedere il Dio degli dei in Sion».
284. Queste parole di santa Elisabetta mossero in Maria santissima una specie di tenera compassione e con essa rispose, dando a sua cugina insegnamenti celesti per regolarsi nel tempo di vita che le restava, che sarebbe stato breve. L'Altissimo stesso si sarebbe preso cura del bambino ed anche la stessa Regina ne avrebbe fatto richiesta a sua Maestà. Sebbene non sia possibile riferire tutto ciò di cui la clementissima Signora avvertì e consigliò santa Elisabetta in questi dolcissimi discorsi per prendere da lei congedo, dirò qualcosa di ciò che comprendo, come mi è stato manifestato, per quanto lo possono i miei scarsi termini. Disse Maria santissima: «Cugina ed amica mia, il Signore vi ha scelta per le sue opere e per i suoi altissimi misteri, poiché si è degnato di comunicarvi tanta luce ed ha voluto che io vi aprissi il mio cuore. In esso vi porto scritta per presentarvi davanti alla sua grandezza. Non dimenticherò l'umile pietà che avete mostrato verso la più inutile tra le creature; spero dal mio Figlio santissimo e mio Signore che ne riceverete copiosa rimunerazione».
285. «Sollevate sempre il vostro spirito e la vostra mente alle altezze e, con la luce della grazia che avete, non perdete di vista l'immutabile essere di Dio, eterno ed infinito, e la degnazione della sua bontà immensa, con la quale si è mosso a creare ed a formare dal niente le creature per innalzarle alla sua gloria ed arricchirle con i suoi doni. Per questo ogni creatura è debitrice verso la misericordia dell'Altissimo, ma lo siamo ancor più noi, che egli ha contraddistinto con tanta abbondanza in questa conoscenza e luce, affinché estendiamo i nostri sforzi sino a compensare con la nostra riconoscenza la cieca ingratitudine dei mortali, i quali malgrado tale luce si trovano tanto lontani dal conoscere e magnificare il loro Creatore. Questo deve essere il nostro compito, sgombrando del tutto il nostro cuore, affinché libero cammini verso il suo felice fine. Perciò, amica mia, vi raccomando di allontanarlo e deviarlo da tutto ciò che è terreno, anche se si trattasse di cose lecite, affinché, distaccata dagli impedimenti della terra, siate pronta a levarvi su alle chiamate divine, attendiate la venuta del Signore e quando giunga rispondiate con gioia e senza il dolore che l'anima sente quando giunge il momento di dividersi dal corpo e da tutto il rimanente che eccessivamente ama. Adesso, che è tempo di patire e di acquistare la corona, facciamo in modo di meritarla e di camminare speditamente per arrivare all'intima unione con il nostro vero e sommo Bene».
286. «Procurate con speciale sottomissione di ubbidire a Zaccaria, vostro marito e capo, e di amarlo e servirlo per tutti i vostri giorni. Offrite sempre vostro figlio al suo Creatore; in sua Maestà e per lui potete amarlo come madre, perché sarà un grande profeta e con lo zelo di Elia, che gli sarà dato, difenderà la legge e l'onore dell'Altissimo, procurando l'esaltazione del suo santo nome. Ed il mio Figlio santissimo, il quale lo ha eletto come suo precursore e come annunciatore della sua venuta, lo favorirà come suo familiare, lo riempirà dei doni della sua destra, lo farà grande ed ammirabile di generazione in generazione e manifesterà al mondo la sua grandezza e santità»
