Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 16° settimana del tempo ordinario (San Giacomo)
Vangelo secondo Luca 8
1In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio.2C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni,3Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.
4Poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola:5"Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono.6Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità.7Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono.8Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto". Detto questo, esclamò: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!".
9I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola.10Ed egli disse: "A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché
'vedendo non vedano
e udendo non intendano'.
11Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio.12I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.13Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno.14Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione.15Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.
16Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce.17Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce.18Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere".
19Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.20Gli fu annunziato: "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti".21Ma egli rispose: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica".
22Un giorno salì su una barca con i suoi discepoli e disse: "Passiamo all'altra riva del lago". Presero il largo.23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Un turbine di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo.24Accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Maestro, maestro, siamo perduti!". E lui, destatosi, sgridò il vento e i flutti minacciosi; essi cessarono e si fece bonaccia.25Allora disse loro: "Dov'è la vostra fede?". Essi intimoriti e meravigliati si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui che da' ordini ai venti e all'acqua e gli obbediscono?".
26Approdarono nella regione dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea.27Era appena sceso a terra, quando gli venne incontro un uomo della città posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma nei sepolcri.28Alla vista di Gesù gli si gettò ai piedi urlando e disse a gran voce: "Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!".29Gesù infatti stava ordinando allo spirito immondo di uscire da quell'uomo. Molte volte infatti s'era impossessato di lui; allora lo legavano con catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti.30Gesù gli domandò: "Qual è il tuo nome?". Rispose: "Legione", perché molti demòni erano entrati in lui.31E lo supplicavano che non ordinasse loro di andarsene nell'abisso.
32Vi era là un numeroso branco di porci che pascolavano sul monte. Lo pregarono che concedesse loro di entrare nei porci; ed egli lo permise.33I demòni uscirono dall'uomo ed entrarono nei porci e quel branco corse a gettarsi a precipizio dalla rupe nel lago e annegò.34Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nei villaggi.35La gente uscì per vedere l'accaduto, arrivarono da Gesù e trovarono l'uomo dal quale erano usciti i demòni vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù; e furono presi da spavento.36Quelli che erano stati spettatori riferirono come l'indemoniato era stato guarito.37Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Gesù, salito su una barca, tornò indietro.38L'uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo:39"Torna a casa tua e racconta quello che Dio ti ha fatto". L'uomo se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù gli aveva fatto.
40Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, poiché tutti erano in attesa di lui.41Ed ecco venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di recarsi a casa sua,42perché aveva un'unica figlia, di circa dodici anni, che stava per morire. Durante il cammino, le folle gli si accalcavano attorno.43Una donna che soffriva di emorragia da dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire,44gli si avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò.45Gesù disse: "Chi mi ha toccato?". Mentre tutti negavano, Pietro disse: "Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia".46Ma Gesù disse: "Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me".47Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremando e, gettatasi ai suoi piedi, dichiarò davanti a tutto il popolo il motivo per cui l'aveva toccato, e come era stata subito guarita.48Egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata, va' in pace!".
49Stava ancora parlando quando venne uno della casa del capo della sinagoga a dirgli: "Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro".50Ma Gesù che aveva udito rispose: "Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata".51Giunto alla casa, non lasciò entrare nessuno con sé, all'infuori di Pietro, Giovanni e Giacomo e il padre e la madre della fanciulla.52Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: "Non piangete, perché non è morta, ma dorme".53Essi lo deridevano, sapendo che era morta,54ma egli, prendendole la mano, disse ad alta voce: "Fanciulla, alzati!".55Il suo spirito ritornò in lei ed ella si alzò all'istante. Egli ordinò di darle da mangiare.56I genitori ne furono sbalorditi, ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.
Primo libro delle Cronache 25
1Quindi Davide, insieme con i capi dell'esercito, separò per il servizio i figli di Asaf, di Eman e di Idutun, che eseguivano la musica sacra con cetre, arpe e cembali. Il numero di questi uomini incaricati di tale attività fu:
2Per i figli di Asaf: Zaccur, Giuseppe, Natania, Asareela; i figli di Asaf erano sotto la direzione di Asaf, che eseguiva la musica secondo le istruzioni del re.
3Per Idutun i figli di Idutun: Ghedalia, Seri, Isaia, Casabià, Simei, Mattatia: sei sotto la direzione del loro padre Idutun, che cantava con cetre per celebrare e lodare il Signore.