287. «Con ardente zelo fate in modo che in tutta la vostra famiglia sia temuto, venerato e riverito il santo nome del nostro Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Avrete inoltre grande sollecitudine nel favorire i bisognosi e i poveri, per quanto sarà possibile. Arricchiteli con i beni temporali, che l'Altissimo con generosità vi ha concesso affinché con la medesima liberalità li dispensiate agli indigenti. Spettano più a loro che a voi, in quanto tutti siamo figli di un solo Padre che sta nei cieli e al quale appartiene l'intero creato e non è ragionevole che, essendo il padre ricco, voglia che un figlio sia facoltoso e che suo fratello viva povero ed abbandonato. In ciò sarete molto gradita al Dio delle misericordie immortale. Continuate quello che fate ed eseguite ciò che avete pensato, poiché Zaccaria lo rimette alla vostra dispensazione. Con tale permesso potete essere generosa. Con tutte le tribolazioni che il Signore vi manderà, confermerete la vostra speranza e con le creature sarete benigna, mansueta, umile, affabile e molto paziente con intimo giubilo dell'anima, benché alcune di esse siano strumento del vostro esercizio e della vostra corona. Benedite eternamente il Signore per gli altissimi misteri che vi ha manifestato e domandategli la salvezza delle anime con incessante amore e zelo. E pregherete per me la sua grandezza, che mi guidi e diriga, affinché io dispensi degnamente e con suo compiacimento il mistero che la sua bontà immensa ha affidato a così vile e povera serva. Mandate avviso al mio sposo, affinché venga ad accompagnarmi nel ritorno; frattanto, disponete la circoncisione del vostro bambino e chiamatelo Giovanni perché tale nome gli ha dato l'Altissimo ed è decreto della sua immutabile volontà».
288. Queste ed altre parole di vita eterna, dette da Maria santissima, produssero nel cuore di Elisabetta effetti tanto divini che la santa restò per qualche tempo assorta ed ammutolita per la forza dello spirito che la illuminava, ammaestrava e sublimava in pensieri e sentimenti così elevati, perché l'Altissimo si serviva delle parole della sua madre purissima come di strumento per vivificare e rinnovare il cuore della sua serva. Questa, poi, quando si fu un po' calmato il suo pianto, parlò e disse: «Signora mia e regina di tutto il creato, sono ammutolita tra il dolore e la consolazione. Udite le parole dell'intimo del mio cuore, poiché qui si formano quelle che io non posso manifestare. I miei sentimenti vi diranno ciò che la mia lingua non può pronunciare. All'Onnipotente rimetto il contraccambio dei favori che mi fate, perché egli è il rimuneratore di quanto noi poveri riceviamo. Solo vi chiedo che, essendo voi in tutto la mia protezione e la causa di ogni mio bene, mi otteniate grazia e forza per mettere in pratica il vostro insegnamento e tollerare la privazione della vostra dolce compagnia, perché è molto grande il mio dolore».
289. Si trattò immediatamente della circoncisione del bambino di Elisabetta, perché già si avvicinava il tempo determinato dalla legge. Secondo il costume dei giudei, specialmente dei nobili, si riunirono nella casa di Zaccaria molti suoi parenti e conoscenti e si misero a parlare del nome da dare al bambino. Erano soliti, infatti, riflettere e consultarsi molto su ciò ed era loro uso discutere il nome che si doveva porre ai figli. In questa occasione, inoltre, la ragione era straordinaria per la nobiltà di Zaccaria e di santa Elisabetta e perché tutti consideravano la meraviglia del suo avere concepito e partorito, essendo vecchia e sterile, e supponevano che in ciò si racchiudesse qualche grande mistero. Zaccaria era ancora muto e così fu necessario che presiedesse quella riunione sua moglie santa Elisabetta. Oltre all'alto concetto ed alla venerazione che tutti avevano di lei, ella, dopo la visita e la conoscenza della Regina del cielo e dei suoi misteri e la lunga conversazione avuta con lei, era così rinnovata e sublimata in santità che tutti i parenti, i vicini e molti altri si accorsero di tale mutamento; infatti, anche dal viso lasciava trasparire un certo splendore, che la rendeva ammirabile, e si conobbe in lei il riverbero dei raggi della Divinità, nella cui vicinanza viveva.
290. L'umilissima signora Maria santissima fu presente a questa riunione, perché santa Elisabetta con molta insistenza le chiese tale favore e la fece arrendere su ciò frapponendo una specie di comando molto rispettoso ed umile. La grande Signora ubbidì, ma solo dopo avere ottenuto dall'Altissimo che non la facesse conoscere e non manifestasse nessuno dei suoi segreti benefici per clii fosse applaudita e celebrata. L'umilissima fra gli umili conseguì il suo desiderio. E siccome quelli del mondo lasciano umiliare coloro che non si manifestano e contraddistinguono con ostentazione, non ci fu chi riflettesse su di lei con attenzione particolare, salvo la sola santa Elisabetta, la quale la mirava con interna ed esterna venerazione e riconosceva che dalla sua direzione era regolata la buona riuscita di quella determinazione. Avvenne subito ciò che è riferito nel Vangelo di san Luca, cioè che alcuni chiamavano il bambino Zaccaria, come suo padre; ma la prudente madre, assistita dalla Maestra santissima, disse: «No, si chiamerà Giovanni». I parenti replicarono che nessuno della loro stirpe aveva portato tale nome, poiché sempre si è avuto grande stima dei più illustri antenati per imitarli in qualche cosa. Santa Elisabetta, però, insistette nuovamente perché il bambino si chiamasse Giovanni.
291. Benché Zaccaria si trovasse muto, i parenti desideravano sapere attraverso dei segni ciò che egli sentiva in ordine a questo. Facendo egli intendere che gli porgessero una penna, scrisse: Giovanni è il suo nome. Mentre scriveva, Maria santissima, usando la potestà di regina concessale da Dio sopra la natura, comandò al mutismo di Zaccaria di lasciarlo libero ed alla sua lingua di sciogliersi e benedire il Signore, perché ne era giunto il momento. A questo comando divino, Zaccaria fu liberato e cominciò a parlare, con meraviglia e timore di tutti gli astanti, come dice il Vangelo. Se è verità che il santo arcangelo Gabriele, come appare dal medesimo Vangelo, disse a Zaccaria che per la sua incredulità sarebbe restato muto finché si fosse adempiuto quanto gli annunciava, questo non ècontrario a quello che qui dico, perché il Signore quando rivela qualche decreto della sua divina volontà, benché efficace e assoluto, non sempre spiega i mezzi con cui lo deve eseguire, così come li prevede nella sua conoscenza infinita. L'angelo dichiarò a Zaccaria la pena della sua incredulità nel mutismo, ma non gli disse che gli sarebbe stato tolto per intercessione di Maria santissima, benché Dio lo avesse previsto e determinato.
292. Come la voce di Maria signora nostra fu strumento della santificazione del bambino Giovanni e di sua madre Elisabetta, così il suo segreto comando e la sua preghiera fecero in modo che si sciogliesse la lingua di Zaccaria ed egli fosse riempito di Spirito Santo e del dono della profezia. Allora, questi parlò e disse: «Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profrti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace ».
293. Zaccaria in questo cantico compendiò i sublimi arcani che tutti gli antichi profeti avevano espresso più diffusamente riguardo alla divinità e all'umanità di Cristo, e alla redenzione da lui operata. In poche parole racchiuse molti e grandi misteri, che penetrò con la copiosa grazia che illuminò il suo spirito e lo innalzò con ardentissimo fervore davanti a coloro che erano presenti alla circoncisione di suo figlio, perché tutti videro il miracolo per cui gli si sciolse la lingua e profetizzò. Non mi sarà facile spiegare quanto profondamente il santo sacerdote li penetrò.