4Per Eman i figli di Eman: Bukkia, Mattania, Uzziel, Sebuel, Ierimòt, Anania, Anani, Eliata, Ghiddalti, Romamti-Èzer, Iosbekasa, Malloti, Cotir, Macaziot.5Tutti costoro erano figli di Eman, veggente del re riguardo alle parole di Dio; per esaltare la sua potenza Dio concesse a Eman quattordici figli e tre figlie.6Tutti costoro, sotto la direzione del padre, cioè di Asaf, di Idutun e di Eman, cantavano nel tempio con cembali, arpe e cetre, per il servizio del tempio, agli ordini del re.7Il numero di costoro, insieme con i fratelli, esperti nel canto del Signore, cioè tutti veramente capaci, era di duecentottantotto.8Per i loro turni di servizio furono sorteggiati i piccoli come i grandi, i maestri come i discepoli.
9La prima sorte toccò a Giuseppe, con i fratelli e figli: dodici; la seconda a Ghedalia, con i fratelli e figli: dodici;10la terza a Zaccur, con i figli e fratelli: dodici;11la quarta a Isri, con i figli e fratelli: dodici;12la quinta a Natania, con i figli e fratelli: dodici;13la sesta a Bukkia, con i figli e fratelli: dodici;14la settima a Iesareela, con i figli e fratelli: dodici;15l'ottava a Isaia, con i figli e fratelli: dodici;16la nona a Mattania, con i figli e fratelli: dodici;17la decima a Simei, con i figli e fratelli: dodici;18l'undecima ad Azarel, con i figli e fratelli: dodici;19la dodicesima a Casabià, con i figli e fratelli: dodici;20la tredicesima a Subaèl, con i figli e fratelli: dodici;21la quattordicesima a Mattatia, con i figli e fratelli: dodici;22la quindicesima a Ieremòt, con i figli e fratelli: dodici;23la sedicesima ad Anania, con i figli e fratelli: dodici;24la diciassettesima a Iosbecasa, con i figli e fratelli: dodici;25la diciottesima ad Anani, con i figli e fratelli: dodici;26la diciannovesima a Malloti, con i figli e fratelli: dodici;27la ventesima a Eliata, con i figli e fratelli: dodici;28la ventunesima a Cotir, con i figli e fratelli: dodici;29la ventiduesima a Ghiddalti, con i figli e fratelli: dodici;30la ventitreesima a Macaziot, con i figli e fratelli: dodici;31la ventiquattresima a Romamti-Èzer, con i figli e fratelli: dodici.
Salmi 40
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'
2Ho sperato: ho sperato nel Signore
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
3Mi ha tratto dalla fossa della morte,
dal fango della palude;
i miei piedi ha stabilito sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
4Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.
5Beato l'uomo che spera nel Signore
e non si mette dalla parte dei superbi,
né si volge a chi segue la menzogna.
6Quanti prodigi tu hai fatto, Signore Dio mio,
quali disegni in nostro favore:
nessuno a te si può paragonare.
Se li voglio annunziare e proclamare
sono troppi per essere contati.
7Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto.
Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa.
8Allora ho detto: "Ecco, io vengo.
Sul rotolo del libro di me è scritto,
9che io faccia il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero,
la tua legge è nel profondo del mio cuore".
10Ho annunziato la tua giustizia nella grande assemblea;
vedi, non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.
11Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al cuore,
la tua fedeltà e la tua salvezza ho proclamato.
Non ho nascosto la tua grazia
e la tua fedeltà alla grande assemblea.
12Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia,
la tua fedeltà e la tua grazia
mi proteggano sempre,
13poiché mi circondano mali senza numero,
le mie colpe mi opprimono
e non posso più vedere.
Sono più dei capelli del mio capo,
il mio cuore viene meno.
14Degnati, Signore, di liberarmi;
accorri, Signore, in mio aiuto.
15Vergogna e confusione
per quanti cercano di togliermi la vita.
Retrocedano coperti d'infamia
quelli che godono della mia sventura.
16Siano presi da tremore e da vergogna
quelli che mi scherniscono.
17Esultino e gioiscano in te quanti ti cercano,
dicano sempre: "Il Signore è grande"
quelli che bramano la tua salvezza.
18Io sono povero e infelice;
di me ha cura il Signore.