294. Disse: Benedetto il Signore Dio d'Israele, conoscendo che, mentre il Signore poteva operare la redenzione del suo popolo e dargli la salvezza eterna con il solo suo volere e con la sola sua parola, non si valse solo del suo potere, ma anche della sua immensa bontà e misericordia. Così, il medesimo Figlio dell'eterno Padre scese a visitare il suo popolo come fratello nella natura umana, maestro nell'insegnamento e nell'esempio e redentore nella vita, passione e morte di croce. Zaccaria conobbe allora l'unione delle due nature nella persona del Verbo e con chiarezza soprannaturale vide questo grande mistero già operato nel talamo verginale di Maria santissima. Comprese similmente l'esaltazione dell'umanità del Verbo con il trionfo che Cristo Dio e uomo doveva conseguire dando la salvezza eterna al genere umano, secondo le promesse divine fatte a Davide suo padre e antenato. Seppe anche che questa stessa promessa era stata fatta al mondo per mezzo delle profezie dei santi e dei profeti sin dalla sua fondazione, perché già da allora Dio aveva cominciato a predisporre la natura e ordinare la grazia per la venuta del suo Figlio, dirigendo fin da Adamo tutte le sue opere a questo felice fine.
295. Comprese come l'Altissimo aveva ordinato che con questi mezzi conseguissimo la salvezza e la vita eterna, che i nostri nemici avevano perso per la loro superbia e per la loro pertinace disubbidienza, a causa delle quali erano stati precipitati nell'abisso, ed i posti che sarebbero spettati loro, se fossero stati ubbidienti, erano stati destinati a quelli che sarebbero stati tali fra i mortali. Conobbe che da allora si erano rivolti contro questi l'inimicizia e l'odio del serpente antico, concepiti contro Dio stesso, nella cui mente divina noi stavamo allora racchiusi e decretati dalla sua eterna e santa volontà. Comprese anche che, essendo i nostri progenitori Adamo ed Eva decaduti dalla sua amicizia e grazia, egli li aveva rialzati e posti in luogo e stato di speranza e non li aveva abbandonati né castigati come gli angeli ribelli; anzi, per assicurare i loro discendenti della misericordia che usava con loro, aveva inviato e destinato i vaticini e le figure, con cui aveva disposto l'antica alleanza che egli doveva ratificare e compiere nella nuova con la venuta del Salvatore. Ne aveva fatto la promessa al nostro padre Abramo con la fermezza del giuramento di renderlo padre del suo popolo e della fede, affinché questa speranza avesse maggiore solidità ed affinché, assicurati da così ammirabile e potente beneficio come fu il prometterci e donarci il suo medesimo Figlio fatto uomo insieme alla libertà di figli di adozione, nella quale per mezzo di lui saremmo stati rigenerati, servissimo lo stesso Dio senza timore dei nostri nemici, già vinti ed abbattuti dal nostro Redentore.
296. Affinché comprendessimo quanto il Verbo eterno ci aveva acquistato con la sua venuta per servire con libertà l'Altissimo, disse che aveva rinnovato il mondo con la santità e la giustizia e fondato la sua nuova legge di grazia per tutti i giorni del secolo presente e per quelli di ciascuno dei figli della Chiesa, nella quale questi devono vivere in santità e giustizia, dal momento che possono farlo. Poiché Zaccaria conobbe in suo figlio Giovanni il principio del compimento di così grandi misteri, che la divina luce gli mostrava, rivolgendosi a lui si congratulò e profetizzando gli palesò la sua dignità, la sua santità ed il suo ministero. Disse: E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai innanzi al suo volto, che è la sua divinità, a preparargli le vie con la luce che darai al suo popolo circa la venuta del suo Redentore, affinché con la tua predicazione i giudei abbiano notizia e conoscenza della loro salvezza eterna, che è Cristo nostro Signore, Messia loro promesso, lo ricevano disponendosi con un battesimo di conversione per il perdono dei peccati e sappiano che egli viene per la remissione delle loro colpe e di quelle di tutto il mondo. A tutto questo, infatti, lo mossero le viscere della sua misericordia, per la quale, e non per i nostri meriti, si degnò di visitarci, nascendo e discendendo dall'alto, dal seno del suo eterno Padre, per dare luce a quelli che, ignorando la verità per così lunghi secoli, sono stati e stanno come seduti nelle tenebre e nell'ombra dell'eterna morte e per indirizzare i loro ed i nostri passi sulla via della vera pace che aspéttiamo.
297. Zaccaria comprese per rivelazione divina tutti questi misteri con la più grande pienezza e profondità e li racchiuse nella sua profezia. Alcuni di coloro che, presenti, lo ascoltarono furono anche illuminati con i raggi della luce dell'Altissimo per conoscere che era già arrivato il tempo del Messia e l'adempimento delle antiche profezie. Per questo, di fronte a così nuovi prodigi e a tali meraviglie, stupefatti dicevano: «Che sarà mai questo bambino, con il quale la mano del Signore si mostra tanto potente ed ammirabile?». Il bambino fu poi circonciso e gli posero il nome di Giovanni; in ciò suo padre e sua madre concordarono miracolosamente. Essi adempirono la legge in tutto. Queste meraviglie si divulgarono per le montagne della Giudea.
298. Regina e signora dell'intero creato, stupefatta da queste opere meravigliose compiute per vostro intervento dal braccio dell'Onnipotente nei vostri servi Elisabetta, Giovanni e Zaccaria, considero come in esse la divina Provvidenza e la vostra rara discrezione agirono in modo diverso. La vostra dolcissima parola servi come strumento perché il figlio e la madre venissero santificati con la pienezza dello Spirito Santo, e questa opera fu nascosta ed eseguita in segreto. Affinché, poi, Zaccaria parlasse e venisse illuminato, intervennero solo la vostra preghiera ed il vostro nascosto comando; questo beneficio fu manifesto ai circostanti, i quali conobbero la grazia del Signore nel santo sacerdote. Ignoro la ragione di questi prodigi e presento alla vostra benignità la mia ignoranza, affinché come mia maestra mi guidiate.
Risposta ed insegnamento della Regina e signora del mondo
299. Figlia mia, per due ragioni rimasero nascosti gli effetti divini che il mio Figlio santissimo operò per mezzo mio in san Giovanni ed in sua madre, ma non quelli compiuti in Zaccaria. L'una fu che Elisabetta mia serva parlò con chiarezza in lode del Verbo incarnato nel mio grembo ed in lode mia, ma non era ancora opportuno che il mistero e la mia dignità venissero rivelati tanto espressamente, perché la venuta del Messia si doveva manifestare con altri mezzi più convenienti. L'altra ragione fu che non tutti i cuori erano disposti come quello di Elisabetta per accogliere così preziosa e nuova semenza e non avrebbero ricevuto misteri tanto sublimi con la dovuta venerazione. Inoltre, il sacerdote Zaccaria, per la sua dignità, era più adatto per manifestare ciò che era allora opportuno rivelare; da lui gli altri potevano ricevere il principio della luce con più favorevole disposizione che da santa Elisabetta alla presenza di suo marito. Ciò che questa disse fu riservato per il tempo debito. Sebbene le parole del Signore portino in se stesse la forza, infatti, il sacerdote era mezzo più idoneo per persone ignoranti nei misteri divini.
300. Conveniva similmente accreditare ed onorare la dignità sacerdotale, perché l'Altissimo ha tanta stima dei sacerdoti che, se in essi trova la dovuta disposizione, sempre li esalta e comunica loro il suo spirito, affinché il mondo li abbia in venerazione, come suoi eletti ed unti; in loro le meraviglie del Signore si manifestano con meno rischi. Se essi corrispondessero alla propria dignità, le loro sarebbero opere di serafini ed il loro aspetto quello di angeli tra le altre creature. Il loro volto dovrebbe risplendere come quello di Mosè, quando uscì dalla conversazione con il Signore. Almeno, devono comunicare con gli altri uomini in modo che si facciano rispettare e venerare dopo lo stesso Dio. Voglio manifestarti, o carissima, che oggi l'Altissimo è molto sdegnato con il mondo per le offese che riceve al riguardo tanto dai sacerdoti quanto dai laici: dai sacerdoti, perché, dimentichi della loro altissima dignità, la oltraggiano facendosi vili, spregevoli, troppo confidenziali, e molti anche scandalosi, dando cattivo esempio al mondo per il disprezzo che hanno della loro santificazione; dai laici, poi, dato che sono temerari ed arroganti contro gli unti del Signore, poiché, sebbene questi siano imperfetti e di vita non lodevole, essi devono onoraili e venerarli sulla terra in luogo di Cristo mio figlio santissimo.