Tu, mio aiuto e mia liberazione,
mio Dio, non tardare.
Salmi 33
1Esultate, giusti, nel Signore;
ai retti si addice la lode.
2Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
3Cantate al Signore un canto nuovo,
suonate la cetra con arte e acclamate.
4Poiché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
5Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
6Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
7Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.
8Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
9perché egli parla e tutto è fatto,
comanda e tutto esiste.
10Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
11Ma il piano del Signore sussiste per sempre,
i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni.
12Beata la nazione il cui Dio è il Signore,
il popolo che si è scelto come erede.
13Il Signore guarda dal cielo,
egli vede tutti gli uomini.
14Dal luogo della sua dimora
scruta tutti gli abitanti della terra,
15lui che, solo, ha plasmato il loro cuore
e comprende tutte le loro opere.
16Il re non si salva per un forte esercito
né il prode per il suo grande vigore.
17Il cavallo non giova per la vittoria,
con tutta la sua forza non potrà salvare.
18Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
19per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
20L'anima nostra attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
21In lui gioisce il nostro cuore
e confidiamo nel suo santo nome.
22Signore, sia su di noi la tua grazia,
perché in te speriamo.
Isaia 45
1Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
"Io l'ho preso per la destra,
per abbattere davanti a lui le nazioni,
per sciogliere le cinture ai fianchi dei re,
per aprire davanti a lui i battenti delle porte
e nessun portone rimarrà chiuso.
2Io marcerò davanti a te;
spianerò le asperità del terreno,
spezzerò le porte di bronzo,
romperò le spranghe di ferro.
3Ti consegnerò tesori nascosti
e le ricchezze ben celate,
perché tu sappia che io sono il Signore,
Dio di Israele, che ti chiamo per nome.
4Per amore di Giacobbe mio servo
e di Israele mio eletto
io ti ho chiamato per nome,
ti ho dato un titolo sebbene tu non mi conosca.
5Io sono il Signore e non v'è alcun altro;
fuori di me non c'è dio;
ti renderò spedito nell'agire, anche se tu non mi conosci,
6perché sappiano dall'oriente fino all'occidente
che non esiste dio fuori di me.
Io sono il Signore e non v'è alcun altro.
7Io formo la luce e creo le tenebre,
faccio il bene e provoco la sciagura;
io, il Signore, compio tutto questo.
8Stillate, cieli, dall'alto
e le nubi facciano piovere la giustizia;
si apra la terra
e produca la salvezza
e germogli insieme la giustizia.
Io, il Signore, ho creato tutto questo".
9Potrà forse discutere con chi lo ha plasmato
un vaso fra altri vasi di argilla?
Dirà forse la creta al vasaio: "Che fai?"
oppure: "La tua opera non ha manichi"?
10Chi oserà dire a un padre: "Che cosa generi?"
o a una donna: "Che cosa partorisci?".
11Dice il Signore,
il Santo di Israele, che lo ha plasmato:
"Volete interrogarmi sul futuro dei miei figli
e darmi ordini sul lavoro delle mie mani?
12Io ho fatto la terra e su di essa ho creato l'uomo;
io con le mani ho disteso i cieli
e do ordini a tutte le loro schiere.
13Io l'ho stimolato per la giustizia;
spianerò tutte le sue vie.
Egli ricostruirà la mia città
e rimanderà i miei deportati,
senza denaro e senza regali",
dice il Signore degli eserciti.
14Così dice il Signore:
"Le ricchezze d'Egitto e le merci dell'Etiopia
e i Sabei dall'alta statura
passeranno a te, saranno tuoi;
ti seguiranno in catene,
si prostreranno davanti a te,
ti diranno supplicanti:
Solo in te è Dio; non ce n'è altri;
non esistono altri dèi.
15Veramente tu sei un Dio nascosto,
Dio di Israele, salvatore.
16Saranno confusi e svergognati
quanti s'infuriano contro di lui;
se ne andranno con ignominia
i fabbricanti di idoli.
17Israele sarà salvato dal Signore
con salvezza perenne.
Non patirete confusione o vergogna
per i secoli eterni".
18Poiché così dice il Signore,
che ha creato i cieli;
egli, il Dio che ha plasmato
e fatto la terra e l'ha resa stabilee l'ha creata non come orrida regione,
ma l'ha plasmata perché fosse abitata:
"Io sono il Signore; non ce n'è altri.
19Io non ho parlato in segreto,
in un luogo d'una terra tenebrosa.
Non ho detto alla discendenza di Giacobbe:
Cercatemi in un'orrida regione!
Io sono il Signore, che parlo con giustizia,
che annunzio cose rette.
20Radunatevi e venite,
avvicinatevi tutti insieme,
superstiti delle nazioni!
Non hanno intelligenza coloro che portano
un loro legno scolpito
e pregano un dio
che non può salvare.
21Manifestate e portate le prove,
consigliatevi pure insieme!
Chi ha fatto sentire quelle cose da molto tempo
e predetto ciò fin da allora?
Non sono forse io, il Signore?
Fuori di me non c'è altro Dio;
Dio giusto e salvatore
non c'è fuori di me.
22Volgetevi a me e sarete salvi,
paesi tutti della terra,
perché io sono Dio; non ce n'è altri.
23Lo giuro su me stesso,
dalla mia bocca esce la verità,
una parola irrevocabile:
davanti a me si piegherà ogni ginocchio,
per me giurerà ogni lingua".
24Si dirà: "Solo nel Signore
si trovano vittoria e potenza!".
Verso di lui verranno, coperti di vergogna,
quanti fremevano d'ira contro di lui.
25Nel Signore saranno vittoriosi e si glorieranno
tutti i discendenti di Israele.
Apocalisse 2
1All'angelo della Chiesa di Èfeso scrivi:
Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro:2Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza, per cui non puoi sopportare i cattivi; li hai messi alla prova - quelli che si dicono apostoli e non lo sono - e li hai trovati bugiardi.3Sei costante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti.4Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima.5Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima. Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto.6Tuttavia hai questo di buono, che detesti le opere dei Nicolaìti, che anch'io detesto.
7Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio.
8All'angelo della Chiesa di Smirne scrivi:
Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita:9Conosco la tua tribolazione, la tua povertà - tuttavia sei ricco - e la calunnia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma appartengono alla sinagoga di satana.10Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita.
11Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte.
12All'angelo della Chiesa di Pèrgamo scrivi:
Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli:13So che abiti dove satana ha il suo trono; tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cui Antìpa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di satana.14Ma ho da rimproverarti alcune cose: hai presso di te seguaci della dottrina di Balaàm, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d'Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla fornicazione.15Così pure hai di quelli che seguono la dottrina dei Nicolaìti.16Ravvediti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca.
17Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi la riceve.
18All'angelo della Chiesa di Tiàtira scrivi:
Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha 'gli occhi' fiammeggianti come 'fuoco e i piedi simili a bronzo splendente'.19Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime.20Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli.21Io le ho dato tempo per ravvedersi, ma essa non si vuol ravvedere dalla sua dissolutezza.22Ebbene, io getterò lei in un letto di dolore e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, se non si ravvederanno dalle opere che ha loro insegnato.23Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere.24A voi di Tiàtira invece che non seguite questa dottrina, che non avete conosciuto le profondità di satana - come le chiamano - non imporrò altri pesi;25ma quello che possedete tenetelo saldo fino al mio ritorno.26Al vincitore che persevera sino alla fine nelle mie opere,
darò autorità sopra 'le nazioni;'
27'le pascolerà con bastone di ferro
e le frantumerà come vasi di terracotta',
28con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio e darò a lui la stella del mattino.29Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese.
Capitolo XXXVI: Contro i vuoti giudizi umani
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, poni saldamente il tuo cuore nel Signore; e se la coscienza ti proclama onesto e senza colpa, non temere il giudizio degli uomini. Cosa buona e santa è sopportare il giudizio umano; cosa non gravosa per chi è umile di cuore e confida in Dio, più che in se stesso. C'è molta gente che parla tanto: e, perciò, poco è il credito che le si deve dare. Del resto, fare contenti tutti non è possibile. Che se Paolo cercò di piacere a tutti nel Signore e si fece "tutto per tutti" (1Cor 9,22), tuttavia non diede alcuna importanza al fatto d'essere giudicato da questo tempo"(1Cor 4,3). Egli operò grandemente, con tutto se stesso e con tutte le sue forze, per l'edificazione e la salvezza del prossimo; ma non poté impedire che talvolta fosse giudicato e persino disprezzato dagli altri. Per questo, tutto mise nelle mani di Dio, a cui tutto è noto. Con la pazienza e con l'umiltà egli si difese dalla sfrontatezza di quelli che dicevano iniquità o pensavano vuotaggini e menzogne o buttavano fuori ogni cosa a loro capriccio: pur talvolta rispondendo, perché dal suo silenzio non nascesse scandalo ai deboli.