301. Pure per questa venerazione dovuta al sacerdote mi comportai differentemente con Zaccaria e con santa Elisabetta. Anche se l'Altissimo ordinò che io fossi il canale e lo strumento per comunicare loro il suo divino Spirito, io salutai Elisabetta in modo tale da mostrare con la voce del mio saluto una certa superiorità per comandare al peccato originale che suo figlio aveva e che da quel momento doveva essergli perdonato per mezzo delle mie parole, rimanendo pieni di Spirito Santo il figlio e la madre. Poiché io non avevo contratto il peccato originale, ma ne ero libera ed immune, usai un modo imperioso in quella occasione, comandandogli come signora che aveva trionfato su di esso per esserne stata preservata dall'Altissimo, e non come vittima della schiavitù comune a tutti i figli di Adamo che peccarono in lui. Per liberare Giovanni da questa servitù e prigionia del peccato, il Signore volle che io comandassi con autorità, come colei che non gli era mai stata soggetta. Non salutai, però, Zaccaria in questo modo, ma pregai per lui, serbandogli la riverenza richiesta dalla sua dignità e dalla mia modestia. Anzi, per il rispetto che si deve al sacerdote, neppure avrei comandato alla sua lingua di sciogliersi, anche se lo feci in modo mentale e nascosto, se non me lo avesse ordinato l'Altissimo, facendomi anche conoscere che la persona del sacerdote non era ben disposta a causa dell'imperfezione e del difetto del mutismo, perché egli con tutte le sue facoltà deve stare pronto per il servizio e la lode del Signore. Poiché del rispetto per i sacerdoti ti parlerò in un altra occasione, basti adesso questo per rispondere al tuo dubbio.
302. L'insegnamento che ora ti do è questo: procura di venire ammaestrata nel cammino della virtù e della vita eterna da tutte le persone con le quali avrai a che fare, siano esse superiori o inferiori. In questo imiterai ciò che operò verso di me la mia serva Elisabetta, chiedendo a tutti nel modo e con la prudenza convenienti che ti istruiscano, perché per mezzo di questa umiltà il Signore dispone talvolta la buona direzione e riuscita ed invia la sua luce divina; così farà con te, se procederai con sincera discrezione e zelo della virtù. Fa' anche in modo di non dare spazio in te ad alcuna adulazione e fuggi le conversazioni nelle quali appare, perché questo fascino oscura la luce e perverte la mente imprudente. Il Signore con le anime che ama molto è tanto geloso che si ritira nell'istante stesso in cui esse accettano lodi dagli uomini e si compiacciono delle loro adulazioni, perché con questa leggerezza si rendono indegne dei suoi favori. Non è possibile che stiano insieme in un'anima l'adulazione del mondo ed i regali dell'Altissimo, i quali sono veri, santi, puri, stabili e umiliano, purificano, pacificano ed illuminano il cuore. Al contrario, le carezze e le lusinghe delle creature sono vane, incostanti, fallaci, impure e menzognere, come uscite dalla bocca di quelli che non cessano mai di mentire; e tutto ciò che è menzogna, è opera del nemico.