2. "Chi sei tu mai, per avere paura di un uomo mortale? " (Is 51,12). L'uomo, oggi c'è, e domani non lo si vede più. Temi Iddio, e non ti sgomenterai di ciò che può farti paura da parte degli uomini. Che cosa può un uomo contro di te, con parole e improperi? Egli nuoce a se stesso, più che a te; né potrà sfuggire al giudizio di Dio, chiunque egli sia. Per quanto ti riguarda, tu tieni fissi gli occhi in Dio, e "non voler opporti a lui, con parole di lamento" ("Tm 2,14). Che se, al momento, sembra che tu soccomba e che tu sia coperto di vergogna immeritata, non devi, per questo, sdegnarti; né devi fare che sia più piccolo il tuo premio, per difetto di pazienza. Guarda, invece, a me, cui è dato di strappare l'uomo da ogni ingiustizia, "rendendo a ciascuno secondo le sue opere" (Mt 16,27; Rm 2,6).
LETTERA 63: Agostino tratta ancora del chierico Timoteo, che, dopo aver giurato di rimanere alle dipendenze del vescovo Severo
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta poco dopo la precedente.
Agostino tratta ancora del chierico Timoteo, che, dopo aver giurato di rimanere alle dipendenze del vescovo Severo, era stato ordinato suddiacono della diocesi di Ippona contro la volontà dello stesso (n. 1); dichiara tuttavia che Timoteo prima d'aver prestato giuramento era stato già lettore nelle chiese della diocesi d'Ippona (n. 2); afferma di rimettersi, solo per amor di pace, alle disposizioni di Severo, ma protesta che, in base alle norme canoniche, Timoteo deve essere rimandato a lui (n. 3-4).
AGOSTINO INSIEME AI FRATELLI CONVIVENTI CON LUI INVIA CRISTIANI SALUTI AL SUO FELICISSIMO E VENERANDO SIGNORE SEVERO, FRATELLO E COLLEGA D'EPISCOPATO, DEGNO DI ESSERE AMATO CON SINCERISSIMA CARITÀ, E A TUTTI I FRATELLI CON LUI
Ansietà e dolore di Agostino.
1. Se ti dirò ciò che la nostra vertenza mi costringe a dirti, dove andrà a finire la sollecitudine della carità? Se tacerò dove finirà la franchezza dell'amicizia? Ad ogni modo però, pur esitando, ho frattanto preferito purificare me stesso piuttosto che muovere recriminazioni contro di te. Mi hai scritto di meravigliarti che noi abbiamo voluto tollerare, sia pur con dolore, un fatto che si sarebbe potuto correggere, come se non dovessero deplorarsi le cose fatte male anche se poi, nei limiti del possibile, vengono corrette, o non si dovesse soprattutto tollerare ciò che, pur manifestamente mal fatto, non può in alcun modo venire modificato. Cessa dunque di stupirti, amatissimo fratello. Poiché Timoteo è stato ordinato suddiacono a Subsana senza ch'io volessi o l'avessi autorizzato, mentre ero combattuto fra opposti pareri ed incerto sulla decisione da prendere per il caso. Ancora adesso, anzi, provo dispiacere, sebbene egli sia già tornato da te, ma non mi pento d'aver ottemperato in questo caso alla tua volontà.
Carità e prudenza nell'agire di Agostino.
2. Ascolta pure che cosa abbiamo emendato coi rimproveri, con gli ammonimenti, con le preghiere, anche prima che egli fosse partito, affinché tu non creda che noi non abbiamo preso alcun provvedimento disciplinare perché non era ancora tornato presso di voi. Abbiamo cominciato a correggerlo rimproverandolo anzitutto per non aver obbedito al tuo ordine di mettersi in viaggio per tornare dalla Santità tua senza prima chiedere il parere del fratello Carcedonio, disubbidienza da cui ha avuto origine questa nostra afflizione. In secondo luogo abbiamo rimproverato anche il prete e Verino, dai quali, così abbiamo saputo, è stata disposta l'ordinazione di Timoteo. Siccome infatti ai nostri rimproveri hanno risposto tutti confessando che avevano compiuto una cattiva azione e han chiesto perdono, avremmo agito in modo troppo insolente, se non avessimo creduto che s'eran corretti. Non avrebbero certo potuto impedire che non fosse avvenuto ciò che era avvenuto e d'altronde coi nostri rimproveri non cercavamo altro se non che riconoscessero d'aver agito male e si pentissero. Abbiamo dunque cominciato ad ammonirli tutti insieme di non arrischiarsi a compiere in seguito tali azioni, per non dover provare la collera di Dio; in secondo luogo abbiamo ammonito Timoteo, il quale affermava d'esser costretto, solamente in forza del giuramento, a tornare presso la tua Carità; gli abbiamo detto che noi speravamo che la Santità tua, ponderando le idee scambiateci nel nostro colloquio, non avrebbe insistito per averlo con sé, non solo per evitare lo scandalo dei deboli, per la salvezza dei quali Cristo è morto, ma anche in ossequio alla disciplina ecclesiastica da molti trascurata con proprio rischio, dato che costui aveva già cominciato tra noi ad esercitare l'ufficio di lettore, speravamo - dico - che egli, ormai libero dal legame del giuramento, avrebbe assai volentieri servito a Dio, al quale dovremo rendere conto di tutte le nostre azioni. Coi nostri ammonimenti avevamo indotto, per quanto c'era stato possibile, anche lo stesso fratello Carcedonio ad accettare anch'egli con la massima rassegnazione qualunque disposizione fossimo stati costretti a prendere nei riguardi di Timoteo per la necessità di amministrare e conservare la disciplina ecclesiastica. Con la preghiera avevamo emendato pure noi stessi, raccomandando alla misericordia di Dio il govemo delle nostre chiese e il buon esito dei nostri progetti e implorando anche d'essere guariti dalle ferite inferteci da qualche sfogo di sdegno, rifugiandoci sotto la sua destra confortatrice. Vedi quante cose avevamo corretto sia coi rimproveri, sia con le ammonizioni, sia con le preghiere.
Agostino cede pro bono pacis.
3. Ed ora, in considerazione del vincolo di carità e per non cadere sotto il dominio di Satana, dal momento che ben conosciamo le sue intenzioni 1, cos'altro avremmo dovuto fare, se non ottemperare alla tua volontà, che non credevi si potesse correggere quel ch'era stato fatto, salvoché fosse restituito alla tua giurisdizione colui, nei riguardi del quale ti lamenti d'aver ricevuto un'offesa personale? Altrettanto ha fatto con serenità lo stesso fratello Carcedonio considerando Cristo in te, benché dopo un forte sfogo di collera, a proposito della quale ti chiedo perdono nelle tue preghiere per lui. Mentre poi stavo ancora pensando se non era il caso d'inviare una differente lettera alla tua Fraternità, dato che Timoteo dimorava ancora fra noi, Carcedonio ebbe scrupolo di procurare turbamento alla tua Paternità e troncò la mia esitazione non solo permettendo, ma insistendo che Timoteo ti fosse restituito.
Severo esamini attentamente i fatti e giudichi.
4. Quanto a me, o fratello Severo, io rimetto la mia causa al tuo giudizio, poiché son convinto che Cristo abita nel tuo cuore. Poiché è lui a guidare la tua mente a lui soggetta, consultalo, te ne scongiuro per l'amore di lui, per sapere se può o deve considerarsi non essere stato mai lettore uno che aveva cominciato a esercitarne le funzioni nella chiesa affidata alla mia giurisdizione, e non già una sola volta, ma molte altre volte a Subsana, a Torri, a Cizan e a Verbali anche in compagnia d'un prete della Chiesa di Subsana. E come noi, in ottemperanza alla volontà di Dio, abbiamo corretto ciò chè stato fatto contro la nostra volontà, così tu pure correggi ugualmente, in ottemperanza alla volontà di Dio, quel ch'è stato fatto in precedenza a tua insaputa. Non dubito infatti che tu capisca assai bene quale possibilità di dissolvere la regola della disciplina ecclesiastica si offrirebbe qualora un chierico d'un'altra chiesa giurasse a un altro vescovo di non abbandonarlo e questo gli permettesse di restare con lui, giustificando il suo operato dicendo di non voler essere responsabile d'uno spergiuro. Ora, invece, è certo che, se un vescovo non permetterà un simile abuso, che cioè un tale chierico rimanga nella propria diocesi, osserverà una norma di pace e non potrà esser biasimato da nessuno, dal momento che quel chierico poté col suo giuramento vincolare se stesso, ma non altri.