303. Il tuo Sposo, figlia mia carissima, non vuole che i tuoi orecchi ascoltino o accolgano favole false e terrene né che le adulazioni del mondo le macchino ed infettino; perciò, voglio che contro tutti questi inganni velenosi tu le tenga chiuse e difese, custodendole con forza, affinché non giungano a percepirli. Se il tuo padrone e Signore si diletta di parlarti al cuore con parole di vita eterna, sarà ben ragionevole che, per ricevere le sue carezze ed attendere al suo amore, tu ti renda insensibile, sorda e morta a tutto ciò che è terreno e che tutto sia tormento e morte per te. Considera che gli sei debitrice di favori grandi e che tutto l'inferno unito insieme vuole pervertire la tua natura, valendosi della sua debolezza, in modo che sia arrendevole con le creature ed ingrata al Dio eterno. Veglia e resistigli salda nella fede 33 del tuo amato Signore e sposo.
DATEMI IL VOSTRO AMORE E NON RIMARRA' IN VOI IL DESIDERIO DI PECCARE PC–53 25 ottobre 1996
Catalina Rivas
Dio Padre
Figlio Mio, così come ho stabilito il numero dei giorni di vita, i gradi di santità o del talento che voglio dare a ogni uomo, così ho stabilito anche il numero di peccati che voglio perdonare a ognuno. Quando la misura è piena, non resta più posto per il perdono.
Io Sono pronto a guarire coloro che hanno il desiderio e la volontà di emendare la propria vita.
Però, non posso perdonare a chi vive ostinatamente nel peccato. Perdono i peccati ma non l’intenzione di peccare.
Voi non potete risentirvi se Io perdono cento peccati a uno, mentre vi tolgo la vita e vi condanno all’inferno al terzo o quarto peccato che avete commesso. Quanti sono stati inviati nell'inferno dopo il primo peccato commesso! Non ho forse maledetto il fico vedendolo per la prima volta?
Non dite allora: “Così come Dio mi ha perdonato altri peccati, mi perdonerà anche questo.” Non lo dire, poiché se tu aggiungi un nuovo peccato a quello che ti ho già perdonato, devi temere che questo ultimo si unisca al primo e che così venga completato il numero di peccati da perdonare, e tu venga abbandonato. Molti giungono al numero determinato, la morte li sorprende e se li trascina nel fuoco eterno. Vivono nei piaceri, e in un istante scendono nella tomba.
Siate certi che Io attendo e sopporto, ma non attendo e non sopporto per sempre... Ho pazienza, ma, passato il limite, castigo i primi peccati e gli ultimi. Più grande è stata la Mia pazienza, maggiore sarà il castigo. Guai a coloro che tornano al vomito dopo aver visto la luce!Donatemi il vostro amore, e così non rimarrà in voi il desiderio di ricominciare a peccare. Vi prometto di aiutarvi in questo vostro sforzo... Dovete camminare nella fede, nella speranza, nella verità e nell’amore. Se camminate nella fede, i vostri sensi saranno sbarazzati dalle false speranze e non cercherete più le cose di questo mondo – create dalle mani degli uomini – ma se vivete nella fede, il potere della Mia grazia si rafforza per aiutarvi.
Vi dico solennemente che il cammino dell’amore viene perfezionato dall’interno. Quando lasci libero corso all’amore, esso cerca con cura un luogo dove riposare, ma impegnato con te, l’amore ritorna sempre fedelmente a te, poiché più lasci libero corso all’amore e gli dai libertà, più l’amore ritornerà a te, cresciuto... Ed essendo i tuoi sensi sbarazzati dalle cose create, l’amore rimane fermo nella fede e la fede diventa la sorgente infinita, il porto dove risiede l’amore.
Nello stesso modo, quando ti abbandoni alla divina Provvidenza, in questo abbandono puoi includere tutto il tuo essere in Me. Questo può essere causato solamente dall’amore. Quando ti abbandoni a Me, ti assicuro che la nostra unione è completa: solo la Mia volontà potrà soddisfarti. Sappi per certo che ogni momento è speciale, poiché Io utilizzo mezzi d’amore per rivelarti la Mia volontà.