1 - 2 Cor 2, 11.
Capitolo XII: I vantaggi delle avversità
Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. E' bene per noi che incontriamo talvolta difficoltà e contrarietà; queste, infatti, richiamano l'uomo a se stesso, nel profondo, fino a che comprenda che quaggiù egli è in esilio e che la sua speranza non va riposta in alcuna cosa di questo mondo. E' bene che talvolta soffriamo contraddizione e che la gente ci giudichi male e ingiustamente, anche se le nostre azioni e le nostre intenzioni sono buone. Tutto ciò suol favorire l'umiltà, e ci preserva dalla vanagloria. Invero, proprio quando la gente attorno a noi ci offende e ci scredita, noi aneliamo con maggior forza al testimone interiore, Iddio.
2. Dovremmo piantare noi stessi così saldamente in Dio, da non avere necessità alcuna di andar cercando tanti conforti umani. Quando un uomo di buona volontà soffre tribolazioni e tentazioni, o è afflitto da pensieri malvagi, allora egli sente di aver maggior bisogno di Dio, e di non poter fare nulla di bene senza di lui. E si rattrista e piange e prega, per il male che soffre; gli viene a noia che la vita continui; e spera che sopraggiunga la morte (2 Cor 1,8), così da poter scomparire e dimorare in Cristo (Fil 1,23). Allora egli capisce che nel mondo non può esserci completa serenità e piena pace.
12-82 Febbraio 6, 1919 Come l’anima nella Divina Volontà, può formare le ostie per alimentare a Gesù.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Stavo fondendomi tutta nel mio dolce Gesù, facendo quanto più potevo d’entrare nel Divin Volere, per trovare la catena del mio amore eterno, delle riparazioni, del mio grido continuo di voler anime, con cui mi vagheggiava il mio sempre amabile Gesù fin ab eterno, e volendo incatenare insieme il mio piccolo amore nel tempo a quell’amore con cui Gesù mi vagheggiava eternamente, per potergli dare amore infinito, riparazioni infinite, sostituirmi a tutto, giusto come Gesù mi aveva insegnato. Mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù è venuto tutto in fretta e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, ho gran fame”.
(3) E pareva che prendesse da dentro della mia bocca tante piccole pallottoline bianche e se le mangiava. Poi, come se si volesse sfamare del tutto, è entrato dentro del mio cuore, e con tutte e due le mani prendeva tante molliche grosse e piccole, e con tutta fretta se le mangiava; poi, come se si fosse sfamato, si è appoggiato sul mio letto e mi ha detto:
(4) “Figlia mia, come l’anima va racchiudendo il mio Volere e mi ama, nel mio Volere racchiude Me, ed amandomi forma intorno a Me gli accidenti per imprigionarmi dentro e vi forma un’ostia per Me; così se soffre, se ripara, ecc., e rinchiude il mio Volere, mi forma tante ostie per comunicare Me, e sfamarmi in modo divino e degno di Me. Io non appena veggo formate queste ostie nell’anima, me le vado a prendere per nutrirmi, per saziare la mia insaziabile fame che ho che la creatura mi renda amore per amore, sicché puoi dirmi: Tu hai comunicato me, anch’io ho comunicato Te”.
(5) Ed io: “Gesù, le mie ostie sono roba tua stessa, invece le tue sono roba tua; quindi io rimango sempre al disotto di Te”.
(6) E Gesù: “Per chi ama davvero, Io non so, né voglio far conto, e poi, nelle mie ostie è Gesù che ti do, e nelle tue è tutto Gesù che mi dai; vuoi vederlo?”
(7) Ed io: “Sì”. Ha steso la sua mano nel mio cuore ed ha preso una piccola pallottolina bianca, l’ha spezzato e da dentro è uscito un altro Gesù.
(8) E Lui: “Hai visto? Come ne sono contento quando la creatura giunge a poter comunicare Me stesso, perciò fammi molte ostie, ed Io verrò a nutrirmi in te; mi rinnoverai il contento, la gloria, l’amore quando nell’istituirmi Sacramentato comunicai Me stesso”.